venerdì 28 febbraio 2025

UniSavona: Franco Sguerso propone la sua dettagliata teoria: ecco perchè la musica progressiva perse il suo appeal dopo un solo lustro!

 



COMMENTO DI FRANCO SGUERSO

Nell'ultima puntata del corso sul prog, svoltosi alla UniSavona, mi è stato affidato l’incarico di commentare il declino dell’epopea prog, ancor prima di considerare fatti ed eventi che poi vedremo, ho voluto ripassare la discografia dei gruppi inglesi esaminati nel corso, alla ricerca di una qualche suggestione.

In modo del tutto inaspettato, mi si è rivelato un singolare filo comune che mi ha suggerito un’interpretazione.

Passeremo in rassegna una carrellata di copertine, una per gruppo, che accompagnerò con sintetiche didascalie funzionali allo scopo finale.

Anticipo che la prima è l’unica che, per completezza, ho spinto dentro un po' a forza. Alla fine, risulterà più chiaro.


Procediamo in ordine cronologico di uscita:

- marzo 1973: Pink Floyd, esce The Dark Side Of The Moon, 8° album (già sviscerato, più famoso di Gesù Cristo come ebbe a dire John Lennon dei suoi Beatles; aggiungo solo che è stato il più grosso pomo della discordia nella storia del rock, ognuno l’ha vissuto come ha voluto).

- luglio 1973: Jethro Tull, esce A Passion Play, 6° album di studio (copertina di straziante bellezza, ispirata alla Sagra della Primavera di Stravinskij, con in primo piano una ballerina morta, riversa sul palcoscenico di un teatro vuoto, quasi minaccioso; ambizioso e controverso seguito di Thick As A Brick - anche qui un’unica suite - affossato dalla critica, ha il dono di crescere sempre di più nel tempo).

- dicembre 1973: Emerson Lake & Palmer, esce Brain Salad Surgery, 5° album (murabile copertina, 2/3 dell’album sono occupati dalla pretenziosa suite “Karn Evil 9”; lavoro imponente, ma l’esasperato tecnicismo lo rende un po' algido).

- ottobre 1974: King Crimson, esce Red, 7° album in studio (disco di fatto postumo, esce a scioglimento già avvenuto, ed è forse questo il motivo dell’incuria della copertina. Una foto di gruppo è inammissibile nostro genere prog! Ultimo di un trittico formidabile ma il meno audace. Un po' sopravvalutato… c’è la magnifica “Starless”, ma la ipercelebrata title-track “Red”, considerata la progenitrice di futuri generi musicali quali il grunge ed il prog-metal, in realtà esaurisce la sua forza in 1 minuto e1/2).

novembre 1974: Genesis, esce The Lamb Lies Down On Broadway, 6° album in studio (la copertina fotografica è già indicativa di un humus diverso, e dalla campagna inglese si viene catapultati nelle strade di Manatthan. A scanso di equivoci, si tratta di un concept doppio monumentale, ma le composizioni sono più brevi e concise, spogliate di fronzoli, e viene fatalmente meno quel solenne saliscendi di pathos cui ci avevano abituati).


- novembre 1974: Yes, esce Relayer, 7° album di studio. La copertina è del solito Roger Dean, in questa occasione poco ispirato - forse perché orfano del mago delle tastiere Rick Wakeman. All’uscita è apparso un progetto fiacco e povero di idee. Anche qui il tempo sarà galantuomo restituendogli lucentezza).

- luglio 1975: Gentle Giant, esce Free Hand, 7° album in studio. La cover non invoglia, in un’epoca in cui, con i pochi mezzi di cui disponevano i giovanissimi, la copertina poteva orientare in modo decisivo la scelta dell’acquisto; il disco è pregevole, ma la band sembra ormai prigioniera di sé stessa, obbligata a tempi e incastri contorti anche quando non appare necessario.

- ottobre 1975: Van Der Graaf Generator, esce Godbluff, 5° album in studio. Dopo 4 anni, ritornano con un suono più cupo ed aggressivo, esattamente come appare la copertina. Il disco è buono, ma poco bilanciato, forse troppo denso, non dà mai tregua e rende l’ascolto spossante.

Il commento precedente non aveva velleità critiche, ma solo la finalità di rendere oggettivi due elementi. Il primo:

1-Siamo ad un punto già avanzato della carriera (minimo 5 album per gruppo, come abbiamo visto)

2-Già evidenti, o appena accennati, affiorano sinistri scricchiolii.

Ma qual è l’altra caratteristica che hanno in comune?

Tutte le copertine sono in bianco e nero, o al massimo grigio, che ne è comunque la combinazione.

Ma dove sono finiti quei meravigliosi dipinti surreali e allegorici?

Che significato ha questa improvvisa austerità? È forse segno di un calo fisiologico? Di una perdita di convinzione? Di inaridimento della fantasia?

Il sospetto è fondato, controprova ne è che questi album saranno gli ultimi di grande spessore, ma neanche i migliori.

Tutte queste coincidenze mi hanno quindi portato a formulare una tesi...

Questo filone bianco e nero delinea e rappresenta l’inizio della parabola discendente del prog.

È una affermazione che lascia un po’ il tempo che trova, talora un po’ forzata, ed è solo uno spunto che mi andava di condividere.

E veniamo ai meteoriti, quelli dell’estinzione dei dinosauri.

- 13 febbraio 1975, concerto di Lou Reed al Palalido di Milano. Ai cancelli 3.000 persone munite di regolare biglietto ed altrettanti senza, situazione a dir poco delicata. Prima dell’inizio, i più agguerriti tra quelli rimasti fuori sfondano e si riversano nel palazzetto. Un gruppo di un centinaio di situazionisti prende posizione in alto dietro al palco e provoca il pubblico regolare, inneggiando alla musica gratis ed insultando l’organizzatore David Zard; a concerto appena iniziato, comincia un fitto lancio di oggetti e di biglie che mette in fuga i musicisti, i contestatori si impossessano del palco e sfasciano strumenti e amplificatori, scatenando la veemente reazione degli spettatori paganti, scippati dello spettacolo. Scoppia il finimondo, risse, tafferugli e infine lacrimogeni della polizia. Questo grave episodio decreterà la fine dei grandi concerti rock nel nostro paese fino alla fine del decennio.

- 16 agosto 1975, Peter Gabriel,con una lettera aperta al settimanale musicale inglese Melody Maker, annuncia la sua separazione dai Genesis. Gabriel… la figura di spicco del gruppo più amato. Per molti è un lutto inconsolabile e con quella data arriva la fine di un’epoca irripetibile.

All’improvviso, i nostri protagonisti sembrano smarriti, in crisi di identità, e noi ascoltatori con loro; non c’è più una direzione verso cui andare, l’impossibile è già stato raggiunto.

Nuovi personaggi e fenomeni musicali si impongono sulla scena.

1975 e 1976 sono anni di transizione, dove imperversano Barry White e gli Abba, esplodono i Queen con Bohemian Rhapsody, Jean-Michel Jarre con Oxygene, gli Eagles con Hotel California, e poi il rock sanguigno di Bruce Springsteen, il reggae di Bob Marley, il grand-guignol dei Kiss.

In Italia il vento sta velocemente cambiando, e si afferma una nuova generazione di cantautori: Angelo Branduardi con Alla Fiera dell’Est, Antonello Venditti con Lilly, Francesco De Gregori con Rimmel, e poi ancora Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Ivan Graziani, Claudio Lolli, Renato Zero in fase di decollo.

Sullo sfondo, naturalmente, c’è l’Italia di quella tormentata stagione che tutti noi abbiamo vissuto.

Riprendiamo con i meteoriti.

- 26-29 giugno 1976, Parco Lambro, 3° edizione del Festival del Proletariato Giovanile organizzato dalla rivista controculturale Re Nudo. Quello che doveva essere un festoso e pacifico raduno musicale, di partecipazione e di confronto culturale e politico di circoli, collettivi, autonomi, attivisti, femministe e gay, si deteriora in un terreno di scontro e di violenza. Mancano acqua ed elettricità, i servizi igienici sono inadeguati, serpeggia l’eroina, ed arrivano pioggia e fango. Il servizio d’ordine affidato a Lotta Continua è intransigente e militaresco, e la tensione sale alle stelle. Il pubblico si scaglia contro l’organizzazione, che specula sui prezzi di cibo e bevande; viene saccheggiato un supermercato e preso d’assalto un camion frigo con 5.000 polli congelati che diventano palloni da calcio. Entra in azione la polizia e diventa un tutti contro tutti. E invece che a tarallucci e vino finisce a molotov e lacrimogeni. Questo fallimento seppellisce tristemente il sogno dell’immaginazione al potere sbocciato nel ‘68.

Ma veniamo al 1977, l’anno decisivo.

- 28 ottobre, esce Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols, manifesto del movimento punk.

Questa è un po’ la nemesi della musica rock, la sua forma di espressione più elevata e complessa che è il prog viene rinnegata da quella più grossolana ed elementare, il punk.

- 16 dicembre, esce Saturday Night Fever. Fenomeno epocale dalle conseguenze incalcolabili: è la proliferazione delle discoteche e l’inizio del disimpegno giovanile.

Stritolato tra le spire del punk e della disco music il nostro amato genere si spegne malinconicamente.

Per chiudere, mi è capitata tra le mani un’intervista ad Alan Sorrenti, che prima di “Figli delle Stelle” è stato protagonista di quella stagione con due pregevoli album, in bilico tra cantautorato e avanguardia.

Sollecitato ad una riflessione sugli anni ‘70, ne ha rilasciato una magnifica fotografia:

Era ancora tutto allo stato selvaggio. Era come un fiume che scorreva vertiginosamente, a volte ci stavi dietro, altre ne venivi travolto”.

E si raggiunse un punto di non ritorno!







giovedì 27 febbraio 2025

Pink Floyd At Pompeii uscirà su pellicola, vinile e CD con un nuovo mix Dolby Atmos



Pink Floyd At Pompeii - MCMLXXII è stato rimasterizzato digitalmente in 4K, estratto dal filmato originale in 35mm, con audio migliorato e mixato di recente da Steven Wilson

 

I Pink Floyd hanno condiviso un videoclip appena restaurato del loro brano fondamentale Echoes, tratto dal loro altrettanto leggendario film Live At Pompeii del 1972.

Il video annuncia la pubblicazione di Pink Floyd At Pompeii - MCMLXXII, che uscirà nei cinema di tutto il mondo il 24 aprile tramite Sony Music Vision e Trafalgar Releasing e IMAX® Worldwide. I biglietti saranno in vendita dal 5 marzo alle 14:00 GMT/9:00 ET/6:00 PT.

Il rivoluzionario film del 1972 di Adrian Maben è stato rimasterizzato digitalmente in 4K dal filmato originale da 35 mm, con audio migliorato e mixato di recente da Steven Wilson. Presenta i Pink Floyd prima del loro successo commerciale con The Dark Side Of The Moon, immortalandoli sullo sfondo delle rovine dell'iconico Anfiteatro romano di Pompei, e include versioni live di “Echoes”, “A Saucerful of Secrets” e “One of These Days”.

"Pink Floyd: Live At Pompeii è un documento raro e unico delle esibizioni dal vivo della band nel periodo precedente a The Dark Side Of The Moon ", afferma il batterista Nick Mason.

L'album di accompagnamento Pink Floyd At Pompeii - MCMLXXII vedrà la performance presentata per la prima volta come un disco in vinile live a lunghezza intera. Il remix del 2025 di Steven Wilson sarà disponibile anche su CD/Blu-ray/DVD/Digital Audio e Dolby Atmos dal 2 maggio.

"Da quando mio padre mi ha fatto il lavaggio del cervello da bambino, ascoltando “The Dark Side of The Moon” in loop, i Pink Floyd sono diventati la mia band preferita", aggiunge Wilson. "Sono i miei " Beatles ", profondamente radicati nel mio DNA musicale. Ho visto il film Pompei per la prima volta da una copia granulosa in un cinema locale. Mi ha fatto un'impressione incredibile con la musica rock libera ed esplorativa realizzata da quattro musicisti che sembravano incarnare il concetto di cool intellettuale. È stato un onore remixare la colonna sonora per accompagnare l'incredibile restauro del film di Lana Topham, che sembra girato ieri".

La nuova versione è stata restaurata a mano, fotogramma per fotogramma, dal negativo originale da 35 mm, che è stato scoperto in cinque lattine con etichette dubbie all'interno degli archivi dei Pink Floyd da Lana Topham, Direttrice del restauro per i Pink Floyd. Il film è stato scansionato in 4K utilizzando tecniche avanzate per garantire i dettagli più fini e nitidi.

"Dal 1994, ho cercato le elusive riprese di Pink Floyd At Pompeii, quindi la recente scoperta del negativo originale da 35 mm del 1972 è stato un momento davvero speciale", si entusiasma Topham. "La versione appena restaurata presenta il primo montaggio completo da 90 minuti, che unisce il montaggio originale da 60 minuti della performance con i segmenti documentari aggiuntivi degli Abbey Road Studios girati poco dopo".





Un pensiero per Mal che compie gli anni, ricordando la canzone che gli aprì le porte dell'Italia del beat, “Yeeeeeeh!”


Compie gli anni Mal, pseudonimo di Paul Bradley Couling, nato il 27 febbraio del 1944, cantante britannico naturalizzato italiano.

Quando mi avvicinai alla musica, attorno agli otto anni, una delle prime canzoni che casualmente ascoltati fu Yeeeeeeh!, proposta dai Primitives, la band in cui militava Mal.

A scovarli in piena era beat a Soho furono Alberigo Crocetta (proprietario del famoso Piper) e Gianni Boncompagni, che decisero di scritturarli e di portarli in Italia, dove le abitudine musicali erano molto diverse, e non si era mia visto e ascoltato niente di simile.

Yeeeeeeh!” fu il primo singolo dei Primitives e fu rilasciato nel 1967, nel pieno dell’era beat, e fece da apripista per i gruppi al contorno.

L’argomento era ovviamente “l’amore”, ma l’accento inglese di Mal caratterizzò il brano in lingua italiana e ancor oggi, a distanza di lustri e dopo tanti anni passati nel nostro paese, il suo “cantato” presenta il mix tra la lingua di Albione e quella italica.

Ho scoperto da poco che quella che credevo fosse l’esclusiva di “Mal dei Primitives” in realtà è la versione italiana di “Ain’t Gonna Eat Out My Heart Anymore”, degli Young Rascals, del 1966.



La trasposizione fu curata da Sergio Bardotti e Luigi Tenco, in un’epoca in cui i brani creati oltreoceano e oltremanica venivano saccheggiati a mani basse senza neanche chiedere il permesso. A quei tempi era possibile.

A conferma del successo della band esce nello stesso anno il film “I ragazzi di Bandiera Gialla”, in cui si trova una sorta di video-interpretazione della canzone, con abiti e comportamenti in linea con ciò che arrivava soprattutto dall’Inghilterra.



Ma ci sono altre versioni consigliate e più moderne.

La prima è quella dei Divinyls, roccheggiante e risalente al 1993…



Ma la più gustosa è la cover di Mike Patton per il suo progetto Mondo Cane,  (tributo ai classici della melodia italiana): sentire e guardare un americano che imita un inglese, che storpia l’italiano, è veramente un momento unico!



Tanti Auguri Mal!





mercoledì 26 febbraio 2025

I Genesis condividono la rimasterizzazione del 2025 della title track "Lamb Lies Down On Broadway" mentre l'uscita del box set è posticipata a giugno



 La 50th Anniversary Super Deluxe Edition di The Lamb Lies Down On Broadway dei Genesis uscirà il 12 giugno

I Genesis hanno annunciato che la ristampa in cofanetto deluxe del loro doppio album del 1974, The Lamb Lies Down On Broadway, la cui uscita era originariamente prevista per marzo, sarà in vendita dal 13 giugno tramite Rhino/Warner.

Tuttavia, la band ha condiviso la nuovissima rimasterizzazione del 2025 dell'iconica traccia di apertura su tutte le piattaforme di streaming.


La 50th Anniversary Super Deluxe Edition vede The Lamb... distribuito su cinque vinili LP e un Blu-ray, quattro CD + Blu-ray e un'uscita digitale che include un mix Dolby ATMOS realizzato da Bob Mackenzie e supervisionato da Peter Gabriel e Tony Banks presso i Real World Studios.

Il nuovo cofanetto contiene, per la prima volta, l'intero spettacolo dal vivo The Lamb Lies Down On Broadway Live At The Shrine Auditorium, del 24 gennaio 1975, incluse le tracce bis, pubblicato nella sua interezza. È rimasterizzato e include due tracce bis “Watcher Of The Skies” e “The Musical Box”. Questa è la prima volta che l'intero spettacolo dal vivo, incluse le tracce bis, viene pubblicato nella sua interezza. Ci sono anche tre demo mai pubblicate prima della leggendaria Headley Grange Session, incluse come parte di una scheda di download digitale con l'audio completo del set.

"I momenti più forti di The Lamb... per me sono come l'intera umanità in marcia sotto la frusta. Sento che questa musica suona ancora più forte con il passare del tempo", ricorda il chitarrista Steve Hackett. "Penso che questo album sia un classico dei Genesis".

La Super Deluxe Edition per il 50° anniversario di The Lamb Lies Down On Broadway include il mix originale dell'album, rimasterizzato presso gli Abbey Road Studios da Miles Showell dai nastri analogici del 1974, mentre un disco audio Blu-ray include l'audio ad alta risoluzione a 96 kHz/24 bit rimasterizzato e i mix Dolby ATMOS dell'album in studio.

Include anche un libro da 60 pagine in stile tavolino con note di copertina, immagini di Armando Gallo, Richard Haines e altri noti fotografi, e il set propone anche una replica del programma del tour del 1975, un biglietto e un poster.




martedì 25 febbraio 2025

Morta Roberta Flack, la voce di "Killing Me Softly"

 


Roberta Flack, una voce che ha fatto la storia della musica

 

Il mondo della musica piange la scomparsa di Roberta Flack, leggendaria cantante soul e R&B, avvenuta ieri, 24 febbraio 2025, a New York. Aveva 88 anni.

Nata a Black Mountain, nella Carolina del Nord, il 10 febbraio 1937, Roberta Flack ha avuto una carriera costellata di successi e riconoscimenti, diventando una delle voci più iconiche e influenti della sua generazione. La sua interpretazione di "Killing Me Softly with His Song" è entrata nell'immaginario collettivo, diventando un classico senza tempo.

La sua passione per la musica nasce in tenera età, grazie all'influenza della madre e al suo talento naturale. Dopo aver studiato musica alla Howard University, inizia a esibirsi nei club di Washington, D.C., affinando il suo stile unico e inconfondibile.

Il suo debutto discografico avviene nel 1969 con l'album First Take, ma è stato con il secondo album, Chapter Two, e soprattutto con il singolo "The First Time Ever I Saw Your Face" che raggiunge la fama nazionale. La canzone, inclusa nella colonna sonora del film "Brivido nella notte" di Clint Eastwood, ha scalato le classifiche e ha vinto il Grammy Award come canzone dell'anno nel 1973.

Il successo di Roberta Flack è continuato negli anni '70 con album acclamati dalla critica e dal pubblico, come "Quiet Fire" e "Feel Like Makin' Love". La sua voce calda e sensuale, unita a un'interpretazione intensa e emozionante, ha conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo.

Oltre a "Killing Me Softly with His Song" e "The First Time Ever I Saw Your Face", Roberta Flack ha inciso numerosi altri successi, tra cui "Where Is the Love" (in duetto con Donny Hathaway), "Feel Like Makin' Love" e "Tonight, I Celebrate My Love". La sua musica ha spaziato tra soul, R&B, pop e jazz, dimostrando la sua versatilità e il suo talento eclettico.

Roberta Flack ha vinto numerosi premi, tra cui 4 Grammy Awards, ed è stata inserita nella Hollywood Walk of Fame nel 1999. La sua musica ha influenzato generazioni di artisti e continua ad essere apprezzata e ascoltata in tutto il mondo.

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel mondo della musica, ma la sua eredità artistica rimarrà viva per sempre.





"Avrei potuto dire qualche parola se Rick Wakeman si fosse zittito": Bill Bruford si esprime sulla "guerra civile" al centro della tumultuosa introduzione degli Yes nella Rock & Roll Hall Of Fame nel 2017

Membri passati e presenti degli Yes nel backstage della cerimonia di introduzione nella Rock And Roll Hall Of Fame. LR Steve Howe, Alan White, Bill Bruford, Rick Wakeman, Jon Anderson, Trevor Rabin

 

Bill Bruford ripercorre una serata notoriamente litigiosa


L'ex batterista degli Yes e dei King Crimson, Bill Bruford, ha parlato del malcontento che ha caratterizzato l'ingresso dei primi nella Rock & Roll Hall Of Fame, nel 2017.

In una nuova intervista rilasciata a Rolling Stone, a Bruford viene chiesto di raccontare i suoi ricordi di quel giorno, quando le due incarnazioni degli Yes allora esistenti - gli Yes guidati da Steve Howe e Alan White, e gli Yes Featuring Jon Anderson, Trevor Rabin e Rick Wakeman - sedevano a tavoli adiacenti ma si ignoravano a vicenda.

"C'era sempre una guerra civile in corso, e questo è uno dei motivi per cui non volevo passare troppo tempo in queste band", dice Bruford. "Perché c'era sempre qualcosa del genere in corso. Non ricordo molto a riguardo, a parte il fatto che ho detto, 'Beh, Alan può suonare la batteria su questo. Io non voglio suonare la batteria su questa cosa.' Ma ero felice di partecipare e di dare tutto l'entusiasmo che potevo all'evento. Ma penso che Jon e Steve andassero molto d'accordo. E ancora oggi, è una relazione molto strana quella tra Jon e Steve. Non so cosa sia successo, ma qualcosa è successo. Ma come ho detto, ora sono un outsider."

A Bruford, che è salito sul palco quando la band è stata introdotta ma non si è esibito con loro, viene anche chiesto perché non abbia fatto un discorso durante la cerimonia.

"Avrei potuto dire qualche parola se Rick Wakeman si fosse zittito", dice Bruford. "Lui inizia e 20 minuti dopo la gente gli chiede di fermarsi e passare la palla!

Mi sono sentito davvero male per Scotland Squire (vedova di Chris Squire, defunto bassista degli Yes), che aveva la sua bambina. Penso che Scotland volesse dire qualcosa a nome di Chris e sarebbe andata prima di me, quindi ero a disagio mentre Rick continuava imperterrito!".

Dopo la cerimonia, Scotland Squire ha scritto sul forum YesFans di non biasimare Wakeman per averle negato l'opportunità di parlare.

"Avevo preparato un discorso molto bello per onorare Chris, e Xilan (la loro figlia) ed io volevamo ringraziare tutti a suo nome, in particolar modo i fan, ma volevamo soprattutto sottolineare il grande musicista che era. Non sono qui per incolpare nessuno per il fatto che non abbiamo potuto parlare, ma in questi spettacoli ci sono dei limiti di tempo e per tutto l'intervento di Rick c'era un monitor che lampeggiava con la scritta 'concludi'.

Inoltre, per la cronaca, non mi sono rifiutata di salire e parlare. Dopo che Rick ebbe finito, mi consegnò il premio, ma tutti vennero semplicemente accompagnati fuori dal palco. L'intera situazione fu imbarazzante.

Conosco il cuore di Rick e non ha fatto nulla per insultare me, Xilan o Chris. Penso che il tutto non sia stato pianificato molto bene. Avrei dovuto andare a parlare prima di Rick... ma c'è stata un po' di improvvisazione.

In un'altra parte dell'intervista, Bruford rivela di non aver mai ascoltato Tales From Topographic Oceans, l'album che gli Yes realizzarono dopo che lui aveva lasciato la band nel 1973, ed esprime sorpresa quando gli viene detto che il doppio album contiene solo quattro canzoni.

"Wow", dice Bruford. "Questo sarebbe stato troppo per me, probabilmente."


L'edizione super deluxe di Close To The Edge degli Yes uscirà il 7 marzo. 






Ricordando Mark Hollis, mancato sei anni fa

 


Il 25 febbraio del 2019 ci lasciava Mark Hollis, cantautore e compositore britannico, famoso per essere stato il cantante e principale autore del gruppo Talk Talk.

Nato a Londra il 4 gennaio 1955, dopo aver lasciato gli studi, ha occupato diverse posizioni lavorative mentre scriveva canzoni nel tempo libero.

Nel 1981, Hollis ha fondato i Talk Talk insieme a Paul Webb, Lee Harris e Tim Sanders. La band ha raggiunto il successo con album come "It's My Life" e "The Colour of Spring".

Dopo lo scioglimento dei Talk Talk nel 1991, Hollis ha pubblicato un album solista omonimo nel 1998, per poi ritirarsi dalle scene musicali.

Lo stile musicale di Hollis si è evoluto nel corso degli anni, passando dal synth-pop degli esordi a un suono più sperimentale e atmosferico. I suoi testi erano spesso introspettivi e riflessivi.

È morto all'età di 64 anni, dopo una breve malattia.





lunedì 24 febbraio 2025

Mick Jagger e Joe Satriani: accadeva nel 1988

 

Gli anni Ottanta non furono un gran periodo per i Rolling Stones. Avanzava il synth rock inglese… il punk e l’heavy metal avevano perso il testimone della trasgressione, nuove band come gli U2 scalavano le classifiche e le pietre rotolanti sembravano rappresentare un vecchio mainstream, di grande fascino, ma non più al passo con i tempi. In più, scoppiarono alcune tensioni nel gruppo tra il frontman Mick Jagger e il chitarrista Keith Richards. La rottura arrivò quando Jagger, che aveva già iniziato una propria carriera da solista all’inizio degli ’80, si rifiutò di accompagnare la storica band nel tour promozionale dell’album “Dirty Work”: era il 1986.

Due anni dopo, Jagger usciva con il suo secondo album da solista e partiva per un “solo-tour” nel quale proponeva brani suoi ma anche moltissimi classici degli Stones. Alla chitarra, al posto di Richards, c’era Joe Satriani. Non uno qualunque: Satriani (newyorkese di origini italiane, partito dal jazz) è considerato uno dei migliori chitarristi rock e nel 1987 aveva pubblicato “Surfing With The Alien”, un album di rock strumentale tra i più apprezzati di sempre.

I dissidi tra Jagger e il resto degli Stones si risolsero l’anno seguente, quando si ritrovarono tutti sul palco per il tour di lancio dell’album “Steel Wheels”, che riempì gli stadi di mezzo mondo.

Nel frattempo, Satriani aveva confermato le sue qualità: continuerà una brillante carriera come chitarrista rock (nel 1994 fu in tour con i Deep Purple) e fusion, oltre che come insegnante ricercatissimo.



Qualche curiosità…

Satriani ha narrato di come Jagger all’epoca fosse solito tenere concerti improvvisati in piccoli bar e di quanto “fosse fantastico” anche in quelle occasioni.

A lui piaceva farlo: mi pare che almeno una volta al mese cercavamo un bar da qualche parte e ci accordavamo con la band locale per accedere e prendere in prestito l’attrezzatura, Se avevamo bisogno di una chitarra in più, la portavamo. Ma praticamente ci bastava tutto ciò che già avevano.

Era fantastico, anche solo vedere Mick Jagger esibirsi poco distante dal pubblico, con la gente che poteva toccarlo. Poi lui adorava suonare canzoni blues, rock and roll e cose del genere. Ci divertivamo tutti”.

Nonostante essere in tour con una star famosa come il frontman degli Stones comporti responsabilità e attenzione verso i fan, anche se il cantante “adorava stare con le persone ed esibirsi dal vivo”, il chitarrista di origine italiana ha ricordato che per “l’energia positiva del rock and roll” che Jagger trasudava durante i concerti insieme ne “valeva la pena ogni secondo”.

Soprattutto perché Mick Jagger è uno che non si risparmia e incanala tutta la sua energia indipendentemente dalle dimensioni del palco e del pubblico. A tal proposito Satriani ha aggiunto: “Ho suonato con lui su palco del Tokyo Dome di fronte a 95.000 persone, così come in un piccolo club dove non potevano esserci più di 80 o 100 persone e il palco era alto circa 15 centimetri. A lui, però, piaceva lo stesso. E poi, fare 'Little red rooster' in un minuscolo bar come quello, dove tutti bevono e si divertono, era fantastico. Andavamo lì, suonavamo per 45 minuti e una volta finito tornavamo a fare festa in hotel”.

Sembra ieri, ma sono passati 35 anni!




Valerio Billeri: è uscito "Live at Acme Studio"


È uscito l’8 febbraio "Live at Acme Studio", il live di Valerio Billeri - la cui biografia sommaria è riportata a fine articolo - pubblicato da Moonlight Record nel 2025.

Il disco è disponibile su Bandcamp (download libero o acquisto personalizzato), mentre su tutte le piattaforme di streaming sarà disponibile un campione di 5 brani.

 

ASCOLTO SU BANDCAMP


Seguo da molti anni Billeri e, anche se i suoi volti sono molteplici, a volte impensabili, esistono forti radici che sono sintetizzate perfettamente in questo nuovo progetto. Se parliamo di musicisti italiani tendenti al blues e al folk, mi vengono in mente solo artisti che cercano di calarsi al meglio nella scena originaria del genere proposto, a volte con risultati sorprendenti, ma il buon Valerio non pensa nemmeno a prendere le distanze dal suo DNA nativo, perché il suo cuore romano deve pulsare assieme ai tanti rivoli di un generico rock, amore di una vita. La sua proposta può essere minimale, scarna, intimistica, oppure elettrica, carica di virtuosismo, ma le fondamenta della propria cultura sono sempre lì, pronte a ricordarci un luogo di nascita, una evoluzione personale, e la ricerca di un miscelatore che sia in grado presentare un amalgama corretto.

Questa la band che ha partecipato all’album…


Valerio Billeri: voce e chitarra acustica

Andrea Nebbiai: basso

Damiano Minucci: chitarra elettrica

Fabio Romani: batteria

 

Sono 10 i brani, spalmati su 47 minuti di musica, che Billeri ci illustra così…

"Verso Sud" e "Acque Alte" sono di Valerio Billeri, parole e musica.

Il blues di “Montesicuro" proviene da un brano della tradizione folk, con nuove parole e nuova musica di Valerio Billeri.

"Summer on a Solitary Beach" è di Franco Battiato.

Le restanti canzoni presentano musica di Valerio Billeri e testi del poeta dialettale romano dell'Ottocento, Giuseppe Gioachino Belli. 


Se il blues, il folk e il Belli sono dei must per il cantautore romano, mi ha sorpreso l’adattamento a propria immagine e somiglianza del succitato brano di Battiato che, nel 1981, presentava un andamento elettropop condito da un'atmosfera nostalgica.

Ma ci tengo a evidenziare maggiormente ciò che questo lavoro mi evoca, provando ad aprire la strada all’ascoltatore curioso, partendo da un cuore romano che pulsa al ritmo del blues, e una tradizione musicale locale che incontra un linguaggio universale.

Dal connubio nasce una musica unica, capace di raccontare l'anima popolare di Roma con un tocco di malinconia e di ribellione.

Le tracce proposte da Billeri, arricchite dai ritmi sincopati del blues, diventano uno specchio in cui si riflettono i sentimenti di un popolo fiero e orgoglioso delle proprie radici. E così le storie narrate, spesso intrise di un umorismo amaro e di una saggezza popolare, acquistano una nuova intensità grazie alla forza espressiva del blues.

Ma mi pare che, a dispetto del recente passato, Valerio Billeri abbia sentito l’esigenza di mettere da parte una certa basicità di espressione, per tornare ad utilizzare la sua forte componente rock ed elettrica, capace di scuotere, soprattutto in fase live.

Ho ascoltato con grande piacere, ma Billeri è diventato per me una garanzia, e con lui vado sempre a colpo sicuro.

Un plauso ai suoi compagni di viaggio, musicisti dalle grandi competenze specifiche.


Le tracce       

1.Acque Alte 04:02

2.Verso Sud 03:14

3.La bbella Ggiuditta 05:47

4.La bbona famijja 05:11

5.I parafurmini 04:05

6.Er tempo cattivo/Er Cimiterio de la morte 07:45

7.Er ferraro 03:06

8.Er tempo bbono 03:00

9.Montesicuro 05:26

10.Summer On A Solitary Beach 06:38

 

Registrato presso gli Acme Studio a Ladispoli (Roma) nel marzo 2024

Moonlight Record

credits

Released February 7, 2024

 


Valerio Billeri, cantautore romano con 11 dischi all'attivo. Una carriera musicale che inizia nei primi anni ’90 e va dal blues e al folk americano delle origini al rock, fino alla musica elettronica.

Durante il suo percorso, Billeri ha ricevuto diversi riconoscimenti, uno fra tutti, la targa per il secondo posto al Premio De André.

Emblematico della sua visione artistica è l’album "Giona” (2016): un lavoro dai suoni essenziali che esplora con forti immagini evocative un mondo fatto di migrazioni, lavoro e caccia alla balena bianca.

Valerio, appassionato di storia, ha inoltre musicato nel 2019 le poesie di Gioachino Belli in chiave folk/blues nel disco “Er tempo bbono” edizioni Folkificio.

Nel 2020 esce il nuovo lavoro in studio "La trasfigurazione di delta blind billy" con la collaborazione dello scrittore e giornalista Rao Vittorio Giacopini, l'album nella prima settimana raggiunge la top 50 classifica album ITunes.

Nel 2022 vede la luce il secondo album incentrato sui sonetti di Giuseppe Gioachino Belli:il titolo è "Er Tempo Cattivo".

Nel 2023 Billeri lavora al progetto "Electra" e partecipa, insieme a grandi nomi dello spettacolo italiano come Antonella Ruggiero, Ascanio Celestini e Flavio Insinna, al triplo album "Sharida. Tracce di libertà" a sostegno del Centro Astalli per i rifugiati.

Nel 2024 esce “Verso Bisanzio” realizzato assieme a Fabio Mancini.

 

 


Chester Thompson fa squadra con Neal Morse nel nuovo gruppo Cosmic Cathedral.

 


Cosmic Cathedral vede Thompson e Morse unirsi a Phil Keaggy e Byron House e pubblicheranno l'album di debutto Deep Water ad aprile

 

L'ex batterista di Genesis, Frank Zappa e Weather Report Chester Thompson ha fatto squadra con Neal Morse (Transatlantic, Flying Colors) per formare un nuovo gruppo, i Cosmic Cathedral, che pubblicheranno il loro album di debutto, Deep Water, tramite InsideOut Music il 25 aprile.

"Sono super emozionato al pensiero che la gente ascolti questo album", esclama Thompson. "C'è stata una grande comunicazione tra tutti i musicisti. Uno dei miei progetti preferiti a cui abbia mai preso parte!"

Si uniscono alla coppia il chitarrista e cantante Phil Keaggy (Glass Harp) e il bassista Byron House, che hanno suonato nell'album solista del 2003 Testimony di Morse.

La band ha condiviso la sua prima nuova traccia, “Introduction and Launch Out, Pt. One”, la sezione di apertura della Deep Water Suite lunga 38 minuti. Morse descrive il sound della band come "prog che incontra yacht rock e i Beatles" con una chiara influenza jazz fusion.

"Questi ragazzi sono dei veri groover: anche se suonano roba proggy, ha più un'atmosfera alla Steely Dan, ma quando Phil e io iniziamo a cantare sembra il sound dei Beatles! In Deep Water, la sezione New Revelation è basata su una jam che si è trasformata in qualcosa che avrebbe potuto essere su un album di Sting! Quindi c'è molta varietà qui."

"L'album è una festa musicale, piena di immaginazione creativa e testi sentiti", aggiunge Keaggy. "Secondo me, questa registrazione è uno dei momenti salienti della mia carriera musicale!"

Deep Water sarà disponibile come CD Digipak in edizione limitata, gatefold 2LP e come album digitale.


Cosmic Cathedral: Deep Water

1. The Heart Of Life

2. Time To Fly

3. I Won't Make It

4. Walking In Daylight

5. Deep Water Suite I: Introduction

6. Deep Water Suite II: Launch Out, Pt. One

7. Deep Water Suite III: Fires Of The Sunrise

8. Deep Water Suite IV: Storm Surface

9. Deep Water Suite V: Nightmare In Paradise

10. Deep Water Suite VI: Launch Out, Pt. Two

11. Deep Water Suite VII: New Revelation

12. Deep Water Suite VIII: Launch Out, Pt. Three

13. Deep Water Suite IX: The Door To Heaven







domenica 23 febbraio 2025

Addio a Gianni Pettenati, la voce di "Bandiera Gialla" che ha fatto ballare un'intera generazione



Il mondo della musica italiana è in lutto: ieri è morto Gianni Pettenati, il cantante che ha fatto sognare e ballare milioni di italiani con la sua indimenticabile "Bandiera Gialla". Si è spento nella sua casa di Albenga, all'età di 79 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di chi ha amato la sua musica.

Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Pettenati ha mostrato sin da bambino un talento innato per la musica. La sua carriera è decollata nel 1965 con la vittoria al Festival di Bellaria, ma il vero successo è arrivato l'anno successivo con "Bandiera Gialla", adattamento italiano di "The Pied Piper" di Crispian St. Peters, un brano diventato un vero e proprio inno generazionale, capace di scalare le classifiche e di ispirare un programma radiofonico cult condotto da Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, oltre a un film del 1967 intitolato "I ragazzi di Bandiera Gialla".

La sua voce, calda e inconfondibile, ha accompagnato le estati di migliaia di giovani, diventando simbolo di un'epoca spensierata e ricca di speranze.

Pettenati ha partecipato anche al Festival di Sanremo nel 1967 con "La rivoluzione" e l'anno successivo con "La tramontana", in coppia con Antoine.

Ma la sua carriera non si è limitata alla musica. Pettenati è stato anche un apprezzato autore di romanzi, testi teatrali e saggi sulla storia della musica leggera italiana, dimostrando una profonda conoscenza e passione per il mondo dello spettacolo.

La sua scomparsa rappresenta una perdita enorme per la cultura italiana. Con Gianni Pettenati se ne va un pezzo di storia della musica, un artista che ha saputo emozionare e coinvolgere il pubblico con la sua arte. La sua eredità musicale, però, rimarrà viva per sempre, continuando a far ballare e sognare le nuove generazioni.

Ciao Gianni, la tua "Bandiera Gialla" continuerà a sventolare alta nel cielo della musica italiana.







Ricordando Johnny Winter, nato il 23 febbraio

 


Il 23 febbraio del 1944 nasceva Johnny Winter, nato John Dawson Winter III, un'icona del blues e del rock statunitense, celebre per la sua straordinaria abilità nel suonare la chitarra slide e per il suo aspetto distintivo, caratterizzato da lunghi capelli bianchi e albinismo.

La sua carriera musicale iniziò negli anni '60, durante i quali guadagnò rapidamente fama per le sue intense performance dal vivo e la sua tecnica chitarristica virtuosa. Ha saputo reinterpretare in chiave moderna i classici del blues, aprendo la strada a nuove sonorità e influenzando generazioni di musicisti.

Il suo album di debutto, "Johnny Winter", è stato pubblicato nel 1969 e ha segnato l'inizio di una lunga e prolifica carriera. Ha partecipato a festival musicali leggendari, tra cui Woodstock nel 1969, consolidando la sua reputazione come uno dei più grandi chitarristi di blues e rock.

Winter ha collaborato con numerosi artisti di fama mondiale, tra cui Muddy Waters, che ha prodotto alcuni dei suoi album più acclamati, e ha continuato a esibirsi e registrare musica fino alla sua morte, avvenuta nel 2014. La sua eredità musicale rimane viva grazie alla sua vasta discografia e all'influenza che ha avuto sulla scena musicale.

Oltre alla sua abilità tecnica era noto per la sua passione e il suo amore per il blues, che trasparivano da ogni sua nota e performance. La sua musica ha toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo ed è considerata una pietra miliare nella storia del blues e del rock.

Ho avuto la fortuna di partecipare ad un suo concerto nel 2008 ed ecco come commentai l’evento…

https://athosenrile.blogspot.com/2008/07/johnny-winter.html


Venne trovato privo di vita nella sua stanza d'albergo, vicino a Zurigo, la sera del 16 luglio 2014. Aveva 70 anni. Due giorni prima aveva partecipato al Cahors Blues Festival in Francia. Le cause della morte non sono state rivelate.

Nel settembre 2014 uscì il suo album postumo Step Back.