Sono certo che non riuscirò a far capire a questa giovane band marchigiana,
Gli Ebrei,
che cosa può riportare alle mente di chi ha vissuto il passato remoto della
musica l’ascolto del loro EP “Disagiami”.
Erano gli anni in cui c’era la voglia di nutrirsi di trame “complicate”,
fatte un po’ per i più impegnati, superamento di ciò che erano i brani con l’obbligo
dei tre minuti e della rima cuore-amore, e così fiorivano le prog band.
All’improvviso arrivò una ventata di aria nuova, un moto di ribellione, un
modo differente di proporsi, con l’intento di rompere gli schemi e di urlare un
malessere generazionale. E così nacque il Punk, che nella sua semplicità
musicale riuscì a lasciare il segno, e per sempre.
Senza volermi sbilanciare in paragoni ed etichette, Gli Ebrei rappresentano una voce “diversa”, che utilizzano per
urlare un malessere, un disagio, che appare ormai la consuetudine, a tutte le
latitudini, e senza distinzione generazionale.
E’ una condizione tipica della provincia, una povertà culturale e reale,
che spostandosi verso la “downtown” cambia solo per tipologia, e magari diventa
solitudine o indifferenza, ma la sostanza non cambia.
Sei tracce utilizzate per parlare dei luoghi amati, ma pieni di situazioni
criticabili, dove una via di uscita può essere la musica, e attraverso di essa
il racconto si trasforma in sfogo che da sollievo ed al contempo un forte
messaggio.
Tanto contenuto, tanta triste realtà, ed un rock fresco che smuove le
coscienze e incita al movimento.
Questo ciò che dicono Gli Ebrei…
“Disagiami” rappresenta il nostro primo Ep dopo il primo Disco. Sei tracce
forse più pulite ma sempre col nostro sound low fi registrate la scorsa estate.
Calda estate. Parla della nostra città e di quello che si fa nella nostra
città. Del disagio nel vivere le situazioni che si ripetono. Parla di come
vediamo le persone e le situazioni.
Feste e week end.
L’INTERVISTA
Chi sono “Gli Ebrei”?
Come nascono, musicalmente parlando?
Gli Ebrei sono Matteo,
Alessandro, Andrea e Tommaso. Tutte persone che provengono da ascolti e da
influenze musicali diverse. Persone che già suonano in altre band… band che
fanno generi differenti.
Potete definire la line
up?
Matteo Carnaroli: Voce
e synth
Alessandro Ferri:
Batteria
Andrea Gobbi: Basso
Tommaso Alberici:
Chitarra
Che immagine dareste
alla vostra musica a chi non vi conosce?
Un'immagine? Se penso
alla nostra musica mi viene in mente una cartolina turistica di qualche
città... città minori, non delle metropoli, quelle cartoline che trovi ai
tabacchi d'estate quando vai in vacanza coi genitori. Quelle in cui trovi quei
monumenti e quei paesaggi non cosi famosi da essere ricordati… non un
"Colosseo", non un "Duomo".
Avete esempi musicali
che seguite e che vi mettono tutti d’accordo?
Ci sono degli autori e
musicisti ai quali siamo indiscutibilmente legati. Sono tanti e vari da
non riuscire a fare esempi.
Che importanza date al
gioco di squadra nel portare avanti il vostro progetto?
Penso sia la base di
tutto, qualsiasi esperienza di vita e di musica è strettamente legata a
questo aspetto per noi.
Il disagio che
raccontate può avere un carattere… regionale, o avreste potuto descriverlo
vivendo in qualsiasi altra parte d’Italia?
Ci sono molti tipi di
disagio legato a mille fattori… il nostro tipo (quello di cui parliamo nella
canzone che dà il nome all'ep stesso) è quel tipo di disagio legato a una città
di provincia e l'alienazione socio culturale derivante da ciò... forse se
avessimo abitato in un'altra città avremmo parlato del disagio di non esser
riconosciuti dalle persone o della paura di perdersi per le strade di una
metropoli qualsiasi.
Che tipo di evoluzione
personale e musicale pensate di aver avuto, tra il primo album “2010” e l’EP
“Disagiami”?
Noi l'abbiamo vissuta
come la continuazione di un percorso iniziato nell'agosto 2010.
Il gruppo è nato per
caso. Nessuno di noi conosceva bene l'altro. Non avevamo mai suonato insieme.
In un mese il disco era pronto per la stampa con la prima etichetta
interessata. Due anni e mezzo dopo notiamo che l'evoluzione c'è stata. Il tempo
è passato e abbiamo vissuto esperienze che ci hanno cambiato, il rapporto tra
noi si è rafforzato ancora di più con i live ed il tempo trascorso a provare;
detto questo forse ci siamo soffermati maggiormente sulla composizione dei
brani. Meno istinto. E' stato un lavoro più "ragionato".
Cosa rappresenta per voi
la fase live?
E’ il motivo per cui
suoniamo insieme ed abbiamo composto un LP e ora un EP. Suonare dal vivo è
l'anima del nostro lavoro.
Nell’EP è presente un
brano strumentale. Cosa pensate del “passare i messaggi” in assenza di liriche?
La musica strumentale
può veicolare messaggi quanto un testo, scatena sentimenti, induce pensieri; a
differenza delle parole ha solo un raggio di significato molto più ampio e
vasto.
E ora un po’ di ciò che
verrà: cosa vorreste realizzare, se parliamo di musica, nel futuro prossimo?
Stiamo lavorando
all'album. Ogni volta che proviamo cerchiamo di portare qualcosa di nuovo… di
metterci in gioco e di vedere che ne esce lavorandoci sopra insieme.
Ci auguriamo tanti
live sperando che la genti apprezzi la nostra musica.
E credi che questa città
sia troppo piccola?
Che sei stanca già?
Ti ritroverai in un altro posto
che ugualmente ti stancherà.