martedì 25 giugno 2013

Peppe Giannuzzi-Violinizer


Violinizer è l’album di fresca uscita realizzato da Peppe Giannuzzi.
Oltre quaranta minuti di musica strumentale suddivisa su dieci tracce, dove emergono due elementi: la voglia di rock e l’utilizzo del violino come mezzo caratterizzante… non uno strumento al di sopra delle parti, ma integrato e, semmai, conduttore di un team amalgamato.
L’appellativo che viene attribuito a Peppe, “Stariani del violino”, è per certi versi fuorviante, perché riconduce all’estremo tecnicismo, alla capacità personale piuttosto che all’anima: Satriani è unico, e la schiera di chitarristi che cercano di imitarlo cadono frequentemente sull’esibizione effettistica, fatta di rapidità e rincorse sulla tastiera.
Giannuzzi è altra cosa. Intanto suona il violino, uno strumento che riporta alle origini, all’austerità musicale, ad un mondo sdoganato oltre quarant’anni fa dall’avvento della musica progressiva. Lunga la lista dei suoi illustri predecessori rock, ma non ricordo altri album di genere - rock - registrati avendo come strumento leader il violino.
Come succedeva in tutti i dischi di “movimento”, esistono tracce che se avessero liriche potrebbero essere definite “balllad”, come Wind of Africa, o Eddy Smile o Hotel Laguna, così come la ritmica prog fa capolino in Strings of Fire, e tutto questo rende estremamente diversificato, ma omogeneo, Violinizer.
Raccontare un percorso, rilasciare un messaggio, senza l’utilizzo di testi, non è semplice, anche se la lettura dei titoli è un primo segnale degli intendimenti di chi ha composto, ma esiste un forte pregio legato all’assenza di parole, che è quello dell’interazione tra artista e ascoltatore, dove il secondo diventa parte attiva ed inventa la propria storia, magari chiudendo gli occhi e lasciandosi andare.
Giannuzzi non vuole definirsi virtuoso, ma ama misurarsi con le difficoltà (godibile la sua reinterpretazione di Canon Rock, tratta dalla famosa versione dell’Orientale Jerry C, fruibile su youtube), e la sua filosofia chitarristica applicata al violino è qualcosa che, oltre a rendere in sala di incisione, dovrebbe essere uno spettacolo nello spettacolo in fase live: fase da scoprire!
Un bell’album e una grande sorpresa.


L’INTERVISTA

Come nasce, artisticamente parlando, Peppe Giannuzzi?
Nonostante I molti anni di musica alle spalle, nasce veramente il giorno in cui venne chiamato a suonare con Stewart Copeland e “La Notte della Taranta”, in un Tour nel 2009. Trovarmi a suonare con Stewart, Vittorio Cosma e tutti gli altri grandissimi musicisti mi ha fatto capire che potevo e volevo stare in determinati contesti, e ho incominciato a pormi obiettivi più importanti. 

Esiste un musicista che hai sempre considerato un esempio da seguire?
Non uno in particolare, oltre al “Capo”, Joe Satriani, seguo e apprezzo molti musicisti, la maggior parte chitarristi, tipo Mark Knopfler (Dire Straits) o Carlos Santana o Steve Vai, ognuno di loro ha delle caratteristiche diverse che mi attirano. Come violinisti  ascolto Jean Luc Ponty, Lino Cannavacciuolo e Stephane Grappelli, ma per il  concetto che ho io del violino preferisco avere una visione più “chitarristica” negli ascolti.

Come considereresti la tua musica, al di là dei generi precostituiti?
Questa è una bella domanda, perché ormai si tende ad etichettare tutto. Credo che Violinizer venga catalogato nella “World Music”, io posso dirti che come “piglio” è un album di musica rock, perché io parto sempre dal rock come concetto di base. Poi avendo la fortuna di muovermi in diversi generi musicali, probabilmente c'è un po' di mescolanza, l'importante (per me) è che ci sia una base rock, nel ritmo, nei suoni o nell'arrangiamento.

Ho letto una definizione che ti riguarda e che di dipinge come “il Satriani del violino”, ovvero un virtuoso dello strumento: cosa serve oltre alla tecnica sopraffina per diventare un grande musicista?
Premettendo che io non mi considero assolutamente un virtuoso, la tecnica deve essere solo un mezzo per arrivare allo scopo finale, che è quello di arrivare allo “stomaco” dell'ascoltatore, e per arrivare alla gente serve che la musica abbia un'anima.

E’ da poco uscito il tuo album Violinizer: che tipo di percorso musicale hai voluto raccontare?
Come dicevo prima, ho avuto la fortuna nella mia vita artistica, di muovermi attraverso diversi generi musicali, dal folk al blues al country all'etnico. Credo che Violinizer sia un sunto di tutto questo, con un filo conduttore comune a tutti i pezzi, il rock.

Chi sono stati i tuoi compagni di viaggio in questa avventura?
Cominciamo dal più importante, il mio manager, Giovanni Pollastri, credo che senza Giovanni Violinizer sarebbe uno dei tanti album che nessuno si filerebbe; poi tanti altri amici, tra cui Francesco Moneti (Modena City Ramblers), che ha messo la sua chitarra in tre pezzi, Roberto Gemma, storico fisarmonicista della Notte della Taranta, che ha fatto tutte le parti di tastiera e piano, e Angelo Fumarola, altro chitarrista che probabilmente, se fosse nato in Inghilterra, farebbe una concorrenza spietata a Mark Knopfler.

E’ prevista una promozione live del disco?
Stiamo valutando delle situazioni; io mi auguro che ci siano tantissimi concerti con Violinizer, anche perché la mia dimensione preferita rimane sempre il live.

Quali sono i tuoi progetti futuri
Quante pagine hai a disposizione?
Nel breve sicuramente vorrei avere la possibilità di suonare i miei  pezzi dal vivo, anche perché live hanno tutto il sapore rock che voglio trasmettere, poi sicuramente fare un altro album nel quale avere altre guest star... anzi a questo proposito ho un'idea abbastanza folle della quale per ovvi motivi scaramantici non voglio parlare!


Un po’ di storia estratta dal comunicato stampa.

Peppe Giannuzzi, classe 1971, è stato definito il Satriani del violino. La sua verve e la sua creatività lo hanno portato ad andare oltre i confini del tipico suono dello strumento, creando quindi una personalissima sonorità, senza tralasciare comunque un uso tradizionale del violino.
Diplomato in Viola presso il Conservatorio T. Schipa di Lecce, nel '95 ha scelto quindi  una "via alternativa di una proposta musicale non consueta" coniugando le influenze musicali "rockettare" di gioventù con sonorità World e Ambient, il tutto unito alle influenze della terra natia, la musica tradizionale salentina (pizzica).
Un percorso che gli ha permesso di condividere il palco con Stewart Copeland (batterista dei Police), con il quale ha suonato, oltre che nelle maggiori città dItalia, anche in alcuni grandi festival internazionali con lensemble de La Notte della Taranta toccando la Spagna, la Svizzera, il Portogallo e recentemente il Brasile, esibendosi al rinomato PercPan Festival di San Paolo.
Tra le altre collaborazioni troviamo i nomi di Vittorio Cosma e Mauro Pagani, sempre nel progetto de La Notte della Taranta (nelledizione del 2007, che ha visto partecipare anche Massimo Ranieri e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro), e i Modena City Ramblers, con i quali ha condiviso il palco sempre nel 2008.
Ha collaborato inoltre con alcune tra le realtà folk-rock di richiamo tra cui FRACMIRE, con cui tuttora suona, con SU' d'EST Cantierisuoni, ARTETIKA, AVLEDDHA (con i quali ha inciso il cd Ofidèa) e ha collaborato al brano "POLVERE E SILENZIO" insieme a Treble aka Lu Professore, inserito nella colonna sonora del film FINE PENA MAI (2007, regia di Davide Barletti).

INFO
Peppe Giannuzzi suona:

Violino Silent Yamaha sv 100
Violino elettrico 5 corde Cantini VRT Series
Pedaliera BOSS GT-10

Hanno suonato: Roberto Gemma alle tastiere
                          Angelo Fumarola alla chitarra (acustica ed elettrica)
                          Francesco Fry Moneti alla chitarra elettrica nei brani 1,4 & 6

Voce recitata:    Francesca Tomai;  Eddy Giannuzzi (brano 5)

www.facebook.com (Violinizer)
http://www.myspace.com/peppegiannuzzi
Management & Promozione:
LowCoost Mgmt c/o Giovanni Pollastri