ThreeFour è l’album di cui parlo oggi, un pieno
strumentale realizzato dai Phoenix Again.
Non è una primizia - risale
al 2010 - e la band sta preparando una nuova uscita, come raccontato nell’intervista
realizzata.
Ma accostarsi alla
musica dei P.A. significa entrare in
sintonia con un mondo inesplorato.
Ascoltiamo tutto ciò
che possiamo, secondo canali tradizionali, e anche agli addetti ai lavori può
capitare di perdere ciò che non dovrebbe mai essere trascurato.
La storia di questa
band bresciana emerge dalla scambio di parole a seguire, e può essere integrata
entrando nel sito di riferimento (www.phoenixagain.it.),
spazio che permette un contatto pieno con un soggetto musicale che molto ha da
dare.
“Ma dove eravate nascosti?”, questa la mia prima osservazione. La “lettura”
di ThreeFour racconta di dodici
tracce prive di liriche, che presentano una miscela rappresentativa di epoche e
stili diversi. Rock, folk, prog…
La musica - e le
parole - di questa band danno conforto
ai miei pensieri musicali da sempre coltivati, in primis un concetto legato alla
commistione tra classica e rock, perfettamente in atto nel disco, che fornisce
l’esatta chiave di lettura della dimensione dell’area progressiva.
E poi… “gli strumenti cantano, ma al posto delle
parole ci sono le note…”, questo l’assioma di Antonio Lorandi: da sempre ci si innamora di canzoni inglesi di cui
non si capisce ancor oggi il significato, nonostante il nostro miglioramento
culturale, eppure le strofe… diventano parte della musica stessa, capace da sola di veicolare messaggi attraverso
tappeti di note creati ad arte.
Il dolore conseguente
ad una grave perdita hanno cementato i Phoenix
Again, un ensemble a carattere familiare che condensa differenti generazioni.
E il risultato è… incredibile.
C’è dentro tutto
quello vorrebbero ascoltare gli amanti della musica di impegno, ma con la
voglia di trasgressione sonora, di libertà e sorpasso di ogni regola, ammesso
che esistano dogmi specifici.
ThreeFour è un viaggio attraverso il tempo, un racconto di anni in
evoluzione, un intreccio di generi e sonorità che trova il collante dell’amicizia,
del lavoro di squadra, del ricordo indelebile e dell’affetto.
Musica da
pubblicizzare in ogni modo possibile… la periferia musicale sta davvero stretta
ai Phoenix Again!
L’INTERVISTA
Ho ascoltato la vostra
musica e la prima domanda che mi viene da farvi è: “Ma dove eravate nascosti?”.
Già, bella
domanda, come hai potuto leggere nella nostra bio siamo nati nell’81; a quei
tempi facevamo una ventina di concerti live all’anno, e il nostro problema era
uscire dalla provincia (non avendo produttori o altro che ci promuovesse); eravamo
sempre a corto di soldi e abbiamo sempre fatto la nostra musica. La nostra
città (Brescia) non ha mai dato molto spazio a gruppi che eseguivano musica
alternativa.
Nonostante vostri punti di riferimento musicali siano
dichiarati, riuscite ad esprimere una musica originale… che tipo di definizione
ritenete sia più idonea per raccontarvi a parole a chi non vi conosce?
E’
difficile definire la nostra musica, è un insieme di generi, ma se vogliamo per
forza fornire un’etichetta direi rock-prog-classic-folk, visto che contiene
indicativamente tutti questi generi, ma a noi piace definirla genere “Phoenix Again”!
Leggendo la biografia
ho notato la presenza della voce, nella formazione originale, mentre
l’album ThreeFour è strumentale. Questo cambio di percorso
ha a che fare con la scomparsa prematura
del fondatore, Claudio Lorandi?
I nostri
pezzi sono prevalentemente strumentali (indicativamente, su una sessantina di
brani, ne abbiamo 5/6 cantati); la nostra è una scelta dettata dal fatto che
gli strumenti parlino all’anima, creando emozioni diverse per chiunque ci
ascolti; in poche parole gli strumenti cantano, ma al posto delle parole ci sono
le note. Da piccoli io e i miei fratelli ascoltavamo Albinoni, Vivaldi, Mozart
ecc… e credo che loro non avessero bisogno di parole, poi sono arrivati
M.Oldfield, Genesis e altri, e abbiamo pensato bene che il rock e la classica
erano la musica che volevamo fare, non dimenticando il folk naturalmente. Comunque
i pezzi erano cantati da mio fratello Claudio, infatti nei live facciamo un
brano cantato, ma usiamo la voce di Claudio registrata (per noi lui è sempre
sul palco).
Sempre buttando un
occhio alle vostre note, la line up fornisce alla band una dimensione
“familiare”. Potreste definire le dinamiche interne e il lavoro di squadra che
operate?
Diciamo che il tutto è nato da mio fratello
Claudio, lui negli anni ’70 era già in giro a fare cover dei Beatles, Rolling
Stones, Deep Purple, Led Zeppelin ecc… Io (Antonio) e l’altro più piccolo
(Sergio), strimpellavamo le chitarre a casa; una volta cresciuti noi, mio
fratello ha pensato di creare un gruppo tutto suo (Gruppo Studio Alternativo).
Facevamo all’inizio swing, blues e rock improvvisato live, e quando è entrato
nel gruppo Silvano Silva (batteria e compositore) abbiamo finalmente trovato la
nostra dimensione e abbiamo iniziato a comporre con più logica. La scomparsa di
Claudio nel 2007 (tumore al pancreas) ha lasciato un vuoto incredibile, ed è
stato allora che abbiamo deciso di incidere il CD Threefour (molte chitarre nel album sono registrazioni d’ archivio
dei Phoenix, suonate da Claudio); contemporaneamente è nata L’Associazione no
profit dedicata a lui, e i proventi dell’ album vanno tutti in beneficenza.
Poi abbiamo pensato bene di fare i live e
quindi avevamo bisogno di musicisti, e guarda caso li avevamo in casa, i miei
due figli, Marco e Giorgio (chitarre e percussioni), e la figlia di Sergio, Alessandra
(flauto). Mancava il tastierista e nel 2012 abbiamo incontrato un giovane,
bravissimo, Andrea Piccinelli.
L’album che ho
ascoltato risale al 2010: che cosa vi è accaduto, musicalmente parlando, in
questi ultimi anni?
Abbiamo
fatto alcuni live e siamo in sala di incisione per il nuovo CD che uscirà nell’autunno del 2013, e
aspettiamo che qualcuno ci inviti a fare dei concerti per la promozione.
Avete terminato da poco
un tour acustico, accompagnando Giorgio Mazzolari nella presentazione del suo
romanzo: come si può definire questa differente volto dei Phoenix Again?
Non è
assolutamente un differente volto, noi nei nostri concerti facciamo sempre dei
brani in acustico, da sempre, ci piace molto diversificare.
Torniamo alla
dimensione elettrica… cosa accade nei vostri spettacoli live?
Noi
abbiamo circa due ore di spettacolo, e iniziamo con un brano acustico
(registrato eseguito da Claudio, la sua chitarra acustica è sempre sul palco al
centro appoggiata sul porta chitarra); prosegue poi la prima parte live, e ogni
brano è accompagnato da un filmato; facciamo un intermezzo acustico di circa
mezz'ora e poi la seconda parte elettrica.
Come si è evoluta la
vostra musica nel tempo?
Direi che
siamo cresciuti tutti col tempo, e l’entrata nel gruppo dei giovani ha dato una
nuova scossa al gruppo, ma abbiamo molte cose ancora da far sentire.
Ci sono speranze che la
musica rock di impegno (abbandono per un attimo il termine prog…) possa tornare
ad attirare le masse?
Noi ci
speriamo, i media però devono fare la loro parte e mollare un pò le lobbies del
mercato, e cominciare a diffondere un pò di musica meno “commerciale”.
Che cosa avete
programmato per l’imminente futuro?
Ovviamente
l’uscita del nuovo album in autunno, registrato al PHOENIX Studio di
Castelmella (BS), di Emilio Rossi (ex tastierista dei Phoenix negli anni 90), e
la speranza di un pò’ di live, quindi organizzatori di concerti e festival di
tutta Italia, fatevi sentire, noi siamo pronti, contattateci sul nostro sito:
LINE UP
Antonio Lorandi: basso elettrico e
acustico
Sergio Lorandi: chitarre, elettrica
acustica e classica
Silvano Silva: batteria e percussioni
Andrea Piccinelli: tastiere
Marco Lorandi: chitarre, elettrica, acustica
e mandolino (figlio di Antonio)
Giorgio Lorandi: percussioni e mixer
(figlio di Antonio)
Alessandra Lorandi: flauto (figlia di
Sergio)