Dopo il Porto Antico Prog Fest dello
scorso 11 luglio, primo evento live del post lockdown, Black Widow si
ripete in occasione della celebrazione dei 30 anni di attività e propone un
altro evento sontuoso all’interno dell’ABRACADABRA FESTIVAL, seconda
edizione di una manifestazione dedicata alla magia, alla creatività e alla
musica.
Un programma spalmato su due giorni -
12 e 13 settembre - basato non solo sul palco rock, ma anche su di una attività
fatta di laboratori per i più piccoli, banchi di oggettistica e cartomanzia,
specialità culinarie tipiche della zona e molte altre attività adatte ad ogni
palato ed età.
Ma la cosa magnifica riguarda
l’ambientazione scelta, la Villa Serra di Comago, con un parco meraviglioso,
definito da qualcuno come un “pezzo di Inghilterra verde installata a Genova”.
In questo luogo da sogno avevo già
assistito ad un doppio concerto estivo di BANCO e ORME, qualche anno fa, ma
girare tra i curatissimi prati verdi in pieno giorno, in una giornata di sole e
cielo limpido, mi ha permesso di apprezzare maggiormente i dettagli.
Qualche immagine “mossa” per fornire
un’idea della location…
A partire dalle ore13 si sono susseguite
sul palco sei band, alcune locali ed altre in arrivo dal Piemonte, ma il comune
denominatore è stato il rock nelle sue varie sfaccettature, e non sono mancate
le sorprese.
Non sono in grado di proporre un
reportage completo - come cerco di fare normalmente - perché la mia presenza è
stata temporalmente limitata, ma un commento completo verrà fornito su di un
futuro numero di MAT2020, ad opera di Evandro Piantelli, presente per tutta la
giornata.
Al mio arrivo trovo sul palco la Small Band - che
non conoscevo - che propone cover famose che vanno da Hendrix ai The Doobie
Brothers passando per i Creedence Clearwater Revival.
Ho potuto ascoltare solo un paio di
brani, ma il tutto mi è sembrato gradevole, e la presenza di quattro ballerine
dall’abbigliamento seventies ha contribuito a “fare ambiente”.
È molto presto, il sole acceca i
musicisti, e la calura che incombe sull’ampio spazio dedicato al pubblico fa sì
che la maggior parte delle sedie “in front of the band” sia vuota, ma il
pubblico c’è - nonostante l’ora -, solo che trova riparo sui lati, all’ombra
degli alberi protettivi.
Una tempistica rigorosa, gestita da Ricky
Pelle e dal suo team tecnico, fa sì che allo scadere del tempo a
disposizione della Small Band sia già pronta la seconda band, The Ikan Method,
Trattasi di un progetto recente del
batterista Luca Grosso che ha trovato sintesi nel disco di esordio, “Blue Sun”,
un prog sinfonico con venature di puro rock, tra gli album più significativi
del 2020 in ambito Prog.
Band proveniente dal Piemonte ma
dalle origine ibride - il vocalist Davide Garbarino è di Savona - ha confermato
le sue caratteristiche e la validità dal vivo, un momento in cui le correzioni
tecnologiche hanno meno valore rispetto alla confortevole registrazione in
studio. Una buona miscela anagrafica, con una chitarra solista di lungo corso,
quel Marcello Chiaraluce che, nonostante la giovane età, ha bazzicato la
nobiltà del prog e del rock Internazionale.
A seguire i Melting Clock, giovane band genovese che avevo già
visto - e presentato - sul palco del Porto Antico Prog Fest, nel 2017.
Il loro set è diviso in due parti: si
inizia con un piacevole e sostanzioso tributo ai King Crimson per poi
proseguire con estratti dal loro album del 2019, “Destinazioni”. Rispetto a tre
anni fa presentano una ovvia maggior sicurezza da palco, e la frontwoman Emanuela
Vedana, nonostante il genere non richieda irruenza, dimostra la scioltezza necessaria
al ruolo, situazione che si acquisisce solo nel tempo.
La sintesi del loro disco di esordio
sottolinea le loro peculiarità: una bella conferma.
E arriva il turno di un’altra band
locale, i Fungus Family, oramai veterani
e capaci di tenere il palco come pochi altri. Mentre li ascoltavo pensavo alla
capacità del frontman Dorian Deminstrel di trasferire al pubblico lo stato di
tensione - positiva - che deriva dalla sua performance.
Ma è l’insieme della loro musica che
colpisce, un genere che, soprattutto nella fase live, avvolge l’audience, che
viene trasportata in un viaggio che ha forte tinte psichedeliche.
Entrano poi in scena i RAMROD, e qui il mio giudizio si ferma al primo
brano, l’unico che ho potuto ascoltare. Loro sono di Novara e, nonostante la
giovane età, sono in attività da alcuni anni. A colpirmi d’acchito è il loro
abbigliamento, tipico dei “miei” anni ’70, ovvero ciò che anche io indossavo in
quei giorni. Questo per dire come un dettaglio visuale apparentemente insignificante
possa essere al contrario l’introduzione ad una proposta musicale, un biglietto
da visita, una passione certificata che emerge prima ancora di dare potenza
agli ampli.
Da quel poco che ho ascoltato ho
tratto grande soddisfazione, un rock coinvolgente, e anche in questo caso è una
voce femminile a condurre il gioco, quella della grintosa Martina Picaro.
Ho chiesto a chi si è fermato sino
alla fine - Evandro Piantelli - di darmi un giudizio al volo:
“Ottima
band rock-blues con venature prog. Piacevole sorpresa, con ottimi musicisti e una cantante
grintosa e coinvolgente. Non il solito blues, ma brani lunghi e articolati con
testo in inglese (il pezzo conclusivo, "Leda", ad occhio e croce è
durato una ventina di minuti. La rivelazione del festival!”.
Mi è mancata, ovviamente, anche la
band conclusiva, ma è certo che la musica dei Pink Floyd appare perfetta per l’ambientazione,
e ho immaginato un prato verde carico di anime al calar del sole, in attesa
della musica che mette tutti d’accordo, in questo caso quella degli Empty Spaces.
Ancora una volta Evandro è venuto
in mio aiuto:
“Per quanto riguarda gli Empty
Spaces, si tratta della classica tribute band dei Pink Floyd, con un gran
numero di componenti (2 chitarristi, 2 tastieristi, basso, batteria e 3
coriste), che ha presentato una scaletta incentrata sui brani più conosciuti (Money,
Time, Another brick, Confortably Numb, ...), con in più una (troppo) lunga
versione di Echoes.
Comunque, è il set che ha registrato
il maggior numero di spettatori.”
Una bella e inaspettata giornata di musica proposta in un luogo incredibile, nonostante le difficoltà sanitarie; un evento musicale che merita un seguito, anche se, guardandomi attorno, mi è parso di rilevare numerose defezioni di un mondo che conosco molto bene e che so… contare! Chissà se nel futuro Black Widow potrà attrezzarsi per realizzare concerti a domicilio!
Un ringraziamento ad Ago Sauro
per le splendide immagini.
Nel video a seguire un piccolo - E SCADENTE
- ricordo video della giornata (un grazie a Giorgio Nasso per la registrazione
degli Empty Spaces).