Mastercastle-“Wine of Heaven" (2017)
Scarlet Records
I Mastercastle
giungono al sesto album, “Wine of Heaven" - a tre anni di distanza dal precedente “Enfer” -, 38 minuti di musica suddivisa su 9 brani.
Cambia la line up:
troviamo oggi alla batteria Alessio
Spallarossa, che forma assieme
al bassista Steve Vawamas la sezione ritmica, affiancati dai fondatori, Giorgia Gueglio - vocalist e autrice
delle liriche - e Pier Gonella, il
chitarrista che, rispondendo alle mie domande, delinea i contorni del progetto e
del nuovo lavoro.
Un album che, al
di là del genere, presenta caratteristiche ben precise, a partire dalla
produzione per arrivare alla particolare concettualità.
“Abbiamo composto la maggior parte dei brani già col suono
definitivo, quindi senza realizzare demo o preproduzioni”, dice Gonella, una sorta di presa diretta che garantisce un
approccio live, quello che tutte le band privilegiano, ed è questa garanzia di
genuinità.
Il fil rouge a
cui accennavo è dettato dall’argomento comune alle tracce: “Il tema dominante: il vino, inteso come nettare che
accompagna le emozioni della vita”, il vino usato come simbolo… sangue e sacrificio, gioia, estasi divina e liberazione dalle
preoccupazioni che affliggono l’uomo.
Tra cotanti pesanti significati troviamo il brand musicale dei
Mastercastle, fatto di rock condito con metallo e melodie, un mix che colpisce utilizzando,
anche, il virtuosismo marcato dei protagonisti. Skills spinte che raccontano di
una commistione tra ritmo e trame classiche, dove si riconoscono gli stilemi
del rock duro a cui vengono addolciti gli spigoli da pennellate di nobiltà
musicale, raggiungendo a volte uno status quasi aulico.
La voce di Giorgia Gueglio riporta ai maestri dell’hard rock
anni ‘70, ma la sua particolare vocalità fornisce a “Wine of Heaven" - e più in
generale alle sonorità in cui naviga normalmente la band - il carattere capace
di creare il marchio, a mio giudizio un obiettivo obbligato per ogni ensemble che
crea e propone musica inedita.
Da “Drink of me” a “Space of variations”, passando per “Shine on me” e per la ballad “Black
tree’s heart”, il treno delle emozioni scorre con semplicità, e lo smell
dichiarato nel titolo inebria al primo ascolto.
A chiudere il
lavoro due cover, “Castle in the sky“, splendido
strumentale - tema dell'omonimo film giapponese del 1986 di Hayao Miyazaki -, e
“Making love”, evergeen di Yngwie
Malmsteen, un chitarrista a cui Gonella si è sempre ispirato.
Un album che,
nonostante sia fornito di etichetta precisa, quella che identifica i
Mastercastle come rappresentanti dell’heavy metal, è in realtà moto trasversale
e adattabile a gusti musicali variegati. Per gli appassionati del genere… beh…
che dire, imperdibile!
L’INTERVISTA A PIER GONELLA
Potresti sintetizzare la storia dei Mastercastle,
dal momento che la vostra attività è consistente e prossima al decennio?
I Mastercastle nascono nel 2008. La line up è
formata da Giorgia Gueglio alla voce, il sottoscritto alla chitarra, Steve
Vawamas al basso, e l’attuale batterista Alessio Spallarossa. L’idea iniziale era
quella di miscelare il mio approccio chitarristico rock/metal con la voce di Giorgia.
Col primo demo di quattro brani ottenemmo subito un contratto discografico con
l’etichetta finlandese Lion Music. Pubblicammo quattro album, più altri due
sotto Scarlet Records. L’ultimo, “Wine of
Heaven”, è stato pubblicato da poco più di un mese e proprio in questi
giorni sarà pubblicato il videoclip ufficiale del secondo singolo, “Space Of Variations”.
Che cosa proponete nel nuovo album, “Wine Of
Heaven”? Si può considerare una continuazione ideale rispetto a “Enfer”, del
2014, o avete trovato nuove sfumature musicali?
Nel corso degli anni lo stile Mastercastle si è
un poco evoluto raggiungendo a mio parere, album dopo album, uno stile sempre
più personale. Indubbiamente “Wine of
Heaven” trova nascita dall’ottimo riscontro che aveva ricevuto “Enfer”. In particolare siamo partiti
dalla title track (appunto “Enfer”,
di cui è visibile un videoclip su youtube), e l’altro singolo “Let me Out” (visibile su youtube come
lyric video). Il sound nasce da riff e giri di chitarra "baritona",
ovvero accordata molto bassa. In più c’è una maggiore presenza di tastiere. Tutto
questo, unito alle ben riuscite melodie vocali di Giorgia, è risultato il
miglior punto di partenza. Inoltre a differenza degli album precedenti, ma
anche a differenza di come lavorano un pò tutte le band oggi, abbiamo composto
la maggior parte dei brani già col suono definitivo, quindi senza realizzare
demo o preproduzioni. Così abbiamo potuto conservare la freschezza di tante
parti magari mezze improvvisate, soprattutto per quanto riguarda i miei assoli.
Mi parli delle liriche? Che tipo di messaggio
contengono?
Le liriche, di “Wine of Heaven”, ma diciamo meglio tutte le liriche dei
Mastercastle, sono opera di Giorgia Gueglio. Anche se non si tratta di un concept album diciamo che c'è un tema
dominante: il vino, inteso come
nettare che accompagna le emozioni della vita.
I testi partono da un prodotto
terrestre meraviglioso come il vino per spaziare tra i meandri della mente,
inventando un vino spirituale che ci culla senza farci del male, che ci fa
volare con consapevolezza. Il miglior vino che esiste spesso è la musica.
Queste sono le parole della Gueglio quando descrive la tematica del disco. Tra
gli altri brani "Drink Of Me",
di cui è già visibile un lyric video, esprime
libertà di volare, tra le braccia di chi ci ama, toccare con un dito gli Dei
pur restando in un loft metropolitano.
Avete rivisitato due brani esistenti, “Castle In
The Sky” e “Making Love”: come è avvenuta la scelta?
Lo strumentale “Castle in the sky” è stata una mia scelta. Premesso che in un pò
tutti gli album Mastercastle ho inserito uno o due brani strumentali, mi è
capitato spesso di rivisitare composizioni di tipo classico come “La Serenissima”, dei Rondò Veneziano,
"Recuerdos de la Alhambra",
del chitarrista classico Tarrega, o la "Sonata al chiaro di Luna" di Beethoven.
“Castle in the
Sky” è il tema dell'omonimo film giapponese del 1986 di Hayao
Miyazaki. E’ un tema molto malinconico e toccante, che a mio avviso si sposa
perfettamente col resto del disco. Chiaramente è stato totalmente rivisitato in
chiave Mastercastle. "Making Love"
è un brano di Yngwie Malmsteen, che indubbiamente è un chitarrista a cui mi
sono ispirato parecchio. Però questo brano si distacca dalla solita corrente
neoclassica per toccare ambienti più hard rock. Visto che è sempre piaciuto
molto anche alla Gueglio abbiamo deciso si inserirne una nostra versione.
Avete pianificato qualche live di presentazione?
Abbiamo fatto
un paio di festival estivi. Al momento ci godiamo ancora gli ottimi riscontri
di recensioni dell'album, poi vediamo cosa salta fuori per l'autunno. Abbiamo
sempre preferito fare pochi concerti e ben selezionati, rifiutando ogni tipo di
"pay for play".
Una domanda più personale:
come fai a conciliare le tue tante attività parallele? Riesci a dare la stesse
energia ad ogni progetto o hai una scala preferenziale, magari obbligata dalle
circostanze?
Beh, di sicuro la passione è un
elemento portante che rende sempre tutto più facile.
A livello pratico devo molto alla
struttura MusicArt. Da quando l'ho avviata ufficialmente, nel 2011, è presto
diventata il quartier generale di un pò tutti i miei progetti e band. Questo,
oltre a darmi grande soddisfazione, mi aiuta parecchio nell'organizzativo. La
straordinaria squadra di colleghi (Andrea Vulpani, Giorgia Gueglio
(Mastercastle), Peso (Necrodeath), Steve Vawamas (Athlantis Matercastle),
Giulio Belzer ed Emilio Ranzoni, Elena Gravaghi) è un grande punto di forza.
Dedico tutte le mie energie in
maniera uguale a tutti i progetti, in fondo sono sempre stato un musicista
abbastanza eclettico. Non mi spaventa dedicarmi un giorno al neoclassico dei
Mastercastle o al powermetal degli Athlantis, il seguente all'estremo dei
Necrodeath piuttosto che al metal classico dei Vanexa o alle opere del Petrarca
nei Verde Lauro. Ogni band ha il suo modo di comporre ed organizzarsi. Io do
tutto me stesso per adattarmi alle differenti alchimie, e ricevo in cambio
molta comprensione in sede organizzativa.
Come vedi la situazione della musica metal nel
nostro paese e, più in generale, a livello internazionale?
Far musica era difficile un tempo, ma lo è anche
oggi. All'epoca soprattutto il settore hard & heavy non era capito o non
era proprio considerato, per cui mancavano le strutture ed i mezzi adeguati per
tener testa alle produzioni straniere. Oggi internet ha liberato ed aperto una
marea di strade per cui è molto più facile per una band riuscire a realizzare
una produzione e pubblicare un disco; ma nello stesso tempo è altrettanto
difficile distinguersi dalla massa, visto che a differenza di prima, tempo in
cui le case discografiche sceglievano e selezionavano le band (pur con tutti i
difetti che poteva avere questo sistema), oggi questa selezione non esiste più,
per cui c'è un'offerta ingestibile di mercato.
E come vedi il futuro dei Mastercastle e… quello
di Pier Gonella?
Nel futuro immediato dei Mastercastle c'è la
pubblicazione del videoclip "Space
Of Variation". Per il resto, dopo sei album in cui a mio parere la
band non ha mai fatto passi indietro in termini di qualità e composizioni, ci
dedicheremo sicuramente ad un nuovo lavoro, ma con tempi abbastanza rilassati.
Per il resto sono al lavoro coi Necrodeath, in
quanto stiamo preparando un nuovo album per il 2018. Stessa cosa per quanto
riguarda i Vanexa ed i Verde Lauro. Insomma Pier Gonella rimane sempre sul
pezzo...
TRACKLIST: 01. Drink of Me
02.
Space of Variations
03.
Wine of Heaven
04.
Hot as Blood
05.
Shine on Me
06.
Black Three’s Heart
07.
Enlightenment
08.
Castle in the Sky
09. Making Love