Mentre scrivo queste righe il Festival Prog di Veruno è ancora in corso, e la terza ed ultima giornata
inizierà tra poco più di un’ora.
Ho partecipato al debutto di questa edizione 2015, venerdì 4 settembre, e il mio commento sarà
quindi circoscritto a quanto ho potuto vedere di persona, un reportage
sicuramente incompleto, ma ho avuto tempo sufficiente per disegnare mentalmente
l’atmosfera di giornata che spero di poter in parte trasferire.
Nonostante la mia assidua frequentazione ad eventi prog, non
avevo mai avuto occasione di essere testimone di quanto accade da questa parti,
per merito dell’associazione no profit Ver1Musica (http://www.ver1musica.it/), che per il settimo anno ha
costruito una manifestazione pregevole, nell’occasione denominata: 2 DAYS PROG + 1.
Ho avuto modo di vedere un’organizzazione che, almeno
dall’esterno, appare esperta e capace, ed è questo il punto da cui si dovrebbe
partire per qualsiasi “impresa” avente un obiettivo preciso. Da sottolineare la
fruizione gratuita dei concerti, sinonimo di capillare ricerca aggregativa
capace di coinvolgere una varietà di forze sul territorio, a tutto vantaggio di
chi ama ascoltare musica e intraprende viaggi impegnativi per non mancare gli
appuntamenti significativi.
Location comoda, palco ampio, precisione rispetto ai
programmi (alle 18.30 in punto è arrivato lo start, come da scaletta),
suddivisione intelligente tra la zona della musica attiva e quella del merchandising/ristorazione:
una delle cose che non riesco ad apprezzare in questa tipologia di eventi è il
continuo movimento che si genera di fronte al palco, un’assidua ricerca di
cibo, bevande e chiacchiere che provoca estrema dinamicità che, a mio giudizio,
contrasta con la concentrazione che la musica, almeno questa musica, richiede
-ma il mio radicalismo musicale non fa testo.
A Veruno non ho visto niente di tutto questo, e la dicotomia
fisica tra musica e il suo indotto ha dato ai presenti tutto quanto si può
richiedere in queste occasioni, con esigenze che cambiano nell’arco della
giornata.
Tutto questo ha prodotto un pubblico di grandi dimensioni, se
comparato alla nicchia in cui si muove la musica progressiva, e di fatto è
stato il Festival Prog italiano con maggior pubblico, almeno tra quelli a cui
ho partecipato negli ultimi anni, un’audience che ho potuto a tratti vedere da
un punto lontano, privilegiato, alle spalle, una popolazione che, otre al
calore dimostrato agli artisti, era attenta
nell’apprendere il nuovo e verificare il conosciuto, situazioni che si sono
succedute on stage.
Aggiungo poi la bellezza dell’atmosfera respirata, con la
possibilità di trovare amici, musicisti, entità virtuali che improvvisamente
diventano reali, miti che si materializzano davanti agli occhi, dialoghi
impensabili… e devo citare il mio incontro con Paul Whithead, a cui ho
ricordato un’intervista promessa e mai realizzata! Ci rifaremo.
Lascio per ultimo l’argomento topico, quello per cui tutti
erano a Veruno: LA MUSICA.
Se prendo ad esempio le formazioni presenti venerdì scorso
devo sottolineare la validità delle scelte. Ognuno di noi pseudo esperti avrebbe
una lunga serie di nomi in testa ma, abbandonando il tifo da nazionale e
pensando ad una proposta organica, ciò che ho visto mi ha pienamente
soddisfatto.
Non avevo mai ascoltato dal vivo nessuno dei quattro gruppi
presenti, e già questo è fatto positivo per chi vive la musica con un po’ di
curiosità.
Vediamo il susseguirsi delle band, che mostro in sintesi nel
video a fine articolo.
Il nuovo…
Aprono gli sconosciuti -per me- Syncage, un gruppo di giovanissimi
vicentini che mettono in scena una miscela di prog e metal, con influenze
classiche e jazz. Riscuotono un buon successo e stimolano alcune domande (le
mie sono già arrivate alla band!), riuscendo a fornire un’immagine
significativa della loro musica.
Lo sconosciuto…
Il termine sconosciuto
non sarebbe appropriato, ma è sicuro che portare una band prog dal Giappone è
atto di coraggio e di conoscenza dei valori assoluti esistenti. Il movimento
prog è arrivato, di rimbalzo, ovunque, ma possiamo dire che l’oriente è un
mondo tutto da scoprire, e Yuka & Chronoship ci
hanno permesso di capire come le cose si siano evolute in paesi che,
nell’immaginario comune, non primeggiano certo in determinati settori musicali.
La band è
gradevolissima, ancorchè complicata, per effetto di trame molto lunghe ed
elaborate, essenzialmente strumentali. La testa pensante è la tastierista Yuka, una gradevole ragazza che scatena
la fantasia e l’apprezzamento dei presenti: una donna leader di una prog band,
giapponese, tastierista, merita un voto alto a prescindere!
La ciliegina sulla
torta è la sua lettura in lingua italiana, tra brano e brano: un impegno
nell’impegno.
Il giovane e consolidato…
I Beardfish arrivano dalla Svezia e,
se non erro, sono all’ottavo album… non proprio da scoprire quindi.
La loro caratteristica
è … l’imprevedibilità, e di fatto ogni disco potrebbe uscire dai binari
precostituiti, linee guida che forse nemmeno esistono, a vantaggio dell’assoluta
libertà espressiva e del cambiamento ad ogni giro d’angolo.
Alcuno dei loro brani risiedono
nella mia playlist, e sono affascinato dalle qualità del polistrumentista e cantante
Rikard Sjöblom -nell’occasione con
problemi di salute che hanno influenzato la performance vocale. Grinta, rock,
cambi ritmici, intimismo e durezza, ecco tutto quanto ho captato nel loro set,
quello che forse si avvicina maggiormente ai miei gusti personali.
La storia…
E ora posso dire di
aver visto anche i Magma! Band francese nata nel 1969 per opera di Christian Vander -batterista di
formazione classica, guidato nel sue creazioni da motivazioni metafisiche-,
sono considerati il prototipo prog e, anche se privi giocoforza dell’elemento “chitarra”, propongono un set che, seppur “arduo”, va visto
almeno una volta nella vita: straordinarie caratteristiche personali conducono
al mix tra jazz, musica contemporanea e giochi vocali/lirici, realizzati nella
lingua inventata da Vander, il Kobaiano. Un successone!
Questa sintesi
racchiude la filosofia degli ideatori, che al di là dei valori artistici hanno
immaginato un menù per palati esigenti, mischiando il nuovo/promettente con la
mitologia, passando per il consolidato, regalando ai presenti un viaggio tra
diversi continenti, e l’idea che il mondo sia davvero a portata di mano si è
consolidata, anche, per effetto di questa 2
DAYS PROG + 1.
Complimenti agli
animatori del Ver1Musica … non solo parole, ma tanta concretezza!
E in attesa di 2/3 di
racconto affidiamoci alle immagini della prima giornata…