Il Segno del Comando arriva alla terza opera, Il Volto Verde.
L’intervista realizzata
con Diego
Banchero chiarisce ogni dubbio, permette di entrare
nel dettaglio e racconta l’evoluzione di un percorso iniziato diciannove anni
fa.
Strana storia quella
della band genovese, nata dalla necessità di riprodurre attraverso la musica un
film fatto di immagini provenienti da un periodo che è sempre caratterizzato da
fatti significativi e fondamentali per il prosieguo del cammino, quello della
estrema giovinezza.
Ma come accade in ogni
team, gli equilibri, per solidi che appaiano, nascono per essere messi alla
prova, che spesso non si supera, e al tirar delle somme il ventennio di
potenziale attività ha permesso di dare alla luce tre soli album, nati in
studio, con una dinamicità di line up a cui si sta cercando di dare ora un buon sistema di arresto.
A vedere dall’esterno
pare che la spinta decisiva sia il frutto delle convinzioni e del pieno accordo
di intenti tra la Black Widow e uno
dei fondatori, vera anima della band, il già citato bassista e autore Diego Banchero.
Il Volto Verde riporta
all’omonima opera dello scrittore austriaco Gustav Meyrink, ed è un concept album carico di sgnificati, che
utilizza la “forma romanzo” per trascendere e superare il terreno del
pragmatismo a favore di analisi che non restano mai fini a se stesse, ma
spingono ad agire con l’obiettivo di modificare/migliorare ciò che ci circonda,
e quindi noi stessi. Argomento affascinante.
Nello svolgimento
del percorso, Banchero è in compagnia di ottimi musicisti, e di ospiti
stratosferici, da Caludio Simonetti
a Gianni Leone, da Sophya Baccini a Martin Grice, da a Paul Nash
a… tanti altri, elencati nelle righe a seguire.
Credo che mai come in questo caso,
la musica “oscura” del Il SdC debba
essere presa in toto, assorbendo i suoni che si mischiano alle liriche e a ad
una serie incredibile di immagini di altri tempi, quelle contenute nel booklet. Era un mondo in bianco e
nero, fatto di sceneggiati della domenica sera, di racconti fantasiosi, di
ombre e freddo, davanti ad uno schermo che sembrava incapace di restituire un po’
di luce. Tutto ciò è mi è ritornato alla mente - con buona dose di tristezza - ascoltando
questo nuovo disco, impregnato di suoni dark, di un tessuto progressivo, di uno
spazio musicale infinito in cui convivono gli stilemi del rock, nessuno
escluso.
Fondamentali le vocalizzazioni della
new entry Maethelyia, di cui
parla Diego a seguire.
Cambi di ritmo e di atmosfere, angoscia e tensione musicale dalle forti impennate
e dai repentini cali, virtuosismo accentuato, per un album che appare maturo sotto
ogni punto di vista, con la peculiarità di saper far opera di compenetrazione
tra diversi mondi, fatti di musica, letteratura, fotografia, storia e cinema…
in una singola parola…. cultura.
Un grande lavoro di squadra che deve
assolutamente trovare sbocco nella performance live, uscendo dalla perfezione
da “studio”, alla ricerca del pathos da palco: la risposta terminale di Diego è
quasi una promessa!
L’INTERVISTA A DIEGO BANCHERO
Puoi provare
a sintetizzare la storia della band dalle origini sino ad oggi?
Il Segno del Comando è nato nel 1995 per iniziativa
del sottoscritto e del primo cantante-compositore del gruppo, Mercy, che avevo
conosciuto negli anni ‘80 e con cui avevo condiviso l’esperienza di altri due
progetti precedenti (Zess e Malombra). L’intento, all’epoca, era quello di dar
vita ad una band che ci permettesse di sviluppare idee relative a sonorità vicine
al dark sound italiano, al rock progressivo oscuro, al soundtrack horror. Volevamo,
in sostanza, svolgere un’opera di ricerca tra i suoni e le immagini della
nostra infanzia. Tra queste ultime, un posto di rilievo era ricoperto, per
l’appunto, da tutto il repertorio degli sceneggiati Rai degli anni settanta (con
le sue musiche) che aveva alimentato i nostri maggiori incubi infantili. Venne
a Mercy l’idea di utilizzare il nome de Il Segno del Comando (che era stato il
più importante serial di tutta la produzione italiana dell’epoca). Dopo aver
realizzato il primo album omonimo, assieme ad un manipolo di musicisti che a
quel tempo ci erano vicini, c’è stato un periodo di silenzio in cui il progetto
è proseguito esclusivamente grazie ad alcune raccolte prodotte dalla stessa
Black Widow Records che aveva prodotto il disco di esordio. Questa fase di
stand-by si è interrotta nel 2000, quando abbiamo ripreso i lavori e abbiamo realizzato
un nuovo album, dal titolo “Der Golem”,
con una line up profondamente modificata. Ne è seguita una nuova fase di
inattività durata circa dieci anni. Visto che una riunione del nucleo
compositivo storico era ormai impossibile, su richiesta della Black Widow
Records, ho ripreso da solo in mano le redini del progetto realizzando questo
nuovo album (“Il Volto Verde”) che è stato pubblicato sul finire dello scorso anno e
nel quale ho curato anche la scrittura dei testi.
Quali sono i
motivi della lunga pausa, dodici anni, e quali gli stimoli che vi hanno spinto
a riprendere in mano il progetto?
Dopo l’uscita dell’album “Et
In Arcadia Ego” di Zess, si è praticamente determinata la conclusione dei
rapporti di collaborazione tra il nucleo di musicisti che aveva lavorato alla
realizzazione di “Der Golem”. Da
questa pubblicazione in poi, infatti, ognuno di noi ha preferito sviluppare propri
progetti alternativi e a poco a poco sono venuti meno i presupposti
indispensabili per poter tornare a lavorare assieme. La prospettiva di una
nuova pubblicazione firmata da Il Segno
del Comando si è fatta sempre più inconsistente malgrado i numerosi
tentativi operati dalla Black Widow Records per riunire la band e riportarla in
studio. Dopo l’ennesima dichiarazione di indisponibilità manifestata da Mercy,
la label mi ha chiesto se fossi interessato a procedere da solo. Superata
un’iniziale titubanza, ho pensato che questa nuova avventura poteva rivelarsi
una sfida molto interessante e, visto che il mio affetto per il progetto era
rimasto vivo, ho deciso di accettare ed ho iniziato a scrivere un nuovo album. La
gestazione che ha portato a questa nuova partenza ha richiesto diversi anni.
L’album
uscito da pochi mesi è “Il Volto Verde”: mi racconti l’essenza del concept?
Quali i messaggi e le tematiche?
“Il
Volto Verde” è ispirato all’omonimo romanzo
dello scrittore austriaco Gustav Meyrink; opera già individuata molto tempo fa
proprio con lo scopo di realizzare il concept album successivo a “Der Golem”. Da appassionato lettore e
studioso dell’autore ho sempre amato questo suo scritto che mi ha colpito in
modo particolare anche per i ricchi spunti che offre dal punto di vista
esoterico. Malgrado contenga una storia sviluppata sotto forma di romanzo, esso
contiene al suo interno un vero e proprio manuale di istruzioni necessarie ad
acquisire il controllo del pensiero e il raggiungimento del cosiddetto “stato
di veglia superiore” che è una condizione fondamentale, oltre che per imparare
a controllare le emozioni, per modificare la realtà e raggiungere una
condizione di “illuminazione”. Ogni brano dell’album è stato sviluppato in modo
tale da riassumere il racconto stesso e compiere un ulteriore lavoro di
riflessione sui contenuti più interessanti estrapolati da esso; anche grazie a
collegamenti, approfondimenti, ricerche, studi e riflessioni che ho compiuto in
questi anni relativamente a queste tematiche.
A
impreziosire il tutto una serie di ospiti da capogiro: come sono nate le
collaborazioni?
Le varie collaborazioni con questi eccezionali musicisti hanno seguito
percorsi differenti, ma sono principalmente frutto di un paziente lavoro svolto
dal sottoscritto assieme all’amico Massimo Gasperini che, con grosso impegno e pazienza,
è riuscito a fare in modo di coinvolgerli nel disco. Con Claudio Simonetti ero già
entrato in contatto ai tempi di “Der
Golem” e già allora si era cercato di ospitarlo ma, per questioni di tipo
organizzativo, la cosa non era andata in porto. In questa occasione invece sono
riuscito a realizzare questo mio sogno grazie anche alla maggiore agilità che
consentono gli attuali sistemi di “hard disk recording”. Gianni Leone è passato
subito all’azione registrando prima di tutti gli altri ospiti illustri. Con lui
ho avuto modo di compiere un’esperienza stupenda anche per la mia crescita
artistica in quanto, oltre a registrare delle parti ricche e straordinarie dal
punto di vista qualitativo, ha voluto seguire le fasi di missaggio facendomi
dono di consigli che sono stati di grande insegnamento e utilità. Freddy
Delirio è entrato in gioco nelle fasi finali del lavoro realizzando una
stupenda intro (dopo aver avuto modo di ascoltare i mix definitivi del disco)
ed occupandosi successivamente di realizzare il master. Un altro ospite
straordinario è stato Paul Nash (il leggendario chitarrista dei The Danse
Society) che ho conosciuto grazie a Maethelyia, la quale, oltre ad essere la
nuova cantante de Il Segno del Comando, è anche la singer dello storico gruppo
inglese. Ho realizzato un altro grande desiderio nell’ospitare Martin Grice e
Sophya Baccini: due musicisti che apprezzo e stimo da molti anni e che ho
potuto avvicinare grazie alla Black Widow. Di grande importanza sono stati,
poi, gli interventi degli altri musicisti che già conoscevo da tempo e che
hanno partecipato al disco. Ricordo di seguito i loro nomi: Maethelyiah,
Fernando Cherchi, Roberto Lucanato, Davide Bruzzi, Maurizio Pustianaz, Vinz
Aquarian, David Krieg, Giorgio Neri e Alessio Panni.
Come
definiresti la vostra musica, per chi non vi conoscesse e volesse avere un’idea
preventiva del genere?
Per quanto sia indubbia la componente prog, ritengo che essa non sia
preponderante rispetto alle influenze jazz-rock e soundtrack; che sono altrettanto
presenti ed importanti per il sound del gruppo. Bisogna poi ricordare che le
sonorità de Il Segno del Comando si rifanno ad una tradizione dark sound di
gruppi come Antonius Rex, Goblin, Balletto di Bronzo, Black Widow e Demon Fuzz…
solo per citarne alcuni. Ognuno dei tre dischi realizzati ad oggi è comunque un
capitolo a sé e ha caratteristiche differenti in conseguenza di altrettanto
differenti percorsi di ricerca espressiva ed influenze.
Avete
pianificato delle esibizioni live per pubblicizzare il nuovo disco?
“Il
Volto Verde” è stato realizzato da una band radunata con il solo scopo di svolgere
il lavoro di registrazione. Una volta terminato l’album, mi sono trovato con
una squadra da ridefinire completamente. Per questo motivo non è stato ancora
possibile pianificare esibizioni live. In questi mesi ho comunque lavorato per
costituire una line up fissa e per preparare un repertorio da proporre dal
vivo. Spero che a partire dal prossimo autunno il gruppo possa finalmente
iniziare a fare concerti.
Le immagini
dell’artwork sono molto suggestive. Puoi spendere qualche parola su di esso?
L’artwork è stato realizzato da
Pino Pintabona e Danilo Capua. Quest’ultimo è un pittore genovese che già in
passato aveva collaborato con Il Segno
del Comando. Il quadro che appare nel front di copertina risale al periodo immediatamente
successivo all’uscita di “Der Golem”
(anche la grafica di quest’ultimo era stata curata da Danilo) ed era stato dipinto
proprio in previsione di un imminente nuovo disco de Il Segno del Comando che,
a dispetto delle previsioni, ha dovuto attendere diversi anni per essere
pubblicato.
“Il Volto Verde” può essere considerato
l’inizio di un nuovo percorso?
La mia intenzione è proprio quella di realizzare altri album e portare Il
Segno del Comando dal vivo (cosa mai avvenuta fino ad ora). Quindi la risposta
alla tua domanda è affermativa. Siamo ripartiti per dare inizio ad un nuovo percorso
e, a differenza di quanto è avvenuto in passato, per rendere l’attività dal
progetto regolare; anziché legata a momenti e condizioni eccezionali.
TRACK LIST
ECHOES
CHIDHER IL VERDE
TRENODIA DELLE DOLCI PAROLE
IL RITUALE
IL MANOSCRITTO
L’EVOCAZIONE DI EVA
RETROSPETTIVA DI UN AMORE
USIBEPU
L’APOCALISSE
EPILOGO
Il Segno del Comando:
DIEGO BANCHERO – Basso, tastiere
MAETHELYAH - Vocals
ROBERTO LUCANATO – guitars
MAURIZIO PUSTANAZ – Tastiere
DAVIDE BRUZZI – guitars
DAVID KRIEG – Voce
FERNANDO CHERCHI – Percussioni
CLAUDIO SIMONETTI – Tastiere
GIANNI LEONE - Tastiere
ALESSIO PANNI – Drums
PAUL NASH – Guitars