Il 2 febbraio del 2004 ci lasciava Riki Maiocchi.
Lo ricordo con un mio post antico e con le parole di Alessandro Germani.
Una testimonianza più recente è invece fruibile al seguente link che indirizza verso un'intervista che realizzai nel 2015 con la moglie Rosanna:
Enrico
Maiocchi nasce a Milano nel 1940. La sua
infanzia non è molto rosea; rimane orfano da parte del padre a 8 anni, e i
rapporti con il suo patrigno non sono buoni.
Vive il
periodo dei “Teddy Boys” in controtendenza; gli viene proibito di portare i
jeans in casa, non ha le chiavi della sua abitazione e per la fatidica
mezzanotte deve essere già rincasato.
Così a 18
anni, Riki decide di fuggire dalla realtà abitativa. Si
mantiene facendo vari lavori.
Già con
il desiderio di fare musica, si mette in cerca di altri componenti per formare
un complessino. Comincia
suonando nelle balere tre volte a settimana.
Nel 1964,
è la casa discografica Emi - Columbia che lo scrittura.
Il suo
primo 45 giri è “La tua vera personalità’”.
L’anno
dopo, è la volta di un altro 45 giri, "Non dite a mia madre”, versione italiana
della canzone “The House of the Rising Sun” del gruppo degli Animals. Il testo
italiano è scritto dallo stesso Ricki, un testo troppo trasgressivo per l’epoca
tant’è che la canzone viene presto “ritirata”.
La
stessa, viene reincisa dallo stesso Maiocchi e dal gruppo dei Marcellos Ferial
con un testo più “leggero” di Mogol, e con un nuovo titolo “La casa del sole”.
Con
questa canzone i Marcellos Ferial partecipano al Cantagiro del 1965; anche
Riki partecipa, nella sezione riservata ai giovani, con la canzone “Quella che
cerchi”, cover di “Stop Feeling Sorry For Your self” di Adam Faith, canzone
ripresa anche da Sandie Shaw.
Il retro
del 45 giri è “P.S.I.Love you” dei Beatles, accompagnato dal complesso dei Mods
(ovvero i futuri Camaleonti ).
I primi
elementi del gruppo sono Riki e Livio, poi entra Gerry, e infine gli altri.
All’inizio,
il gruppo non comincia insieme; Livio e gli altri per un periodo di tempo,
incidono senza Ricki che è nel gruppo di Augusto Righetti “Le Ombre”. Poi, lo
stesso Maiocchi ottiene una scrittura come cantante dalla casa discografica “La
voce del Padrone”, e decide di riunire il gruppo.
In
principio si chiamano Mods, poi prendono il nome di Beatnicks, e poi quello dei
Camaleonti.
Dopo
un’apparizione al “Raduno Beat”, vengono notati da Miki Del Prete nel locale
milanese Santa Tecla, che li fa incidere per la Kansas. Il loro
primo disco con la nuova etichetta è “Ti saluto”, cui fa seguito “Sha la la
la”, cover di “La La La La La” di Paul Clarence, e ”I capelloni”, cover di
“Over and Over”dei Dave Clarke Five.
Partecipano
poi al Cantagiro del 1966, con la canzone ”Chiedi chiedi”. Per
problemi interni, in quello stesso anno Ricki lascia il gruppo. Torna nella sua
Milano, dove tenta la carriera da solista.
Nel
periodo in cui Riky rimane“orfano" dei Camaleonti, si fa accompagnare dal complesso
dal nome “Pattuglia azzurra”. Complesso dove suonano i fratelli Boldi, Massimo
alla batteria, e Fabio alla chitarra. Ma questa
nuova formazione non dura molto.
Per un
periodo di tempo si reca a Londra, dove fa la conoscenza del chitarrista
Ritchie Blackmore e del suo gruppo, con cui per un po' suona nei locali
londinesi.
Riky
rimane entusiasta dei suoi musicisti, e decide di portarli in Italia.
Il nuovo
complesso di Maiocchi si fa conoscere nei locali italiani, riscuotendo un
enorme successo, successo che dura fino a quando lo stesso Blackmore, per
problemi personali lascia il gruppo per tornarsene a Londra.
Riki cerca di continuare la collaborazione con i musicisti rimasti , ma la cosa non
dura molto. Così, per
decisione dello stesso Maiocchi, anche questo gruppo si scioglie, i tre
componenti continuano a incidere dei dischi col nome di Trip e si uniscono al
cantante Joe Vescovi.
La casa
discografica CBS, che crede nelle sue doti di cantante, gli fa incidere una
canzone della coppia Mogol-Battisti dal titolo ”Uno in più”. La
canzone suddetta fa parte della linea ecologica pacifista denominata “Linea
Verde”.
Riki e
accompagnato dal complesso dei Generali. La
canzone è prima in classifica.
Nel 1967,
visto il successo che ha riscosso con “Uno in più”, la CBS lo fa’partecipare
al Festival di Saremo di quell’anno con la canzone dal titolo ”C’è chi spera”.
Con lui,
per l’abbinamento nella gara canora, c’è Marianne Faithfull, che in quel
periodo è legata sentimentalmente al cantante dei Rolling Stones Mick Jagger.
La canzone però non riesce a vincere nonostante il pubblico si dimostri
interessato al testo , troppo nuovo per un festival che mantiene la sua
tradizione di brani troppo “datati”.
La
carriera di Riki prosegue con il suo terzo singolo dal titolo ”Prendi fra le
mani la testa”, sempre scritto dal duo Mogol-Battisti. Con questa canzone Riky
partecipa al Cantagiro del 1967, e la stessa canzone è anche in gara tra i
dischi del Festivalbar.
Questa
canzone viene incisa anche da Loredana Bertè, Mino Reitano e Lucio Battisti. Il testo,
troppo rivoluzionario per il periodo, non fa riscuotere grande interesse per il
disco.
La fine
del 1967, è caratterizzato dalla nuova moda musicale, che vede riprendere
vecchie canzoni di decenni precedenti per poi ricantar le in stile moderno.
Così è anche per Riki, che contro la sua volontà incide la canzone ”Ma l’amore no”. La canzone
non ottiene successo perché viene criticata sia dai giovani che non accettano
che il loro idolo li “tradisca” cimentandosi in canzoni ormai datate, e dai
cosiddetti “matusa” che non accettano che le loro canzoni possano essere
“rovinate” dai cantanti del momento.
Il lato B
invece è composto da “Un’altra vita”, cover di una canzone di Paul Jones,
tratta dal film “Privilege”.
Riki si innamora di quel film “verità” che racconta la storia di come una star musicale
può essere utilizzata dal “sistema”.
Nel 1968
ha la fortuna di conoscere Jimi Hendrix al Piper di Milano nella sua storica
tournée in Italia .
In quell’anno
incide per la CBS l’ultimo 45 giri dal titolo ”Il re della solitudine”. Nonostante
la grande esecuzione di Ricky, il disco non viene pubblicizzato molto, e anche
in radio non gode di molti passaggi; inutile dire che il 45 giri non riesce a
vendere abbastanza. Maiocchi, dopo ciò chiude i rapporti con la CBS. Comincia
per lui un periodo di cambiamenti di case discografiche passa alla Carosello
nel 1969 con la quale incide la canzone “Io sono qui” che ha come retro ”Tu vedi
mai cerchi bianchi e neri?”, alla CGD nel 1972, con il 45 giri dal titolo
“Aiutami”, che ha come retro”Mary Jane”.
Successivamente
si trasferisce alla EMI, la casa discografica del suo inizio nel 1976. Per la
EMI, nel ’76, esce il suo ultimo 45 giri dal titolo ”Rock’n roll”, prodotto da
Shel Shapiro, ex cantante del gruppo dei Rokes. Ma anche
con la EMI sorgono dei problemi discografici e Riki, ormai stanco, decide di
ritirarsi dalla musica.
Da quel
momento, Maiocchi fa molti lavori per vivere. Il
successo e la popolarità sono per lui ricordi.
Negli
anni’80, con gran parte dei suoi colleghi, partecipa a molte trasmissioni che
si occupano di riportare in scena gli anni’60; nel 1983 con “Bandiera Gialla”, nel
1988 a “Vent’anni dopo”, nel 1989 a “Una Rotonda sul Mare”, dove riesce ad
arrivare in semifinale.
La
canzone ”Uno in più” viene scelta come sigla del programma “Roxy Bar”.
Il 4
Febbraio del 2004 a Milano, muore di tumore nell’ospedale dove è ricoverato.
A
differenza del nome che ha scelto per il suo gruppo,
Riki Maiocchi è l’unico Camaleonte che non ha mai cambiato colore per vivere.
Una
chicca dalla rete
(Intervista telefonica a Riky
Maiocchi, dicembre 1997)
Conoscevo
musicalmente Hendrix fin da quaido aveva
sfondato in Inghilterra.
Là, la sua
popolarità era oggetto di studio per sociologi e psicologi, mentre in Italia
girava tutt'altra musica.
Il
pubblico che andava ad ascoltarlo era quindi composto in buona parte da persone
incuriosite dalla sua musica, ma anche dal personaggio, per come si vestiva,
per come era stato descritto dai giornali, dalla gente che lo aveva visto.
Questa
naturalmente era l'immagine offerta dai media.
Di
persona sembrava quasi timido, come quando si presentò al Piper nel pomeriggio
per scusarsi del fatto che il concerto non si sarebbe potuto tenere perché gli
strumenti erano bloccati alla dogana in aeroporto.
D: II tour fu ben
gestito?
R:
Secondo me no. Oltre tutto a Milano Jimi fu fatto suonare al Piper, che pur
essendo un locale abbastanza grande in confronto al Piper di Roma era poca
cosa. Poi l'hanno fatto esibire al Brancaccio, che è uno dei teatri meno
rappresentativi della capitale.
D: Come si svolse la tua
giornata hendrixiana?
R: Mi
trovavo al Piper in veste di spettatore in attesa del primo concerto
pomeridiano. Hendrix
arrivò nei camerini e mi spiegò i motivi per cui non poteva suonare. Lui non
sapeva neanche che in Italia esistessero dei complessi, di italiano conosceva
solo Mario del Monaco, ma di gruppi non aveva proprio idea.
Siamo
stati insieme tutto il pomeriggio. Abbiamo
bevuto qualcosa, gli ho fatto conoscere due mie amiche (con una delle quali fra
l'altro ha avuto una storia) e la sera, dopo il concerto, ci siamo trovati e
siamo andati a casa di una di loro, dove abbiamo fatto una festicciola, una
cosa molto tranquilla.
Mi regalò
un battipenna e tre pick-up, che attualmente credo siano in mano ad Alberto
Radius della Formula 3, anche se ora non ricordo per quale motivo... Radius non c'era al Piper. Non
mi ricordo di aver visto molti musicisti, solo Maurizio Arceri e Milena Cantù ...
Del
concerto ricordo che Jimi ha eseguito tutti pezzi che conoscevo, per un totale
di circa due ore, quasi come per scusarsi di non aver suonato il pomeriggio.
Alla
festa vennero anche Noel, Mitch e il tecnico.
La
padrona di casa - non mi ricordo più il nome - era una ragazza di colore, una
fotomodella.
Me
l'aveva presentata un'amica di Bologna, Ines (Curatolo), che fu quella che ebbe
la storia con Jimi. Ricordo
che a festa finita, quando tutti cominciarono ad andar via, lui rimase lì.
Dopo il
tour italiano, mi capitò di vederlo un'altra volta.
Andavo
spesso a Londra dove in quegli anni c'era un locale in auge che si chiamava "Revolution", un posto con un palchetto attrezzato per chi aveva voglia di
esibirsi.
Quella
sera Jimi fece una jam session con Steve Winwood e altri musicisti.
(Dal
libro "5 giorni a maggio" di R. Bonanzi e M. Comandini)