venerdì 28 marzo 2014

BACKING BAND PROJECT-DRASS‘N’BUM



Band: BACKING BAND PROJECT
EP: DRASS‘N’BUM
Line up:
Elia: bass
Dork: drums

Ho conosciuto Dork lo scorso maggio in occasione della Fiera Internazionale della Musica (FIM) che ha visto la sua prima edizione a Villanova d’Albenga.
In quell’occasione era nel ruolo di fonico, nel team di Yastaradio.
Ragazzo efficiente e preparato - così me lo hanno descritto - mi è sembrato molto riservato, e mai sarei potuto arrivare ai BBP se qualcuno non  mi avesse raccontato della loro esistenza. Mi ha incuriosito da subito l’anomalia della line up e nei giorni a seguire ho cercato di soddisfare la mia curiosità musicale. Per un problema di comunicazione solo ieri sono arrivate le risposte ai miei quesiti e quindi, potenzialmente, il duo potrebbe aver cambiato rotta, ma provo a fornire un’immagine legata alla musica che ho ascoltato e all’idea generale che mi sono fatto.
Credo di aver sentito di abbinamenti di ogni tipo, e non é raro imbattersi in chi è alla ricerca di particolari assiemi, intrecci di strumenti inusuali, che poi verranno utilizzati in situazioni ambient. E così si può arrivare all’arpa con l’hang, il violino con il vibrafono e chi più ne ha più ne metta, anche se sottolineo che sono matrimoni da realizzarsi in studio.
Elia e Dork propongono al contrario un “basso e batteria” che spezza ogni tipo di schema. Non esiste infatti nessun driver di melodia, perché una sezione ritmica ha altri compiti, insostituibili, ma a lei non possono essere chieste armonie tradizionali. Eppure esiste una sorta di conduzione, un percorso guidato che, con l’aiuto della lettura dei titoli, porta verso trame già conosciute, con la grande differenza che, in questo caso, gli strumenti in gioco sono solo due.
Cinque brani brevi, con l’eccezione di “West”, nominalmente da oltre otto minuti, ma con un “buco” silenzioso di cinque nel centro, che fa da bridge tra due stacchi di forte impatto.



Ascoltare i BBP fa venire in mente il passaggio tra anni ’70 e ’80, quando dal dosaggio di tutti gli ingredienti della musica progressiva si arrivò di colpo alla forza dirompente del punk.
Qualcuno - forse loro? -  ha etichettato il genere come “Alternative Combat Rock Instrumental”. Francamente non so cosa voglia dire, ma l’amore per certo grunge e per le atmosfere di Seattle sono palesi e credo che ascoltarli dal vivo, in determinati contesti, sia come ricevere un pugno nello stomaco, qualcosa capace di risvegliare, con impeto positivo, tutti i sentimenti repressi nell’arco della giornata.
Ecco… musica capace di dar massimo sfogo, liberando energia di cui forse non si conosce l’esistenza.
Aspettiamoli al varco e vediamo che accade, e intanto ascoltiamo una sintesi della loro proposta:


L’INTERVISTA

Non mi era mai capitato di ascoltare composizioni che propongono l’abbinamento unico di basso e batteria. Come nasce il progetto?

Il progetto nasce con la formazione basso e batteria giusto per gioco, non c’era un motivo, ma dopo dieci mesi di prove abbiamo iniziato a credere in questo formazione potente e diretta.

Come è avvenuto il vostro incontro con la musica?

Il nostro incontro con la musica è avvenuto per l’interesse di entrambi verso il sound di Seattle degli anni 80-90, e anche perché apprezzavo molto la prima e unica band di Elia.

Che tipo di cultura musicale avete alle spalle?

Noi in realtà siamo stati influenzati per molto tempo Dalla scena grunge fine anni ‘80, poi io (batteria) ho iniziato ad interessarmi alle band underground italiane, spaziando dal noise al math rock, come Zeus, Fuzz Orchestra, Mombu e molti altri. Elia invece si è indirizzato più verso gruppi come Wolfmother e White Stripes.

Basso e batteria sono la spina dorsale di ogni band, la sezione ritmica che fornisce modi e tempi di intervento, ma sono di solito accompagnati da chi propone un passaggio solistico, strumentale o lirico: a chi è indirizzato il vostro messaggio così inusuale e di forte impatto?

Ovviamente, essendo solo basso e batteria, molte volte il pubblico a fine concerto ci dice: “Ma una voce? Un sax? Una chitarra?”. Noi però vogliamo rimanere fedeli a questa formazione, prima per un motivo di organizzazione e secondo perché siamo nati così e non sentiamo il bisogno di un altro strumento, ma solo quello di crescere musicalmente.

Che cosa mostrano i Backing Band Project in fase live?

I Backing Band Project propongono un live da trenta minuti, dove cercano di dare il massimo della botta fin da subito, e senza troppe pause, facendo in modo di fare un unico pezzo che abbia un impatto sonoro diretto.

Che tipo di fervore musicale si registra nella vostra regione, il Veneto? Ci sono tentativi di proporre novità, come peraltro fate voi?

Nel Veneto ci sono molte band interessanti, e piano piano noto che si sta muovendo qualcosa, anche se ancora adesso noi Backing Band Project preferiamo suonare fuori dal Veneto dove abbiamo più riscontro.

Come pensate possa evolvere, in futuro, la vostra musica?

Ora stiamo provando a sperimentare nuovi suoni, soprattutto con l’utilizzo della Loop Station, per riuscire a proporre pezzi con più variazioni e avere una linea di basso d’accompagnamento e un altra da solista. Per il futuro abbiamo in mente di fare un EP dove metteremo 4-5 pezzi su internet da scaricare per tutti i musicisti che vogliano mettere il loro nei nostri pezzi e poi registrare tutti insieme.