lunedì 18 settembre 2023

L’INCONTRO CON BENITO MUSSOLINI, DI TULLIO FULVIO


 

TULLIO FULVIO

L’INCONTRO CON BENITO MUSSOLINI

TRALERIGHELIBRI

 

Non sia fuorviante il titolo, Tullio Fulvio, anche se ormai uomo maturo, non avrebbe mai potuto vedere cosa accadde al tramonto del mese di aprile del’45.

Ma pare che un “Fulvio” fosse presente e in qualche modo incise sugli avvenimenti di quei giorni.

Veniamo all’oggettività presentata dall’autore:

Tra il pomeriggio del 24 e la giornata del 25 aprile del 1945, prima dell’arrivo a Como di Mussolini che avverrà nella tarda serata del 25 si svolsero contatti tra incaricati di Prefetto e Questore di Como con rappresentanti del CLNAI, per un passaggio di poteri senza spargimento di sangue.

Alle ore 21 del 24 aprile, si incontrarono l’avvocato Spallino (D.C.) e l’avvocato Bertinelli (socialista) con il questore Pozzoli.

Alcuni testi citano che con Bertinelli c’era il dottor Fulvio (“Paolo” del Partito d’Azione), altri non lo dicono. Probabilmente l’equivoco era dovuto al fatto che Fulvio partecipava come rappresentante del prefetto Celio, in quanto funzionario di prefettura, ma anche come componente del CLN di Como.

Durante le trattative i rappresentanti della Resistenza comasca svelarono che ben 11000 partigiani, molto ben armati, stavano convergendo su Como.

In realtà era un bluff per spaventare i fascisti e dissuaderli dal restare in città: a Como c’erano solo due squadre GAP e una trentina di armati.

La posizione geografica di Como è tale che la città è facilmente bloccabile da armati decisi posti in posizioni strategiche.

La Storia dice che Mussolini abbandonò la Prefettura di Como alle 4 del mattino della notte tra il 25 e il 26 aprile, per andare a Menaggio.

Il 26 aprile, al mattino, il dott. Fulvio ed il rag. Mauri occuparono la prefettura di Como, con l’aiuto di guardie di pubblica sicurezza e di finanza, simpatizzanti per la Resistenza. Il prefetto Celio rimase confinato nel suo appartamento.

Storie antiche, storie di guerra, storie di intrighi, storie di rapporti umani.

Ecco, il mio commento spontaneo al saggio di Fulvio esula dal fatto specifico, perché il mio interesse per lo svolgimento di tragici accadimenti è superato dall’indagine sull’evoluzione nel tempo delle relazioni genitoriali, e un episodio di portata storica diventa per me minore rispetto al modo in cui Fulvio figlio ne è venuto a conoscenza, provocando in lui dubbi legati ad una comunicazione mai avvenuta, anche a giochi terminati, anche quando lo scorrere del tempo aveva apparecchiato il tavolo per una sicura comprensione. E la domanda è diventata: perché tale reticenza? Timidezza? Riluttanza? Imbarazzo nel raccontarsi?

Mi accorgo di essere io, ora, quello criptico, e allora è bene sottolineare che solo nel 2004, nel corso di una trasferta lavorativa, l’ing. Tullio Fulvio incontrò casualmente l’ing. Bianchi, proveniente da Como, e quell’incontro al Redaelli di Barzanò lo portò ad una scoperta sorprendente: i padri dei due interlocutori avevano fatto assieme la “resistenza”.

Da qui nasce una serie di ricerche che hanno portato l’autore alla stesura di questa breve analisi intitolata “L’incontro con Benito Mussolini”, book uscito nell’aprile scorso, un evolversi di situazioni che mi hanno portato a ricordare eventi personali, al cambiamento del modello comunicativo tra padre e il resto della famiglia, a situazioni che viste a distanza di tempo assomigliano al ghiaccio permanente, ad un muro invalicabile tra persone legate da sicuro amore e affetto, ad un rigido disegno dei ruoli all’interno del layout parentale.

Ma ci sono diversi pesi e diverse misure, e la domanda che per qualcuno potrebbe essere “ma perché mio padre andava al cinema a fine lavoro anziché correre da me…”, in questo caso diventa: “Ma cosa era andato a dire Mussolini a mio padre?”. Roba pesante!

Non vado oltre, il libro occorre acquistarlo e leggerlo!

Però, mi piace ricordare che Tullio possiede ancora un ricordo tangibile, un orologio d’oro svizzero che nel mese di maggio del ’45 due ufficiali americani portarono a suo padre. 

Una visita breve che conduce ad altre domande: “Come mai questi due ufficiali vennero a trovare mio padre? E perché gli lasciarono quel regalo? E soprattutto, cosa aveva fatto mio padre per l’esercito americano?”

Mi fermo qui, lasciando la porta aperta alla lettura, uno scritto su cui ho riflettuto, al di là del contenuto intrinseco.

Buona lettura.