Nel numero di aprile di MAT2020 ho pubblicato una lunga intervista a Don Backy.
Nella mia adolescenza, nel mio periodo di ribellione, non c’era
posto per i sentimenti, per la pacatezza, per il romanticismo, e così artisti
di primo piano come Don, e tanti suoi colleghi… sono stati da me accuratamente
evitati.
Poi si matura, le prospettive cambiano e certe trame musicali
restano, indelebili, incancellabili ed è atto di onestà intellettuale il
riconoscere l’errore di avere snobbato grandi artisti, così, senza una valida
motivazione.
Don è un grande uomo di musica, ed alcune sue canzoni sono sempre attuali
e non perdono vigore.
Ma non basta la musica, perché chi ha vissuto tanti avvenimenti
importanti è autorizzato a metterli in mostra, approfittando dell’occasione per…
raccontare un epoca, anni che i nostri figli faranno fatica a riconoscere e
inquadrare.
A seguire un po’ di materiale interessante, che induce all’approfondimento
e permette di saperne di più di un uomo, cantante, autore e… di un periodo
tutto sommato felice.
SARÁ LA PIŪ
BELLA “PENTALOGIA” LETTERARIA & DOCUMENTATA – DI CUI MOSTRIAMO LE COPERTINE DEI PRIMI QUATTRO VOLUMI
PUBBLICATI - SCRITTA SUL PERIODO 1955/2010. Un viaggio nella memoria del tempo.
Una calda soffitta nella quale ritrovare un po’ di se stessi o scoprirci le
radici della nostra musica leggera e… non solo!!!
I LIBRI: Un antico
juke box - che sonnecchia nei locali in disuso del vecchio Bar Renata - viene rimesso in funzione da due giovani, attraverso
la casuale gettonatura di La storia di
Frankie Ballan, un brano epocale. La
vetusta macchina musicale per una
sorta di magìa, diventa l'io narratore
dell'avventura di Aldo (Agaton) - il
cantautore del brano - che, verso la metà degli anni Cinquanta, nella quieta
provincia toscana, folgorato da Bill Haley nel film Senza tregua il Rock and roll, cerca di emularne le gesta,
mettendosi in mostra nelle balere, con il solo scopo di divertirsi e per aumentare
le sue possibilità di conquistare ragazze. Tra rocamboleschi tentativi
autarchici, incredibilmente fortunati - tanto da fargli pensare a una strada
tracciatagli dal fato - si snoda una delle storie più affascinanti del settore,
corroborate da una enciclopedica messe di foto e documenti, tratti
dall’archivio personale dell’autore, sapientemente collocati nelle pagine
corrispondenti ai fatti narrati, grazie a un attento lavoro grafico…
È questo il
ritratto di una persona/persona. Il quadro di un’epoca. La memoria storica
degli anni giovani dell’autore, è qui tratteggiata – attraverso immagini belle
e rivelatrici sul filo di un linguaggio fresco e privo di conformismi
auto/celebrativi – con ironia pungente e critica, quasi con nostalgia.
Ripercorrendo le tappe della sua disordinata ascesa, Don Backy ci fornisce lo
spaccato dell’approssimativo mondo canzonettistico italiano di ieri e di oggi.
Una storia piana, allegra, triste, facile, vera, fantasiosa, indubbiamente
poetica – e non solo perché l’autore vi traduce i suoi molteplici stati d’animo
– felice, accorato, esuberante, ipocondriaco quanto basta e sufficiente
– sempre quanto basta – a illustrare un personaggio costantemente alla rincorsa
dei suoi dubbi e delle sue insoddisfazioni.
Conducendoci per mano nel suo
vagabondare di menestrello – in questo suo personale Sulla strada alla scoperta
di usi, costumi, tradizioni, sapori, colori di un’Italia per lo più sconosciuta
- Don Backy ci fa intrufolare fin negli anfratti più nascosti della nostra
memoria (come guardare se stessi dal buco della serratura), mostrandoci –
simile a un’esplosione colorata di fuochi d’artificio – uno spaccato d’epoca,
che non potrebbe essere stato più reale e rivelatore.
È un luna park
di impressioni in progressione dinamica – ora alternata, ora da sorbirsi tutta
d’un fiato – tanto da far giungere in fondo, con l’avidità curiosa con cui si
persegue il traguardo di un libro giallo.
L’AUTORE: Un Mark Twain dalla chitarra
facile e dalle non meno facili, pirotecniche folgorazioni. Intelligente ma
brado, Don Backy – autore di canzoni ormai considerate “storiche” - è però uno
scrittore. Scrive con una lingua sua, qua e là, vagamente accidentale. Ha senso dell’ambiente, stile e un certo mondo di narratore, così che le
cose, le idee, le situazioni, le ambientazioni, le scenografie, come le ha
sentite, viste e vissute in quei favolosi
anni 60/70, le ha scaricate d’intuito sui tasti delle macchina per
scrivere, facendo saltare alla rotella del suo fraseggiare, il dente che lo ha
portato a farneticare, usando simpatici
e sconclusionati neologismi di comodo.
Distribuzione direttamente www.donbacky.it
– info@donbacky.it
Nel 2012, Don Backy ha compiuto 50 anni di matrimonio con la musica leggera e anche senza voler abusare di
frasi fatte, fortunatamente non li ha compiuti nello spirito, che mantiene
ancora l’entusiasmo di un ventenne verso la sua professione. Lo dimostra in
questo nuovo lavoro, dove palesa come il buon Dio abbia fatto in modo, che il
nostro conservasse una voce integra e una fresca “creatività istintiva”, le
quali gli hanno permesso – e ancora gli permettono – di elaborare e cantare canzoni, senza altri aggettivi che le
sviino dalla loro naturale funzione: EMOZIONARE!
Nell’occasione di questo compleanno,
l’artista si è voluto regalare un cofanetto dal titolo “Don Backy 50 anni di mestiere
delle canzoni” contenente diversi prodotti: Il Cd “Il Mestiere delle Canzoni”. Il DVD con 5 contenuti; Il backstage della lavorazione del Cd in
studio, il videoclip del brano “Vent’anni”,
facente parte dello stesso Cd. Il backstage
del medesimo, il video di un concerto live
tenuto al Palapartenope di Napoli e una lunga intervista rivelatrice. All’interno del cofanetto è presente anche un libretto
con le foto di scena del videoclip.
“Il Mestiere
delle Canzoni”, è un Concept album:
Brevi suggestioni rimaste impresse nella sua memoria, vissute durante i 50 anni
di attività professionistica, che oggi sono diventate canzoni. Si segnalano per
incisività, Sulla Strada, Spiritual e L’Artista. Che strano (in
duetto con Isabel, splendida voce), così come Candida, per la forza evocatrice che ha sempre contraddistinto Don
Backy, in un genere in cui ha davvero ancora oggi pochi rivali. Autoritratto, così come Cultura da Strada, Il mio mestiere e Piazza San
Pietro, dimostrano come il cantainventore
– così come ama definirsi, differenziandosi dal più paludato Cantautore – non abbia perso
nulla della sua vena ironica e fustigatrice, che lo ha caratterizzato in brani
del passato come Ho rimasto, Serenata, Samba, Sarebbe bello,
Diluvio universale, etc. Non mancano brani dal sapore retrò, come la deliziosa Alberghi,
luoghi reali vissuti in un’altra epoca, ma ancora così vivi nella memoria del
nostro.
Una di queste, Vent’anni, è il brano di punta del Cd.
Per questa canzone è stato realizzato il videoclip, che racconta per immagini
ciò che la canzone racconta con la musica e le parole; i sogni, le speranze, i
sentimenti e le emozioni di chi ha vent’anni, ma soprattutto di chi li ha avuti
all’incirca cinquanta anni fa. Don Backy ripercorre la sua giovinezza rivedendo
se stesso, da spettatore, in un’onirica realtà, indossando i panni dei miti
suoi e di tutti i ventenni dell’epoca. Marlon Brando (Il Selvaggio), James Dean
(Gioventù Bruciata) e Maurizio Arena (Poveri ma Belli) rivivono, insieme a un
“giovane” Agaton (il primo nome d’arte usato da Don Backy agli inizi della sua
carriera), sulle note di questo bellissimo rock/melodico.
Il cofanetto “Don Backy 50 anni di mestiere delle canzoni”
(davvero uno splendido prodotto!) è uscito il 1° Febbraio 2011 nei negozi delle
catene FNAC, La
Feltrinelli e MediaWorld ed è distribuito dalla EDEL di
Milano. È acquistabile anche via internet sui siti www.donbacky.it
– info@donbacky.it
A conclusione di queste brevi note, voglio
riportare in parte, i pareri su Don Backy, espressi da Renzo Arbore e dal
regista Alberto Bevilacqua:
"…Le melodie di Don Backy sono, per me, tipicamente
italiane e questo va tutto a suo onore: Comporre cose non banali con vecchi accordi
dei nostri canti folcloristici, con la vecchia vena fatta di pochi accordi non
complicati, è senza dubbio perlomeno inconsueto. Si vede che Don Backy, la
melodia ce l’ha proprio dentro come, se permettete, ha dentro anche una sua
semplice ma genuina vena poetica". (Renzo Arbore).
"… le canzoni di Don Backy sono fini, risentono
degli umili cantori delle antiche corti, delle romanze, delle melodie degli
erratici. Stimmate che troviamo anche nel viso dell’autore: perfettamente
intonato alle sue melodie, aguzzo e trasognato, da bardo e da stradaiolo...".
(Alberto Bevilacqua).
Credo sia la
maniera migliore per chiudere.