Band: BACKING BAND PROJECT
EP: DRASS‘N’BUM
Line
up:
Elia:
bass
Dork:
drums
Ho
conosciuto Dork lo scorso maggio in occasione della Fiera Internazionale della
Musica (FIM) che ha visto la sua prima edizione a Villanova d’Albenga.
In
quell’occasione era nel ruolo di fonico, nel team di Yastaradio.
Ragazzo
efficiente e preparato - così me lo hanno descritto - mi è sembrato molto
riservato, e mai sarei potuto arrivare ai BBP
se qualcuno non mi avesse raccontato
della loro esistenza. Mi ha incuriosito da subito l’anomalia della line up e
nei giorni a seguire ho cercato di soddisfare la mia curiosità musicale. Per un
problema di comunicazione solo ieri sono arrivate le risposte ai miei quesiti e
quindi, potenzialmente, il duo potrebbe aver cambiato rotta, ma provo a fornire
un’immagine legata alla musica che ho ascoltato e all’idea generale che mi sono
fatto.
Credo
di aver sentito di abbinamenti di ogni tipo, e non é raro imbattersi in chi è
alla ricerca di particolari assiemi, intrecci di strumenti inusuali, che poi
verranno utilizzati in situazioni ambient. E così si può arrivare all’arpa con
l’hang, il violino con il vibrafono e chi più ne ha più ne metta, anche se
sottolineo che sono matrimoni da realizzarsi in studio.
Elia
e Dork propongono al contrario un “basso
e batteria” che spezza ogni tipo di schema. Non esiste infatti nessun driver di
melodia, perché una sezione ritmica ha altri compiti, insostituibili, ma a lei
non possono essere chieste armonie tradizionali. Eppure esiste una sorta di
conduzione, un percorso guidato che, con l’aiuto della lettura dei titoli,
porta verso trame già conosciute, con la grande differenza che, in questo caso,
gli strumenti in gioco sono solo due.
Cinque
brani brevi, con l’eccezione di “West”,
nominalmente da oltre otto minuti, ma con un “buco” silenzioso di cinque nel
centro, che fa da bridge tra due stacchi di forte impatto.
Ascoltare
i BBP fa venire in mente il
passaggio tra anni ’70 e ’80, quando dal dosaggio di tutti gli ingredienti
della musica progressiva si arrivò di colpo alla forza dirompente del punk.
Qualcuno
- forse loro? - ha etichettato il genere
come “Alternative Combat Rock Instrumental”. Francamente non so cosa
voglia dire, ma l’amore per certo grunge e per le atmosfere di Seattle sono
palesi e credo che ascoltarli dal vivo, in determinati contesti, sia come
ricevere un pugno nello stomaco, qualcosa capace di risvegliare, con impeto positivo,
tutti i sentimenti repressi nell’arco della giornata.
Ecco…
musica capace di dar massimo sfogo, liberando energia di cui forse non si
conosce l’esistenza.
Aspettiamoli
al varco e vediamo che accade, e intanto ascoltiamo una sintesi della loro
proposta:
L’INTERVISTA
Non mi era mai capitato di ascoltare
composizioni che propongono l’abbinamento unico di basso e batteria. Come nasce
il progetto?
Il progetto nasce con la
formazione basso e batteria giusto per gioco, non c’era un motivo, ma dopo dieci
mesi di prove abbiamo iniziato a credere in questo formazione potente e
diretta.
Come è avvenuto il vostro incontro con la
musica?
Il nostro incontro con la
musica è avvenuto per l’interesse di entrambi verso il sound di Seattle degli
anni 80-90, e anche perché apprezzavo molto la prima e unica band di Elia.
Che tipo di cultura musicale avete alle
spalle?
Noi in realtà siamo stati
influenzati per molto tempo Dalla scena grunge fine anni ‘80, poi io (batteria)
ho iniziato ad interessarmi alle band underground italiane, spaziando dal noise
al math rock, come Zeus, Fuzz Orchestra, Mombu e molti altri. Elia invece si è indirizzato
più verso gruppi come Wolfmother e White Stripes.
Basso e batteria sono la spina dorsale di
ogni band, la sezione ritmica che fornisce modi e tempi di intervento, ma sono
di solito accompagnati da chi propone un passaggio solistico, strumentale o
lirico: a chi è indirizzato il vostro messaggio così inusuale e di forte
impatto?
Ovviamente, essendo solo basso
e batteria, molte volte il pubblico a fine concerto ci dice: “Ma una voce? Un sax? Una chitarra?”. Noi
però vogliamo rimanere fedeli a questa formazione, prima per un motivo di
organizzazione e secondo perché siamo nati così e non sentiamo il bisogno di un
altro strumento, ma solo quello di crescere musicalmente.
Che cosa mostrano i Backing Band Project in
fase live?
I Backing Band Project
propongono un live da trenta minuti, dove cercano di dare il massimo della
botta fin da subito, e senza troppe pause, facendo in modo di fare un unico
pezzo che abbia un impatto sonoro diretto.
Che tipo di fervore musicale si registra
nella vostra regione, il Veneto? Ci sono tentativi di proporre novità, come
peraltro fate voi?
Nel Veneto ci sono molte band
interessanti, e piano piano noto che si sta muovendo qualcosa, anche se ancora
adesso noi Backing Band Project preferiamo suonare fuori dal Veneto dove
abbiamo più riscontro.
Come pensate possa evolvere, in futuro, la
vostra musica?
Ora stiamo provando a
sperimentare nuovi suoni, soprattutto con l’utilizzo della Loop Station, per
riuscire a proporre pezzi con più variazioni e avere una linea di basso
d’accompagnamento e un altra da solista. Per il futuro abbiamo in mente di fare
un EP dove metteremo 4-5 pezzi su internet da scaricare per tutti i musicisti
che vogliano mettere il loro nei nostri pezzi e poi registrare tutti insieme.