sabato 10 maggio 2025

Donovan: quando il vento si fece musica

 


Il menestrello psichedelico: Donovan Leitch, la voce flautata che plasmò il suono degli anni '60, tra ballate folk e sogni lisergici


Il vento gelido che sferzava le coste frastagliate della Scozia aveva plasmato il carattere di Donovan Philips Leitch fin dalla sua infanzia. Nato a Glasgow il 10 maggio del 1946, in un’epoca di austerità post-bellica, Donovan non conobbe subito la dolcezza delle melodie che un giorno avrebbero incantato il mondo. La sua infanzia fu segnata dalla malattia, una forma di poliomielite che lo costrinse a un lungo periodo di convalescenza. Fu in quel letto d’ospedale, tra le pagine di libri illustrati e il sussurro dei racconti materni, che il seme della sua immaginazione germogliò rigoglioso.

Trasferitosi con la famiglia a Hatfield, in Inghilterra, la sua salute migliorò gradualmente, ma l’inquietudine di un’anima artistica cominciava a farsi sentire. La scuola non lo attraeva quanto le strade, i caffè fumosi dove risuonavano le prime note del folk revival britannico. Donovan, un ragazzo dagli occhi sognanti e la chitarra sempre a portata di mano, si immerse in quel fermento culturale, assorbendo le ballate tradizionali, il blues ruvido e le nascenti sonorità del rock and roll.

La sua vera educazione avvenne sui palchi improvvisati, nei locali fumosi dove si esibiva per pochi scellini e per la passione di condividere la sua musica. La sua voce, morbida e flautata, si sposava perfettamente con le melodie acustiche della sua chitarra, creando un’atmosfera intima e sognante. Le sue prime canzoni, spesso intessute di immagini bucoliche e di un lirismo ingenuo ma sincero, riflettevano le sue radici scozzesi e il suo sguardo curioso sul mondo.

Il 1965 fu l’anno della svolta. A soli diciannove anni, Donovan fece la sua prima apparizione televisiva nel popolare programma “Ready Steady Go!”. La sua esibizione, con la sua chitarra acustica e il suo stile da menestrello moderno, catturò immediatamente l’attenzione del pubblico britannico. La sua immagine, con il cappello a tesa larga e l’aria da folletto malinconico, lo distinse subito dalla folla dei nascenti rocker.

Il suo primo singolo, “Catch the Wind, pubblicato nello stesso anno, divenne un successo immediato, scalando le classifiche e consacrandolo come una delle voci più promettenti della scena musicale britannica. La canzone, con la sua melodia orecchiabile e il testo poetico, incarnava lo spirito di un’epoca in fermento, un desiderio di libertà e di cambiamento che si diffondeva tra i giovani.

Nei mesi successivi, Donovan sfornò una serie di singoli di successo, tra cui “Colours”, "Mellow Yellow", “Universal Soldier” (una potente ballata pacifista scritta da Buffy Sainte-Marie), "Season of the Witche “Sunshine Superman”. Quest’ultima, con il suo arrangiamento psichedelico e i riferimenti onirici, segnò una svolta nel suo stile musicale, aprendo le porte a sonorità più sperimentali e influenzate dalla cultura hippie che stava esplodendo.

La sua ascesa fu rapida e vertiginosa. Donovan divenne un’icona della Swinging London, frequentando artisti del calibro dei Beatles e dei Rolling Stones. Il suo stile eclettico, che mescolava folk, pop e influenze psichedeliche, lo rese una figura unica nel panorama musicale dell’epoca. I suoi concerti erano eventi magici, dove la sua voce incantava il pubblico e le sue canzoni creavano un’atmosfera di sognante evasione.

La sua carriera, tuttavia, conobbe anche momenti controversi. L'uso di marijuana e alcune sue dichiarazioni lo posero in contrasto con una parte dell’establishment e della stampa. Ma Donovan, con la sua indole pacifica e il suo spirito libero, continuò a seguire la sua musa, creando un corpus di opere che avrebbero influenzato generazioni di musicisti.

Questo era Donovan Leitch negli anni del suo fulgore, un menestrello moderno che, con la sua chitarra e la sua voce incantata, aveva catturato il vento di un’epoca e lo aveva trasformato in canzoni indimenticabili. La sua storia, come una ballata senza tempo, ha continuato a risuonare, portando con sé l’eco di un’era di sogni e di rivoluzioni musicali.