mercoledì 20 ottobre 2010

Claudio Bellato



Claudio Bellato è un mio concittadino, ma soprattutto è un chitarrista eccezionale.
La sua versatilità musicale è notevole ed è possibile trovarlo in spazi prettamente blues come in altri rock o folk, passando per il genere classico.
Ho provato a porgli qualche domanda e ne è venuta fuori una bella testimonianza, con qualche traccia di contenuta delusione.

L'intervista

Nella biografia presente sul tuo sito non è evidenziato come nasce il tuo amore per la chitarra e per la musica in genere. Che cosa ha fatto scattare la scintilla, e quali sono stati i tuoi modelli primitivi?
Hendrix, Pink floyd, ma più che altro ricordo lunghissimi e meravigliosi pomeriggi passati a sentire i dischi in casa di amici più grandi, il rumore della puntina sul giradischi, la voglia di rifare quelle cose. E’ difficile delineare i territori di scelte che sono fondamentalmente inconsce. Perché ci si innamora di qualcosa e non di qualcos'altro. Forse perché suonare la chitarra, anche male, non mi costava fatica? Non so! Io credo che le nostre scelte ce le portiamo dentro da sempre, sono lì e aspettano solo che noi togliamo la polvere da esse. Ad esempio, io adoro il piano, e non di rado utilizzo le tastiere per lavorare, ma è una fatica immane, perché non è il mio strumento e lo avverto come estraneo. Allora debbo fare violenza a me stesso per utilizzarlo al mio tavolo di lavoro. Potrei studiarlo e raggiungere dei risultati, ma io so già che è e resterà sempre uno strumento estraneo. Uso l'aggettivo estraneo esattamente come si parla di un corpo estraneo cioè di qualcosa che è tossico per il nostro corpo, che genera un cattivo karma. A quel punto è meglio lasciare perdere. La chitarra non è mai stata un’estranea, anche quando massacravo le orecchie dei vicini.

La prima volta che ti ho visto suonare, un paio di anni fa, non c’era di mezzo il rock, il blues o il jazz, ma era uno spettacolo per famiglie al Teatro di Valleggia. Esiste un modo di proporsi in cui ti trovi più a tuo agio?
Alcuni amici mi avevano chiesto di dar loro una mano, e l’ho fatto; ho anche suonato con le orchestre da ballo per parecchi anni. Il modo di propormi che mi mette più a mio agio si realizza quando la gente è attenta.

Ho visto che persegui la strada dell'auto produzione o comunque di un dimensione contenuta. Non pensi mai che, con le tue qualità e capacità, in altri periodi storici (e in altri paesi) avresti avuto grande visibilità? Non c’è un minimo di frustrazione nel dover dare (e ottenere) poco in rapporto a ciò che si possiede?
I dischi non si vendono più,ma si scaricano gratis, nella migliore delle ipotesi si comprano con i-tunes . Siamo lontani anni luce dal disco scartato e messo sul piatto e copiato su cassetta per gli amici che non lo avevano comperato perché avevano risparmiato per un altro disco che a loro interessava di più. Oggi la musica si consuma con una velocità ed intensità tale che i giovani non riconoscono più la differenza tra la lana e la seta. Mozart è diventato la pubblicità di un caffè, Hendrix di qualcos'altro. La saturazione delle proposte ha fatto perdere il desiderio di staccare tutto e ascoltare un bel disco, o di imparare uno strumento. Il bambino torna a casa da scuola, dove ha fatto duecento materie in modo velocissimo, si siede davanti alla playstation , la tocca, e quella va. Ma se tocchi il piano o la chitarra, quelli non vanno subito. Tuttavia non c'è tempo di imparare perché bisogna fare inglese, tedesco, informatica, calcio... e allora la musica diventa quello che è già diventata, un sottofondo breve all'interno di una giornata satura quanto quella dei loro papà. E questo a tutti i livelli. Il cibo stesso...come spiegare che l'olio prodotto dal contadino è migliore dell'intruglio che ti rifilano in un take away? La risposta? Non si può perchè non c'è tempo e costa troppo, e allora ti rompi il fegato intossicandoti con cose economiche e veloci. E per la musica è lo stesso. I discografici si guardano bene dal produrre un lavoro che non porti loro un tornaconto. I dischi vengono prodotti solo ai ragazzini che escono dai talent show che nel giro di un anno vengono dimenticati, perchè e necessario produrre un altra trasmissione. Se artisti come Al Di Meola si autoproducono un motivo ci sarà! Ho visto grandi musicisti portarsi dietro la scatola con i cd da vendere alla fine dei concerti. Io non mi lamento e continuo con l'autoproduzione. Quanto al discorso estero, molti artisti Italiani hanno trovato consensi in America o Inghilterra. Noi viviamo in un paese afflitto da una esterofilia dissennata. Abbiamo a casa nostra alcuni tra i migliori chitarristi del mondo, e non ce ne siamo accorti. Se posso parlare un pò di chitarra acustica, ti dico subito che ho avuto la fortuna di conoscere Antonio Forcione che è un chitarrista/compositore italiano di una bravura straordinaria, che per riuscire a proporre i suoi lavori è andato a vivere a Londra. Suona con Sarah Jane Morris, fa dischi con Charlie Haden (e ti dico solo che Haden dischi con altri chitarristi ne ha fatto solo due, uno con Egberto Gismonti e l'altro con Pat Metheny, più che chitarristi direi importanti compositori del secolo appena terminato). La stessa cosa è accaduta ad altri musicisti che in Italia non conoscono in molti, o sono addirittura sconosciuti. E le cose non sembrano cambiare. Come ha detto qualcuno “ Quando dai semi di zucca nasceranno dei manzi allora le cose cambieranno” Tempi distanti dunque.

Mi riallaccio alla domanda precedente. A Savona esiste uno dei più grandi chitarristi classici mondiali, Guillermo Fierens, eppure difficilmente ci si ricorda di lui. Viviamo un una zona italica ingrata, poco propensa a evidenziare artisti talentuosi (ma anche campioni di modestia)come Fierens o pensi non ci sia spazio per certe forme di esibizione?
È una zona ingratissima certo, ma non è la sola. Quando parlo con altri musicisti provenienti da altre parti, sento di sovente una storia: per suonare da noi devi essere nelle grazie di tizio o caio; il problema consiste nel fatto che spesso alcuni (non tutti) tra quelli che organizzano rassegne, eventi e cose simili nei comuni delle città, hanno come ultimo interesse la cultura e come primo il riempirsi le tasche con fondi ottenuti dai comuni o avere tornaconti personali (non solo di natura economica). Vuoi un esempio personale tra mille che potrei farti? Alcuni anni fa ho suonato in uno spettacolo per un comune molto importante qui vicino, e lo sai come è andata a finire? L'organizzatore dell' evento (incaricato dal comune) è scappato con i soldi anticipatigli dal comune! A pagarne le conseguenze sono tutti quei giovani che fanno teatro, musica, poesia nelle cantine o nei circoli arci e centri sociali e che non vedranno mai la possibilità di vendere e proporre i loro progetti. Fintanto che i politici dei comuni continueranno a fidarsi di persone impreparate e guidate solo dalla logica del profitto non ci saranno proposte culturali che diano voce a tutti, non si può continuare a fare musica, teatro e quant'altro nelle cantine rifiutando gli spazi a proposte ritenute di nicchia, anche perché la gente non è così ignorante come si vuole far credere, ma se tu non proponi dei modelli come faranno a distinguere la lana dalla seta? Come fai a spiegare ai nostri giovani che Fellini è stato il più grande di tutti, quando tutti dicono che Twilight è il migliore film del mondo? Quanto ai soldi, alla fine misteriosamente escono quando si tratta di finanziare centinaia di migliaia di euro per inutili fuochi d'artificio, spettacoli acrobatico-militari, opere liriche in pompa magna, quando con spese modeste si potrebbero organizzare eventi e dare spazi ai giovani creativi.

Ogni volta che prendo una chitarra in mano (con i miei ovvi limiti) mi viene da svisare su qualche giro di blues. A te cosa accade nel momento in cui imbracci la sei corde?
Quello che sto suonando al momento nei miei concerti

Quando ti ho ascoltato al Takabanda mi è rimasto impresso un brano che mi pare fosse dedicato a terre australiane, pezzo in cui usavi molto delay. Nel tuo studio della chitarra c’è spazio per la ricerca e le innovazioni tecnologiche o preferisci il “naturale”?
Adoro tutto quello che la tecnologia mette a disposizione, purchè mi serva musicalmente; a volte è meglio una chitarra e nient'altro... dipende. Quando cucini aglio ed olio ti servono solo due ingredienti, se prepari una paella ti servono molti più ingredienti, l'amore sta alla base di tutto comunque.

Qual è il tuo modello, il chitarrista che ritieni inarrivabile?
Sono tutti inarrivabili perchè anche suonando e scrivendo come loro diresti qualcosa che comunque è già stato detto.

Qual è l’alter ego italiano di Tommy Emmanuel, se esiste?
Un sacco di gente replica quello stile in tutto il mondo e sono anche giovanissimi.

Il tuo massimo gradimento tra blues, rock e jazz?
Non faccio differenze ho sempre ascoltato di tutto e odio i talebani monotematici del tipo(solo blues o solo jazz). Amo la spiritualità di Arvo Pärt tanto quanto la musica rock, ascolto da Frank Zappa a Laura Pausini e poi Michael Hedges, Miles Davis, Bob Dylan, Beatles, Keith Jarret, Leo Ferrè.Ultimamente sto ascoltando molta musica della Ecm(il miglior suono dopo il silenzio).

Cosa vorresti vedere nella sfera di cristallo, relativamente al tuo futuro impegno musicale?
Concerti in merito al disco che ho appena terminato (The evening songs), con Dino Cerruti, Rodolfo Cervetto e Maria Grazia Scarzella, su musiche nostre e di autori vari, dal jazz,alla canzone d'autore, alla musica da film.




Biografia

Chitarrista nato il 12/10/1971 a Savona, ma di origini venete, inizia a suonare all’età di 16 anni.Nel Giugno 1996 si diploma in chitarra al C.P.M di Milano dopo aver studiato per tre anni con Franco Mussida e Pete la Pietra.
Nel 1997 si autoproduce il c.d. acustico “Song for the Moon” contenente brani di propria composizione, unitamente a covers di jazz e blues tradizionale. Da allora ad oggi ha collaborato in veste di cantante e chitarrista, on gruppi rock, blues acustico (Paolo Bonfanti) orchestre di ballo, piano bar, alternando tutto ciò con l’insegnamento privato.

Due brani tratti dal suo c.d di cover “Guitar tales” hanno vinto due edizioni del concorso mensile indetto dalla rivista “Chitarre”: "Nuages" di Django Reinardth nel numero di Dicembre 2002, ed "All of me" nel numero di Febbraio 2003.

Nel 2006 viene contattato dalla scuola media statale Ollandini in Alassio (SV) come insegnante di chitarra.

Partecipa come musicista alla trasmissione televisiva "Liguria in piazza".

Il 19 Maggio 2006 apre il quarto festival jazz di Spotorno con un concerto di sola chitarra, dal quale è stato ricavato un D.V.D.

Chitarrista acustico ed elettrico non disdegna l’uso dell’elettronica (computer, campionamenti, ecc.) in fase compositiva e di arrangiamento, il tutto all’insegna di produzioni musicali completamente autogestite.

I suoi amori e le sue influenze musicali sono musicisti come Michael Hedges, Pat Metheny, Miles Davis.

É presente con alcuni brani nel sito internet "Vitaminic".

É inoltre presente nel sito www.stadiomobile.com come chitarrista della tribute band degli Stadio "Universi Sommersi".


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