Fotografia di Enrico Rolandi
La recente partecipazione
al FIM, Fiera Internazionale della Musica, mi ha lasciato un grande
ricordo, quello legato all’incontro musicale probabilmente più importante della
mia vita, quello con Eddie Kramer.
Sono molto sensibile a
questi aspetti un po’ fanciulleschi, ma occorre pensare che Kramer ha realmente
inciso sulla storia degli ultimi cinquant’anni, nel suo ruolo principale di “ingegnere
del suono”, termine che racchiude molto più di una definizione tecnica, e che,
almeno nel suo caso, significa “… interpretare la visione
dell’artista e fornirgli la tavolozza acustica per realizzare i suoi sogni…”.
Bello come
obiettivo, ma da realizzare con chi?
Basta
dire qualche nome come … Beatles, Stones, Zeppelin, Bowie?
Meglio
aggiungere anche Hendrix? O forse è bene sottolineare come sia stato uno degli
artefici attivi di Woodstock?
E sono
ancora pochi i nomi, ma per la lista completa risulterà facile documentarsi in
rete.
Gli
interventi previsti erano due, il più importante atteso per la giornata di sabato,
una vera lezione di un paio di ore, utili per la sintesi di dieci lustri.
Ma la
premessa era l’incontro sul Palco Verde,
il venerdì, per la consegna di un premio che anticipava la Jam Session dedicata
a Jimi Hendrix, con Tolo Marton,
Marco Zoccheddu, Andrea Cervetto e molti altri.
Nell’occasione
avrei dovuto porgli un paio di domande, giusto pochi minuti per rispettare il
copione.
Un’ora
prima dell’ora X mi avvisano che Eddie è arrivato e che è il momento giusto per
conoscerlo.
L’unica
persona con cui mi era capitato di parlare, che fosse stata realmente legata ai nomi storici del rock internazionale del
passato, è Pamela Des Barres, ma come è noto la sua frequentazione del mondo
rock era di altra natura, per sua stessa ammissione.
Incontro
dunque Kramer, con molta emozione, e mi trovo davanti un uomo minuscolo, più
giovane dell’età anagrafica, con una bella moglie che lo accompagna. E’
cordiale, semplice, alla mano, e non appare disturbato quando chiedo di poter
fare una fotografia. Lui di rimando mi chiede di scrivere su di un foglio il
mio nome e quello di Verdiano e Linda, responsabili della manifestazione, tanto
per poter ricambiare i ringraziamenti dal palco.
Pochi
minuti di chiacchiere e rimando l'incontro ufficiale alle 21.30.
Ci siamo,
è il momento, lo devo chiamare, e in questi casi mi piace improvvisare.
Le gambe
mi tremano mentre si affianca a me, e in quel momento capisco che il mio
inglese sta per essere influenzato, negativamente, da quel genio che … tutto ha
visto, e forse ancor di più.
Due
convenevoli banali sulla sua permanenza a Genova, una domanda su Woodstock -
che lui ricorda esattamente con queste parole: “Drug and Hell”- e l’ovvia
discesa verso Jimi, con la sottolineatura che Eddie è l’unico che ha accesso
alla sua musica mai pubblicata, in pieno accordo con la famiglia Hendrix, con
la new che prossimamente uscirà un “nuovo album”, dopo la sua “manipolazione”,
in piena solitudine, in una stanza a cui solo lui ha accesso.
Finisce
qui la permanenza da palco, con la premiazione da parte di Verdiano Vera, ma per alcuni minuti la sua minuta figura si
aggirerà ai lati del palco, perché la sua cordialità lo porterà a concedersi
per le fotografie di rito e perché sarà lui stesso ad usere la sua camera per
immortalare la jam in corso, e per portare con sé il ricordo del fotografo
Enrico Rolandi. Mentre on stage, un grande dipinto di Jimi si materializzava...
E
arriviamo al sabato, e il seminario di Kramer è uno dei focus della giornata.
Seguitissimo,
più basato sui ricordi che sulle tecniche che qualcuno avrebbe voluto “rubare”,
ma occasione unica per sentire dalla voce di chi c’era come sono andate
realmente le cose in quei luoghi … segreti.
Non ho
tempo per ascoltare, sto “lavorando” sul palco, e chiedo al mio amico Franco Piccolini di
catturare qualche immagine, ma non resisto, e appena posso mi avvicino alla
gradinata.
Sono lì anche
nel momento conclusivo e trovo il coraggio di richiedere un clic, visto che in
molti lo fanno. Prenoto la macchina fotografica a Lorenzo Tagliafico, che vola
a prenderla e mi segue nei miei spostamenti. Mi avvicino a Eddie, pensando che
nemmeno si ricorderà di me e invece… mi viene incontro cordiale, oltrepassando la
gente in coda, e ci posizioniamo davanti al ritratto di Jimi, quello che la
sera prima era sul palco.
Mi
propone di porre le dita “a V”, della serie “Peace & Love”, e lo scatto
parte.
Ho dato
la mano e toccato la spalla a Eddie Kramer, e per induzione ho toccato … Lennon,
Jimi, Jagger, Page e tutto il mondo rock che, da quando ero bambino ha
accompagnato i miei sogni… fantasie che a volte possono diventare realtà!