Sogno Errando è il nuovo album di Altare Thotemico.
Ciò che mi appresto a pubblicare
è in realtà il lato oggettivo, il complemento alla bella recensione di Gianni Sapia, inserita nel numero di
giugno di MAT 2020 (www.mat2020.com).
Oggettività è quella
che cerco in quasi tutti i miei articoli, quando unisco alla mia “visione” da
ascolto il punto di vista dell’artista, aggiungendo anche e un esempio
significativo della sua musica.
In questo caso
specifico trovo che lo scambio di battute sia quasi un obbligo, perché i
dettagli, i risvolti, l’amore che si cela dietro ogni singola nota, restano
spesso nascosti da ciò che arriva immediato, preponderante, è che non è certo l’unica
cosa da scoprire.
Ma forse il lasciarsi
andare, senza avere la pretesa di capire tutto, e di spiegare ancor di più, può
essere un buon modo per vivere questo Sogno
Errando.
Mi è capitato, dopo il
primo ascolto, di provare ciò che a volte era il mio feeling da adolescente, quando per pura
fortuna anagrafica riuscii a vedere la nascita di album storici. Spesso avevo
difficoltà nell’assimilare, ma capivo che il vinile che avevo tra le mani… era
da avere a tutti i costi, perché solo col tempo lo avrei metabolizzato, e a
quel punto avrebbe fatto parte di me.
Altare Thotemico realizza un piccolo capolavoro, a mio giudizio difficile da
intendere all’impatto, ma fuori dai canoni conosciuti, e costruire un pezzo
originale richiede immediatamente ogni onore possibile.
Ho conosciuto poco
tempo fa una donna con la voglia di musica, repressa da sempre: capita spesso, e
lo sfogo prima o poi arriva. Ma questa artista, giovane ma non giovanissima, è
riuscita a rovesciare la propria
poesia su di un tappeto jazz: “… ma come,
non prendi la chitarra e usi tre accordi?”.
Altare Thotemico non è
frutto di repressione o improvvisazione, e quindi l’unione dell’elemento
poetico al “dolore” jazzistico è qualcosa di voluto, curato, e a mio giudizio
un grande elemento di novità.
E se si potesse unire
musica, poesia e aspetti visual, le illustrazione del booklet annesso al CD costituirebbero
la fermatura del cerchio: semplicemente emozionante.
Un album da ascoltare,
guardare, leggere e rivivere in prima persona, magari utilizzando la musica
dell’A.T. per inventare storie
proprie.
Quale il vero
messaggio dell’album? L’intervista a seguire ci da un suggerimento: la magia!
Lasciamoci guidare
nell’ascolto…
L’INTERVISTA
Il
vostro nuovo album, Sogno Errando, esce a distanza di quattro anni: cosa vi è
accaduto dal punto di vista musicale in questo lungo spazio temporale?
Abbiamo
suonato in giro, cercato con tenacia il suono primo, e siccome fare dischi non
è obbligatorio, abbiamo atteso il concetto e le note thotemiche! Abbiamo
cambiato molti musicisti, Leonardo ha scelto di allontanarsi per perfezionare
la sua tecnica, perché nonostante gli elogi ricevuti con il primo disco, aveva
la necessità di trovare la sua voce! , Ha cominciato con noi a 17 anni… ora è
un uomo e ne ha 21!
Proviamo
a tracciare una linea di continuità tra passato e attualità: che cosa resta di
sostanzioso degli Altare Thotemico degli esordi?
La
forza energetica! La poesia, l’improvvisazione, la volontà di andare oltre…E lo
dico con orgoglio, una sorta di incontaminato stupore! Ogni musicista che ha
suonato nel progetto “altare thotemico”, lo ha fatto a occhi chiusi; mi ricordo
nel primo disco, l’incisione di un brano ci ha commosso tutti fino alle
lacrime… tanta è stata l’emozione.
Con
Sogno Errando è successo ad ogni
brano, registrato quasi in diretta, pure la voce…
Si
è privilegiata la sostanza, l’anima, magari con qualche piccola sbavatura.
Mi
parlate dell’evoluzione della line up?
Gli
Altare Thotemico sono nati dall’incontro tra Gianni venturi e Leonardo
Caligiuri, poi si è unito Enrico Scaccaglia, poi Valerio Venturi con Davide Zanotti,
il nostro ex batterista amico fraterno… un incontro epocale, un concerto di due
ore senza avere mai provato, tutto improvvisato in un locale di Parma. Poi
Davide ed Enrico hanno fatto altre scelte.
Non
volendo più le sonorità della chitarra abbiamo optato per il sax, per un certo
periodo ha suonato con noi Gabriele Merli, ora il mitico Emiliano Vernizzi, il picasso del sax. Volevamo
un grande batterista, perché l’approccio ritmico scorre nel nostro DNA. Max Govoni
è il meglio che potevamo desiderare, tra l’altro amico da una vita di noi Venturi!
Prima d’essere musicisti, siamo grandi amici, dopo ogni prova, dopo ogni
concerto, prima di fare qualunque altra cosa, ci abbracciamo felici di essere
insieme!
Qual
è il messaggio centrale del nuovo album?
La
libertà dell’anima, il rimpianto per ciò che è stato, il desiderio di ciò che
potrebbe essere. Questo per quanto concerne la poesia… la poesia che si veste
di note, o le note che sussurrano poesia, il grido che si fa silenzioso o il
silenzio gridato! Chi suona lo sa, ci
sono rari momenti di magia in un gruppo, ma quando il fiume scorre è
fantastico, noi abbiamo detto… il disco è
pronto, quando come fiume siamo giunti al mare! Il vero messaggio è la
magia!
Dal
punto di vista musicale sembrate sfociare in un chiaro jazz: è un amore che ha
a che fare con il DNA o avete elaborato nel tempo la passione?
Un
po’ ha influito la crescita culturale e artistica di Leonardo, Io personalmente
ho amato il blues moltissimo, non ho mai confessato che sono stato alcuni anni
musicista di strada con l’armonica…. il blues ed il jazz sono parenti stretti…
Se
per jazz s’intende che so, Miles Davis, beh, si è nel DNA compositivo nostro…
Il jazz inteso come composizione istantanea, come sinergia compositiva, o
semplicemente come unione di stili diversi…
Dal
mio punto di vista i Soft machine avevano il jazz, gli Area… grandi gruppi prog
CHE hanno flirtato con il jazz.
Esiste
una musa ispiratrice, una band od un
artista che ha condizionato le vostre scelte musicali?
Nell’occasione
in cui ci siamo trovati, al Prog Liguria, non sono riuscito ad ascoltarvi con
attenzione a causa del mio coinvolgimento organizzativo. Cosa succede
mediamente negli spettacoli live degli A.T.?
Si
cerca di riversare dal palco l’enorme carica energetica che fuoriesce da noi!
Phatos e anima… forse è per questo che piacciamo in Germania, per via del senso
dell’epica che traspare nel recitato o cantato! A volte la cura estrema del
particolare toglie energia all’esecuzione…
Non
ripetiamo mai il disco, ma ogni esecuzione diviene una nuova composizione, il
palco come laboratorio di ricerca! Una volta David Jackson ascoltando un gruppo
italiano, molto preciso, e attento a non sbagliare, mi disse sorridendo: “Troppe prove!”
Mi
parlate ora dei progetti futuri?
Il
terzo disco! Concerti e performances anche fuori dall’Italia, perché credo che
all’estero il prog italiano sia amato anche in italiano! Arrivare a fare un
concerto senza nulla di pronto, completamente improvvisato! Ma con un concetto
guida: “ Andare Oltre”!
Info Band
Line up
Gianni
Venturi: Voce
Emiliano
Vernizzi: Sax
Gabriele
Toscani: Violino
Leonardo
Caligiuri: Piano
Valerio
Venturi: Basso
Max
Govoni: Batteria