Circa tre anni fa, da questo spazio, commentavo “Mandolin Journey”, album del Carlo Aonzo Trio, lo stesso ensemble che oggi propone “Mandol Italy”, il nuovo lavoro.
Esiste una stretta connessione tra
i due progetti, che ha a che fare con la propensione all’altruismo, alla voglia
di divulgazione, alla cultura, alla tradizione… in sintesi, la qualità estrema.
Il fil rouge di cui parlo è la
voglia di utilizzare la musica - e gli strumenti acustici legati alle radici
popolari - per viaggiare, scambiare messaggi, proporre novità attraverso
l’antico, rappresentando così uno spazio ben preciso che, contrariamente al
cosmopolitismo del disco precedente, diventa oggi il contorno della nostra
penisola.
L’idea è quindi quella di un nuovo
itinerario, utilizzando però una zona più ristretta e, almeno sulla carta, più famigliare,
quell’Italia che, in giro per il mondo, è conosciuta per aspetti positivi e
negativi attraverso stereotipi e luoghi comuni, ma che riesce sempre a far
innamorare chi la attraversa, magari occasionalmente.
Carlo Aonzo e i suoi sodali
affrontano un percorso complesso, ambizioso, ricco di difficoltà tecniche, ma
il risultato appare incredibile, e ciò è dovuto in parte alle grandi skills dei
protagonisti (oltre ad Aonzo e al suo mandolino troviamo Luciano Puppo al
contrabbasso e Lorenzo Piccone alla chitarra) di cui mi pare superfluo
disquisire, ma aggiungerei che ciò che arriva al fruitore della loro musica è
l’essenza, l’idea, la passione, il sogno…
La determinazione con cui si cerca di penetrare in profondità non ha nulla a che vedere con la pianificazione, ma la voglia di diffondere il verbo appare a tratti prorompente.
La determinazione con cui si cerca di penetrare in profondità non ha nulla a che vedere con la pianificazione, ma la voglia di diffondere il verbo appare a tratti prorompente.
Conosco personalmente Aonzo da
molto tempo e lo considero un musicista privo di paletti ideologici, cosa non
certo semplice da ritrovare - nella vita, non solo nella musica -, e il team
che ha costruito nel tempo appare in totale sintonia.
Se poi aggiungiamo una sezione di
ospiti pazzesca, che Aonzo propone a seguire, ecco che “Mandol Italy”,
diventa un gioiellino che abbatte ogni tipo di catalogazione.
Vengono sciorinati pezzi italiani storici suddivisi
per regione, rivitalizzati da arrangiamenti innovativi, e succede che il grande
protagonista, il mandolino, buca gli spazi, supera i confini, e riesce a
distruggere immagini sacre e consolidate, entrando potenzialmente nella vita e
nella storia di ogni anima sensibile.
Folk, rock, blues, classica…
melodia e ritmo, elementi fondamentali per raccontare l’Italia, con un percorso
itinerante che suggerisce un modello integrativo, argomento molto sentito di
questi tempi.
Non mi soffermo sui dettagli,
ovviamente fondamentali, perché rischierei di duplicare informazioni e pensieri
- interessantissimi - contenuti nell’intervista che Carlo Aonzo mi ha
rilasciato e che consiglio di leggere con attenzione, particolari davvero
esaustivi e completi.
Ho preferito realizzare una sorta
di introduzione, il cappello ad un ascolto che consiglio, così come credo siano
da cogliere al volo le occasioni di vedere il Carlo Aonzo Trio in fase live.
Il mio stato d’animo durante
l’ascolto? Emozionato!
L’INTERVISTA REALIZZATA
CON CARLO AONZO
Utilizzare la musica per delineare
percorsi geografici non è per te una novità: cosa ti ha spinto questa volta a
proporre un “viaggio” tutto italiano? Aggiungo… le possibilità di scelta
all’interno del “nostro” mondo musicale sono sterminate: con quale logica o
criterio selettivo hai delineato la scaletta?
“Mandol Italy”, un disco di cui siamo molto fieri, che
ha avuto una genesi davvero ordinaria. Abbiamo cercato un concept per un nuovo
album dopo “Mandolin Journey”, ed è venuto naturalissimo scegliere come
argomento la musica italiana. Un po’ perché andando in giro per il mondo ci fa
piacere portare il messaggio della nostra musica attraverso brani che per noi sono
storici e ci rappresentano, ma che cerchiamo di riportare all’attualità. Questa
idea dell’album è venuta fuori pian piano, un po’ per il repertorio che avevamo
già pronto dopo il “Mandolin Journey”, fatto da brani che avevamo
preparato e a cui poi ci siamo appassionati; altri pezzi, che erano già nel
cassetto, li abbiamo esclusi perchè non entravano nell’idea generale
dell’album. Ma ci è piaciuto anche fare una ricerca in questo senso, scovare
brani che rappresentano il nostro passato e il nostro essere italiani. Abbiamo
cercato di rappresentare un po’ tutte le regioni - anche se ovviamente è
difficile “mostrarle” tutte -, scegliendo i brani che per noi erano più
accattivanti, alternati a quelli che erano più significativi, con qualche
eccezione, come nel caso di Carlo Munier, musicista virtuoso del passato, uno
dei padri della musica mandolinistica, non conosciuto al di fuori del suo mondo,
ma in ogni caso un pezzo importante della storia dello strumento che
rappresenta l’Italia e che va riscoperto, ovviamente parlo del mandolino.
Quindi questa ricerca di “mostrare” l’Italia non è solo geografica, tocca anche
la memoria degli italiani; c’è anche un tributo alla storia della televisione
con il brano che noi conosciamo come “Carosello”, che è in realtà un
brano tradizionale che si chiama “Pagliaccio”, e lo stesso vale per il
brano che noi idealizziamo come “Intervallo”, che è in realtà un pezzo
di Musica Barocca che abbiamo riattualizzato (Toccata in La Maggiore).
A che tipo di pubblico si rivolge
il progetto “Mandol Italy”?
Questo è il bello
del nostro progetto, lo dobbiamo scoprire! È vero che pensiamo ad un pubblico anche
internazionale, perchè le nostre attività concertistiche si svolgono anche
all’estero, e in quei luoghi il brano che rappresenta la nostra italianità,
quello universalmente riconosciuto, è “Volare”; gli americani conoscono
bene anche la canzone “Arrivederci Roma”, grazie al film che l’ha
lanciata e che è famoso oltreoceano, ma per gli stranieri tutto il sound legato
al mandolino rappresenta l’Italia; è bene sottolineare come all’estero il
mandolino non sia appicciato necessariamente all’immagine del Sud Italia, come
invece il luogo comune vuole qui da noi, stereotipo tra l’altro sbagliato,
perché il mandolino è uno strumento tutto italiano che è diventato solo più
tardi simbolo della napoletanità, ma in realtà veniva suonato in tutto il paese…
ricordiamo Vivaldi, Paganini, quindi soprattutto attività nel Nord Italia,
anche se è palese l’esistenza di un ricchissimo repertorio napoletano.
Sicuramente l’album
si rivolge ad appassionati di musica acustica, perché il nostro progetto è
tutto acustico; poi agli amanti della musica mandolinistica, un mondo in
grandissima crescita ovunque, grazie alla nascita di molti nuovi mandolinisti e
alle straordinarie proposte musicali attuali, che prevedono l’utilizzo dello
strumento nella musica rock e pop. Il pubblico quindi è quello a cui piace la
musica dal vivo, quella da ascolto, gli arrangiamenti ricercati e tutto quell’ambito
di fruizione musicale a cui noi ci rivolgiamo.
Mi parli dei tuoi compagni di
viaggio, con cui costituisci un trio ormai consolidato?
I miei compagni di
viaggio sono musicisti straordinari. Lorenzo Piccone, chitarrista e arrangiatore,
ha un futuro luminoso davanti a sé, sta realizzando cose veramente notevoli
anche negli Stati Uniti e sentiremo sicuramente parlare di lui in futuro, mentre
Luciano Puppo è un veterano del jazz italiano e folk nostrano. Parlo di
musicisti non comuni, ma soprattutto di fantastici compagni di viaggio e
grandissimi amici… insieme condividiamo lo spirito specifico del trio e dei
vari progetti musicali.
Siamo al secondo
album, ce ne saranno sicuramente altri. Abbiamo in programma di andare in
Australia agli inizi del prossimo anno, poi in primavera o nell’estate 2020 ci
sarà un’altra tournée nel Nord America, quindi grandi cose.
È interessante conoscere gli ospiti
che hai coinvolto, e come hai deciso l’abbinamento brano-musicista…
Gli ospiti sono
tutti musicisti fantastici e l’abbinamento lo abbiamo fatto in base al loro
passato e al retaggio musicale, quindi… chi meglio di Daniele Sepe poteva tarantellare
su John Coltrane? Sai, questa idea balzana di prendere il bebop e portarlo a Napoli
perché il mandolino suona il bebop… e chi è che poteva fare un’improvvisazione
su una tarantella con i cambi di accordo di “Giant Steps”, che sono
semplicemente inumani? L’unico che poteva riuscirci era lui, e ci ha “maledetti”
in tutte le lingue perché è stata un’impresa difficilissima, ma è riuscita
perfettamente, e ne siamo felicissimi; abbiamo rappresentato Napoli con una
delle canzoni più belle del repertorio che la caratterizza e con la tarantella
di Raffaele Calace, un altro dei padri della musica mandolinistica. Quindi ecco
il mandolino che si emancipa per ammiccare al bebop. Da evidenziare
l’intervento del percussionista africano Ismaila Mbaie, che ha accompagnato
tutta la traccia con le sue percussioni, anche questo per far evolvere la
tarantella e farla diventare word music.
Poi abbiamo Antonio
Marangolo, che improvvisa sulla suite romana, lui che ha passato gran parte
della sua carriera musicale con il fratello a Roma, e assieme abbiamo deciso di
celebrare questo passato anche abbastanza recente… ricordiamo quando era la
norma che un brano partisse con un assolo di sax!
Abbiamo avuto la
fortuna di ospitare Ike Stubblefield all’organo hammond, fatto eccezionale.
Abbiamo scelto “Volare” perché già lo conosceva, e ha accettato la sfida
di farlo diventare una cosa blues, quasi funky.
C’è poi Fabio
Rinaudo, che ha impreziosito la suite siciliana, che abbiamo fatto diventare molto
folk, rurale, e quindi abbiamo aggiunto i flauti e la cornamusa.
In questa sezione è
presente un retaggio del mio passato lavorativo, perché entra in gioco il marranzano,
e la persona che lo suona è un vigile del fuoco, un ufficiale di Genova che si
chiama Tommaso Bellomare, felicissimo che lo abbia invitato ad arricchire questa
parte con lo scacciapensieri, strumento tipico della regione; lui è l’unico
“non musicista” del nostro parco ospiti.
Abbiamo ancora Riccardo
Zegna, straordinario jazzista ligure con il quale abbiamo realizzato la
versione in 5/4 di “Ma se ghe pensu”, ed è venuta fuori una chicca di
cui siano orgogliosissimi. Anche in questo caso trattasi di emancipazione
musicale.
Continuo con Rodolfo
Cervetto alla batteria, che ci ha aiutato in alcune tracce, come “la suite
dei baci”; in questo caso lo swing up bit aveva bisogno di una mano esperta
alla batteria e in lui l’abbiamo trovata.
Continuo con
Claudio Bellato, fantastico musicista savonese che ha contribuito anche
all’arrangiamento di “Madunina on Broadway”, un’idea che avevo da tempo,
e quindi il suo apporto ha superato il solo intervento strumentale.
Abbiamo poi
Riccardo Tesi, grande organettista che non ha bisogno di presentazioni, che
duetta con noi su una mazurca di Carlo Munier - cioè sul repertorio che più si
addice al suo stile e genere -, la “Mazurka Sentimentale”, un pezzo
classico del mondo mandolinistico, che con lui si avvicina al mondo più folk,
ma sempre aulico e raffinatissimo.
Come pubblicizzerete l’album?
Questa può essere l’occasione per dire che non abbiamo un
management, è un’autoproduzione, quindi è nata come una cosa molto spontanea, basata
sull’istinto; non esiste una strategia commerciale, non la cerchiamo.
Promuoveremo sicuramente l’album ai nostri concerti come abbiamo sempre fatto, spediamo
il disco a chi sappiamo può fare recensioni, accettiamo complimenti e
soprattutto critiche costruttive, per poter fare cose sempre più belle ed
essere stimolati a creare e andare avanti con il nostro lavoro. Questo è lo
spirito del nostro progetto musicale, che nasce dall’amore per la musica e non ha
come fine la realizzazione di un prodotto commerciale.
Questi i
titoli di “Mandolitaly”:
Nel Blu
Dipinto di Blues
- Volare (D.
Modugno)
Ma Se Ghe
Pensu (A. Margutti)
Baci in
Quantità
- Ba Ba
Baciami Piccina (L. Astore)
- Un Bacio a
Mezzanotte (G. Cramer)
Roma
-
Arrivederci Roma (R. Rascel)
- Roma Nun
Fa la Stupida Stasera (A. Trovaioli)
Mazurka
Sentimentale (C.
Munier)
Marcia
Eroica (C. Munier)
Voce 'e
Notte (E. De Curtis)
Taranta
Steps
- Tarantella
(R. Calace)
- Giant
Steps (J. Coltrane)
Da un
Balcone Ungherese
(N. Bruzzone)
Pagliaccio
(Carosello)
(traditional)
Toccata
in La Maggiore
(Intervallo) (P. D. Paradisi)
Nebbi'a
la Valle (Amara
Terra Mia) (traditional)
Trinacria
Suite
- Tarantella
(traditional)
- Ciuri
Ciuri (F. P. Frontini)
- Vitti na
Crozza (F. Li Causi)
Madunina
On Broadway
- O Mia Bela
Madunina (G. D'Anzi)
Clara's
Suite
- Vulcano
(M. Cavallari)
- Oh, Katia!
(traditional)
Formazione:
Carlo
Aonzo: mandolino
Luciano
Puppo: contrabbasso,
basso
Lorenzo
Piccone: chitarra
Alcuni illustri
"Special Guests", veri leader nei rispettivi generi, hanno partecipato al nuovo cd, musicisti
straordinari che hanno dato un contributo prezioso ed originale a questo
lavoro, con l'aggiunta di nuovi timbri e colori: Claudio Bellato
(chitarra), Tommaso Bellomare (marranzano), Rodolfo Cervetto
(batteria), Antonio Marangolo (sax tenore), Ismaila Mbaye (percussioni
africane), Fabio Rinaudo (cornamuse, flauti), Daniele Sepe (sax
soprano), Ike Stubblefield (organo hammond), Riccardo Tesi
(organetto diatonico), Riccardo Zegna (pianoforte).