I fiorentini Campo di Marte furono un’altro di quei gruppi che, nonostante un buon contratto discografico con una grossa etichetta (che fu, tra l’altro, l’unico tentativo della United Artists di produrre un gruppo italiano di prog), realizzarono un solo album per poi sparire.
Il gruppo
venne formato nel 1971 dal chitarrista Enrico Rosa e dal batterista/flautista
Mauro Sarti, che avevano precedentemente suonato con gruppi minori come Senso
Unico e La Verde Stagione, insieme al bassista italo-americano Richard Ursillo
(chiamato Paul Richard nelle note di copertina dell’album perché “suonava meno
italiano”).
Il
tastierista Alfredo “Carlo” Barducci era un musicista diplomato in corno
francese, e il gran numero di strumenti suonati diede al nuovo gruppo la
possibilità di unire un rock di ispirazione classica con mille influenze,
ottenendo un suono ricco e variegato.
Un quinto
componente fu il batterista Carlo Felice Marcovecchio, conosciuto per la sua
attività con il celebre gruppo fiorentino dei Califfi, e la presenza di un
secondo batterista diede a Sarti la libertà di suonare il flauto in molti
brani.
Il gruppo
ebbe una buona attività live, suonando con diversi nomi, finché quello
definitivo, Campo di Marte (da un quartiere di Firenze), venne deciso durante
le registrazioni dell’LP.
I testi
dell’album si riferiscono alla stupidità delle guerre, e in contrasto la
copertina contiene un’illustrazione di antichi mercenari turchi che infliggono
a se stessi delle ferite per dimostrare la loro forza ed il loro coraggio. Lo
stesso disegno venne usato nei poster del gruppo.
Campo di
Marte è
un bellissimo album, non particolarmente originale ma molto ben composto,
suonato e cantato, con alcune parti orchestrali che possono ricordare il lavoro
successivo dei Maxophone, con grande uso di flauto e corno francese.
Il buon
uso di chitarra e tastiere in tutto l’LP lo rendono un album essenziale in ogni
collezione di prog italiano.
I sette
brani sono intitolati in sequenza (dal Primo tempo al Settimo tempo) come i
movimenti di una composizione sinfonica.
Un brano,
registrato insieme al resto dell’LP, Si può riuscire,
del quale era prevista l’uscita su 45 giri, non è mai stato pubblicato.
Sfortunatamente
un lungo tempo passò tra la composizione del disco e la sua registrazione e
pubblicazione, e i musicisti avevano completamente perso l’interesse nel gruppo
quando uscì il lavoro.
Il
disinteresse era stato accresciuto dalla assoluta mancanza di promozione da
parte della casa discografica, che aveva anche costretto il gruppo a modificare
alcuni testi.
Il chitarrista
Enrico Rosa (che era stato anche il compositore dell’intero album) registrò un
secondo album del Campo di Marte che era piuttosto un album solista, totalmente
diverso dal disco di esordio, ma questo non venne mai stampato dalla United
Artists, che lo considerava poco commerciale.
Rosa si
trasferì in Danimarca nel 1974 ed è tuttora un musicista professionista in quel
paese, avendo avuto una lunga attività come chitarrista di studio e musicista
solista nel campo del jazz e della musica classica.
Il bassista
Paul Richard ricomparve nei Sensations’ Fix con il suo vero cognome Ursillo, a
ha suonato con questo gruppo in tutti i suoi album. Ursillo aveva suonato negli
anni sessanta con il gruppo fiorentino Chewing Gum (conosciuti in precedenza
come Black Angels) con un unico interessante singolo dal suono hard uscito nel
1968 (Senti questa chitarra/Tu sei al buio - RCA Talent T15). Anche il
batterista Marcovecchio ha collaborato con i Sensations’ Fix di tanto in tanto.
L’altro batterista, Mauro Sarti, ha suonato più tardi con la Bella Band, con un
album per la Cramps nel 1978.
Nel 2003
il gruppo è stato riformato dai componenti originali Enrico Rosa e Mauro Sarti,
insieme con Eva Rosa (flauto dolce), Matin Alexandr Sass (tastiere) e Maurilio
Rossi (basso), per alcuni concerti in Toscana e per la registrazione del CD
live Concerto zero.
Il doppio
album comprende la registrazione di un concerto del 1972, originariamente
uscito su un LP promozionale in copia unica stampato dal gruppo, e tutto il
concerto del 2003 della nuova formazione.
http://www.italianprog.com
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