Quando qualcuno mi
propone con enfasi una sua scoperta diventa per me obbligatorio saperne di più,
perché anche io amo lo sharing, quando ritengo di avere a che fare con la
qualità.
Oggi racconterò
qualcosa di Luca
Janovitz, un musicista che mi è stato descritto con le seguenti
parole: “… un artista a 360°. Io lo trovo davvero
particolare, uno che esce dagli schemi, insomma”.
Per
saperne di più ho dovuto chiedere a lui, perché a volte la musica da sola non
basta, ed è bene comprendere i dettagli che si celano dietro all’estremo
impegno.
Mentre
mi accingo a presentare Luca è probabile che la musica che ho ascoltato, tratta
dal primo album One Day Only, Nov23, con l’aggiunta di tre brani che
vanno a completare una versione deluxe, sia già alle spalle, non certo messa da
parte, ma superata dal nuovo Ultramondi, di prossima uscita. Poco
male, l’essenza non cambia e le sue parole, abbinate al video di fine post, mi
sembrano una buona cartolina di presentazione.
Già, il
video, davvero “penetrante”, e non poteva essere diversamente tenendo conto che
Janovitz conosce anche la forza della buona pubblicità, ed utilizza al meglio
il messaggio visivo.
Lo
sforzo di questo cantautore è rivolto in una direzione nobile, ancorchè
ambiziosa, quella strada verso la rottura degli schemi a cui ho già accennato,
un contenitore fatto di libertà espressiva che permette di lanciare il proprio
credo attraverso uno stile personale, che mi pare difficile da definire: rock,
jazz, swing fanno da base ad una ricercatezza nei testi, nella migliore tradizione
cantautorale italiana.
Ma Luca
Janovitz non si arresta alla forma canzone, perché la sua predisposizione all’evoluzione
produce progetti - e speranze - che hanno a che fare con la contaminazione free,
con l’unione delle arti e la proposizione ad un pubblico attivo, che deve far
parte dello spettacolo stesso.
Questo
il futuro, mentre il presente, almeno quello che ho potuto avvertire, è fatto
di musica che colpisce all’impatto per la novità e la freschezza, senza avere
la pretesa di utilizzare messaggi velleitari fatti di “certezze universali”.
Una
bella scoperta, da seguire nel tempo.
L’INTERVISTA
Partiamo dall’inizio… chi è Luca Janovitz? Come nasce
musicalmente parlando… quale la sua cultura musicale?
Un
pubblicitario, un grafico e un cantautore con una passione innata per la
scrittura. Il mio primo approccio con la musica intesa come vera passione fu a
13 anni quando insieme a Emanuele Morsiani, persona fondamentale per quello che
è stato poi il mio percorso artistico, scoprimmo "For no one" dei Beatles… impazzimmo letteralmente… immagina
l'entusiasmo di due ragazzini che per la prima volta scoprono il mondo della
musica tramite gli occhi dei Beatles, l'ascolto di ogni loro canzone era un
mondo che si apriva verso la scoperta e quella gioia ci portò a scrivere
canzoni a 4 mani ( alcune delle quali pubblicate in "One Day Only, Nov
23"). Iniziammo a suonare le nostre canzoni e funzionavano, chi ci
ascoltava si divertiva. Passarono gli anni e continuai a scrivere e a proporre
quando capitava l'occasione i miei pezzi in versione live. Poi nel 2008
l'incontro con Mario Fabiani, grande arrangiatore e autore di molti brani
celebri. Sentii i miei pezzi e mi ricorderò sempre quando mi telefonò dicendomi
"Ho aperto una piccola etichetta
indipendente, ho sentito le tue canzoni, mi piacciono molto, vuoi fare un disco
con me?" E' partito tutto da li, producemmo insieme un primo brano,
" Deserto Latteo", che
presentai all'edizione Telethon 2008, seguì poi il singolo "Morirò a Settembre" che portai in
giro in vari festival dedicati alla musica emergente d'autore, ed infine nel
2012 pubblicammo "One Day Only,Nov
23".
Il tuo secondo
album è alle porte, Ultramondi: mi
racconti l’essenza, il messaggio che vorresti emergesse in modo preponderante?
Quando ho iniziato a scrivere Ultramondi la prima immagine che ho
avuto è stata quella di un'argonauta alla scoperta di nuovi spazi e nuovi
mondi, mi sono immaginato un viaggio musicale dove ogni brano dell'album
rappresenta un mondo a parte. Gli “Ultramondi” di questo lavoro sono intesi dal
punto di vista di atmosfere musicali. E' un disco caratterizzato dal fatto di
non appartenere a uno stile eterogeneo e delineato. Ogni brano ha un atmosfera
di genere a se. Dal rock west coast che caratterizza la canzone omonima che da
il titolo all'album, per passare alle atmosfere afro di "Eden" con il suo ritornello cantato
in Swahili fino ad arrivare ad
esplorare altre influenze musicali come il raggae, il pop, il jazz che
vestiranno i brani presenti nell'album. L'essenza di Ultramondi sta proprio nel poter viaggiare in questi mondi musicali
con un tema centrale che lega tutto l'album: la scoperta dell'amore, nella sua
essenza più universale, la gioia di ribadire che nonostante questo mondo impazzito
esiste ed esisterà sempre questo sentimento in quanto parte integrante della
nostra natura umana.
Come definiresti, a parole, la
tua musica?
A costo di
essere presuntuoso, l'unica risposta sincera che posso dare a questa domanda, è
nel dire che a tutt'oggi non riesco a definire in modo esaustivo la mia musica.
La presunzione, o meglio ancora la speranza è quella di star facendo qualcosa
di nuovo. Sto cercando di creare un nuovo linguaggio, certamente l'intento è
quello di non sottostare alle regole del classico gioco della composizione, ma
non posso esser certo io a dire se ci sto riuscendo o meno.
Unitamente
all’album è previsto di rilasciare un video, che ho trovato pubblicizzato sul tuo sito: quanto è
importante per te il messaggio visivo?
Fondamentale
direi. La produzione di un video permette di miscelare il linguaggio della
musica a quello espressivo caratteristico del cinema. Ho avuto la fortuna di
incontrare nel mio percorso il regista ed autore Marco Ballerini, dal mio punto
di vista un genio assoluto, con il quale due anni fa ho girato il video di
"Morirò a Settembre" e con
il quale proprio in questi giorni sto ultimando le riprese di "Ultramondi". Un video per me è
sinonimo di sperimentazione ed una grande opportunità per farsi conoscere e
possibilmente intrattenere piacevolmente un pubblico alla ricerca del nuovo.
Oltretutto in un mercato dove l'acquisto di un disco rimane un miraggio per un
emergente che non abbia una visibilità portata da mass media, il video musicale
ti permette di essere potenzialmente scoperto da più persone possibili. In
questo senso la partita viene giocata in rete in quanto televisioni e grandi
network tematici mettono in rotazione per lo più solo quello che viene
distribuito dalle major.
Quali sono i tuoi “eroi”,
artisti da cui hai tratto ispirazione?
Sono troppi,
questa è la domanda più difficile! Sicuramente Mozart, che a mio avviso è stato
il primo vero RE del pop! Ma per passare alla musica leggera sicuramente sono
molto legato alla musica cantautorale italiana degli anni '70. Renato Zero e
Lucio Dalla indubbiamente sono dei pilastri, ma anche Ivan Graziani, Roberto
Vecchioni, Francesco De Gregori, Rino Gaetano sono tutti dei grandi che hanno
accompagnato la mia adolescenza è che indubbiamente hanno influenzato il mio
gusto musicale. Nel crescere sono diventato sempre più musicalmente onnivoro.
Oggi seguo con piacere la nuova generazione cantautorale romana che individuo
con Daniele Silvestri, Max Gazzè e Niccolò Fabi, ma ascolto con molta
attenzione tutto quello che viene dalla musica indipendente, sia italiana che
internazionale; i miei eroi più recenti sono i Virginiana Miller, trovo nei
testi di Simone Lenzi una bellezza estetica e di concetto assolutamente
strabiliante.
Musica, immagini, teatro… arti
differenti che si uniscono: qual è il tuo sentimento sul cambiamento espressivo
in atto?
L'arte in
tutte le sue forme è uno specchio della società in cui viviamo, le forme
artistiche citate nella domanda non possono altro che essere mutevoli e andare
di pari passo con il percorso evolutivo della nostra civiltà. Non posso essere
altro che entusiasta ogni qual volta venga in contatto con forme espressive che
riescano a reinterpretare la realtà tramite scelte artistiche in grado di
emozionare e coinvolgere. Dal punto di vista musicale mi piacerebbe assistere a
qualche evento artistico rivoluzionario, talmente forte da poter creare un
movimento, l'ultimo che ho vissuto musicalmente è stato negli anni '90 con il
grunge che ha influenzato a suo modo una generazione. Dal mio punto di vista da
li in poi non è successo niente di particolarmente eclatante.
L’ultima domanda è
solitamente dedicata ai progetti futuri, e i tuoi, nell’immediato, sono chiari,
ma… che cosa vorresti realizzare in uno
spazio temporale un po’ più ampio?
In effetti
quello di fare dischi è un primo passo, sto lavorando a un progetto, per me
ambizioso, che permetta di portare in modo itinerante nei piccoli teatri di
quartiere uno spettacolo fatto di musica, teatro, danza supportato da arti
figurative. Non un musical, ma un vero è proprio circo delle arti che ho
citato. Un impresa difficile, basata sulla contaminazione artistica, la
sperimentazione e la piacevolezza del nuovo per essere messo a disposizione di
tutti gli amanti dell'essere e gli intrepidi del divenire.
Biografia & Discografia:
Luca Janovitz Inizia il suo percorso artistico a metà degli anni'90 partecipando allo scenario musicale underground della sua città natale: Firenze. Nel 2008 inizia la collaborazione con ISI PRODUZIONI e con essa l'avvio di un progetto discografico. Partecipa al Telethon 2008 con il brano inedito “Deserto Latteo”. Vince la prima edizione del Reggio Pop Music Festival, ottiene il premio della critica del Festival della musica d'autore Voci dalla Piazza e riceve il Premio Rivelazioni d'Autore 2010 FIOFA (Federazione Italiana Organizzatori Festival d’Autore). A marzo del 2012 esce l'album d'esordio "One day only,Nov 23" a cui segue un tour che tocca ospitate in centri commerciali e live in alcuni club di Firenze, Roma, Milano, Bologna. A pochi mesi di distanza dell'uscita di "One Day Only,Nov23" segue una versione deluxe con l'aggiunta di tre nuovi brani inediti: "Il lavandino" "Denti e smalto" e "Incubo Plastico". Attualmente sta lavorando al progetto "Ultramondi" titolo del nuovo album di prossima uscita.