venerdì 13 giugno 2014

Il Castello di Atlante-Capitolo 8: Live


Il Castello di Atlante, storica prog band piemontese, festeggia nel migliore dei modi i quarant’anni di attività, realizzando una pregiata confezione denominata “Capitolo 8: Live”, capace di racchiudere la storia e l’evoluzione della band, attiva più che mai sulla scena nazionale e internazionale.
All’interno del contenitore, un CD audio e un DVD, differenziati tra loro dal brano “Leggi e Ascolta”, presente solo nel formato video.
I motivi di questa scelta, la storia del gruppo, l’attività passata e la proiezione verso il futuro sono argomenti ben sviscerati nell’intervista a seguire, davvero interessante.
Ho avuto la fortuna di vedere Il Castello dal vivo circa un mese fa, in occasione del FIM genovese, e ho quindi toccato con mano quanto sia importante la dimensione live di questa band di lungo corso, capace di entusiasmare e coinvolgere il pubblico:


Il CD/DVD fornisce l’esatta valenza live di questi musicisti, che presentano alcune peculiarità capaci di contraddistinguerli tra i tanti, e quando si riesce a creare un sound riconoscibile all’impatto, caratterizzante dell’ensemble, è quello il momento in cui si contribuisce a creare la storia della musica.
Atmosfere che presentano una certa epicità, con la partecipazione di un violinista puro, Massimo Di Lauro, ed un Paolo Ferrarotti che si divide tra le sezione vocal e l’uso del synth, entrando spesso in azione come secondo drummer - tipicità de Il Castello - e provocando reazioni  positive scendendo tra il pubblico per un proficuo coinvolgimento.
Il nucleo “antico” si completa con Aldo Bergamini - chitarra e voce - Dino Fiore al basso, con un normale aggiornamento nel tempo, che ha portato nel gruppo Roberto Giordano - tastiere e voce - nel 1982, e recentemente - 2010 - il batterista Mattia Garimanno.
Da sottolineare come Il Castello, analogamente a tante altre formazioni nate nello stesso periodo, abbia avuto la sfortuna di prender forma con un leggerissimo ritardo - 1974 - nel momento in cui il focus sulla musica progressiva stava perdendo consistenza, elemento che di fatto impedì all’epoca la realizzazione di una qualsiasi incisione, atto per cui si dovette aspettare il 1992, quando la Vinyl Magic produsse il primo album “ Sono io il Signore delle Terre a Nord”.
Ma il tempo è galantuomo, e le occasioni perse si sono trasformate in rivalsa discografica, in riconoscimenti di pubblico e di critica.
Oggi Il Castello di Atlante è apprezzato in tutto il mondo, fatto impensabile nei seventies per le band più o meno coeve, impossibilitate nel farsi conoscere all’estero, salvo in pochi e rari esempi.
Non è un caso, non c’è moda che tenga, non ci sono nostalgie, rimorsi e rimpianti, ma solo un grande gruppo capace, a distanza di tanto tempo, di recuperare il tempo perso, ritagliandosi uno spazio vitale che ha coordinate ben precise, che sono da ricercare in quel collante che può assumere differenti appellativi, ma che semplicemente definirei passione comune e voglia di condivisione. Certo, la tecnica e l’esperienza hanno buona importanza, ma da quanto si evince, anche, dallo scambio di battute a seguire, la struttura del Castello è divenuta un simbolo, una casa sicura, posta in un luogo isolato e inaccessibile per coloro che non possono comprendere, e in quell’eremo misterioso la magia si rinnova in ogni occasione, rilasciando un profumo musicale che si autoalimenta e diventa contagioso.
Ma c’è tanto futuro, pianificazione, progettazione, perché un altro album è in arrivo, e vedrà la luce proprio in autunno, quando si festeggeranno i quarant’anni di attività: quale miglior modo per celebrare, una volta di più, le origini di una favola d’altri tempi?
Aspettiamo fiduciosi l’evento, godendoci, nel frattempo, questo Capitolo 8: Live, che assume il significato del punto a capo: i primi otto lustri son passati… altri otto potrebbero bastare!
http://www.ilcastellodiatlante.it/


L’INTERVISTA

Partiamo dall’ultimo atto, esibizione al FIM: che cosa vi ha lasciato la serata del 16 Maggio in quel di Genova?

Allora: la serata al FIM, o per meglio dire al Riviera Prog Fest, è stata… bellissima. E’ stato un piacere aver partecipato al festival, primo perché il livello delle band che si sono esibite è stato veramente molto alto. Noi abbiamo preso parte a numerosissimi festival quasi in tutto il mondo e, credici, è difficile trovare così tanti gruppi talentuosi come abbiamo visto e sentito a Genova. In secondo luogo era importante per noi esserci perché la Fiera Internazionale della Musica, pur essendo una manifestazione “giovane”, è già un appuntamento importante; inoltre speriamo di aver contribuito alla crescita del Riviera Prog Fest, un evento che ci auguriamo diventi un appuntamento fisso per gli appassionati del prog in Italia.  In passato abbiamo organizzato qualche manifestazione – nulla di simile al FIM, sia chiaro – però sappiamo quali problemi e difficoltà stanno dietro ad un festival e, più è importante l’evento, maggiori sono i problemi e le difficoltà da affrontare; quindi onore e complimenti agli organizzatori! Inoltre ci siamo veramente divertiti. Dobbiamo ammettere che eravamo un po’ preoccupati. Sai quando suoni in un festival non puoi pretendere che il soundcheck, e più in generale gli aspetti tecnici, siano “su misura” come quando facciamo un concerto da soli, occorre adattarsi e tener conto delle esigenze di tutti i gruppi  che si alternano sul palco, se poi sono addirittura otto nella stessa sera, ci sono buone probabilità che eventuali problemi tecnici ed i cambi palco generino un po’ di confusione. Dobbiamo dire che, a parte un leggero ritardo rispetto alla “timetable”, il service è stato notevole ed all’altezza della situazione, quindi abbiamo potuto suonare rilassati dando libero sfogo alla parte più emotiva di noi e dello spettacolo. Abbiamo avuto l’impressione che anche il pubblico si sia divertito, quindi è stata proprio una bella serata, sotto tutti i punti di vista, che ricorderemo a lungo.

Dal mio punto di vista Il Castello di Atlante riesce a toccare punte elevatissime proprio dal vivo, laddove la capacità di coinvolgimento supera di gran lunga la perfezione “da studio”: vi pare sostenibile?

Beh, innanzitutto…GRAZIE! Poi, sì, siamo d’accordo. D’altra parte noi mettiamo in musica le nostre emozioni, esperienze, sensazioni, di conseguenza, quando suoniamo in concerto il nostro obiettivo è trasmettere al pubblico proprio ciò che sentiamo. Vogliamo “comunicare” alla gente esattamente ciò che proviamo quando scriviamo un brano e che abbiamo “tradotto” in musica e parole. Noi cerchiamo di coinvolgere il pubblico affinché “senta” le stesse cose che sentiamo noi. E quando riusciamo  ad annullare lo spazio fisico che c’è tra palco e platea, quando percepiamo il pubblico lì, accanto a noi, intorno a noi, è una sensazione incredibile, unica. E non ha nessuna importanza né il luogo né chi hai di fronte, questo è veramente straordinario! Noi, per fortuna, abbiamo avuto queste sensazioni in Giappone come in Canada, in Indonesia come in Messico o negli Stati Uniti o in Europa. Le vibrazioni e le emozioni che riceviamo dall’”audience” trascendono dalla lingua, dalla cultura, ci sono solo la musica e le sensazioni. Poi ci sono dei momenti  veramente indimenticabili come a Tokyo nel 2008, quando riuscimmo a far cantare in Italiano il pubblico, o lo scorso anno a Quebec City dove alla fine di ogni brano c’era una vera e propria standing ovation. Molto spesso vediamo dei concerti in cui i musicisti suonano e si guardano la punta delle scarpe o, al massimo, si guardano tra di loro… ma come fai a comunicare qualcosa al pubblico se non guardi nemmeno gli spettatori?! Devi coinvolgere il pubblico, farlo sentire parte attiva, presente, devi fargli “toccare” le tue emozioni. È per questo che tutti noi guardiamo le persone dritto negli occhi, per comunicare, per cercare di condividere le sensazioni che abbiamo. Poi Paolo scende spesso e volentieri dal palco andando in mezzo al pubblico, facendo battere le mani o cantare, coinvolgendo proprio fisicamente la gente. Per esempio ad Aprile scorso, al festival Baja Prog in Messico, Paolo, durante l’ultimo pezzo del concerto dove c’è una parte con le voci dove il testo dice “ancora suonare, ancora insieme”, è sceso con il microfono ed ha riunito intorno a sé un po’ di spettatori, ad un certo punto noi siamo stati zitti, cantava solo il pubblico … da pelle d’oca!

Ho ascoltato e visto il vostro “Capitolo - 8 Live”: come nasce l’idea di riproporre la stessa scaletta (tranne 1 brano) nei 2 formati?

In realtà più che una scelta nostra è stata la proposta della casa discografica messicana, che ha assolutamente voluto predisporre un lavoro di lusso, propriamente destinato al pubblico del “Baja Prog” di Mexicali. Era necessario presentare un prodotto all’altezza, ecco la decisione del doppio CD/DVD, ma con un pezzo in più in video, quello più da concerto e con una particolare introduzione di basso sintetizzato. “Capitolo 8 Live” è un lavoro molto importante per noi, perché racchiude nello spazio di un concerto 40 anni di musica della band, dal primo disco “Sono io il Signore delle terre a Nord” sino a “Tra le Antiche Mura”.

Come sottolinei tu, all’interno si riassume la vostra storia, più che mai proiettata verso il futuro: è possibile fare un bilancio tra il vostro status attuale e quello dei vostri inizi?

Noi abbiamo iniziato a suonare nel 1974, quarant’anni fa… una vita! Sono due situazione talmente lontane, e non solo nel tempo, che non possono essere paragonate. Quando abbiamo incominciato decidemmo subito di fare musica nostra senza perdere tempo a suonare (male) brani di altri. Ma allora suonavamo per noi stessi, non avevamo troppi progetti ed obiettivi, suonavamo, ci divertivamo e basta.  Da allora è cambiato il mondo, siamo cambiati noi, ma una cosa è rimasta uguale, inalterata… Il Castello di Atlante, il luogo in cui si sta bene, dove non servono maschere, travestimenti o finzioni, dove siamo noi stessi e basta. Il Castello di Atlante è un luogo reale, è la nostra sala prove, che è una fattoria nel bel mezzo della campagna vercellese, dove, prima di entrare, ci togliamo dalle spalle il fardello dei  problemi, delle tensioni, del dolore e lasciamo tutto fuori. Dentro ci siamo solo noi e la nostra musica, da sempre. Ecco, questo non è cambiato, è ancora come allora. Dal punto di vista strettamente musicale le cose sono cambiate poco; la nostra impostazione è sempre quella di lavorare in gruppo, cioè quando uno di noi ha un’idea la presenta agli altri e poi, tutti insieme, ci si lavora sopra. Da noi non è mai successo che uno dica: ragazzi ho fatto un pezzo nuovo, tu devi suonare queste note, la parte di basso è questa ed il cantato deve essere così. Non esiste. Quando scriviamo un brano nuovo, ognuno di noi ci mette qualcosa di suo, qualcosa di personale. E’ molto raro che la versione finale di una canzone sia simile alla versione iniziale, ma è necessario che ognuno senta il brano come suo; certo lavorare così richiede tempi abbastanza lunghi e spesso accade che su un passaggio di pochi secondi si spenda intere sedute di prove, ma Il Castello è un insieme di personalità, dove nessuna prevale sulle altre. Certo con il tempo magari qualcuno propone di più e qualcuno magari un po’ meno, ma siamo sempre riusciti a raggiungere un equilibrio, un punto in cui tutti siamo soddisfatti dei brani che componiamo. Certamente, nel tempo, il modo di scrivere i brani è cambiato, l’attenzione e la cura con cui scriviamo i testi sono diverse rispetto all’inizio. Ma, d’altra parte, come abbiamo detto prima, nei nostri brani ci siamo noi stessi ed è ovvio che i nostri cambiamenti, le nostre evoluzioni emergano anche nelle nostre composizioni. Una cosa che è molto diversa è invece la presenza di progetti ed obiettivi. Non si tratta di ambizioni commerciali ma, come dici giustamente, siamo proiettati verso il futuro e, rispetto agli inizi c’è più pianificazione ed organizzazione, a maggior ragione ora che abbiamo un ruolo attivo in tutte le fasi, dalla scrittura dei brani alla registrazione, post produzione, art work delle copertine e tutto il resto. Fasi che si concretizzano in altri concerti ed altre notti in cui condividere, con il pubblico di qualsiasi parte del mondo, le nostre emozioni e questa è il lato più bello ed emotivo.

Trovo difficile comparare la vostra musica con qualcosa di conosciuto e di fatto siete abbastanza riconoscibili e identificabili con un sound particolare, il “vostro”, ma… esiste una band guida del passato su  cui tutti vi trovate d’accordo?

Come abbiamo detto prima, Il Castello è un insieme di personalità che, però, si muovono all’unisono ed in effetti il risultato è un sound abbastanza riconoscibile. Sotto questo profilo il fatto che la formazione sia, da sempre, la stessa ci ha aiutato molto, evidentemente. Se, ogni due anni, fosse cambiato il chitarrista, o il cantante, o il tastierista non ci sarebbe stata la “continuità sonora” che invece caratterizza la nostra produzione. Peraltro, ascoltando i vari CD che abbiamo pubblicato, si sente un’evoluzione, molto lenta e graduale, ma si può percepire una sorta di maturazione che ha portato ad un progressivo cambiamento nelle sonorità e nella costruzione dei brani.  Per quanto riguarda una band del passato su cui tutti siamo d’accordo sì, esiste e si chiama… Il Castello di Atlante! Se non siamo una band del passato noi! No, a parte gli scherzi, da noi c’è un bel mix. C’è l’anima classica rappresentata da Massimo, Andrea  e Roberto, Aldo è più sbilanciato sul prog classico, sia italiano (PFM, Banco) sia inglese (Genesis, Yes), Paolo e Dino ultimamente si sono avvicinati molto al prog un po’ più recente tipo Neal Morse, Spock’s Beard, Porcupine Tree.

Parliamo un po’ di programmi, quale sarà il prossimo passo discografico?

Il prossimo CD si intitolerà ArX AtLantis, e sarà pubblicato in autunno, proprio in corrispondenza del 40° compleanno della band che è nata nel Settembre del 1974. Incominciamo dal titolo: ArX AtLantis, significa Il Castello di Atlante in Latino. La “X” e la “L” sono in evidenza perché XL significa 40 in Latino, cioè gli anni che ha Il Castello di Atlante. Conterrà 5 brani, ovviamente tutti inediti;  4 sono già definiti e registrati,  stiamo lavorando all’ultimo pezzo. I titoli sono: “Non ho mai imparato”, nella vita c’è sempre da imparare, ma, nonostante tutto, spesso ricadiamo in errori già fatti nel passato. “Il vecchio giovane”, parla di un uomo, maturo, che, a dispetto degli anni, coltiva ancora dei sogni e si pone degli obiettivi perché è così che si sente vivo. Come spesso ci accade è un brano molto autobiografico. Tra l’altro questi due brani sono stati presentati in anteprima al concerto di Genova. Poi c’è “Il tesoro ritrovato” che è stato scritto pensando a chi, in una disabilità, nasconde un vero e proprio tesoro. “Il tempo del grande onore”, dedicato a Galahad, il cavaliere della Tavola Rotonda. E poi ci sarà il quinto brano di cui dobbiamo ancora definire il titolo. E’ un disco pieno di novità, ad incominciare dalla produzione che sarà infatti, per la prima volta per un CD, nostra. Dopo 20 anni di collaborazione con Electromantic Music di Beppe Crovella abbiamo deciso di fare questo passo. Sai, ci sentivamo maturi e pronti per curare direttamente la produzione delle nostra musica. Lo studio dove abbiamo registrato – e stiamo registrando tuttora – e mixato è nuovo; si tratta dello studio Aenima Recordings l’etichetta di Mattia Garimanno. Anche l’etichetta che curerà la stampa e la distribuzione è nuova: la Black Widow. Abbiamo avuto dei contatti lo scorso inverno e, devo dire che c’è stata, fin dalle prime battute, una buona intesa. Poi ci siamo visti alla Fiera Internazionale della Musica e ci siamo reciprocamente conosciuti un po’ meglio. Non abbiamo ancora conosciuto Alberto, ma con Massimo e Pino siamo già in sintonia. A nostro parere ci sono i presupposti per lavorare bene ed instaurare un rapporto di collaborazione basato su franchezza, lealtà e chiara definizione dei ruoli che sono alla base di qualsiasi relazione sia di lavoro sia di amicizia. Anche dal punto di vista della band ci sono delle importanti novità: Mattia Garimanno – oltre ad essere il co-produttore - ha registrato molte parti di batteria alternandosi con Paolo. Sono ormai 4 anni che Mattia è nel  Castello, ma non aveva mia registrato un disco insieme a noi. In effetti Paolo avrebbe potuto suonare tutte le parti di batteria, ma dato che poi dal vivo Mattia suona la gran parte dei pezzi, ci è sembrato più coerente che ognuno suonasse la parti che suona effettivamente. E poi compare anche Andrea Bertino al violino che ha suonato ne “Il vecchio giovane”; Andrea è entrato a far parte del gruppo da quest’anno in quanto Massimo, uno dei fondatori del gruppo e da sempre nostro “marchio di fabbrica” con il suo violino, a causa di problemi familiari, non riesce più a dedicare al Castello il tempo necessario, soprattutto per l’attività live, quindi Massimo compare sul CD, ma in concerto ci sarà Andrea, che hai già visto a Genova. E’ chiaro che tutte queste novità nella formazione e nella produzione si sentiranno anche nel sound che, probabilmente, si discosterà un po’ dalle nostre classiche sonorità. Intendiamoci, siamo sempre Il Castello, con grandi parti sinfoniche ed intrecci tematici tra chitarra, violino e tastiere, addirittura Aldo e Roberto fanno un coro gregoriano ne “Il tempo del grande onore”, ma ci sono anche parti con arrangiamenti e sonorità meno usuali per noi. Insomma c’è molto da scoprire e  non vediamo l’ora di far uscire ArX AtLantis.

Avete programmato un tour o una serie di concerti per pubblicizzare il vostro ultimo lavoro?

Se parliamo dell’ultima pubblicazione fatta, cioè “Capitolo 8 – Live”, che è stata la prima produzione “in proprio” del Castello, dobbiamo dire che era uscito solo in DVD nella primavera del 2013 per il tour che abbiamo fatto in Messico, Usa e Canada. In una data in Messico abbiamo conosciuto Juan Josè Salas che, dopo aver visto il nostro concerto, era talmente entusiasta che ci ha proposto di pubblicare  il DVD in edizione speciale per la sua etichetta Azafran Media con il CD oltre al DVD distribuendolo poi tramite i suoi canali. Abbiamo accettato e grazie a Mattia, che ha lavorato parecchio stando quasi tutto il mese di Gennaio 2014 in Messico, abbiamo potuto curare da vicino la tutta la produzione. Ad Aprile scorso, quando siamo andati a Mexicali al festival Baja Prog, c’è stata la presentazione ufficiale del nostro nuovo lavoro e, devo dire, che ha avuto un ottimo successo di vendite nei 4 giorni del festival.Per quanto riguarda ArX AtLantis naturalmente, quando uscirà, faremo quanto necessario per promuoverlo, a proposito, grazie per questa intervista che ci ha permesso di parlarne in anteprima. Ovviamente l’attività live dovrà essere pianificata insieme agli amici di Black Widow; ho incontrato Massimo la scorsa settimana  ed abbiamo incominciato a palarne, sicuramente il prossimo anno la scaletta live comprenderà tutto ArX  AtLantis. 



LINE UP:
Aldo Bergamini: guitar-vocal
Massimo Di Lauro: violin
Paolo Ferrarotti: drums-vocal-synth
Dino Fiore: basses
Mattia Garimanno: drums
Roberto Giordano: keyboards-vocal