Dopo un lungo periodo, quattro anni, Alex Carpani
ritorna con un nuovo album, 4 Destinies, cinquantacinque minuti di musica
suddivisi su quattro lunghe tracce.
In tempi in cui la musica progressiva
è tornata prepotentemente alla ribalta, pur restando relegata a proposta
settoriale, stato oggigiorno difficilmente superabile, la proposta di Alex
Carpani risulta di estremo fascino e coerenza, ed esaurito il primo brano si ha
già l’illusione di camminare a ritroso nel tempo. Tanti sono gli elementi che
influenzano l’ascolto, nel senso citato:
-le lunghe suite, tipiche dei primi seventies
-il tipo di strumentazione e il genere che ne consegue
-la presenza di David Jackson
-la produzione di Cristiano Roversi
Ed è poi difficile per me dimenticare le origini della passione di
Carpani, quell’incontro con Keith Emerson che gli cambiò la vita.
Nell’intervista a seguire Alex ci regala qualche dettaglio e fornisce un
punto di vista obiettivo sul suo nuovo album e sui cambiamenti avvenuti nel
periodo di “latitanza da disco”, controbilanciati da un’ estrema prolificità
dal punto di vista dei live: la performance da palco è il punto più alto
dell’opera del musicista.
I contenuti, proposti in lingua italiana e inglese, fanno riferimento ad
un argomento che credo si possa considerare una generale riflessione
quotidiana, anche se spesso mascherata e “trattata” a livello inconscio.
E’ la visone di un’opera di Michelangelo
Pistoletto - cover dell’album - che suggerisce il tema, un’analisi di un
percorso di vita, all’interno del quale nasce sempre la necessità di operare
scelte ad ogni bivio che si trova sulla via, con la concreta
possibilità, idealizzata a posteriori, che un'azione differente avrebbe potuto
cambiare drasticamente il cammino, forse in meglio o forse in peggio, ma
sicuramente diverso sarebbe stato l’approdo. Da scrivere un libro!
La Alex Carpani Band scrive anch’essa, non un libro, ma qualcosa che mi
appare estremamente complesso nella costruzione, anche se decisamente lineare e
alla portata di chiunque abbia un minimo di preparazione e provi amore per il
genere.
La presenza di David - che come evidenziato è l’elemento in più, attivo
anche dal punto di vista creativo - conduce verso sonorità conosciute, ed è
bene rimarcare che, se è vero che esistono nel mondo schiere di ottimi
fiatisti, è fatto certo che il carattere dei sax di Jackson è unico,
riconoscibile in mezzo a tanti, e contribuisce a creare il ponte tra il passato
e l’attualità musicale.
L’update della formazione, avvenuto negli ultimi tempi, non è stato da
poco, con l’avvicendamento della sezione ritmica e il reclutamento di Joe Sal
alla voce, modifiche che hanno inciso sulla compattezza del sound, figlia della
solidità del gruppo, perché l’essere amici e credere nel lavoro in team, alla
fine paga sempre.
E se a tutto questo si aggiunge il tocco di Cristiano Roversi il gioco è
fatto, e 4 Destinies si trasforma in un possibile manifesto del prog
italiano, un punto di riferimento che, non ho dubbi, troverà la miglior
collocazione on stage.
Da non perdere… assolutamente!
L’INTERVISTA
Sono passati circa quattro anni
dall’uscita del precedente album, “The Sanctuary”: che cosa ti è accaduto,
musicalmente parlando, in questo lungo periodo?
In realtà avrei voluto che
questo periodo fosse meno lungo, ma non è facile, anche perché siamo
praticamente sempre in tour dal 2007, non ci siamo mai fermati. Quasi 100 concerti
in 18 Paesi di 3 continenti! Questo assorbe molto tempo, molte forze e molte
energie, anche solo per il booking, la preparazione e l'organizzazione. Musicalmente parlando,
comunque, ho iniziato a collaborare con David Jackson, col quale è nata una
vera amicizia ed una sintonia che ci porta ormai a capirci al volo, senza
bisogno di parole, anche sul palco. Ci sono stati, poi, diversi cambi di
formazione nell'ACB, che hanno riguardato il batterista ed il bassista. Da
quasi due anni abbiamo trovato un assetto stabile, che ci consente di lavorare
con più linearità. Abbiamo anche inserito un vocalist di ruolo che, forse,
mancava nel gruppo. Ettore Salati, alle chitarre, è sempre presente, invece,
dalla prima formazione dell'ACB. Ora alla batteria c'è Alessandro Di Caprio, al
basso GB Giorgi ed alla voce Joe Sal (al secolo Giorgio Salati, fratello di
Ettore). Sono tutti ottimi musicisti, preparati ed incredibilmente seri, oltre
che amici, coi quali si sta bene insieme. Ed è bello condividere tutte le emozioni
che viviamo ad ogni concerto.
Il tuo nuovo disco “4 Destinies”,
parte dal concetto affascinante e misterioso legato alle varie possibilità che
ci si prospettano davanti, in un percorso di vita, che può cambiare
drasticamente a seconda del tipo di scelta: da cosa sei stato ispirato?
Da un'opera di
Michelangelo Pistoletto che fotografai al museo di arte moderna di Fort Worth,
in Texas, nel 2009. Quella immagine è rimasta in un cassetto per anni, fino a
quando ho capito che poteva diventare il punto di partenza per un percorso
musicale che parlasse dell'esistenza umana e delle direzioni che può prendere
la vita di ognuno di noi a seconda di dove si decide di volgere lo sguardo. La
foto, poi, è diventata anche la copertina del disco. Ci ha suonato l'ACB al completo
con anche David Jackson, per la produzione di Cristiano Roversi, col quale è
iniziata una collaborazione molto stimolante e promettente, ispirata da una
sintonia pressoché totale sul modo di intendere la musica e questa musica in
particolare. Rispetto ai
due album precedenti ci sono più parti cantate, più spazio per la voce e meno
virtuosismi. C'è anche una modernizzazione del sound in generale, con sonorità
più dissonanti, acide e ruvide in alcuni momenti, unite al sinfonismo ed alla
melodia.
Il “cantato” è suddiviso tra inglese
e italiano: che significato ha, nella tua proposta, la doppia lingua?
Credo che da un lato
rifletta la mia anima cosmopolita, frutto anche delle mie esperienze di vita in
Paesi diversi e dal mio sangue misto. Dall'altro c'è anche la volontà di
mantenere un carattere internazionale e sicuramente vicino alla sensibilità
anglosassone, che credo caratterizzi un pò tutta la mia musica, senza però
dimenticarmi dell'Italia e del Prog italiano a cui molti, all'estero, mi
accostano.
Continua la tua collaborazione con
David Jackson: fa ormai parte della band? Collabora anche dal punto di vista
della composizione e “legge” parte scritte da te?
David è un ospite, ma è
quasi come se facesse parte della band. Condivide tutto con noi e ormai ci
segue in tutti gli angoli del mondo da quasi due anni. Ovviamente l'ACB
continua a fare anche concerti da sola, in cui propone solo il mio repertorio. David interpreta e suona
le parti che scrivo per lui nei miei brani, ma allo stesso tempo crea autonomamente
anche nuove linee melodiche. E' successo così in 4 Destinies ed è proprio ciò che volevo accadesse. E' molto
orgoglioso di questo album e lo sente anche suo.
Che cosa lega i tuoi due album?
Esiste un bridge o un wall?
The Sanctuary e 4 Destinies concettualmente non hanno
nulla in comune: l'uno è fatto di 10 brani per metà strumentali, l'altro è
fatto di 4 lunghe suites cantate. Anche musicalmente sono molto diversi, anche
se la comune matrice prog si riconosce ovviamente, così come il mio stile espressivo
e compositivo.
Come pubblicizzerai il tuo nuovo
lavoro?
Attraverso i concerti
(quest'anno arriveremo a circa 25 concerti, di cui la metà all'estero, il che è
un vero record), i social network, le recensioni sulle riviste e siti
specializzati, la promozione che sta già facendo la mia etichetta, la F2 Music
(UK).
Formazione
Alex Carpani - keyboards & lead vocals
Ettore Salati - guitars & bass pedals
Joe Sal - vocals
Giambattista Giorgi - bass
Alessandrio Di Caprio - drums
Tracce
- The Silk Road (13:00)
-Time Spiral (13:32)
-Sky and Sea (14:04)
-The Infinite
Room (14:18)