Prosegue la collaborazione stretta tra Stefano Giaccone e
gli Airportman e questa volta produce la
testimonianza di uno spettacolo teatrale performato il 21 gennaio 2023
al Teatro Magda Olivero di Saluzzo.
Non solo musica quindi, ma un evento che ha visto sul palco
differenti attori, i cui nomi sono indicati nell'immagine a seguire.
Il titolo che Stefano Giaccone e Giovanni Risso (Airportman) hanno scelto per denominare il CD è “Una chiara presenza”, album all’interno del quale troviamo quanto accaduto oltre un anno fa, suddiviso in due atti, e la sottolineatura “Costumi ed oggettistica forniti da…” porta a pensare che gli aspetti sonori - gli unici che ci sono concessi - siano solo una parte dei desideri propositivi e creativi degli autori, e che solo chi era presente abbia potuto vivere in toto una esperienza unica.
Sintetizzo un po’ di storia dei “titolari del progetto” utilizzando note ufficiali.
Stefano Giaccone è considerato uno dei più rilevanti musicisti della scena indipendente italiana, con una storia artistica affollata di eventi ed esperienze sia come solista sia in gruppo. Nasce nel 1959 a Los Angeles; nel 1966 si trasferisce in Italia, a Torino; nel 1982 fonda con altri musicisti (tra cui la cantante Lalli) il progetto FRANTI e dal 1995 aggiunge alla musica una sua personale ricerca nel mondo della Voce Teatrale. Dal 1998 al 2009 vive in Galles (UK). Poi in Sardegna dove dirige il Progetto Nostos, quindi in provincia di Cuneo dove produce e rappresenta lo spettacolo “MODERN” con il gruppo Airportman. Quindi ancora Torino dove produce altri spettacoli, tra cui “Vincenzina Franti” e “Occhio folle, occhio lucido”.
Airportman nasce dalle ceneri di un gruppo che si chiamava “ratarè”, una band con una voce femminile, che realizzò in autoproduzione almeno 5 dischi, con canzoni vere e proprie. Dopo quell’esperienza, Giovanni Risso e Marco Lamberti presero coscienza che la dimensione canzone propriamente detta non riusciva più a rappresentare al meglio quello che volevano dire nei testi, e iniziarono a scrivere le liriche ed a cucire attorno una musica che li avvolgesse e li rappresentasse, senza per forza cantarli o semplicemente enunciarli. Nacque così il progetto Airportman e la formula è rimasta per lo più immutata, salvo cercare direzioni musicali nuove che comunque hanno la caratteristica di essere una sorta di colonna sonora alla parte letteraria.
Torniamo all'attualità, utilizzando e sintetizzando la preziosa didascalia inviatami da Giaccone, senza la quale sarebbe stato difficile entrare nel cuore del nuovo lavoro.
Partiamo dal fantomatico pseudonimo “Tony Buddenbrook”,
dietro al quale si nasconde Giaccone, appellativo catturato dal romanzo di
Thomas Mann, il cui titolo completo era “I Buddenbrook, decadenza di una
famiglia”. Riprenderemo dopo il concetto.
La seconda parte dello spettacolo è dedicata a “Le stesse
cose ritornano”, album di Giaccone/Buddenbrook del 1998, in cui veniva utilizzata
una citazione dal romanzo “L’uomo
senza qualità”, di Robert Musil, il cui senso profondo era l’invito a non
chiedersi mai il motivo delle azioni dei nostri antenati, accettando in modo totale
le loro condizionanti - per noi - scelte
del momento, facendo riflettere sul fatto che, al di là della volontà di ogni
singolo essere umano, i percorsi della vita possano prendere pieghe inaspettate,
non cercate e alla fine, forse, insoddisfacenti.
Dalle note biografiche su scritte si riesce solo ad
immaginare il girovagare dell’autore, una sorta di avventura permanente che
riporta alla vicenda letteraria di Tony Buddenbrook, personaggio femminile e
una delle protagoniste del romanzo di Mann, unica superstite di una famiglia
borghese spazzata via dal moderno che avanzava nel Nord Europa alla fine dell’Ottocento.
Ma qual era la famiglia di Giaccone nel 1996, quando, attorno
ai 40 anni, iniziò a scrivere quelle canzoni?
La logica di Musil, captata in quegli anni, è ancora un aiuto
e, più che andare alla ricerca di improbabili risposte, è forse meglio
accettare la logica della casualità degli eventi, realizzando idealmente e
rigorosamente quali siano stati i risultati, giorno dopo giorno, anno dopo anno,
sperando che quanto accaduto possa essere d’aiuto a chi, per mero elemento
anagrafico, necesiti di linee guida.
Come non essere d’accordo!
La lettura delle indicazioni preventive mi ha condizionato nell’ascolto, perché il pensiero di Giaccone, appena sintetizzato, è quello di qualsiasi anima pensante giunta alla piena maturità. Sono eventi/concetti che rendono saggi chi li ha vissuti, a volte "pericolosi" per chi gira al contorno, certo è che spesso sono portatori di alcuni rimpianti, di alcuni rimorsi che spingono alla riflessione continua.
Tutto questo percorso di vita arriva all’ascoltatore - attento - di “La chiara presenza”, una rappresentazione artistica che, pensando al passato, sottolinea tutti i passaggi dell’evoluzione personale, facendo riferimento a elementi storici ma lasciando il profumo di concetti senza tempo, come l’amicizia ad esempio, quel tacito accordo che nasce tra persone sensibili e virtuose, che si materializza e si percepisce nel viaggio che Stefano Giaccone e gli Airportman ci presentano sul palco del Teatro di Saluzzo.
Non ho trovato nulla di proponibile in video/audio e quindi
fornisco un sample estrapolato dall’album originale “Le stesse cose ritornano”.
Si intitola “Il sarto”.