Sono tempi di profonda
crisi … anche per la musica, e quella che viene comunemente definita “progressiva”,
seppur apprezzata con nuovo vigore, non può trovare lo spazio di un tempo, quando
l’uscita di un nuovo album ipnotizzava milioni di fans in tutto il mondo.
Eppure il prodotto per pochi funziona ancora, e alcuni discografici hanno un
discreto appetito di vecchie registrazioni nascoste in cassetti e soffitte, e
sono pronti ad investire, sicuri che i vinili voleranno… basta conoscere il
mercato. Fascino vintage!
Ma sono tanti i gruppi
che si ispirano a quella musica, band spesso costituite da giovanissimi, musicisti
obbligati a relegare il ruolo più amato - e la passione - ad attività “da tempo libero”.
Sono entrato in
contatto con una band romana che probabilmente non ha bobine di vecchie canzoni
in qualche cassaforte sicura, ma ha origini sufficientemente antiche, avendo
iniziato l’attività nel 1996. Mi riferisco ai TAPROBAN, che presentano in questi
giorni l’album STRIGMA,
il quarto della loro produzione.
Nell’intervista a
seguire emergono i dettagli, la storia, le motivazioni e la filosofia musicale
che accomuna un trio virtuoso di amanti delle arti, non ultima quella visiva.
STRIGMA costituisce la
fermatura del cerchio, la fine di un percorso a tappe, dedicato agli “elementi”:
Terra… Aria… Acqua e ora il Fuoco associato “ alla figura femminile, da cui il titolo STRIGMA, crasi delle due parole latine "strix" (strega) e
"stigma" (marchio), cioè: “Il marchio della strega”.
42 minuti di musica suddivisa su
tre tracce dai contenuti rilevanti, due delle quali descritte nelle righe
successive dal fondatore e leader Gianluca De Rossi, mentre nella suite finale
si affronta l’argomento solitudine, uno status che potrebbe/dovrebbe essere
osservato con un occhio positivo, sfruttando le possibilità di riflessione per
azioni future.
La proposta di TAPROBAN è
soprattuo strumentale, e alla musica viene affidato il compito di commentare
concetti ben precisi (probabilmente rinforzati dalle immagini in fase live) che
trovano ausilo nell’art work e nei titoli dei brani.
Ma… facciamo finta di entrare in
contatto con STRIGMA senza possedere tutte questa informazioni.
La formazione a trio si ispira a
ELP, con uno strumento supplementare, il flauto.
Gli amori sono dichiarati, e tutto
l’assorbimento del prog “importante”, straniero e italiano, si condensa in un
disco godibilissimo che ho provato a immaginare performato dal vivo,
idealizzando atmosfere a me note, che occorrerebbe convogliare verso un
pubblico bisognoso di stimoli: discorso lungo!
Affascinante la contaminazione
classica unita a tempi dispari e ad atmosfere sognanti, il tutto confezionato da
un trio affiatato che unisce la “perizia tecnica” alla creatività.
Forse, in senso generale, non c’è
più nulla da inventare e alla fine la famiglia del rock è quella più confortevole e
capace di dare riparo incondizionato a talento ed epressività, ma il processo
evolutivo che si prefigge di raccontare storie, storia, sentimenti e feeling
attraverso la musica è qualcosa di realmente ambizioso e complicato, e va da se
che l’apprezzamento può arrivare, in modo compiuto, solo da persone sensibili e
virtuose; la musica dei TAPROBAN rientra
nel concetto… non di facilissima assimilazione e quindi con il rischio del
prodotto di “nicchia”- situazione tipica per il mondo del prog - ma decisamente
di livello superiore e destinata a durare nel tempo.
Un album che consiglio e che
spero di poter vedere al più presto proposto on stage.
Per le notizie di detaglio è
consultabile il sito ufficiale:
Intervista a
Gianluca De Rossi
Possibile sintetizzare
la storia dei TAPROBAN dall’esordio sino ad oggi?
Ho
fondato il gruppo nel 1996, sulla scia del trionfale ritorno di Emerson Lake
& Palmer, gruppo cui ci ispiriamo in particolare per la formazione triangolare
tastiere/basso/batteria. Abbiamo sempre prediletto, infatti, le parti
strumentali rispetto a quelle cantate. Anche per questo la nostra musica si è
sempre sposata bene con una dimensione visiva e cinematografica, già a partire
dal nostro primo album “Ogni Pensiero Vola”, ispirato alle statue del Parco dei
Mostri di Bomarzo, poi attraverso le tematiche fantascientifiche del secondo
lavoro “Outside Nowhere”, infine nei tributi targati Colossus ai “Sette
Samurai” di Akira Kurosawa e “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Con STRIGMA abbiamo continuato ad
approfondire questo connubio tra musica e immagini, addentrandoci in sentieri
più macabri e oscuri, come in “Nesia al notturno congresso delle streghe”, ma anche
più solari, come l’amore a prima vista tra due sconosciuti che incrociano i
loro sguardi attraverso i finestrini di due treni che
corrono su binari paralleli ma in direzione opposta (Lo sguardo di
Emily).
Che tipo di cultura
musicale avete alle spalle e quali sono state le vostre passioni più formative?
Il Rock
Progressivo sinfonico dei Genesis, degli Yes, degli ELP, e i loro epigoni
italiani Banco, Orme e PFM; poi il Prog Rock complesso e articolato dei Gentle
Giant e dei King Crimson, ma anche quei gruppi che si sono affacciati alla
ribalta nella seconda metà degli anni Settanta come Kansas, Rush e UK.
Quello che presentate è
un concept album all’interno di un lungo percorso, anch’esso legato nei vari
step. Di cosa si tratta?
Con STRIGMA abbiamo concluso la quadrilogia
degli elementi, iniziata nel 2002 con “Ogni
pensiero vola”, ispirato alle statue del Bosco di Bomarzo, e quindi alla
Terra, poi “Outside Nowhere” (2004), ispirato alle
esplorazioni spaziali e quindi all’Aria, e infine “Posidonian Fields” (2006), ispirato agli abissi marini come metafora
dell’inconscio, e quindi all’Acqua. Questa volta abbiamo pensato di associare
l’elemento del Fuoco alla figura femminile, da cui il titolo STRIGMA, crasi delle due parole latine "strix" (strega) e
"stigma" (marchio), cioè: “Il marchio della strega”.
Come definiresti la
musica che proponete?
La
definirei una musica “iconografica”, una specie di colonna sonora delle storie
che abbiamo in mente, la cui comprensione è spesso affidata esclusivamente ai
titoli, che per questo motivo appaiono a volte lunghi e complicati (Il
difficile equilibrio tra sorgenti d’energia, Ves Ml’ TaHghach, Nesia al
notturno congresso delle streghe, etc.).
Il vostro album, STRIGMA, è carico di significati e
riflessioni che sono delegati soprattutto alla musica. Diventa fondamentale la
“lettura e visione” del CD per entrare in profondità e questo mi porta a
chiederti cosa ne pensi dell’attuale modo di “appropriarsi” della musica, senza
avere la possibilità/voglia di scendere oltre la superficie.
Grazie
alle nuove tecnologie, i ragazzi delle nuove generazioni possono scaricare
tutta la musica che vogliono, molto spesso però senza conoscere il titolo e il
gruppo che stanno ascoltando. Internet ha reso la musica più disponibile per
tutti, e questa è una buona cosa, ma si rischia di perdersi in un mare magnum. Noi del gruppo, invece,
siamo da sempre collezionisti dei dischi in vinile, la cui copertina,
soprattutto negli anni Settanta, era parte integrante della fruizione piena
dell’opera. Pensiamo a Nursery Cryme dei Genesis o Thick as a Brick dei Jethro
Tull, oppure alle copertine che Roger Dean eseguì per gli Yes, gli esempi
potrebbero continuare all’infinito. Personalmente detesto quando la musica
viene usata da “sottofondo” per fare qualcos’altro; la Musica, quella vera, mi
piace ascoltarla da solo, quando tutto il mondo resta chiuso fuori...
A proposito… parlami della realizzazione
dell’art work.
Innanzitutto
abbiamo cercato di dare un taglio definitivo con lo stile delle copertine dei
dischi precedenti, realizzate essenzialmente in computer-grafica con la tecnica
del photo-morphing. Abbiamo pensato che tornare ai pennelli e ai colori avrebbe
riconsegnato un’immagine più genuina e pura del nostro lavoro, qualcosa che
sapesse di antico e di buona fattura. Per questo ci serviva l’opera di
un’artista vera, e, per nostra fortuna, abbiamo conosciuto la pittrice Daniela
Ventrone, che ha realizzato per noi il dipinto “la Danza delle Fiamme”, penso
che meglio di così non si potesse ottenere...
Come pubblicizzerete
l’album dal vivo?
Attraverso
uno spettacolo multi-mediale che prevede la proiezione, simultanea alla musica,
di una sequenza di immagini fotografiche a tema proiettate sullo sfondo del
palco. Basta visitare la nostra pagina web www.taproban.com per avere un’idea del
risultato finale...
Guardiamo oltre… quale
potrebbe essere un prossimo obiettivo, al termine della quadrilogia degli
elementi?
Recuperare
i brani migliori presenti nel secondo e nel terzo album, che ormai sono fuori
catalogo, magari risuonandoli ex-novo con la nuova formazione per poi
pubblicarli in un album antologico, oppurein un disco dal vivo. Abbiamo in
mente anche di realizzare un singolo a 45 giri, in tiratura limitata, di due
brani inediti che hanno fatto parte delle sessioni di STRIGMA, ma che non sono presenti nell’album.
I TAPROBAN SONO:
Gianluca De Rossi: Keyboards, Flute & Vocals
Roberto Vitelli: Bass, Electric Guitar & Bass
Pedals Synthesizer
Francesco Pandico: Drums & Percussions
Track List:
Nesia al Notturno Congresso delle
Streghe
Lo Sguardo di Emily
La Porta nel Buio