Il Castello di Atlante, storica
prog band piemontese, festeggia nel migliore dei modi i quarant’anni di
attività, realizzando una pregiata confezione denominata “Capitolo 8: Live”, capace di
racchiudere la storia e l’evoluzione della band, attiva più che mai sulla scena
nazionale e internazionale.
All’interno del contenitore, un CD
audio e un DVD, differenziati tra
loro dal brano “Leggi e Ascolta”, presente solo nel formato
video.
I motivi di questa scelta, la storia del gruppo, l’attività passata e
la proiezione verso il futuro sono argomenti ben sviscerati nell’intervista a
seguire, davvero interessante.
Ho avuto la fortuna di vedere Il
Castello dal vivo circa un mese fa, in occasione del FIM genovese, e ho
quindi toccato con mano quanto sia importante la dimensione live di questa band
di lungo corso, capace di entusiasmare e coinvolgere il pubblico:
Il CD/DVD fornisce l’esatta
valenza live di questi musicisti, che presentano alcune peculiarità capaci di
contraddistinguerli tra i tanti, e quando si riesce a creare un sound
riconoscibile all’impatto, caratterizzante dell’ensemble, è quello il momento
in cui si contribuisce a creare la storia della musica.
Atmosfere che presentano una certa epicità, con la partecipazione di un
violinista puro, Massimo Di Lauro, ed un Paolo Ferrarotti che si divide tra le sezione vocal e l’uso del
synth, entrando spesso in azione come secondo drummer - tipicità de Il Castello - e provocando reazioni positive scendendo tra il pubblico per un
proficuo coinvolgimento.
Il nucleo “antico” si completa con Aldo
Bergamini - chitarra e voce - Dino Fiore
al basso, con un normale aggiornamento nel tempo, che ha portato nel gruppo Roberto Giordano - tastiere e voce - nel
1982, e recentemente - 2010 - il batterista Mattia Garimanno.
Da sottolineare come Il Castello,
analogamente a tante altre formazioni nate nello stesso periodo, abbia avuto la
sfortuna di prender forma con un leggerissimo ritardo - 1974 - nel momento in
cui il focus sulla musica progressiva stava perdendo consistenza, elemento che
di fatto impedì all’epoca la realizzazione di una qualsiasi incisione, atto per
cui si dovette aspettare il 1992, quando la Vinyl Magic produsse il primo album
“ Sono io il Signore delle Terre a Nord”.
Ma il tempo è galantuomo, e le occasioni perse si sono trasformate in
rivalsa discografica, in riconoscimenti di pubblico e di critica.
Oggi Il Castello di Atlante
è apprezzato in tutto il mondo, fatto impensabile nei seventies per le band più o meno coeve,
impossibilitate nel farsi conoscere all’estero, salvo in pochi e
rari esempi.
Non è un caso, non c’è moda che tenga, non ci sono nostalgie, rimorsi e
rimpianti, ma solo un grande gruppo capace, a distanza di tanto tempo, di
recuperare il tempo perso, ritagliandosi uno spazio vitale che ha coordinate ben
precise, che sono da ricercare in quel collante che può assumere differenti
appellativi, ma che semplicemente definirei passione comune e voglia di
condivisione. Certo, la tecnica e l’esperienza hanno buona importanza, ma da
quanto si evince, anche, dallo scambio di battute a seguire, la struttura del Castello è divenuta un simbolo, una
casa sicura, posta in un luogo isolato e inaccessibile per coloro che non
possono comprendere, e in quell’eremo misterioso la magia si rinnova in ogni
occasione, rilasciando un profumo musicale che si autoalimenta e diventa
contagioso.
Ma c’è tanto futuro, pianificazione, progettazione, perché un altro
album è in arrivo, e vedrà la luce proprio in autunno, quando si festeggeranno
i quarant’anni di attività: quale miglior modo per celebrare, una volta di più,
le origini di una favola d’altri tempi?
Aspettiamo fiduciosi l’evento, godendoci, nel frattempo, questo Capitolo 8: Live, che assume il
significato del punto a capo: i primi otto lustri son passati… altri otto
potrebbero bastare!
http://www.ilcastellodiatlante.it/
L’INTERVISTA
Partiamo dall’ultimo atto, esibizione
al FIM: che cosa vi ha lasciato la serata del 16 Maggio in quel di Genova?
Allora: la serata al FIM, o per meglio dire al
Riviera Prog Fest, è stata… bellissima. E’ stato un piacere aver partecipato al
festival, primo perché il livello delle band che si sono esibite è stato
veramente molto alto. Noi abbiamo preso parte a numerosissimi festival quasi in
tutto il mondo e, credici, è difficile trovare così tanti gruppi talentuosi
come abbiamo visto e sentito a Genova. In secondo luogo era importante per noi
esserci perché la Fiera Internazionale della Musica, pur essendo una
manifestazione “giovane”, è già un appuntamento importante; inoltre speriamo di
aver contribuito alla crescita del Riviera Prog Fest, un evento che ci
auguriamo diventi un appuntamento fisso per gli appassionati del prog in
Italia. In passato abbiamo organizzato
qualche manifestazione – nulla di simile al FIM, sia chiaro – però sappiamo
quali problemi e difficoltà stanno dietro ad un festival e, più è importante
l’evento, maggiori sono i problemi e le difficoltà da affrontare; quindi onore
e complimenti agli organizzatori! Inoltre ci siamo veramente divertiti.
Dobbiamo ammettere che eravamo un po’ preoccupati. Sai quando suoni in un
festival non puoi pretendere che il soundcheck, e più in generale gli aspetti
tecnici, siano “su misura” come quando facciamo un concerto da soli, occorre
adattarsi e tener conto delle esigenze di tutti i gruppi che si alternano sul palco, se poi sono
addirittura otto nella stessa sera, ci sono buone probabilità che eventuali
problemi tecnici ed i cambi palco generino un po’ di confusione. Dobbiamo dire
che, a parte un leggero ritardo rispetto alla “timetable”, il service è stato
notevole ed all’altezza della situazione, quindi abbiamo potuto suonare
rilassati dando libero sfogo alla parte più emotiva di noi e dello spettacolo.
Abbiamo avuto l’impressione che anche il pubblico si sia divertito, quindi è
stata proprio una bella serata, sotto tutti i punti di vista, che ricorderemo a
lungo.
Dal mio punto di vista Il Castello di
Atlante riesce a toccare punte elevatissime proprio dal vivo, laddove la
capacità di coinvolgimento supera di gran lunga la perfezione “da studio”: vi
pare sostenibile?
Beh, innanzitutto…GRAZIE! Poi, sì, siamo
d’accordo. D’altra parte noi mettiamo in musica le nostre emozioni, esperienze,
sensazioni, di conseguenza, quando suoniamo in concerto il nostro obiettivo è
trasmettere al pubblico proprio ciò che sentiamo. Vogliamo “comunicare” alla
gente esattamente ciò che proviamo quando scriviamo un brano e che abbiamo
“tradotto” in musica e parole. Noi cerchiamo di coinvolgere il pubblico
affinché “senta” le stesse cose che sentiamo noi. E quando riusciamo ad annullare lo spazio fisico che c’è tra
palco e platea, quando percepiamo il pubblico lì, accanto a noi, intorno a noi,
è una sensazione incredibile, unica. E non ha nessuna importanza né il luogo né
chi hai di fronte, questo è veramente straordinario! Noi, per fortuna, abbiamo
avuto queste sensazioni in Giappone come in Canada, in Indonesia come in
Messico o negli Stati Uniti o in Europa. Le vibrazioni e le emozioni che
riceviamo dall’”audience” trascendono dalla lingua, dalla cultura, ci sono solo
la musica e le sensazioni. Poi ci sono dei momenti veramente indimenticabili come a Tokyo nel
2008, quando riuscimmo a far cantare in Italiano il pubblico, o lo scorso anno
a Quebec City dove alla fine di ogni brano c’era una vera e propria standing
ovation. Molto spesso vediamo dei concerti in cui i musicisti suonano e si
guardano la punta delle scarpe o, al massimo, si guardano tra di loro… ma come
fai a comunicare qualcosa al pubblico se non guardi nemmeno gli spettatori?!
Devi coinvolgere il pubblico, farlo sentire parte attiva, presente, devi fargli
“toccare” le tue emozioni. È per questo che tutti noi guardiamo le persone
dritto negli occhi, per comunicare, per cercare di condividere le sensazioni
che abbiamo. Poi Paolo scende spesso e volentieri dal palco andando in mezzo al
pubblico, facendo battere le mani o cantare, coinvolgendo proprio fisicamente
la gente. Per esempio ad Aprile scorso, al festival Baja Prog in Messico,
Paolo, durante l’ultimo pezzo del concerto dove c’è una parte con le voci dove
il testo dice “ancora suonare, ancora insieme”, è sceso con il microfono
ed ha riunito intorno a sé un po’ di spettatori, ad un certo punto noi siamo
stati zitti, cantava solo il pubblico … da pelle d’oca!
Ho ascoltato e visto il vostro
“Capitolo - 8 Live”: come nasce l’idea di riproporre la stessa scaletta (tranne
1 brano) nei 2 formati?
In realtà più che una
scelta nostra è stata la proposta della casa discografica messicana, che ha
assolutamente voluto predisporre un lavoro di lusso, propriamente destinato al
pubblico del “Baja Prog” di Mexicali. Era necessario presentare un prodotto
all’altezza, ecco la decisione del doppio CD/DVD, ma con un pezzo in più in
video, quello più da concerto e con una particolare introduzione di basso
sintetizzato. “Capitolo 8 Live” è un lavoro molto importante per noi,
perché racchiude nello spazio di un concerto 40 anni di musica della band, dal
primo disco “Sono io il Signore delle terre a Nord” sino a “Tra le
Antiche Mura”.
Come sottolinei tu, all’interno si riassume la vostra
storia, più che mai proiettata verso il futuro: è possibile fare un bilancio
tra il vostro status attuale e quello dei vostri inizi?
Noi abbiamo iniziato a suonare nel 1974,
quarant’anni fa… una vita! Sono due situazione talmente lontane, e non solo nel
tempo, che non possono essere paragonate. Quando abbiamo incominciato decidemmo
subito di fare musica nostra senza perdere tempo a suonare (male) brani di
altri. Ma allora suonavamo per noi stessi, non avevamo troppi progetti ed
obiettivi, suonavamo, ci divertivamo e basta.
Da allora è cambiato il mondo, siamo cambiati noi, ma una cosa è rimasta
uguale, inalterata… Il Castello di Atlante, il luogo in cui si sta bene, dove
non servono maschere, travestimenti o finzioni, dove siamo noi stessi e basta.
Il Castello di Atlante è un luogo reale, è la nostra sala prove, che è una
fattoria nel bel mezzo della campagna vercellese, dove, prima di entrare, ci
togliamo dalle spalle il fardello dei
problemi, delle tensioni, del dolore e lasciamo tutto fuori. Dentro ci
siamo solo noi e la nostra musica, da sempre. Ecco, questo non è cambiato, è
ancora come allora. Dal punto di vista strettamente musicale le cose sono
cambiate poco; la nostra impostazione è sempre quella di lavorare in gruppo,
cioè quando uno di noi ha un’idea la presenta agli altri e poi, tutti insieme,
ci si lavora sopra. Da noi non è mai successo che uno dica: ragazzi ho fatto un
pezzo nuovo, tu devi suonare queste note, la parte di basso è questa ed il
cantato deve essere così. Non esiste. Quando scriviamo un brano nuovo, ognuno
di noi ci mette qualcosa di suo, qualcosa di personale. E’ molto raro che la
versione finale di una canzone sia simile alla versione iniziale, ma è
necessario che ognuno senta il brano come suo; certo lavorare così richiede
tempi abbastanza lunghi e spesso accade che su un passaggio di pochi secondi si
spenda intere sedute di prove, ma Il Castello è un insieme di personalità, dove
nessuna prevale sulle altre. Certo con il tempo magari qualcuno propone di più
e qualcuno magari un po’ meno, ma siamo sempre riusciti a raggiungere un
equilibrio, un punto in cui tutti siamo soddisfatti dei brani che componiamo.
Certamente, nel tempo, il modo di scrivere i brani è cambiato, l’attenzione e
la cura con cui scriviamo i testi sono diverse rispetto all’inizio. Ma, d’altra
parte, come abbiamo detto prima, nei nostri brani ci siamo noi stessi ed è
ovvio che i nostri cambiamenti, le nostre evoluzioni emergano anche nelle
nostre composizioni. Una cosa che è molto diversa è invece la presenza di
progetti ed obiettivi. Non si tratta di ambizioni commerciali ma, come dici
giustamente, siamo proiettati verso il futuro e, rispetto agli inizi c’è più
pianificazione ed organizzazione, a maggior ragione ora che abbiamo un ruolo
attivo in tutte le fasi, dalla scrittura dei brani alla registrazione, post
produzione, art work delle copertine e tutto il resto. Fasi che si
concretizzano in altri concerti ed altre notti in cui condividere, con il
pubblico di qualsiasi parte del mondo, le nostre emozioni e questa è il lato
più bello ed emotivo.
Trovo difficile comparare la vostra
musica con qualcosa di conosciuto e di fatto siete abbastanza riconoscibili e
identificabili con un sound particolare, il “vostro”, ma… esiste una band guida
del passato su cui tutti vi trovate
d’accordo?
Come abbiamo detto prima, Il Castello è un
insieme di personalità che, però, si muovono all’unisono ed in effetti il
risultato è un sound abbastanza riconoscibile. Sotto questo profilo il fatto
che la formazione sia, da sempre, la stessa ci ha aiutato molto, evidentemente.
Se, ogni due anni, fosse cambiato il chitarrista, o il cantante, o il
tastierista non ci sarebbe stata la “continuità sonora” che invece caratterizza
la nostra produzione. Peraltro, ascoltando i vari CD che abbiamo pubblicato, si
sente un’evoluzione, molto lenta e graduale, ma si può percepire una sorta di
maturazione che ha portato ad un progressivo cambiamento nelle sonorità e nella
costruzione dei brani. Per quanto
riguarda una band del passato su cui tutti siamo d’accordo sì, esiste e si
chiama… Il Castello di Atlante! Se non siamo una band del passato noi! No, a
parte gli scherzi, da noi c’è un bel mix. C’è l’anima classica rappresentata da
Massimo, Andrea e Roberto, Aldo è più
sbilanciato sul prog classico, sia italiano (PFM, Banco) sia inglese (Genesis,
Yes), Paolo e Dino ultimamente si sono avvicinati molto al prog un po’ più
recente tipo Neal Morse, Spock’s Beard, Porcupine Tree.
Parliamo un po’ di programmi, quale
sarà il prossimo passo discografico?
Il prossimo CD si intitolerà ArX AtLantis,
e sarà pubblicato in autunno, proprio in corrispondenza del 40° compleanno
della band che è nata nel Settembre del 1974. Incominciamo dal titolo: ArX
AtLantis, significa Il Castello di Atlante in Latino. La “X” e la “L” sono
in evidenza perché XL significa 40 in Latino, cioè gli anni che ha Il Castello
di Atlante. Conterrà 5 brani, ovviamente tutti inediti; 4 sono già definiti e registrati, stiamo lavorando all’ultimo pezzo. I titoli
sono: “Non ho mai imparato”, nella vita c’è sempre da imparare, ma,
nonostante tutto, spesso ricadiamo in errori già fatti nel passato. “Il vecchio
giovane”, parla di un uomo, maturo, che, a dispetto degli anni, coltiva
ancora dei sogni e si pone degli obiettivi perché è così che si sente vivo.
Come spesso ci accade è un brano molto autobiografico. Tra l’altro questi due
brani sono stati presentati in anteprima al concerto di Genova. Poi c’è “Il
tesoro ritrovato” che è stato scritto pensando a chi, in una disabilità,
nasconde un vero e proprio tesoro. “Il tempo del grande onore”, dedicato
a Galahad, il cavaliere della Tavola Rotonda. E poi ci sarà il quinto brano di
cui dobbiamo ancora definire il titolo. E’ un disco pieno di novità, ad
incominciare dalla produzione che sarà infatti, per la prima volta per un CD,
nostra. Dopo 20 anni di collaborazione con Electromantic Music di Beppe
Crovella abbiamo deciso di fare questo passo. Sai, ci sentivamo maturi e pronti
per curare direttamente la produzione delle nostra musica. Lo studio dove
abbiamo registrato – e stiamo registrando tuttora – e mixato è nuovo; si tratta
dello studio Aenima Recordings l’etichetta di Mattia Garimanno. Anche l’etichetta
che curerà la stampa e la distribuzione è nuova: la Black Widow. Abbiamo avuto
dei contatti lo scorso inverno e, devo dire che c’è stata, fin dalle prime
battute, una buona intesa. Poi ci siamo visti alla Fiera Internazionale della
Musica e ci siamo reciprocamente conosciuti un po’ meglio. Non abbiamo ancora
conosciuto Alberto, ma con Massimo e Pino siamo già in sintonia. A nostro
parere ci sono i presupposti per lavorare bene ed instaurare un rapporto di
collaborazione basato su franchezza, lealtà e chiara definizione dei ruoli che
sono alla base di qualsiasi relazione sia di lavoro sia di amicizia. Anche dal
punto di vista della band ci sono delle importanti novità: Mattia Garimanno –
oltre ad essere il co-produttore - ha registrato molte parti di batteria
alternandosi con Paolo. Sono ormai 4 anni che Mattia è nel Castello, ma non aveva mia registrato un
disco insieme a noi. In effetti Paolo avrebbe potuto suonare tutte le parti di
batteria, ma dato che poi dal vivo Mattia suona la gran parte dei pezzi, ci è
sembrato più coerente che ognuno suonasse la parti che suona effettivamente. E
poi compare anche Andrea Bertino al violino che ha suonato ne “Il
vecchio giovane”; Andrea è entrato a far parte del gruppo da
quest’anno in quanto Massimo, uno dei fondatori del gruppo e da sempre nostro
“marchio di fabbrica” con il suo violino, a causa di problemi familiari, non
riesce più a dedicare al Castello il tempo necessario, soprattutto per
l’attività live, quindi Massimo compare sul CD, ma in concerto ci sarà Andrea,
che hai già visto a Genova. E’ chiaro che tutte queste novità nella formazione
e nella produzione si sentiranno anche nel sound che, probabilmente, si
discosterà un po’ dalle nostre classiche sonorità. Intendiamoci, siamo sempre
Il Castello, con grandi parti sinfoniche ed intrecci tematici tra chitarra,
violino e tastiere, addirittura Aldo e Roberto fanno un coro gregoriano ne “Il
tempo del grande onore”, ma ci sono anche parti con arrangiamenti e
sonorità meno usuali per noi. Insomma c’è molto da scoprire e non vediamo l’ora di far uscire ArX
AtLantis.
Avete programmato un tour o una serie
di concerti per pubblicizzare il vostro ultimo lavoro?
Se parliamo dell’ultima pubblicazione fatta,
cioè “Capitolo 8 – Live”, che è stata la prima produzione “in proprio”
del Castello, dobbiamo dire che era uscito solo in DVD nella primavera del 2013
per il tour che abbiamo fatto in Messico, Usa e Canada. In una data in Messico
abbiamo conosciuto Juan Josè Salas che, dopo aver visto il nostro concerto, era
talmente entusiasta che ci ha proposto di pubblicare il DVD in edizione speciale per la sua
etichetta Azafran Media con il CD oltre al DVD distribuendolo poi tramite i
suoi canali. Abbiamo accettato e grazie a Mattia, che ha lavorato parecchio
stando quasi tutto il mese di Gennaio 2014 in Messico, abbiamo potuto curare da
vicino la tutta la produzione. Ad Aprile scorso, quando siamo andati a Mexicali
al festival Baja Prog, c’è stata la presentazione ufficiale del nostro nuovo
lavoro e, devo dire, che ha avuto un ottimo successo di vendite nei 4 giorni
del festival.Per quanto riguarda ArX AtLantis naturalmente, quando uscirà,
faremo quanto necessario per promuoverlo, a proposito, grazie per questa
intervista che ci ha permesso di parlarne in anteprima. Ovviamente l’attività
live dovrà essere pianificata insieme agli amici di Black Widow; ho incontrato
Massimo la scorsa settimana ed abbiamo
incominciato a palarne, sicuramente il prossimo anno la scaletta live
comprenderà tutto ArX AtLantis.
LINE UP:
Aldo Bergamini:
guitar-vocal
Massimo Di
Lauro: violin
Paolo
Ferrarotti: drums-vocal-synth
Dino Fiore:
basses
Mattia
Garimanno: drums
Roberto
Giordano: keyboards-vocal