Nell'ultima puntata del corso sul prog, svoltosi alla UniSavona, mi è stato affidato l’incarico
di commentare il declino dell’epopea prog, ancor prima di considerare fatti ed
eventi che poi vedremo, ho voluto ripassare la discografia dei gruppi inglesi
esaminati nel corso, alla ricerca di una qualche suggestione.
In modo del tutto
inaspettato, mi si è rivelato un singolare filo comune che mi ha suggerito
un’interpretazione.
Passeremo in rassegna
una carrellata di copertine, una per gruppo, che accompagnerò con sintetiche
didascalie funzionali allo scopo finale.
Anticipo che la prima
è l’unica che, per completezza, ho spinto dentro un po' a forza. Alla fine,
risulterà più chiaro.
Procediamo in ordine cronologico di uscita:
- marzo 1973:
Pink Floyd, esce The Dark Side Of The Moon, 8° album (già
sviscerato, più famoso di Gesù Cristo come ebbe a dire John Lennon dei suoi
Beatles; aggiungo solo che è stato il più grosso pomo della discordia nella
storia del rock, ognuno l’ha vissuto come ha voluto).
- luglio 1973: Jethro Tull, esce A Passion Play, 6° album di studio (copertina di straziante bellezza, ispirata alla Sagra della Primavera di Stravinskij, con in primo piano una ballerina morta, riversa sul palcoscenico di un teatro vuoto, quasi minaccioso; ambizioso e controverso seguito di Thick As A Brick - anche qui un’unica suite - affossato dalla critica, ha il dono di crescere sempre di più nel tempo).
- dicembre 1973:
Emerson Lake & Palmer, esce Brain Salad Surgery, 5°
album (murabile copertina, 2/3 dell’album sono occupati dalla pretenziosa suite
“Karn Evil 9”; lavoro imponente, ma l’esasperato tecnicismo lo rende un po'
algido).
- ottobre 1974:
King Crimson, esce Red, 7° album in studio (disco di fatto
postumo, esce a scioglimento già avvenuto, ed è forse questo il motivo
dell’incuria della copertina. Una foto di gruppo è inammissibile nostro genere
prog! Ultimo di un trittico formidabile ma il meno audace. Un po'
sopravvalutato… c’è la magnifica “Starless”, ma la ipercelebrata title-track “Red”,
considerata la progenitrice di futuri generi musicali quali il grunge ed il
prog-metal, in realtà esaurisce la sua forza in 1 minuto e1/2).
- novembre 1974:
Genesis, esce The Lamb Lies Down On Broadway, 6° album in
studio (la copertina fotografica è già indicativa di un humus diverso, e dalla
campagna inglese si viene catapultati nelle strade di Manatthan. A scanso di
equivoci, si tratta di un concept doppio monumentale, ma le composizioni sono
più brevi e concise, spogliate di fronzoli, e viene fatalmente meno quel
solenne saliscendi di pathos cui ci avevano abituati).
- novembre 1974:
Yes, esce Relayer, 7° album di studio. La copertina è del
solito Roger Dean, in questa occasione poco ispirato - forse perché orfano del
mago delle tastiere Rick Wakeman. All’uscita è apparso un progetto fiacco e
povero di idee. Anche qui il tempo sarà galantuomo restituendogli lucentezza).
- luglio 1975:
Gentle Giant, esce Free Hand, 7° album in studio. La cover
non invoglia, in un’epoca in cui, con i pochi mezzi di cui disponevano i
giovanissimi, la copertina poteva orientare in modo decisivo la scelta
dell’acquisto; il disco è pregevole, ma la band sembra ormai prigioniera di sé
stessa, obbligata a tempi e incastri contorti anche quando non appare necessario.
- ottobre 1975: Van Der Graaf Generator, esce Godbluff, 5° album in studio. Dopo 4 anni, ritornano con un suono più cupo ed aggressivo, esattamente come appare la copertina. Il disco è buono, ma poco bilanciato, forse troppo denso, non dà mai tregua e rende l’ascolto spossante.
Il commento precedente non aveva velleità critiche, ma solo la finalità di rendere oggettivi due elementi. Il primo:
1-Siamo ad un punto
già avanzato della carriera (minimo 5 album per gruppo, come abbiamo visto)
2-Già evidenti, o appena accennati, affiorano sinistri scricchiolii.
Ma qual è l’altra
caratteristica che hanno in comune?
Tutte le copertine
sono in bianco e nero, o al massimo grigio, che ne è comunque la combinazione.
Ma dove sono finiti
quei meravigliosi dipinti surreali e allegorici?
Che significato ha
questa improvvisa austerità? È forse segno di un calo fisiologico? Di una
perdita di convinzione? Di inaridimento della fantasia?
Il sospetto è
fondato, controprova ne è che questi album saranno gli ultimi di grande
spessore, ma neanche i migliori.
Tutte queste
coincidenze mi hanno quindi portato a formulare una tesi...
Questo filone bianco
e nero delinea e rappresenta l’inizio della parabola discendente del prog.
È una affermazione che lascia un po’ il tempo che trova, talora un po’ forzata, ed è solo uno spunto che mi andava di condividere.
E veniamo ai
meteoriti, quelli dell’estinzione dei dinosauri.
- 13 febbraio 1975,
concerto di Lou Reed al Palalido di Milano. Ai cancelli 3.000 persone
munite di regolare biglietto ed altrettanti senza, situazione a dir poco
delicata. Prima dell’inizio, i più agguerriti tra quelli rimasti fuori sfondano
e si riversano nel palazzetto. Un gruppo di un centinaio di situazionisti
prende posizione in alto dietro al palco e provoca il pubblico regolare,
inneggiando alla musica gratis ed insultando l’organizzatore David Zard; a
concerto appena iniziato, comincia un fitto lancio di oggetti e di biglie che
mette in fuga i musicisti, i contestatori si impossessano del palco e sfasciano
strumenti e amplificatori, scatenando la veemente reazione degli spettatori
paganti, scippati dello spettacolo. Scoppia il finimondo, risse, tafferugli e
infine lacrimogeni della polizia. Questo grave episodio decreterà la fine dei
grandi concerti rock nel nostro paese fino alla fine del decennio.
- 16 agosto 1975,
Peter Gabriel,con una lettera aperta al settimanale musicale inglese
Melody Maker, annuncia la sua separazione dai Genesis. Gabriel… la figura di
spicco del gruppo più amato. Per molti è un lutto inconsolabile e con quella
data arriva la fine di un’epoca irripetibile.
All’improvviso, i
nostri protagonisti sembrano smarriti, in crisi di identità, e noi ascoltatori
con loro; non c’è più una direzione verso cui andare, l’impossibile è già stato
raggiunto.
Nuovi personaggi e
fenomeni musicali si impongono sulla scena.
1975 e 1976 sono anni
di transizione, dove imperversano Barry White e gli Abba, esplodono i Queen con
Bohemian Rhapsody, Jean-Michel Jarre con Oxygene, gli Eagles con Hotel
California, e poi il rock sanguigno di Bruce Springsteen, il reggae di Bob
Marley, il grand-guignol dei Kiss.
In Italia il vento
sta velocemente cambiando, e si afferma una nuova generazione di cantautori: Angelo
Branduardi con Alla Fiera dell’Est, Antonello Venditti con Lilly,
Francesco De Gregori con Rimmel, e poi ancora Edoardo
Bennato, Eugenio Finardi, Ivan Graziani, Claudio Lolli,
Renato Zero in fase di decollo.
Sullo sfondo, naturalmente, c’è l’Italia di quella tormentata stagione che tutti noi abbiamo vissuto.
Riprendiamo con i
meteoriti.
- 26-29 giugno
1976, Parco Lambro, 3° edizione del Festival del Proletariato
Giovanile organizzato dalla rivista controculturale Re Nudo. Quello che
doveva essere un festoso e pacifico raduno musicale, di partecipazione e di
confronto culturale e politico di circoli, collettivi, autonomi, attivisti,
femministe e gay, si deteriora in un terreno di scontro e di violenza. Mancano
acqua ed elettricità, i servizi igienici sono inadeguati, serpeggia l’eroina,
ed arrivano pioggia e fango. Il servizio d’ordine affidato a Lotta Continua è
intransigente e militaresco, e la tensione sale alle stelle. Il pubblico si
scaglia contro l’organizzazione, che specula sui prezzi di cibo e bevande;
viene saccheggiato un supermercato e preso d’assalto un camion frigo con 5.000
polli congelati che diventano palloni da calcio. Entra in azione la polizia e
diventa un tutti contro tutti. E invece che a tarallucci e vino finisce a
molotov e lacrimogeni. Questo fallimento seppellisce tristemente il sogno
dell’immaginazione al potere sbocciato nel ‘68.
Ma veniamo al 1977,
l’anno decisivo.
- 28 ottobre,
esce Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols, manifesto del
movimento punk.
Questa è un po’ la
nemesi della musica rock, la sua forma di espressione più elevata e complessa
che è il prog viene rinnegata da quella più grossolana ed elementare, il punk.
- 16 dicembre, esce Saturday Night Fever. Fenomeno epocale
dalle conseguenze incalcolabili: è la proliferazione delle discoteche e
l’inizio del disimpegno giovanile.
Stritolato tra le
spire del punk e della disco music il nostro amato genere si spegne
malinconicamente.
Per chiudere, mi è
capitata tra le mani un’intervista ad Alan Sorrenti, che prima di “Figli delle Stelle” è stato protagonista di quella stagione con due pregevoli
album, in bilico tra cantautorato e avanguardia.
Sollecitato ad una
riflessione sugli anni ‘70, ne ha rilasciato una magnifica fotografia:
“Era ancora tutto
allo stato selvaggio. Era come un fiume che scorreva vertiginosamente, a volte
ci stavi dietro, altre ne venivi travolto”.
E si raggiunse un punto di non ritorno!