"Tesi di redenzione" è il primo album del
cantautore torinese Alessandro Romeo.
E’ molto giovane Alessandro,
ma già in grado di raccontare ciò che per molti diventa un dato di fatto in
piena maturità, un elemento da accettare abbandonando la voglia/necessità di battagliare; mi riferisco a quella sorta di
amore - e dolore - che ci colpisce da subito, dal momento in cui sentiamo
l’esigenza della tessitura di un rapporto che, sicuramente, ci darà la gioia, e
che, sicuramente, ci farà soffrire come cani, e tutto questo durerà tutta la
vita, perché…” … i sentimenti non
invecchiano, con l’età…”. Ma non c’è amarezza nel racconto musicale, bensì
un viaggio nel tempo e nei luoghi che, durante l’ascolto, appaiono spazi molto
ben conosciuti.
Cantar d’amore è ciò che fanno
tutti, o quasi.
La bravura e l’originalità di
chi decide di proporre in prima persona ciò che ama creare risiedono nel far sì
che ci si possa identificare, che diventi naturale entrare in una parte che,
sebbene a volte scomoda, è davvero uguale alla nostra. E se poi a questi
contenuti si aggiungono trame musicali che rimangono impresse, o in ogni caso
trasmettono appieno il mood che ha condotto al momento creativo, beh, significa
che la strada intrapresa è quella giusta.
Otto brani, otto storie, otto stati
d’animo uniti da un filato di vetro, che potrà anche piegarsi, ma resterà saldo
e unirà una vita piena di sentimenti, che solo a pensarci stringe il cuore.
Alessandro Romeo fa centro al
primo colpo, scrivendo di amore, solitudine, attimi di follia e successiva
rassegnazione… la storia di una vita, l’evoluzione di tutte le vite.
“Le barche di
carta sono vite fragili, delicate, portate avanti dal soffio della propria o
dalla volontà altrui. Il navigare lento del loro percorso lascia il tempo di
pensare alle barche lasciate indietro, alle barche affondate”.
L’INTERVISTA
Come
racconteresti la tua passione musicale, gli inizi, gli … stimoli accertati?
Ho iniziato a prestare particolare attenzione alla musica già da
bambino e ho sempre ascoltato tantissima musica. Mi addormentavo sempre con il
walkman acceso, situazione che capita ancora molto spesso. É una passione,
quella della musica ma soprattutto dell’arte in generale, che porta
all'estraniamento dal mondo circostante per trovare rifugio nel proprio
ambiente emozionale fatto di suoni e colori immaginari. Per me è anche stato il
modo più semplice di comunicare con gli altri essendo sempre stato molto
timido. Ho iniziato imparando a suonare la tastiera da autodidatta.
Successivamente è stato il turno di chitarra, basso, batteria ed altri
strumenti dei quali mi incuriosivo. Mi sono sempre divertito tanto a
registrare! Più che trovare stimoli per suonare… suonare ed ascoltare musica è
ancora adesso il mio stimolo principale, è un atto di gratitudine per essere al
mondo. Credo che ogni cosa sia legata, in un modo o nell'altro, all'arte ed
alla sua condivisione.
Come
si è sviluppato il percorso che ti ha portato ad esprimerti come cantautore?
Ad un certo punto ho sentito come la necessità di raccontare, attraverso
le parole, tutto quello che non riuscivo ad esprimere con la sola musica.
Volevo raggiungere più in profondità chi mi ascoltava, nel modo più chiaro e
completo possibile. E le parole, a volte, sono delle buone alleate in questo.
Esistono
dei musicisti che rappresentano per te punti certi da cui prendere esempio o
che sono fonte di ispirazione?
Tanti! Fortunatamente, come molti fanno, vado a periodi. Questo
mi permette di spaziare molto tra influenze ed ispirazioni. In linea di massima
potrei dire Piero Ciampi per quanto riguarda la figura del cantautore (anche se
per lui questa denominazione sta un pò stretta) e Vinicio Capossela, Atahualpa
Yupanqui. Poi, vediamo, Hanne Hukkelberg, Patrick Watson, Micah P. Hinson,
Domotic...
Sta
per uscire il tuo primo album, “Tesi Di Redenzione”: me ne puoi parlare?
Certo! É un album concepito intorno al 2012 tra esibizioni per
strada e concerti in piccoli locali. Avevo scritto molti pezzi, alcuni
addirittura erano solo improvvisazioni linguistiche musicate all’occorrenza.
Grazie ad Alessio Catozzi (Droptimes) siamo riusciti a
riarrangiare e riregistrare alcuni di questi, facendo molta attenzione alla
cura del suono e alla natura originaria del brano. Sarà in uscita a maggio per
la New Model Label.
Lo si
può considerare in qualche modo concettuale?
Decisamente si. Tutti i brani sono legati da un’ironia
aggressiva iniziale, che muta poi in una disillusa comprensione melanconica dei
fatti. É un disco che parla d’amore romantico e non, di instabilità affettiva e
sociale, ma senza mai cadere nella tristezza.
Nella
cover appari protetto da tuta e scafandro, isolato dalla terra che ti circonda.
Qual è il significato dell’immagine?
Insieme a Riccardo Alessandri (che ha curato tutte le foto del
disco, mentre l’art work è invece di Giulia Saltini), abbiamo cercato di
rappresentare l’estraniamento descritto prima quando si parlava della musica. É
un isolamento dal mondo esterno non sempre voluto, e la tuta da astronauta
molte volte risulta essere più una gabbia che una protezione. In più, mi
piaceva molto l’idea del viaggiatore che atterra dopo tanti percorsi, per
raccontare ciò che pensa di avere imparato.
L’amore,
le donne ed i rapporti precari, il degrado della società: è un album che,
geograficamente parlando, poteva essere scritto da chiunque?
Da chiunque potesse sentirsi profondamente colpito da tutti
questi fattori contemporaneamente, tanto da non capirci più molto.
Riesci
a concepire e giustificare una musica priva di liriche?
Certo, non la vedo come un’etichettatura. A meno che non sia
voluta come, ad esempio, nel caso di una colonna sonora per un film. In quel
caso si hanno le immagini che possono aiutare nella composizione/ascolto. Come
in tutte le cose che si fanno, bisognerebbe cercare di mantenere una limpida e
semplice onestà. Poi la forma viene dopo...
Mi
spieghi i dieci minuti di interruzione nel brano “Barche”?
Rischierei di svelare la “ghost-track” che si intitola “Il
micapidicò” che parte circa al dodicesimo minuto e che parla di un mio passato
lavorativo e che quando la suonavo in giro la scambiavano per una canzone
scritta il dialetto emiliano... meglio di no.
Che
vorresti ti capitasse, musicalmente parlando, nel futuro prossimo?
Mi piacerebbe molto far ascoltare la mia musica a tanti
ascoltatori.
Biografia
Alessandro Romeo nasce nel maggio del 1985 a Torino.
Inizia a suonare
in giro con diversi gruppi della provincia fino a quando decide di provarci da
solo, prima con musiche per cortometraggi, spettacoli teatrali e sonorizzazioni
varie, in seguito come chitarrista elettrico per poi approdare, in povertà, al
chitarrismo classico come definisce lui stesso "senza corrente".
E' un momento
importante quello perché lì scopre anche il suono della sua voce e che con le
sue stesse parole, ci sta perfettamente.
Dal 2011 allora
inizia a concepire, attraverso alcune prime demo, live in piccoli locali e per
le strade di Torino, quello che sarà il suo primo disco "Tesi di
redenzione". In bilico tra canzone d'autore e improvvisazioni informali,
in cui si narra di precarietà emotiva, inciviltà sociale ed affettiva con un
tratto fortemente ironico e quasi incosciente.