In
un mondo così rapido, in cui anche il giornale comprato al mattino è un
documento superato dalle informazioni disponibili online in tempo reale, non
avrei forse mai conosciuto Giuseppe Melis senza l’antico passaparola.
Non
sto pralando di chi ha deciso in modo estemporaneo di dare sfogo a passioni
antiche, ma di un musicista, vero… un grande musicista!
Il
Conservatorio, il rock, il pop, il folk ed una terra, la Sardegna, fonte
inesauribile di stimoli musicali.
La
prima passione conduce al drumming, e successivamente scoppia l’amore per il
contrabbasso, a completamento di un percorso che, più o meno volontariamente,
sintetizza il concetto di “sezione ritmica”.
Il
risultato del lavoro di anni è racchiuso nell’album di esordio: Evoluzioni di un Ordinario Contrabbatterista:Archi, Mantici e
Passioni.
Dodici tracce che permettono a Melis di
prendere lo spazio realizzativo totale… musica, liriche e arrangiamenti. Melodie
che nascono dal contrabbasso, fatto inusuale, e si snodano su praterie di note
che raccontare appare cosa ardua.
Se dovessi analizzare l’album come “concept”,
il fil rouge potrebbe essere la… descrizione dei differenti stati d’animo… di
Melis ovviamente!
Ogni
essere di questa terra avrebbe materiale interessante da fornire, ma a pochi eletti
è concessa l’opera di trasformazione in “perle musicali”. Ci vuole talento,
oltre che sensibilità!
Nella
famiglia degli “stati d’animo” rientra il luogo in cui si è vissuti, le
delusioni e le gioie, i disagi sociali, un contenitore che riesce a trovare un
giusto equilibrio quando subentra la persona giusta, quasi sempre … la donna
giusta.
Giuseppe
Melis unisce la sua classicità di fondo all’amore per la musica, tutta, caratteristica
degli ultimi quarant’anni, unendo il tocco cantautorale e stupendo per la forza
di penetrazione.
E’
una musica nuova quella proposta, sintesi di differenti stili, nei contenuti, ma trabordante
di argomenti affascinanti.
“Nelle dita stringo note, le note di una dolce melodia,
arriverà il giorno del gran concerto dai sentimenti autentici in cui mi
emozionerò per emozionare”.
Questo è Giuseppe Melis.
L’INTERVISTA
Chi è Giuseppe Melis?
Come nasce la passione per la musica?
Sono una persona piuttosto introversa che prova
ad esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni attraverso la musica.
Dopo un periodo piuttosto travagliato ho ritrovato la forza di ripartire anche
grazie alla mia compagnia Francesca che mi sostiene nel mio progetto di vita e
musicale. La passione per l’arte dei suoni nasce dal fatto che a casa si è
sempre respirata musica grazie anche ai miei genitori che l’ascoltavano di continuo
tra radio e giradischi. Ne fui subito catturato. Capii subito che era la mia
esigenza primaria.
Dopo il tuo iniziale
innamoramento per la batteria arriva la scoperta del contrabbasso, elementi
complementari, che costituiscono la sezione ritmica di un ensemble musicale.
Che cosa ti affascina di più di questi due strumenti?
Intanto vorrei specificare che per quanto
riguarda lo strumento a percussione l’approccio fu assolutamente spontaneo.
Partii che ero bambino con dei semplici tamburelli da mare montati da mio padre
su dei supporti per simulare una batteria. La batteria è principalmente istinto
su cui ovviamente ho lavorato molto e continuo tuttora a studiarla. Il
contrabbasso venne parecchi anni dopo e quasi casualmente. Non c’erano posti
disponibili in Conservatorio per studiare percussioni, ma il mio desiderio di
studiare Musica era talmente forte che accettai di far parte della classe di
Contrabbasso. Mi innamorai di quello che a detta di molti è considerato il più
ingrato degli strumenti.
Mi racconti qualcosa
del tuo percorso musicale, dalle origini ai giorni nostri?
I miei
esordi risalgono al periodo in cui frequentavo l’Oratorio parrocchiale dove ci
riunivamo per mettere su degli spettacolini. Capii che mi emozionava suonare
insieme agli altri. Negli anni successivi cominciai a suonare dal vivo nelle
piazze con delle cover band. Suonavamo diversi generi, dal Pop all’Hard Rock al
cantautorale. Da lì ho cominciato ad accompagnare alcuni artisti nazionali in
giro per l’Italia, in particolare Rita Pavone che mi ha fatto crescere
moltissimo dal punto di vista artistico. Ho poi lavorato nei Varietà, dove si
toccano tanti stili musicali che mi hanno dato molteplici suggerimenti e nuovi stimoli
per l’approfondimento dello studio. Contemporaneamente a questa attività ho
comunque portato avanti gli studi in Conservatorio e quindi approfondendo
sempre di più la conoscenza con il contrabbasso. Cominciai a studiarne il
repertorio solistico esibendomi in recitals. Il contrabbasso è lo strumento con
cui scrivo le melodie per le mie composizioni che infatti hanno una forte
matrice romantica.
Nonostante la tua lunga
gavetta sei arrivato da poco alla realizzazione del tuo primo album: come è
maturata l’idea?
Premetto che in tanti anni di gavetta non ho
mai pensato di “scrivere”. Ho sentito ad un certo punto la necessità di mettere
su carta quelli che erano i miei pensieri musicali; tutti gli stili musicali digeriti
in tanti anni sono confluiti in questo disco raccontando la mia vita. Il brano “Fuedda … parla!” ad esempio, che è
stata la prima canzone che ho scritto, è nato in un momento di rabbia e di
frustrazione. Sentivo l’esigenza di far sapere al mondo attraverso l’arte dei
suoni quel che provavo e ritengo che questo concetto, di musica come
espressione dell’anima, per me sia fondamentale.
Da allora
in poi ho iniziato anche uno studio testuale appassionandomi alla stesura della
parte letteraria di una canzone.
Come sei arrivato al disco “Evoluzioni di un Ordinario Contrabbatterista: Archi, Mantici e Passioni”?
Sono i miei sentimenti in testi, musica ed
arrangiamenti. È il racconto della mia vita. Evoluzioni intese come cambiamenti
di un essere umano che però è fondamentalmente un musicista o meglio un “contrabbatterista”.
Ho avuto
una scossa circa due anni fa dopo aver incontrato quella che ora è la mia
compagna, mia musa ispiratrice. Lei ha letto la mia anima e mi ha infuso forza
ridando vigore al mio esprimermi.
Me lo “racconti” sommariamente?
C’è un
filo conduttore che lega tutte le canzoni presenti in questo album: i miei
stati d’animo. L’amore per la mia terra natìa, l’amarezza per non essere stato
capito e messo da parte da alcuni personaggi, l’orgoglio per un eroe di guerra,
la ribellione all’ipocrisia e l’amore per la mia donna.
Nel disco hai curato personalmente tutte le parti: da dove
nasce questa autarchia musicale?
Amo
profondamente il mio lavoro e son sempre stato attento all’organico
strumentale. Se ti riferisci all’arrangiamento, sin da quando ero bambino ho
sempre percepito durante l’ascolto di un brano l’insieme musicale e mi ha
sempre colpito l’incastro tra le parti e il dialogo strumentale, il loro
concertare. Di certo non prevedevo di fare l’arrangiatore di me stesso, così
come non avevo previsto di scrivere i miei testi e le mie musiche. È stato un
processo naturale.
Che tipo di ferventi musicali regala la tua terra?
La mia è
una terra d’ispirazione e di grandi tradizioni. La Sardegna è stata mèta nei
secoli di tanti colonizzatori, dagli arabi agli spagnoli e la musica
folkloristica ne è testimonianza viva. Le launeddas, è uno strumento millenario
che caratterizza particolarmente il mio sound, mi permette di mantenere il
legame con la tradizione utilizzando però lo stesso strumento con dei fraseggi
insoliti, rivisti in chiave moderna.
Esiste un artista, o un album, che ti hanno maggiormente
influenzato?
Ce ne
sarebbe più d’uno. Io ho ascoltato ed ascolto di tutto, svariati generi a volte
sostanzialmente opposti. Sicuramente la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso, gli
Area del grande Demetrio Stratos per quanto riguarda la musica nazionale; adoro
infinitamente la musica di Gino Vannelli, gli YES, i Genesis, i Toto, Peter
Gabriel ma anche tanta musica classica e poi Giovanni Bottesini, grande
compositore soprattutto di musiche per contrabbasso solista che ha dato il “LA”
alle mie composizioni. Ma ce ne sono talmente tanti che è difficile elencarli
tutti.
Cose c’è nel futuro di Giuseppe Melis?
C’è un
live che sto preparando insieme al team di musicisti, sarà un concept live del
disco “Evoluzioni di un ordinario
contrabbatterista: Archi, Mantici e Passioni” che sto concretizzando. Per
il futuro remoto, ho sicuramente tante idee e tanto materiale sul quale già sto
lavorando.