L’ultima giornata dedicata alla Musica Progressiva,
alla UniSavona, si è focalizzata sulle motivazioni che hanno portato alla
fine del movimento, in realtà tuttora attivo, ma per “fine” si vuole intendere
l’uscita dalla quotidianità, viaggiando verso la “fruizione di nicchia”.
Sono emerse le idee dello scrivente, quelle più ovvie e note,
aumentate dalle tesi del melomane Franco Sguerso, che ha messo sul
piatto elementi a cui non avevo mai pensato, riportati in altro articolo.
Un altro “alunno”, Marco Gavarone, ci ha riflettuto su
e mi ha inviato il suo elaborato, proposto attraverso un aneddoto stimolato
dalla lezione. Riporto integralmente ciò che mi ha scritto, felice dello
spirito collaborativo venutosi a creare.
A Little Firefly.
Durante l’ultima lezione sul rock progressivo, nella Sala
Stella Maris di Savona, è intervenuto magistralmente Franco Sguerso, che
ha esposto una sua intrigante teoria sulle motivazioni che ne hanno causato il
declino in tempi oltremodo ristretti.
Personalmente e umilmente ritengo che le cose siano
relativamente semplici… forse.
La cosa divertente è che l’idea mi è venuta ricordandomi di
uno spettacolo di anni fa di Antonio Albanese, durante il quale un
sassofonista creava degli stacchetti fra un pezzo recitato e un altro.
È bravo… è bravo… commentava Albanese all’inizio dello spettacolo; poi però,
andando avanti, il sassofonista si “allargava” un po' troppo, dilungandosi in
raffinati assoli fino a che il mitico Alex Drastico sbottava con un… “però
adesso hai rotto il caxxo!!!”.
L’associazione mentale in effetti si è materializzata nel mio
cervello ormai usurato durante l’ascolto di un pezzo dei VdGG con il buon David
Jackson… dal suo sax a quello dello spettacolo di Albanese è passata la
corrente che mi ha acceso la lampadina, una luce di posizione certo, non un
faro abbagliante, ma una piccola lucciola (e ormai se ne vedono poche!) che
illuminava una scritta: “è bravo… è bravo… però adesso…”
Il rock progressivo dopo un lustro di gloria è caduto in
disgrazia perché sostanzialmente aveva rotto il *****.
Era stato in pratica appannaggio di musicisti “secchioni” … tutto
sofisticato e ricercato… preziosismi e riferimenti con la musica classica… testi
ermetici e/o ricercati… copertine autentiche opere d’arte… ecc… ecc.
È noto che i secchioni, e in generale l’impegno ad oltranza,
dopo un po' stufano; infatti, la nascita del punk non è altro che un rifiuto/
ribellione contro il movimento prog come d'altronde la disco music non è altro
che la voglia di abbandonarsi a qualcosa di più leggero e non impegnativo.
Per fare punk rock non serviva essere dei provetti musicisti
e nemmeno dei ricercati parolieri, valeva tutto, anche sputare addosso alla
band durante i concerti (vedere The Clash).
La disco music serviva per ballare senza pensare più di tanto
alla musica o alle parole, contava il ritmo e soprattutto tacchinarsi in pista
le ragazze.
Quindi direi che la fine del prog era solo una questione di
tempo, un cambio generazionale e puff…tutto cambiato.
Inevitabilmente.
Cosa rimane di quegli anni?
Uno scrigno pieno di tante piccole pietre preziose che
rimarranno per sempre nelle anime che le hanno amate… meno male che è arrivato
Athos con la chiave del forziere e le ha mostrate a tutti, specialmente a chi
non le aveva mai viste, come le “lucciole” di La Locanda delle Fate, raccontate
in aula da Luciano Boero.
Il prog è morto… viva il prog!!!