Prog Legend Night è il nome - significativo - scelto dagli
organizzatori di una pregevole iniziativa nata nel milanese, Cusano Milanino per l'esattezza, Parco La Bressanella: l’unione tra forze istituzionali e private può portare a grandi
risultati.
Un palco naturale in
pietra ha accolto la musica di qualità, e i presenti hanno dimostrato di
apprezzare incondizionatamente le quattro ore di performance coperte da tre
band.
Alla fine l’obiettivo
prefissato - raggiungere le trecento unità - è stato superato, ma l’evento
avrebbe meritato ancor di più.
Per chi come me è
abbastanza “antico”, erano evidenti i segni - e le meraviglie - del passato, a
cominciare dalla location adattissima ai raduni estivi e molto simile a quelle
utilizzate negli anni ’70, capiente e… profumata: odori naturali e atmosfera
giusta, tra stand gastronomici, merchandising, musicisti in visita e una certa
eccitazione organizzativa che accompagna solitamente chi mette la passione
davanti ad ogni cosa.
Il motore è la musica
progressiva, che per la prima volta è entrata a La Bressanella e, visti i
risultatati, potrebbe riproporsi dalla porta principale.
Se dovessi
sintetizzare il mio feeling di serata racconterei di un momento particolare,
verso la fine dell’esibizione dei Get’em
Out, quando ho provato ad allontanarmi dal palco per ascoltare la musica
dei Genesis da lontano, posizionandomi
all’interno del green e alzando la testa verso il cielo stellato, e per un
attimo sono tornato indietro di molti anni, trovando una sorta di “onda
perfetta” - così direbbero i surfisti: a distanza di tempo la musica riesce
ancora a colpirmi mortalmente con “frustate” che auguro a tutti di provare sulla
schiena, e non mi riferisco all’esercito di zanzare o insetti similari che
hanno attaccato in massa un audience comunque attrezzata.
Sottolineo l’ovvio… c’è
musica e musica, e quanto ho ascoltato nell’occasione è andato oltre le mie più
rosee aspettative.
Esistono due piani di
percezione della riuscita di un concerto, quella del musicista - quasi mai
contento perché tutto avrebbe potuto andare meglio - e quella di chi ascolta e
si lascia andare, relegando in un angolo la razionalità. Chi era sul palco si
sarà lamentato, tra imperfezioni tecniche, difficoltà da cambio set e umidità,
che oltre a pesare dal punto di vista fisico influisce sull’accordatura degli
strumenti. L’ascoltatore attento, non accondiscendente per cieca fede musicale
ma conscio delle problematiche insite in simili eventi, ha invece gioito, perché
i dettagli negativi sono stati superati dalla qualità e dalla quantità,
sostantivi che in coppia sintetizzano il successo di una kermesse musicale come la
Prog Legend Night.
Aprono i FEM, una
giovane prog band che non conoscevo, ma molto vicina al debutto discografico,
dopo l’uscita di un EP di sondaggio.
In sei anni di vita i
FEM arrivano a delineare l’obiettivo, una produzione propria che riscopre gli
stilemi e l’essenza del prog; ma per fare ciò occorre prima assimilare l’esistente
- in questo caso “italiano” - e ubriacarsi di tempi dispari e mellotron.
Ed è proprio con un
mix di BANCO, PFM e ORME che la band presenta il proprio set, con perizia ed
efficacia davvero inusuale, se si confronta l’elemento anagrafico con la
difficoltà di esecuzione.
Il frontman, Scream, è
un ex, e il suo amalgama con il resto del gruppo è palese e l’impatto è
notevole.
Non sono riuscito ad
assistere all’intera performance, ma ho catturato uno stralcio di esibizione.
Il video a seguire è relativo ad una canzone della PFM, dedicata a Demetrio Stratos, “Maestro della Voce”, forse la più “semplice”
tra quelle proposte, ma assolutamente coinvolgente.
Sentiremo ancora
parlare dei FEM!
Attorno alle 21
salgono sul palco i Get’em Out.
Molto, molto bravi, e
vederli da vicino accentua la riflessione sulla difficoltà esecutiva di una
musica estremamente complicata, dove le varie parti cercano incastri perfetti,
con l’obiettivo proprio di ogni tribute band di trasformarsi in clone dell’originale.
Appaiono tutti
estremamente concentrati e ciò che arriva al pubblico è… la musica dei Genesis!
Watcher of the Skyes, Supper’s
Ready, The Musical Box, Tha Lamb…, Can-Utility…, Dancing with the Moonlit
Knight, The Lamb…, The Knife, questi a memoria i brani proposti, in un crescendo di
emozioni che solo certa musica, se messa in scena adeguatamente, può dare.
Franco Giaffreda - che conoscevo come chitarrista del Biglietto Per l’Inferno.Folk
- è nell'occasione il Peter Gabriel della
situazione, molto nella parte, simile anche nell’aspetto e capace di stupire
con la voce e il travestimento. E’ da pochi mesi nel gruppo e il livello di
integrazione mi è parso ottimo.
Meglio delle mie
parole possono le immagini, sicuramente rappresentative di un concerto di
grande valenza.
Tra il secondo e il
terzo atto entra in scena The Lunatics, una sorta di club virtuale che raccoglie uomini e materiale
targato Pink Floyd.
E’ l’occasione giusta
per presentare il libro “Storie e segreti dal mondo dei Pink Floyd”
e per diffondere l’attività degli associati.
E si arriva alla fase
conclusiva con l’audience predisposta al
momento mistico.
Gli Anderson Council
ripropongono il repertorio Pink Floyd,
abbinando i brani più conosciuti ad altri seminali, raggruppando uno spazio
temporale che va dal ’67 al ’79:
The Piper at the Gates of Down (Astronomy Domine), Ummagumma (Careful…),
Meddle (One of These Days, Echoes), The
Dark Side of the Moon ( The Great Gig…, Money, Time), Wish you Were Here (omonimo e Shine on you Crazy Diamond),
Animals
(Pigs), The Wall (Comfortably Numb)… questi i capolavori proposti
davanti ad un pubblico ammutolito.
Il senso di sacralità
è salito alto nell’aria, alimentato dal visual (luci e proiezioni video) e dall’utilizzo
della quadrifonia, e il tutto ha contribuito a creare una sorta di effetto
ipnotizzante che ha coinvolto sino all’ultima nota.
“Brividi”, è questo
ciò che mi ritorna in mente a distanza di quarantotto ore.
Mi ripropongo di raccontare prossimamente, nei dettagli, la storia di FEM, Get’em Out e Anderson Council, certo che i filmati possano in ogni caso alimentare la curiosità.
C’è qualcosa di nuovo
nell’aria, profumo di cambiamento, spesso descritto come movimento nostalgico, ma
è in realtà vero valore che ritorna.
Ho passato una bella
serata e viene spontaneo un ringraziamento globale a chi ha dedicato tempo e
denaro all’organizzazione di Prog Legend
Night.