martedì 14 maggio 2013

Kuadra-Il Bene Viene per Nuocere, di Gianni Sapia


Gianni Sapia ha recensito un nuovo album…

È un urlo che resta nella testa, come quando finisce una festa, è una protesta. È quello che mi è venuto in mente quando ho finito di ascoltare Il Bene Viene per Nuocere, nuovo disco dei Kuadra.
Loro sono La Cava “Y” Yuri (voce), Savino “Zavo” Emanuele (chitarre), Nguyen “Kimbo” Van Kim (basso), Collivignarelli “Krab” Alberto (electro voodoo), Nguyen “Van” Van Minh (batteria) e Rosso “Hyde” Luca (seconda chitarra live) e sono una band di Vigevano, che, mettendo insieme i gusti e le esperienze musicali di tutti i componenti, ovvero Hip Hop, Metal, Crossover, Elettronica, danno vita al progetto Kuadra, accostabili per energica sonorità e rabbia lirica ai Rage Against the Machine.
Come tutto ciò che vive sulla terra, dopo l’esperienza del primo album Tutto Kuadra, la band evolve, cresce, matura e con Il Bene Viene per Nuocere, ricalca un disegno già tracciato, definendo con maggior nitidezza linee, caratteristiche sonore e concetti di protesta ed anticonformismo già presenti nel primo lavoro. Ritmiche possenti ed ossessive, riff di chitarra corposi e graffianti danno una base metallara a tutto l’album, che però viene caratterizzato dal lavoro alla consolle di Krab e dal cantato “multigenere” di Yuri, rendendo l’insieme musicale moderno ed al passo coi tempi ed i testi non fanno che confermare questa modernità, affrontando temi figli dei nostri tempi, quali conformismo sociale, futilità, intimo malessere dell’uomo, fatalismo esistenziale, vana ricerca della felicità attraverso un esasperato materialismo. L’atmosfera cupa ed ossessiva de Il Bene mi risucchia dentro l’album. È un doloroso manifesto della vigliaccheria che il popolo manifesta nei confronti del potere precostituito, che inibisce ogni speranza di un futuro migliore alle generazioni a venire. Solo un introduzione. Musicalmente non picchiano ancora duro, ma subito dopo, con Crash Test, l’incazzatura viene fuori non solo dalle parole, ma anche dalla musica. Un brano fatto di stop e riprese di chitarra pesante che nella prima parte vive un fatalismo esistenziale. Segui la corrente e fai quello che è socialmente giusto fare, in fondo “siamo nati per morire”. Nella seconda parte il “rappare” di Yuri diventa condanna di questo lobotomizzato stile di vita e invita alla ribellione dai luoghi comuni. L’allegorica Lasciami Entrare mi spinge con violenza nella stanza buia delle false promesse. La voce suadente e terrorifica, con cui il vampiro vuole farsi invitare ad entrare, offre una vita standardizzata e l’illusione della felicità in cambio dei tuoi sogni, accompagnata da un ritmo sincopato che ben si addice alle frasi taglienti del testo e diventa di più ampio respiro sull’inciso. Con Lo Sciamano la musica dei ragazzi lombardi assume la sua vera connotazione. Ritmiche che pestano e galoppano, chitarra graffiante e metallica, effetti sonori usati con giusto equilibrio e parole che accusano e denunciano. Riflettori puntati sul “lato oscuro” dell’uomo. L’uomo è una bugia, appare per quello che non è. Una repressione degli istinti che si ripresenta in Molotov. Un metal rap che racconta una storia di quotidiana depressione di provincia, che porta ad un’intima solitudine. E “di solitudine si può morire”. La visionaria Thomas Sankara è un breve omaggio all’ex presidente del Burkina Faso e al suo discorso sul debito all’ONU nel 1984, in cui accusava apertamente la politica colonialista e il capitalismo degli stati occidentali e che gli costò la vita in seguito ad un colpo di stato appoggiato da Francia e Stati Uniti. Ancora la protesta. E siamo al giro di boa. La visione continua con Cervelli nella Vasca, che, quando la chitarra non ruggisce, lascia spazio a toni quasi arabeggianti. Il testo è un insieme di frasi ironiche apparentemente sconnesse, collegate tra loro da un inciso su chi vive senza reagire costretto da fede e paura. L’ossessione di “libero di fare quello che ti dicono” rimarca l’ironia del testo. La potenza del riff di Nuove Cure Mortali è interrotto da echi di chitarra distorta che rendono il pezzo musicalmente appetibile. L’uomo sociale vive al di sopra delle proprie possibilità cercando inutilmente un benessere materiale che comunque non lo soddisferà, dettato dagli egocentrici canoni della società. L’urlo nella testa, la protesta, continua con La Culla, che ripercorre canoni musicali propri di tutto il disco e pone l’accento sulla spersonalizzazione dell’essere umano dovuta ad un imperante conformismo, dove “l’idea”, la personalità, diventa quasi una malattia. Vivere una vita senza identità, alla ricerca di un’ utopica felicità. Siamo quasi alla fine della ribellione dei Kuadra, penultimo pezzo, I Nostri Eroi. Si va dal rap allo speed metal, all’insegna di quella fusione di generi che contraddistingue lo stile della band. L’uomo qualunque è bombardato da false promesse e verità nascoste, costruite ad arte da potere e media, che danno l’illusione di una libertà che non esiste. La società ci schiaccia sotto regole dettate da un potere che si auto elegge e l’uomo annichilisce la sua coscienza con droghe ed alcool. Il popolo è il gregge che il pastore/potere controlla, aiutato dal fido cane pastore/media. Fino alla repressione finale per chi non ci sta. E siamo alla fine. Correre Corere è l’ultimo brano dell’album. Il gusto musicale che si presenta al palato è lo stesso che mi ha accompagnato fino qua. Stop, riprese, ritmiche ben marcate, effetti, chitarra che graffia e il testo “protestante”, che questa volta punta il dito su un progresso che mastica il passato e ci fa vivere una vita di plastica regolata solo da canoni estetici. Viviamo freneticamente, schiavi di un apparire che sembra essere l’unico fondamento dell’attuale società. Viviamo di corsa, senza sapere perché, senza sapere dove stiamo andando. Correre, correre, la gara è appena cominciata, bisogna arrivare primi, ad ogni costo.
Il disco finisce, ma la protesta che ti fa lievitare dentro resta. È un disco incazzato, sia nella musica che nei testi, e che ti fa incazzare, che non deluderà gli amanti del genere. Poi mi calmo, respiro e mi viene in mente, influenzato dall’ultimo pezzo, una frase di Puerto Escondido, di Salvatores, che più o meno diceva così:« Oggi tutti vogliono correre. Corrono, corrono… ma dove cazzo vanno?».



Biografia tratta dal comunicato stampa

La band si forma alla fine del 2005 a Vigevano (PV). I componenti hanno percorsi e influenze musicali diverse quali Hip hop, Metal, Crossover, Elettronica. Da questo incontro nasce il progetto Kuadra, una commistione tra Rap, Rock e New Metal.
Nel luglio 2007 entrano in studio per il primo EP di cinque canzoni, intitolato “Tutto Kuadra”.
Nel settembre del 2008 partecipano al Music Village a Simeri e ad altri concorsi.
A Ottobre del 2010 esce sotto SG records il primo album di dieci canzoni, dal titolo Kuadra. La band riscuote un discreto successo sul web, pur non avendo una vera e propria promozione. Il video del singolo “Vieni fuori di qui” entra in rotazione su diversi canali sky e web tv.
Nel 2012 esce un corto-documentario sulla band, girato da Davide Pannucci per Tuae Production dal titolo “È solo l'inizio”. Dopo qualche mese esce sui canali Youtube e BlankTv il video “I nostri eroi”.Tra Dicembre 2012 e Gennaio 2013, i Kuadra concludono le registrazione del loro secondo album, presso il Mordecai Studio di Como, sotto la Produzione Artistica di Molteni Marco.
Il nuovo album, intitolato “Il Bene Viene per Nuocere”, viene distribuito da Zimbalam in uscita il 20/05/2013 in tutti gli Digitalstore.

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Facebook: Kuadra