mercoledì 17 aprile 2013

Nient'Altro Che Macerie-Al Vento


E’ freschissima l’uscita dell’album Al Vento, proposto da i Nient'Altro Che Macerie, a distanza di una anno dal loro esordio, Circostanze.
Ascoltando la loro musica, e leggendo con attenzione i testi, che trovano largo spazio anche nella presentazione del progetto, d’istinto viene da pensare che quel… E se mettessimo su un gruppo?, a cui si fa accenno nell’intervista a seguire, tipico della giovane età, qualunque sia l’epoca vissuta, segua un motivazione che si scosta dallo standard; lo stereotipo per me è rappresentato dalla necessità emulare il conosciuto e lasciare spazio al rock più duro possibile. La formazione a tre - chitarra, basso e batteria - alimenterebbe maggiormente il sospetto, in attesa di un’analisi più approfondita.
Ma poi si legge, si ascolta, si segue il testo mentre i brani incalzano, e ci si rende conto come l’obiettivo di questi ragazzi milanesi sia quello di lanciare forti messaggi, riflessioni ad alta voce che superano l’esigenza primordiale, e urlano il più forte possibile - e non è una questione di decibel - per spingere con tutta la forza del corpo le degradanti fotografie del quotidiano, regalandole … Al Vento
A questo punto della storia, il malessere nascosto sotto - e tra le macerie -  non conosce più categoria generazionale, sociale, geografica, perché tutti, ma proprio tutti, spesso inconsciamente, si affidano al vento, per far viaggiare la loro rabbia, nella speranza che qualcuno la raccolga e reagisca nel modo corretto.
I Nient’Altro Che Macerie disegnano, per chi ha voglia di ascoltare e vedere, l’alienazione e la tristezza, il degrado e la mancanza di energia, la delusione e l’impossibilità di cambiare, che nello specifico si localizza nella periferia milanese, ma che è dietro l’angolo di ogni casa di questo nostro paese.
La musica è essenziale, funzionale al racconto di vita, ma ha la peculiarità di saper generare piccoli tormentoni che ti rimangono dentro, e i lick di chitarra sono elemento caratterizzante che… amplificano il grido di disagio.
Al Vento sorprende per l’efficacia, per il saper dire in estrema sintesi ciò che l’attuale generazione vive drammaticamente, ma, ripeto, è una costante di ogni tempo.
Era il 1971 quando quattro geni della musica scrivevano e cantavano:

Teenage wasteland
It’s only Teenage wasteland
They're all wasted!

E anche loro si facevano fotografare su di un cumulo di macerie!
Ma noi abbiamo l’obbligo di lasciare spazio, seppur minuscolo, alla speranza.



L’INTERVISTA

Chi sono i “Nient’altro che macerie”? Come nasce la vostra passione per la musica?
I “Nient'altro Che Macerie” sono Simone (voce, basso), Andrea (chitarra) e Matteo (batteria). La passione per la musica di Andrea è nata quando ha visto Amedeo Minghi e Mietta cantare “Vattene Amore a Sanremo” (si scherza, ovviamente). In realtà abbiamo sempre coltivato tutti e tre questa passione, ognuno con sfumature differenti, fino al magico momento in cui ci siamo detti «E se mettessimo su un gruppo?».

Esistono band o artisti che vi hanno influenzato e su cui siete tutti d’accordo?
I quattro nomi facili sono Mogwai, Radiohead, Fine Before You Came, Raein.

Qual è il filo conduttore che lega i brani di “Al Vento”?
Come suggerisce il titolo ci piaceva l'idea di trasmettere, anche musicalmente parlando, un certo tipo di ariosità, un senso di apertura non meglio definito. Il filo conduttore potrebbe essere una "speranza disillusa", una speranza fine a se stessa, non entusiastica. Una speranza "al vento" che, venendo trasportata, può arrivare a posarsi da qualche parte ma può anche andare a perdersi.

Che giudizio date dell’attuale stato della musica, relativamente a talenti e opportunità di ottenere la giusta visibilità?
Facciamo fatica a rispondere a domande come questa perché sono questioni che tendiamo a non affrontare nemmeno fra di noi. Noi facciamo quello che facciamo perché ci diverte e stop. C'è sempre chi meriterebbe più attenzione (e c'è sempre chi ne meriterebbe di meno); resta il fatto che visibilità non è sinonimo di qualità e di credibilità, che per noi è forse la cosa più importante. Per noi l'importante è risultare credibili al nostro piccolo pubblico; arrivare a chiunque ora come ora non è una nostra priorità.

Che cosa accade nei vostri live? Amate l’interattività?
Dei nostri live non ci ricordiamo nulla se non che alla fine il palco è sempre pieno di reggiseni e il giorno dopo facciamo fatica a camminare.

Che cosa può fare la musica per alleviare il disagio che ormai attanaglia tutti, senza esclusione di fasce “protette”?
La musica dovrebbe semplicemente essere onesta, diretta. Dovrebbe parlare al cuore, allo stomaco e non solo al cervello.

Che tipo di rapporto avete con le nuove tecnologie?
Io (Matteo) e Andrea abbiamo un rapporto normale nel senso che ne facciamo tranquillamente a meno quando ci è possibile. Simone è più pratico e professionale perché facendo il fotografo le nuove tecnologie le mangia a colazione.

Come definireste la vostra musica in sintesi?
Electropoprocksynthkrautblacksymphonicdeephousepostrockpowermetal.
La vostra formazione in trio è funzionale alla vostra proposta o esiste casualità?
Metà e metà.

Che cosa vorreste trovare, nell’immediato futuro, sotto alle macerie?
Tanti, tanti, ma tanti soldi. Ma anche no.



Biografia

I Nient’altro Che Macerie sono in tre e vengono dalla provincia di Milano, quella che ti opprime e ti fa venire voglia di andare da tutt’altra parte, o che forse non esiste più ed è solo uno stato mentale. Suonare per prendere aria; suonare e urlare sentimenti talmente personali da diventare quasi universali. Urlare per prendere coscienza delle condizioni casuali che accompagnano i fatti e ne determinano la natura.
Circostanze”, esordio autoprodotto, è uscito nell’aprile 2012 in streaming e in free download su Bandcamp.
Al Vento”, nuovo album, esce ad aprile 2013 in free download e cd su V4V Records.

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