Ho conosciuto Stefano Pantaleoni con molto ritardo, come tastierista della nuova versione degli Acqua Fragile, e poco dopo ho scoperto il suo ruolo di reale maestro delle tastiere, con un occhio speciale al vintage, testimoniato nel seguente articolo, comparso successivamente in molti spazi:
https://athosenrile.blogspot.com/2020/05/pantaleoni-stefano-tastiere.html
È da poco uscito l’upgrade del progetto, “Isoledipensiero”, il nono aggiornamento, dal titolo “Incorporale”, edito da Accademia 2008.
Racconta l’autore: “L’opera è ispirata alle tematiche dell’incorporalità - Dio, luce, fantasma, velo… - qua intesa come una sorta di trasversalità spirituale che si materializza attraverso costrutti sonori, in absentia, volti a rappresentare tale concetto nel duplice significato tecnico e poetico. Da qui l’intuizione del poeta Attilio Bertolucci che ancora oggi non smette di affascinare: “Assenza, più acuta presenza”.
Assenza
Attilio Bertolucci
Assenza,
più acuta presenza.
Vago pensiero di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto
ti porta,
come una pietra
leggera.
L’opera si avvale di una caratteristica compositiva la cui
cifra stilistico-estetica è l’esaltazione degli stati e delle immagini emotive
che mirano a contagiare spiritualmente, cognitivamente e anche fisicamente
l’ascoltatore. Vorrei comunicare gli affetti propri del mio pensiero poetico e
musicale, alla ricerca di una perfetta sintonia con ciò che ho vissuto e
sentito nell’atto creativo, sperando che le emozioni e le immagini evocate
dalla mia musica possano incarnarsi in chi ascolta suscitando meccanismi di
simulazione, trasmettendo così uno stato corporeo/spirituale condiviso.
Rispetto ai precedenti isoledipensiero, qua si attenua l’utilizzo massiccio della totalità dei synth elettronici che da sempre hanno caratterizzato le precedenti release, orientando questa volta il focus su una cifra strumentale più variegata e comunque legata alla strumentazione tastieristica tipica del rock progressivo, proprio come già avvenne in Isoledipensiero 5 – Canto di Prog: organo Hammond, Eminent 310, Mellotron 400, Moog, Piano rhodes, ecc., oltre ad interventi strumentali di natura acustica ed elettroacustica e funzionali all’idea poetica”.
Mi risulta complesso un commento tradizionale, trovandomi al
cospetto di un progetto che richiede, oltre a competenze specifiche
approfondite, una maggior conoscenza del processo creativo dell’autore.
Quello che posso fare è mettere sul piatto il caleidoscopio
di sensazioni derivanti da un attento ascolto solitario, più pancia che testa,
elementi che non saranno forse di aiuto alla comprensione del lavoro in toto,
ma sono il frutto di una onirica esperienza uditiva.
Provo a leggere tra le righe il pensiero di Pantaleoni,
decodificando il concetto di "incorporalità" da lui proposto, come
una sorta di trasversalità spirituale che si materializza attraverso i suoni, un processo affascinante e complesso, mentre sembra nascere una spinta verso
un'esperienza mistica, in cui l'assenza di una forma fisica rappresentata da
Dio, o dalla sua luce, evidenzia una presenza ancora più intensa e pervasiva.
Dio, luce, fantasma, velo, figure simboliche spesso associate
all'immateriale, al divino, al mistero, e l'utilizzo di queste immagini crea
un'atmosfera sacrale e trascendente.
L'idea che l'incorporalità possa essere rappresentata
attraverso "suoni in assenza" è particolarmente suggestiva. Il suono, in quanto
vibrazione, è inteso come una manifestazione energetica che trascende la
materia.
Esiste un doppio piano costruttivo, quello tecnico (ovvero
gli strumenti utilizzati) e quello poetico (cioè, il significato simbolico ed
emotivo che i suoni evocano).
Il riferimento al poeta Attilio Bertolucci sintetizza
l'idea che l'assenza di qualcosa possa, paradossalmente, renderne più intensa
la presenza, e quindi, nel contesto dell'incorporalità, questa affermazione
suggerisce che l’assenza di una forma fisica non implichi necessariamente una
mancanza di essenza o di significato.
Stefano Pantaleoni punta a creare un'opera che va oltre la
semplice esperienza auditiva, cercando di coinvolgere l'ascoltatore su
molteplici livelli:
-quello emotivo, con l'obiettivo di suscitare emozioni
profonde e autentiche, trasmettendo i suoi affetti personali;
-quello cognitivo, mirando a stimolare la riflessione e
l'immaginazione dell'ascoltatore, evocando immagini e concetti che conducano a
una comprensione più profonda dell'opera.
-quello fisico, che spinge verso quella magnifica sensazione che il fruitore sensibile e virtuoso dovrebbe poter provare durante ogni tipologia di ascolto, come una sensazione di brivido, di calma o di eccitazione.
Ho avvertito da parte dell'autore la voglia di connessione totale col mondo, un
contagio emotivo alla ricerca di una esperienza condivisa col pubblico, tanto
da poter provare, ognuno sulla propria pelle, le emozioni evocate dalla musica.
Definirei il tutto con il concetto di “approccio
multisensoriale”, perché non sarà il solo udito ad essere coinvolto.
Il tutto può apparire assai complesso - e credo lo sia
tecnicamente parlando - ma non credo che la volontà del pubblico sia quella di
entrare nella profondità dell’atto creativo, così come sarebbe un errore - e
una limitazione - rivolgersi ad un target preciso, una nicchia di nobili
fruitori. Mi appare molto semplice invece immaginare un’esperienza libera, dove
ognuno possa creare la propria isola di pensiero, la propria verità.
Buon ascolto e … buona interpretazione!
I brani:
Nei silenziosi tormenti della notte
Per avere maggiori informazioni su
isoledipensiero cliccare sul seguente link:
https://www.stefanopantaleoni.it/isoledipensiero/la-produzione/