The Allman Brothers Band: tra musica e dolore
Il 27 maggio del 2017 ci
lasciava Gregg Allman, e almeno il
nome dovrebbe essere famigliare a tutti quelli che bazzicano il mondo del rock, seppur
episodicamente.
Chi conosce un po’ della sua
vita non si sarà meravigliato più di tanto, perché i percorsi carichi di
eccessi hanno una conseguenza logica, e poi di Keith Richards ce n’è uno solo
al mondo!
Vale la pena tracciare un minimo
di storia, un iter che ha accomunato nella disgrazia numerosi membri della The Allman Brothers Band.
Pare che la fiammella si sia
accesa nel garage del batterista Butch
Trucks - era il 1969 - organizzatore di una jam session che prevedeva la
presenza di Duane Allman (voce
chitarra), Berry Oakley (basso), Dickey Betts (chitarra) e Jai Johanson (batteria/percussioni).
L’entusiasmante performance fece sì che i musicisti si trasformassero
repentinamente in band. Il tassello mancante, Gregg, fratello di Duane, si unì subito dopo, con il ruolo di
cantante e tastierista.
E nasce la leggenda, una delle
band più influenti del rock americano, capace di scavalcare l’approccio al
blues dei chitarristi inglesi (Page, Clapton, Beck…), favorendo una strategia
jazzistica basata sull’improvvisazione e su una rivoluzionaria sezione ritmica.
Definire la Allman Brothers Band una semplice band southern rock appare riduttivo, perchè la loro risonanza nella
musica rock è pari a quella esercitata dai Cream, da Jimi Hendrix e dai
Grateful Dead, miti che si mantengono freschi nel tempo.
Occorre dire che il “rock
sudista” americano prese corpo a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, caratterizzato
da un colore locale molto radicato, accompagnato spesso da pennellate di
tragedia. Gli Allman furono i primi a delineare i contorni di quell’ideologia,
tra musica e comportamenti: l’attaccamento ai valori della propria terra, il
gusto per le lunghe improvvisazioni e la vita da hippie. Un’intera armata di southern rockers prese d’assalto il rock
americano sventolando orgogliosamente la bandiera della Confederazione e conquistando
l’attenzione generale del Paese, tanto da indurre un politico potente come
Jimmy Carter a interessarsi di loro e a cercarne in qualche modo l’appoggio
quando tentò la scalata alla Casa Bianca.
Ma la vita degli Allman fu
travagliata e funestata da disgrazie rilevanti, e a poco più di due anni
dall’incontro decisivo Duane perse la vita, a soli 24 anni: è il 29 ottobre del
1971 quando il chitarrista di Nasville muore in sella alla sua Harley Davidson,
davanti agli occhi della fidanzata che lo segue in auto, sulla via di casa.
E la maledizione che pende sui
musicisti della TABB colpisce ancora un anno dopo, quando Berry Oakley trova la
stessa sorte e con modalità molto simili: anche lui in moto, a pochi isolati di
distanza dall’incidente precedente, e alla stessa età!
Arriviamo ai giorni nostri,
l’anno 2017, che ha visto la dipartita di Butch Trucks - a gennaio -, suicida al
cospetto della moglie, mentre per Gregg si parla di attacco di cuore, summa di
una serie infinita di problemi di salute accumulati nel tempo: avevano entrambi
sessantanove anni.
A tenere duro Dickey
Betts e Jai Johanson.
Nel corso di cinquant’anni si
sono succedute reunion e modifiche alla line up, ma ciò che resta è il marchio
indelebile di una formazione che ha disegnato una strada musicale precisa, un
blues rock dalle venature psichedeliche che poteva contare su di un formidabile
tandem chitarristico e sulla possenza della doppia sezione ritmica, mentre Greg
Allman, con la sua caldissima voce da soul man nero e il suo Hammond, sapeva
colorare il tutto con intese tinte gospel.
E in quei giorni Macon, la città
della Georgia in cui andarono tutti a stabilirsi in una specie di comune
artistica, diventò il centro di una nuova scena rock dall’incredibile vitalità
e creatività, superando nel ruolo perfino San Francisco.
Il funghetto magico della
psylocibe, scelto come logo della band, divenne il simbolo di uno stile di vita
comunitario e hippie, pieno di utopie e di “esplorazioni” ad ampio raggio.
Tanti tra i protagonisti di quel
movimento se ne sono andati, come logica di vita vuole, ma resta ciò che molti
di loro hanno creato, incancellabile, godibile, una musica di cui rimangono pregne
quelle terre, arrivata a noi in tempi lontani, quella che i più oculati e
attenti hanno afferrato… senza lasciarla più.