Claudio Milano ci
regala il suo approfondito commento relativo al recente tour italiano di
Peter Hammill.
Dalla “Terra Incognita”, il cantore delle stelle e dei vuoti interiori
e il suo tour italiano
“Le canzoni per me sono solo un pretesto, un vestito attorno
all'emozione che raccolgo dall'aria e porto alla gente. Io sento quello di cui
chi mi ascolta ha bisogno in un certo momento e suono quell'emozione, nessuna
mia interpretazione sarà mai uguale all'altra”.
A cena, dopo il concerto di Trieste, queste le parole di un Peter
Hammill intento a consumare a fatica mezza cotoletta con una foglia d'insalata.
Un uomo di un'eleganza e una cordialità estranee ad un paese chiassoso
come il nostro che pure la sua musica ha amato più di qualsiasi altro, perché
teatrale, altamente manifestata, come in un “nostro” rito cristiano e pagano al
contempo, tra donne urlatrici ma pie, dal viso coperto con un velo nero, mentre
i fiori dispensano un tripudio di colori e il sole incendia il bianco delle
case.
Perennemente sospeso tra una vitalità estrema e il senso di morte, il
dramma nell'accezione più arcaica del termine e la grazia, Hammill, ha voluto
dedicare all'Italia tre date davvero speciali per presentare il suo nuovo album
Consequences.
Una forma vocale eccezionale, capace di abissi sempre più terrifici
con gli anni e vette ora urlate, ora appena sussurrate in un sofferto falsettone
rinforzato da contraltista di formazione gesuita, quale è stato, che
traghetta in una frazione di secondo al boato in voce piena.
L'immagine che resta è quella di un corpo esile che si contorce in
continui spasmi su una chitarra e un pianoforte strazia(n)ti. Un uomo che non
ha bisogno di vestirsi in un modo particolare (una lunga camicia bianca e un
pantalone di tuta nera per tutte e tre le date) e che può permettersi anche
indifferenza nei riguardi della perfezione esecutiva, relegandola come lui dice
“ai cultori della musica classica”. Un'artista che non ha necessità di
risultare presente sul palco in altro modo che non sia la messa in scena di sé,
di ciò che gli è dato nel momento, con un'autenticità che non ha termini di
paragone passati e presenti, ma moltissimi epigoni, dichiarati e non.
Tre date differenti, più misurata quella di Trieste, inventiva e a suo
modo “perfetta” nel dispensare emozione senza riserve e accuratezza esecutiva
quella di Schio, estremamente passionale quella milanese.
Il Teatro Miela a Trieste è gremito e l'organizzazione di Davide
Casali e Musica Libera ineccepibile. Eccellente l'audio, pianoforte Yamaha gran
coda, chitarra acustica, graditissima la presenza del Peter Hammill &
Van Der Graaf Generator Study Group, uno dei massimi organi di studio
mondiali della musica del cantore inglese.
L'inizio è dei migliori con una The Siren Song cantata con
fervore e nitidezza vocale, il suono della voce tenuto alto sul palato e “di
testa” con una risonanza, un pathos e un controllo di dinamiche che
letteralmente “scuote” il pubblico dalle poltrone. I migliori episodi della
serata sono le esecuzioni di Bravest Face, dal nuovo album, di gran
lunga più apprezzabile dal vivo e di A Better Time, qui proposta in una
versione inedita, sommessa, fino all'esplosione in un liberatorio, lungo acuto
finale. Quando a cena gli chiedo del perchè di una performance così differente
da quella in studio e dai live precedenti che mi sono passati tra le mani,
Hammill, sicuro, risponde “quando ho scritto il pezzo era importante
comunicare alla gente che non c'era alcun migliore momento per svegliarsi alla
propria vita e il brano era un inno, oggi... ogni periodo storico merita di
essere cantato in modo diverso”. I primi secondi di Shingle Song,
cantati a cappella, sono da pelle d'oca. Ancora una volta, la performance di Patience,
mostra come questo sia il brano che per quanto tecnicamente tra i più impegnativi,
l'interprete inglese sa affrontare con una sicurezza senza riserve e grande
resa emotiva, un capolavoro di classe compositiva e partecipazione
interpretativa che merita l'entusiasmo del pubblico.
Da un concerto bellissimo a Trieste ad uno meraviglioso a Schio
A rendere peculiare la data, felicemente
organizzata dall'associazione 'Schiolife' e Claudio Canova, la scelta di
esibirsi inizialmente alla chitarra e, poi, al piano - un insolito Yamaha
digitale - attraverso una formula inconsueta con ben 4 set diversi: chitarra -
piano- chitarra e pianoforte ancora, un inedito nella storia delle esibizioni
di questo artista. Poi, la dedica introduttiva a Driven e Sitting
targets: scelte per 'il paese della macchina'. Schio, appunto. Dove nel
1892 viene acquistata - da Gaetano Rossi - la prima autovettura italiana.
Ma ancora... Levitas. Ecco come meglio
qualificare l'approccio di Hammill al palcoscenico di Schio, Teatro Astra.
Anche a fronte delle liriche più 'pesanti'. Si veda la divertita spiegazione a
corollario dei (drammatici) versi di Close to me. “Non sono io in
pericolo” - afferma PH - riferendosi, sorridendo, al testo. Non tutto è
autobiografico, aggiunge, in italiano: “Io scrivo delle storie”. E
subito - mettendo(ci) in guardia dal rischio, costante, dell'equivoco,
dell'incomprensione - si lancia in una indimenticabile Losing faith in words,
gemma assoluta del concerto. La fonte: A Black box, 1980. L'album che
ogni seguace di Tom Yorke “dovrebbe” accostare. Il concerto ha inizio con una Comet,
magica come non mai, al piano apre invece una splendida Easy to slip away
dal primo vero disco solista del 1973. Magie anche
nel secondo set di chitarra: Slender Threads e Yoga con Been
alone so long e la inattesa accoppiata Last Frame e The habit of
the broken heart, pescate dall'ultimo album dei "vecchi" Van der
Graaf.
Un'altra sorpresa il secondo set di
piano con la splendida A run of luck prima della conclusiva Stranger
Still, sussurrata, con il finale - “a stranger, a wordly man”-
rivolto al pubblico, intonato senza microfono.
La sobria, concisa eleganza nei gesti,
la sicurezza esecutiva - rade le imperfezioni, pure pensando al recente passato
- ed i frequenti sorrisi - incluso il consueto saluto: “grazie per la sera”
- hanno catturato per cento minuti gli oltre duecento presenti. Sino
all'ovazione finale. Con Hammill - sfinito - indotto a scusarsi per la mancata
concessione di un secondo bis, richiesto a gran voce, dopo Ophelia, alla
chitarra, con un pathos in più. Difficile esprimere giudizi diversi dal superlativo.
Hammill a Schio ha confermato la grande forma vocale ma ha aggiunto una cura
nella esecuzione strumentale in un concerto bellissimo, con una scelta di brani
assolutamente inedita e dilatata in un passato importante quanto in un presente
rappresentato con grande urgenza interpretativa.
Pausa di un giorno e poi Milano, la
Salumeria della Musica. Tra i pochi templi della musica ormai sopravvissuti in
una città che “era”, anche, culla culturale e che ora è divenuta sintesi della
nevrotica sopravvivenza, di chi “fa” e non sa perché.
Un club ben più raccolto rispetto alle
precedenti location, cosa che consente di accogliere e amplificare
(grazie anche ad un'eccellente regia audio) ogni minima sfumatura
interpretativa della voce di questo cantore delle stelle e dei vuoti interiori,
qui spesso condotta a un drammatico canto gutturale con prolungati kargyraa che
manifestano con cupa chiarezza il valore espressionista delle “canzoni”. Il
tema della serata, dirà Hammill è “Il passato e il presente” e su tale assunto
è organizzata la scaletta. Il primo è ben presentato da intense versioni di Last
Frame, Vision, Modern e House With No Door, le ultime
due, giustamente, salutate dalle standing ovation di un pubblico
calorosissimo, con la presenza, tra le altre, di una folta e colorita
rappresentanza del sito rockprogressive.it, che ha raccolto preziosi
documenti dell'evento.
Hammill, ha saputo, a modo suo, ringraziare con una serata che resterà nella memoria collettiva molto a lungo. Al presente sono ascrivibili le versioni di That Wasn't What I Said e A Run Of Luck da Consequences, The Mercy e Stumbled da Thin Air, Your Time Starts Now da A Grounding in Numbers dei Van Der Graaf Generator, per chi scrive, mai apprezzate in versioni così vibranti e pulite in un'esecuzione dal vivo, tali da creare una distanza non colmabile nel confronto con quelle in studio.
Hammill, ha saputo, a modo suo, ringraziare con una serata che resterà nella memoria collettiva molto a lungo. Al presente sono ascrivibili le versioni di That Wasn't What I Said e A Run Of Luck da Consequences, The Mercy e Stumbled da Thin Air, Your Time Starts Now da A Grounding in Numbers dei Van Der Graaf Generator, per chi scrive, mai apprezzate in versioni così vibranti e pulite in un'esecuzione dal vivo, tali da creare una distanza non colmabile nel confronto con quelle in studio.
Assai riduttivo, come nei due precedenti
appuntamenti, parlare di “concerto”. Un recital, che riduce la
dimensione temporale ad una piega davvero imperscrutabile, che toglie
significato alle categorie musicali e che ha il potere di impaurire,
commuovere, stranire. L'alieno (al mondo) Rikki Nadir di Nadir's Big
Chance (concept proto punk del 1975), ha voluto salutare ancora l'Italia da
vicino e tra un sorriso e un'increspatura del viso sempre più scavato a fondo
dal tempo, ha fatto ritorno in quella “Terra Incognita”, studio dove prendono
forma le sue lucide e drammatiche visioni, “per studiare i brani della prossima
tournée con i Van Der Graaf Generator” come ci racconta dal palco lui stesso. A
Giugno il prossimo capitolo discografico di una carriera che, ormai, ha
dell'incredibile.
- contributi per Schio di Emilio Maestri (Peter Hammill and Van Der Graaf Generator Study Group)
e Alberto Della Rovere -
Foto e video a cura di Massimiliano Cusano (rockprogressive.it)
Setlists:
Trieste, Teatro Miela 10/05/2012
The Siren
Song (Van der Graaf 'song)
Too many of
my Yesterdays
Just good
friends
Bravest Face
Time Heals
Comfortable
Shingle Song
Central Hotel
Stumbled
Amnesiac
Patient
Faculty X
The Mercy
A Better Time
A Run of Luck
Traintime
Encore: Modern
Schio,
Teatro Astra, 11/05/2012
The Comet, The Course,
The Tail
If I Could
Driven
Sitting Targets
Been Alone So Long
Last Frame (Van der Graaf 'song)
Easy to Slip Away
The Unconscious Life
Close To Me
Losing Faith in Words
Undone
Slender Threads
The Habit of the Broken
Heart (Van der Graaf Generator
'song)
- On Tuesdays She Used to
Do - Yoga
A Run Of Luck
Stranger Still
Encore: Ophelia
Milano,
Salumeria Della Musica 13/05/2012
My Room - waiting for
wonderland - (Van der Graaf Generator 'song)
That Wasn't What I said
Autumn
Meanwhile my Mother
Your Times Starts Now(Van der Graaf Generator
'song)
Vision
Last Frame(Van der Graaf 'song)
The Birds
Stumbled
Afterwards(Van der Graaf Generator
'song)
Modern
- This Side of - The
Looking Glass
Bravest Face
The Mercy
A Run of Luck
Still Life (Van der Graaf
Generator 'song)
Encore: House With No
Door (Van der Graaf Generator 'song)