Paul McCartney,
Piazza Rossa, Mosca, 24 maggio 2003
Il Moscov Times ci
scherzò sopra, parlando della nuova sigla artistica Lenin-McCartney.
Nel 2003, i due
vecchi rivoluzionari, Lenin e Lennon, se n’erano ormai andati ed
era scomparsa anche l’Unione Sovietica cantata da McCartney in “Back in
the USSR” durante gli anni della guerra fredda .
Vivi e vegeti
sembravano invece essere i Beatles, al cui repertorio McCartney
attinse ampiamente durante il suo primo concerto in terra russa.
“Da anni volevo
suonare in Russia, ma con i comunisti al potere non avevo mai potuto farlo”,
spiegò McCartney nell’annunciare il concerto. “Non ci sono mai stato
neppure da turista, quindi trovo esaltante la prospettiva di suonare Back
in the USSR e tante altre canzoni davanti a gente che credo non veda l’ora
di ascoltarle”.
Per quanto non
ufficialmente proibiti, nella vecchia Unione Sovietica i dischi dei Beatles
erano molto difficili da reperire. Solo nel 1988, quando le relazioni con
l’Occidente avevano cominciato a sgretolarsi, McCartney poté pubblicare per il
mercato russo Choba B CCCP (ovvero Back in the USSR),
una raccolta di classici del rock and roll.
La passione di
McCartney per la Russia e la sua gente venne ricompensata il 24 maggio
2003, quando una folla di ventimila persone si radunò nella Piazza
Rossa per una delle ultime date della lunga tournèe mondiale dell’ex
Beatle. Grida di “Will love you, Paul”, riempirono
l’aria a pochi metri dalle tombe di Lenin e Stalin.
Inutile dire che un
simile accostamento fra sacro e profano aveva suscitato qualche polemica.
Prima del concerto
McCartney si era recato al Cremlino per un colloquio privato col presidente
russo Vladimir Putin, il quale gli aveva confidato che i Beatles erano
stati “ un soffio d’aria fresca, una finestra aperta sul mondo”.
Poiché Putin non avrebbe potuto essere presente al concerto serale, “Macca”
improvvisò una versione di Let It Be, poi spiegò che era
bello poter essere in una terra così piena di spiritualità: ” Ho
sempre immaginato che la gente di qui avesse un cuore grande. Ora so che è
vero”.
Ma McCartney aveva
alle spalle una parete piena di grandi schermi su cui scorrevano immagini
dell’epoca d’oro dei Beatles. Aprì il concerto sulle note di “Hello
Goodbye” e lo chiuse, una trentina di canzoni dopo, con un medley di “Sgt
Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e “The End”.
Suonò anche “Back in the USSR”. Due volte.
(Mark
Paytress-"Io c'ero")