Sono entrato in
contatto con Mad
Chickens, e conseguentemente con il loro album Kill, Hermit!, in modo del tutto casuale, come
spesso mi capita.
E visto che la mia
curiosità musicale conduce sempre oltre la musica, ho rivolto alla band alcune
domande che permettono di mettere a fuoco la loro filosofia di vita, la loro
storia e i loro progetti.
Nato come ensemble
femminile in terra abruzzese, il gruppo è ora un trio composto da Valeria Guagnozzi (voce e chitarra), Laura De
Benedictis (chitarra e tastiere e cori) e Nicola
Santucci alla batteria; questo è ciò che rimane nel
setaccio dopo un ‘evoluzione di nove anni.
Il disco ha
ormai un anno di vita, ma si può considerare rappresentativo del sound guida, e
quindi un concreto esempio di ciò che ci si può aspettare dal vivo.
Partiamo dall’oggettività:
testi in lingua inglese, per ragioni di sonorità, ma estrema importanza del messaggio,
curato nei dettagli; ricerca dell’interattività, col desiderio di spingere l’ascoltatore
all’interpretazione delle liriche in
modo personalizzato; utilizzo di tecnologia vintage in fase di creazione del
prodotto (registrazione e mixaggio analogico), che sta a significare una
precisa ricerca del suono.
E poi arriva la
musica, dodici tracce che sarebbe estremamente facile inserire nelle caselle
precostituite, con la piena soddisfazione di trovare, ancora una volta, dei
giovani che cercano la libertà espressiva, seguendo gusti e passioni, e non la
corrente del momento, quella che potrebbe dare visibilità più rapida.
Non citerò
nessuna categoria codificata, anche se è bene dare qualche indicazione (ma il
video a seguire potrebbe già bastare!) che possa aiutare chi non conosce il
gruppo, e in questa direzione voglio soltanto evidenziare ciò che ha provocato
in me ( e qui usciamo dall’obiettività, ovviamente).
La musica,
qualunque essa sia, purché di gradimento, mi provoca un effetto domino,
indirizzandomi immediatamente verso altri ascolti, della band in questione o di
altre… una specie di associazione di idee che può provocare salti importanti
tra proposte differenti: la musica non è razionalità!
Alla fine del
primo ascolto di Kill, Hermit!, sono andato in automatico verso un unplugged, quello di Alice in Chains su MTV. Le atmosfere
contano.
Il mondo musicale proposto da Mad Chickens, mi riporta alla cupezza
di quella musica nata nella parte alta della costa ovest americana, e mi fa
calare in un feeling che sa di tristezza, di oscurità, di disagio, di dolore e
poca luce.
Due giorni su tre
arriva la pioggia ed il sorriso stenta ad uscire. Comprensibile.
Ed è forse quel
disagio tradotto in trame musicali che contamina questi giovani, che in un
lampo azzerano l’enorme spazio esistente tra Avezzana e Seattle, e creano un
disco che perde ogni coordinata geografica, lasciando una sostanza fatta di
sound vecchia maniera, che lascia sempre in uno stato di spleen che perdura
oltre l’ascolto, e anche questo, forse, fa parte dell’interattività cercata.
E chissà se la loro pazzia, dal vivo, significa solo energia!
L’intervista
Provate a descrivere la
vostra storia musicale, partendo dalla passione iniziale.
Il gruppo
nacque in una notte buia e tempestosa, tanti anni fa, come cover band, ma ben
presto il bisogno viscerale di dar vita a qualcosa di proprio prese il
sopravvento. Tanti cambi di line up, tante difficoltà, tante belle avventure e
tante magnifiche esperienze ci hanno portato alle Mad attuali: tre sgangherati tipacci che hanno tanta voglia di
sperimentare, provare nuove strade e, soprattutto… suonare suonare suonare!
La musica che proponete
è, mi pare, temporalmente parlando da
voi lontana: come vi siete innamorati di punk e dintorni?
Ci è
sempre piaciuto quel suono sporco e diretto, quell’urgenza di voler scrivere tutto
ciò che avevamo in testa senza preoccuparci del giudizio altrui. All’inizio
avevamo uno stile molto più crudo che si rifaceva alla scena “riot” anni ’90:
lo si può constatare nel nostro primo Ep dal titolo “Goodbye Butterfly” (2008). In seguito ci siamo avvicinati alla
sperimentazione dei suoni, ed è diventata per noi una mania vera e propria! Ci
siamo allontanati un po’ da quell’attitudine punk, avvicinandoci maggiormente verso suoni più curati.
Il vostro album “Kill,
Hermit!" risale ad un anno fa: che cosa avete fatto in questo
ultimo periodo, musicalmente parlando?
Siamo stati parecchio in giro,
cercando di promuovere il più possibile il disco. Fortunatamente è stato un
bellissimo anno, abbiamo suonato tanto e abbiamo conosciuto tante band. Ovviamente
c’è stata anche molta promozione stampa, e quindi interviste in radio e nelle
varie webzine e diverse recensioni sono uscite anche per alcune “zine” estere.
Ho letto una nota in cui
sottolineate l’utilizzo di apparecchiature analogiche per mixaggio e
masterizzazione: che significato ha per voi quel tipo di tecnologia?
La decisione di voler
registrare e masterizzare l’intero album in analogico è stata dettata da una
forte passione verso quel suono vintage che oggi raramente si produce; infatti,
durante la composizione dei 12 brani, ci siamo resi conto che solo
registrandoli in questo modo, avremmo ottenuto quel suono tanto desiderato. In
poche parole avevamo bisogno di un suono più naturale e adatto a ciò che
stavamo scrivendo e componendo. Non avevamo altra scelta! Approfittiamo per
ringraziare Fabio e Alessio dello Studio Wax di Roma, due fonici eccezionali
che ci hanno capite fin dall’inizio e hanno “assecondato” le nostre follie,
mettendo a nostra disposizione tutta la loro bravura e professionalità.
Quanto siete “mad” dal vivo?
Siamo fondamentalmente dei
disadattati! Prima di salire sul palco la paranoia ci assale; e siamo
fondamentalmente dei timidoni. Ma una volta che iniziamo a suonare, ci
ritroviamo nel nostro vero mondo e ci sciogliamo del tutto. Per noi essere Mad
è uno stile di vita e sul palco questo si manifesta,
specialmente nell’improvvisazione del noise!
Mi parlate dell’importanza delle
liriche nella vostra musica?
Sono fondamentali, ovviamente.
Nel preparare l’ultimo album, ci siamo dedicati con molta cura, ad esempio,
anche alla preparazione del libretto, in cui ogni pezzo poteva mostrare la sua
cartacea personalità. Cantando in inglese, ci piace l’idea che chi ci segue
sappia anche “di cosa parliamo” e che abbia l’opportunità di andarselo a
cercare, di scovare un significato individuale nelle parole scritte da Valeria.
Progetti per il futuro prossimo?
Sicuramente promuoveremo
ancora un po’ “l’Eremita”. In futuro difficilmente proseguiremo su questa
direzione, in quanto abbiamo nuove idee da sviluppare con lo scopo di
sperimentare diverse sonorità e un diverso approccio nel comporre le strutture
musicali dei brani.
Ti ringraziamo per averci dato
la possibilità di farci conoscere e ci teniamo a ricordare che “Kill, Hermit!”
è presente in streaming su Bandcamp, http://crashsoundistribution.bandcamp.com/album/kill-hermit e acquistabile nelle varie piattaforme come iTunes,
Amazon o anche Google Play Store.
Potete
seguirci sulla pagina facebook www.facebook.com/MadChickens e sul nostro sito: www.madchickensband.com
Ricordiamo
anche che da qualche giorno è uscito il video ufficiale di “Gun in my Head”,
presente sul nostro canale di youtube:
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