The Samurai of Prog- Beyond The Wardrobe
Impossibile tenere il conto delle produzioni dei The Samurai Of Prog, tra formazione ufficiale
(anche se, come si sa, il progetto è sinonimo di multinazionale musicale, con
formazioni in continua evoluzione…) e le varie diramazioni. Ma se prima eravamo
abituati ad un rilascio annuale, ora il materiale esce copioso, sintomo di una
grande prolificità e di una richiesta da parte di un pubblico che, seppur una
nicchia all’interno del mondo della musica, apprezza le sonorità immortali
proposte dai Samurai.
Sta per uscire “Beyond The
Wardrobe”, un'edizione speciale con materiale totalmente
originale, un CD che esce in edizione limitata e a prezzo speciale.
Ecco il pensiero della band a proposito di quello che definiscono “Rock progressivo crossover sinfonico con un tocco classico”:
“I The Samurai of Prog - Marco, Kimmo
e Steve - tornano con un team di ospiti in continua evoluzione, e realizzano un
album che Steve Unruh definisce come “… il suo "nuovo preferito all’interno
del catalogo dei TSOP".
Particolarmente forti su questo disco
appaiono gli echi melodici di Bach e Mozart, e quando il tutto si unisce alle
diverse influenze accumulate nel tempo - che vanno da artisti del calibro di
Jethro Tull sino ai Mostly Autumn -, la proposta diventa particolarmente varia
e divertente.
Come per tutte le versioni di
Samurai, la produzione è audiofilo-grade e l’artwork e il packaging sono Deluxe.
Una avventura da vivere attraverso il paesaggio sonoro che si trova… oltre l'armadio!”
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Quando commento i loro album mi soffermo
spesso sui particolari messi a disposizione, e anche in questo caso proverò a
descrivere il disco, brano dopo brano.
Restano le caratteristiche tipiche della produzione TSOP, con la partecipazione di molti autorevoli ospiti, non solo come ausilio strumentistico, ma anche come intervento compositivo, e la distribuzione geografica è ancora una volta garantita.
In senso generale ho trovato una proposta
che si distacca un po’da quelle precedenti, e il titolo dell’album rappresenta
un’efficacie sintesi di quale sia stata la ricerca creativa.
Esiste tutto un mondo musicale che non è confinato, che non entra solo in alcune caselle precostituite, ma ci appartiene, e l’integrazione dei singoli profumi può certamente condurre ad un disegno unico, a volte migliore dell’elemento singolo, basterà, forse, guardare... oltre l’armadio!
Ancora una volta sono rimasto colpito
dalla musica dei Samurai, da sempre tra le mie preferite, e anche “Beyond
The Wardrobe” mi regalato qualcosa di nuovo all’interno dei canoni prog che
tanto mi soddisfano.
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (voce, chitarra elettrica e classica, flauto), Ronaldo Rodrigues (tastiere) e Marek Arnold (sax).
Sax suadente e voce da crooner che sfocia in mood hammilliano; a metà percorso nasce un cambio di ritmo e di atmosfera che riporta alle origini del prog, ai maestri antichi, stabilendo quanto i Samurai possano essere la “fresca” continuazione di un nobile passato.
"Al sicuro nel porto dai fulmini, qui dove passano le tempeste,
ci nasconderemmo e scapperemmo dal
nostro tempo?"
Basta un ascolto per rimanerne affascinati…
Segue un pezzo strumentale, “Dear Amadeus” (8:52-di Oliviero Lacagnina), che include estratti dal Requiem "Dies Irae","Introitus", "Confutatis" e "Domine Jesu Christe", e dal Concerto per Piano e Orchestra K488 in LA maggiore di Mozart).
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (violino acustico), Oliviero Lacagnina (tastiere), Rafael Pacha (chitarra elettrica e classica) e Octavio Stampàlia "VST symphonic choir".
Trattasi di compendio tra rock e
classica, un terreno tanto amato dal “nostro” Oliviero sin dai tempi dei Latte
e Miele, negli anni ’70.
A lui ho chiesto qualche dettaglio sulla
sua creazione:
“I miei due brani sono il ritorno agli anni in cui, con i Latte e Miele, proponevo la rilettura in chiave rock di composizioni classiche. In realtà a quell'epoca nello scegliere i compositori da "rivedere" non ci si spostava dall'800 romantico (Verdi, Puccini, Von Suppè, Beethoven ecc...), con una certa predilezione per l'opera lirica, mentre qui siamo nell'ambito del barocco e del classicismo. Questo "ritorno" in realtà è uno sguardo più approfondito e personale su questi due brani scritti da Bach e Mozart.
Per quanto riguarda "Dear Amadeus" la mia intenzione era di scandagliare il più possibile i temi principali del "Requiem". Ovviamente la fa da padrone il "Dies Irae" che apre, dopo una breve introduzione, la composizione e la chiude. Nel mezzo ci sono altri temi (compreso un piccolo richiamo ad un concerto per pianoforte e orchestra...) della stessa opera, melodie che con la loro dirompente forza fanno da sfondo alle varie improvvisazioni, sia delle tastiere che della chitarra e del violino. Per quanto riguarda quest'ultimo strumento bisogna dire che le grandi capacità di Steve Unruh danno all'intero progetto un tocco di grande professionalità. Lo stesso per Marco Bernard che riesce sempre puntualmente a creare un sostegno indispensabile alla struttura del brano. Al di là delle critiche che faranno i "puristi" dei due compositori citati questo è solo un "divertissement" per le tastiere sulla scia di ciò che vari maestri del "prog" negli anni '70 ci hanno proposto.
Si prosegue con “King of Spades” (5:54-di Alessandro Di Benedetti)
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (flauto, violin acustico, violin elettrico 5 corde), Alessandro Di Benedetti (tastiere), Daniel Fäldt (voce) e Carmine Capasso (chitarra elettrica solista).
Altra “contaminazione” italiana, con
una creazione in toto di Alessandro Di Benedetti e l’intervento di Carmine
Capasso all’elettrica.
Una storia d’amore che utilizza il gioco delle carte, condotta dalla magnifica voce di Daniel Fäld, una sorta di ballad che trova un momento magnifico, dove la delicatezza del violino di Unruh si interseca con tempi composti tipici del genere. Ma è l’atmosfera magica e avvolgente che disegna questa perla sonora.
Il quarto brano è “Forest Rondo” (5:50-musica e liriche di Christian Bideau e Steve Unruh)
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (voce, flauto, chitarra elettrica) e Christian Bideau (tastiere).
"Non piangere una lacrima per me, avevo bisogno di viaggiare per crescere oltre queste mura
Sono fuori e volo"
Ritorno ad un concetto precedente che
riguarda i nostri numi tutelari nel prog, e questo brano riporta alla struttura
realizzativa dei Gentle Giant, con intrecci complicati e ritmi tipici di quel
gruppo. La voce di Unruh è unica per caratterizzazione e non lascia mai
indifferenti.
Senza sosta… senza fiato, da riascolto compulsivo!
A seguire Jester’s Dance (6:47-di Ocatavio Stampalia)
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (violino acustico, flauto), Octavio Stampalìa (tastiere) e Pablo Robotti (chitarra elettrica).
Un’altra forte commistione tra classica e rock che sfocia in attimi di puro jazz, traccia strumentale che diventa esercizio di bravura ed evidenzia le skills dei protagonisti.
E arriviamo al contributo giapponese con “Kabane” (7:33-di Yuko Tomiyama)
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (chitarra classica, violino e cori), Yuko Tomiyama (voce, piano e synth), Octavio Stampalía (tastiere) e Marc Papeghin (corno francese e tromba).
Inusuale il cantato giapponese nella musica progressiva, ma la voce gentile di Yuko entra di soppiatto e conquista la scena. È forse la traccia più popular, ma perfettamente collocata nel contesto. Arrangiamenti di gran classe per un brano sognante e suggestivo.
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria e percussioni), Steve Unruh (violino acustico e flauto) e Ton Scherpenzeel (tastiere).
Breve strumentale di stampo classico, un trait d’union verso la seconda parte del disco.
Con “Brandenburg Gate”
si ritorna alle creazioni di Oliviero Lacagnina (4:24)
Il pezzo include parti tratte dal
Brandenburg Concerto n° 1, Terzo Movimento-Allegro di J.S. Bach.
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (violino acustico e flauto) e Oliviero Lacagnina (tastiere).
Anche in questo caso ho trovato
dettagli interessanti nelle parole di Laccagnina:
“La rilettura di "Brandeburg Gate" - tratto dal terzo movimento del primo concerto Brandeburghese di J. S. Bach - si basa quasi esclusivamente sul tema principale dell'originale, con interventi di armonie e improvvisazioni più jazzistiche che "prog". Quando ho sentito il prodotto finito mi sono accorto che la mia idea swingante del tutto - con tanto di contrabbasso in ottavi e sempre presente - poteva essere stravolta da una batteria rockeggiante, e la cosa mi è piaciuta proprio per l'inaspettata sovrapposizione di due concezioni e stili diversi (d'altronde il prog consente queste misture...). Ovviamente, come spesso accade, la collaborazione tra diversi musicisti con diverse concezioni della musica non può che produrre risultati interessanti e imprevisti, e di questo non posso che essere grato al geniale Kimmo Porsti.”
Un tuffo nel miglior prog sinfonico del passato!
Si conclude con l’intervento di un’altra pedina tradizionale del mondo di TSOP, Elisa Montaldo, che firma - parole e musica - “Washing the Clouds” (7:29)
Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria), Steve Unruh (chitarra elettrica, violino elettrico a 5 corde) ed Elisa Montaldo (voce e tastiere).
Elisa racconta la genesi del pezzo con cui partecipa al disco:
“Tutto nacque da una mia richiesta
a Marco Bernard, relativa al suo coinvolgimento al basso su un mio brano per il
nuovo solo album che, finalmente, sto producendo, "Fistful of Planets part
2". Il brano gli piacque molto, e
mi propose di realizzarne due versioni: una "gestita" da me, con i
musicisti che stanno collaborando con me, e una alternativa arrangiata dai The
Samurai Of Prog, da inserire in "Beyond The Wardrobe".
Ho trovato l'idea interessante e ho
accettato. Da lì si è lavorato in parallelo. Nella versione dei Samurai è rimasto
intatto tutto il mio arrangiamento di piano, tastiere e suoni d'ambiente e
voce; ci sono inoltre un bellissimo violino, ricami di chitarra, un lungo solo
finale in puro stile Prog evocativo.
Questo brano sarà dunque presente in anteprima nel loro album, e uscirà nella versione originale nel mio “Fistful…”, spero presto (siamo alle ultime registrazioni e inizio del mix). Nel mio album il brano è suonato da Diego Banchero al basso, Ignazio Serventi alla chitarra, Paolo Tixi alla batteria, un ragazzo americano (di cui ora non ricordo il nome) al violoncello, Mattias Olsson alla produzione e aggiunta suoni.”
Musica immaginifica, immagini e vibrazioni che arrivano a volontà, la connessione tra anime e mondo circostante descritta dalla musica e dalle parole, complementari alle trame sonore.
"Il vento ulula sulle colline portando sulla Terra il freddo invernale
Stanotte la Luna mi troverà qui alla ricerca di melodie e parole
Come ogni mattina quando sorgerà il
sole
sarò lì per trovare il significato del silenzio, le preghiere, i pensieri, le ombre, gli arcobaleni, i fantasmi"
Resta la curiosità di ascoltare anche l’altra versione, quando sarà rilasciato il nuovo album di Elisa Montaldo.
A fine ascolto si ha le precisa sensazione di aver viaggiato, un lungo percorso nel tempo e nello spazio, in un sentiero prestabilito, quasi un ciclo di vita, e la soddisfazione e l’appagamento arrivano ad un livello fisico: cosa chiedere di più alla musica!
Artwork sempre in primo piano, curato ancora una volta dalla tedesca Nele Diel, già collaboratrice in “Wayfarer” e “La Tierra”.
Formazione:
Marco
Bernard: Shuker Bass
Kimmo
Pörsti: drums and percussion
Steve Unruh: violin, flute, vocals, acoustic and electric guitars
Composizioni di: Christian Bideau,
Alessandro Di Benedetti, Oliviero Lacagnina, Elisa Montaldo, Ronaldo Rodrigues,
Ton Scherpenzeel, Octavio Stampalia, Yuko Tomiyama