Il corriere è appena partito dopo la sua
consegna, e mi ritrovo tra le mani l’oggetto del desiderio, esattamente come 40
anni fa, quando le 3000 lire sudate, spesso frutto di una colletta familiare,
mi davano la possibilità di acquistare un nuovo vinile, magari mangiato con gli
occhi sulle pagine di CIAO 2001.
Mi emoziono ancora per queste semplici cose,
anche se l’avvento del digitale ha tolto molto del fascino connaturato all’LP,
ma la musica di cui mi appresto a parlare seguirà due vie parallele, due
filosofie, due modalità per assecondare un mondo un tempo in auge, successivamente
ridotto a nicchia ed ora sulla via della nuova fruizione in larga scala: mi
riferisco al Rock Progressive; questa logica ha portato alla realizzazione di
un doppio CD e… udite udite, un doppio vinile!
Nell’occasione provo la strana sensazione
di toccare al contempo il conosciuto - il materiale risale al 1972 - e l’assoluta
novità, ed in parte è vero, perché ciò che viene proposto è una doppia veste,
che non è solo il confronto tra il passato e l’attualità, ma anche la
comparazione tra “studio” e “live”, tra line up differenti, tra generazioni non
allineate.
Sveliamo l’arcano, sto parlando di una
versione lussuosa di una pietra miliare del prog italiano - e non solo - che nasce
nei primi anni ’70 ad opera dei The Trip: Atlantide.
Il primo CD è l’originale, rimasterizzato,
e quindi tecnicamente perfetto, anche se la lacrimuccia simbolica per la
mancanza di fruscio potrebbe arrivare, se non si decide di acquistare anche il
vinile: si sa, certi riti mantengono la forza di un tempo, sfuggendo alla
razionalità.
Il secondo è una novità assoluta, l’inedito
Live in Tokyo 2011, realizzato nel mese di novembre all’interno del contesto “Italian Progressive
Rock Festival”. Nell’essenza una riproposizione di Atlantide, sei tracce su otto, con la compensazione che avviene
attraverso “Caronte” e “L’ultima ora ode a Jimi Hendrix”, sostituti
di Leader ed Energia.
Non mi soffermerò sul valore dell’opera all’interno
del corretto contesto temporale, ma è forse più utile rivedere la proposta dei
Trip come confronto tra situazioni lontane, pensando magari alla potenzialità
di arrivare al pubblico di oggi, e non mi riferisco a chi, per molteplici
motivi, possa essere già entrato in contatto con la musica di … impegno.
Dice Furio
Chirico, successore di Pino Sinnone
dopo i primi due dischi: “ Il Prog deve essere inserito nel contenitore della
musica Classica, perché ne fa parte, con la differenza che presenta un’anima
rock…”, e con questo concetto si potrebbe pensare ad una proposta musicale
scolastica un po’ più intelligente, mio vecchio pallino.
Lasciamo sullo sfondo la validità di
messaggio legato al mito di Atlantide, concetti e storie che pare siano sempre
all’avanguardia, e che, se analizzate a fondo, diventano potenti strumenti
didattici.
Pensiamo invece a cosa voglia dire poter
confrontare realmente la stessa musica, che nel caso del live - secondo CD - evidenzia i medesimi protagonisti di un tempo
con l’aggiunta di alcune forze nuove, fatto che permette di realizzare un ponte
temporale di oltre 40 anni.
Foto di Enrico Rolandi, scattata alla Prog Exhibition del 2010
Il disco giapponese, ripropone Joe Vescovi alle tastiere, Furio Chirico alla batteria e Arvin Wegg Andersen alla voce, ovvero i
tre musicisti presenti sul “vecchio” Atlantide;
la reunion del 2010 ha visto l’entrata di Fabri
Kiareli alla chitarra e voce e di Angelo
Perini al basso.
Doveroso sottolineare come questo secondo
album sia interamente dedicato a Wegg, scomparso prematuramente lo scorso anno,
ma sempre presente nei cuori e nelle menti dei partecipanti alle performance
dei Trip. Aver condiviso - anche - con lui attimi privati nel corso del Prog
Hexhibition del 2010 mi ha fatto toccare con mano il valore umano e l’affetto
che riusciva a suscitare in chi lo circondava. E poi sul palco il suo carisma
era intatto.
Due formazioni diverse che portano a filosofie
musicali distanti tra loro, perché l’aggiunta di una chitarra elettrica in un
trio classico - organo, basso e batteria - richiede una rivisitazione della
suddivisione dei compiti con un taglio più rock di quello della genesi.
Kiareli e Perini danno nuova forza e idee
affinanti, che si uniscono all’ incredibile freschezza di Vescovi - saranno
pure sue creazioni melodiche, ma stupisce il suo essere sempre sul pezzo - e
all’energia di Chirico, capace di
condurre il gruppo verso gli umani limiti ritmici.
Da questo piccolo accostamento nasce il
futuro, la novità Trip, che ci si auspica possa avere come fine prossimo la
realizzazione di un album inedito: i mezzi e la materia prima non mancano.
Dal 2010, Roma, ho visto i Trip tre volte,
con e senza Wegg, e ciò mi permette di comprendere a fondo il “side B” del digipack celebrativo, potendo associare l’ascolto alla parte visiva, e
posso testimoniare il forte impatto che la loro musica scatena, come se il
tempo si fosse arrestato ad un’epoca antica, che si vuole a tutti i costi rivivere, non per
la nostalgia che prima o poi attanaglia l’uomo nel momento della maturità, ma
per la comprensione che la qualità resiste ad ogni tipo di passaggio temporale.
Tutto questo coinvolgimento emerge chiaramente
dall’ascolto di Live in Tokyo 2011 (meglio se il volume è sostenuto!).
Per realizzare progetti come questo
occorre avere alla spalle gente capace che… ci crede, e un ringraziamento
speciale va a Pino Tuccimei,
nuovamente manager dei Trip dopo svariati lustri, e alla Sony Music, etichetta discografica e distributrice del
cofanetto/vinile.
Tutto questo fa sperare che la retta via sia
stata ritrovata, o almeno l'imbocco di essa.
E noi ammalati di musica aspettiamo
fiduciosi!
Nel frattempo godiamoci Atlantide, e… diffondiamo il verbo, un po’ del
cambiamento auspicato passa anche attraverso la nostra singola azione.
Un
ricordo personale di Wegg e dei TRIP…