Proviamo ad immaginare
che quanto accaduto la sera del 24
gennaio al Teatro Verdi di Sestri
Ponente sia stato scientificamente messo
a punto con illuminazione manageriale, tanto da poter essere riproducibile
sempre e ovunque, con alla base l’ovvio impegno,
un po’ di fondi (che si avrà la certezza di vedere tornare con i giusti
interessi, da utilizzare come si desidera, beneficienza o ritorno del lavoro
svolto) e molto entusiasmo. Se così fosse occorrerebbe occorrerebbe chiedere ad
Aldo De Scalzi
e soci di organizzare qualche seminario e insegnare a tutti… come si fa!
I normali
frequentatori di concerti sanno bene che non è necessario acquistare il
biglietto in anticipo, a meno che non si di scena Springsteen, perché un posto,
purtroppo o per fortuna, si troverà sempre.
Da alcuni anni utilizzo
un termine coniato da un amico per definire la situazione “live”, che
probabilmente si può estendere ad altri eventi culturali (sarà chiaro a tutti
che la musica è cultura?), il fattore
CSD, che scatta invariabilmente nel fine settimana. CSD è l’acronimo di “culo sul
divano”, e colpisce quasi tutti di questi tempi. Nella migliore delle
ipotesi l’alibi è che… non si può stare seduti in un teatro ad ascoltare
musica, senza bere, mangiare e parlare: da restare senza parole!
Ma cosa è accaduto di
così speciale? Miracolo a Genova in occasione di "La Musica di Genova vol.1?
Il primo dato, quello
che da la misura del risultato, è la partecipazione: sold out (credo che il Teatro
Verdi possa contenere 650 persone) e, a quanto ho captato, circa 150 anime sono
rimaste all’esterno, tra freddo e frustrazione da concerto mancato.
Ah caro Aldo, allora sei
stato poco manager! Non potevi cercare un teatro più grande?
Tralascio ogni tipo di
polemica legata a relazioni personali con gestori di location e parcheggio, perché
al momento non conosco i dettagli, anche se certi umori post evento non
rallegrano lo spirito, ma in ogni caso la musica non ne ha patito.
Un successone che va
comunque sviscerato dagli esperti, perché non basta dichiarare il fine benefico
per raggiungere l’obiettivo… tanti lo fanno, armati di fantastici propositi, ma
spesso il risultato non arriva.
Probabilmente non
basta nemmeno il cast stellare perché accade anche a fior fior di musicisti
internazionali di suonare davanti a 100 persone.
Attaccamento alla
maglia con la scusa del “siamo tutti di
Genova e ci vogliamo bene?”. Non credo proprio, ho visto spesso il Verdi vuoto
per genovesi doc.
E poi… spendere tre
ore della propria vita, sfidare il "fattore CSD" per uno spettacolo a scatola
chiusa? Senza avere idea di cosa accadrà?
Non so se Aldo De
Scalzi e i suoi amici hanno trovato la soluzione nel “porta a porta” (spesso
non c’è facebook che tenga per passare il messaggio convincente), ma posso dire
che, a memoria, non ricordo niente di simile, e per uno spettatore - per l’artista
è cosa ovvia - vedere un teatro pieno è altrettanto elettrizzante che assistere ad
una grande performance.
Provo a buttare lì la
mia, nella speranza che esistano analisi più professionali.
Dall’esterno
- e conoscendo abbastanza “il capo” Aldo - potrei utilizzare un paragone
politico, usando la par condicio, comparando
il ruolo del “giovane” De Scalzi a quello che hanno assunto i due attuali
leader contrapposti ( a proposito, sicuro che il Paul McCartney
dei Beatbox fosse Riccardo Bagnoli?)… leadership, carisma, amicizie (sane) e
capacità aggregative. Non basta qualche telefonata per mettere sul palco un’ottantina
di persone e mobilitarne almeno 800, a cui sarà proposto un contenitore di cui
si conoscono gli ingredienti ma non la ricetta che verrà utilizzata.
Invito gli
increduli a porre l’occhio sulla parte finale del filmato a seguire, dove il “tutti in piedi” di Mauro Sposito
ha dato la possibilità di riproporre in miniatura almeno il ricordo di quanto
accaduto al Palasport di Genova, nel 1965.
Che cosa ha
spinto Aldo De Scalzi ad organizzare un concertone di simili proporzioni?
Un problema
familiare, come lui racconta al pubblico, e il diabete giovanile, quando
arriva, senza preavviso, coglie impreparati e coinvolge per intero il nucleo di
una casa.
Tutto il
ricavato quindi - minimo 10€ a persona, pagati da chiunque, con gli artisti in
formato rigorosamente free - sarà devoluto all’Associazione Diabete Giovanile Genova, da vent’anni al fianco dei bambini, dei giovani e delle
loro famiglie.
La MUSICA.
Che dire, era presente una bella fetta di Genova talentuosa e variegata che provo ad
elencare, sperando di non dimenticare nessuno: Gian
Piero e Roberta Alloisio, Armando Corsi, Big Borgo
Band, Coro Spirituals & Folk, Vittorio
De Scalzi, Irene Fornaciari, Ginevra, Gnu Quartet, Max Manfredi,
Carlo Marrale, Pivio e Aldo De Scalzi, Federico Sirianni, The BeatBox. Impressionante è la band che li ha accompagnati: Luca Cresta e Danilo Madonia (alle tastiere), Massimo Trigona e Bob
Callero (al basso), Roberto
Maragliano (alla batteria), Dado
Sezzi e Marco Fadda (alle
percussioni), Andrea Maddalone (alle
chitarre), Edmondo Romano (ai
fiati), Paola Montanari, Flavia Barbacetto, Armanda De Scalzi, Nkem
Nwabisi, Carlo Parola, Roberto Tiranti e Matteo Merli (alle voci), Alfredo Vandresi (alla
batteria) e Fabio Perissinotti (alla chitarra).
Credo
che questi numeri possano far capire le difficoltà realizzative, ma alla fine
le comprensibili imprecisioni, di cui si lamentano solo i musicisti, frutto del
forsennato turn over da palco, hanno pesato … zero, nel corso delle tre ore
abbondanti di musica.
In
scena un grande mix: cantautori da paura (bellissimo il blues al pesto!),
strumentisti eccezionali, solisti, cori, jazz, folk, rock, pop, musica da film,
virtuosismi e un equipaggio che ha lavorato divertendosi, su di una nave pronta
a respingere il tempo avverso: si sa, una nave è bella da vedere quando è in
porto, ma non è per quello che è stata costruita.
Un
piccola citazione per l’angolo prog ritagliato da Vittorio De Scalzi, perché risentire l’intro di Concerto Grosso - davanti a Nico Di Palo, seduto in prima fila - mi
fa sempre un certo effetto.
E
ancora… Roberto Tiranti, un paio di
settimane fa assoluto protagonista del suo 40/25, nell’occasione impeganto in
un oscuro lavoro dedicato soprattutto ai cori.
Il
mix video che propongo ha molte pecche tecniche, ma spero possa fornire lo
spirito in campo, che è poi quello che conta.
Per
tutta la serata le teste di Angelo
Lucardi (sue le foto del servizio) e Emilio
Scappini hanno imperversato davanti al palco e quindi sono da considerare parte
del team, assieme al fonico Ricki Pelle
e ad un gruppo di tecnici, fondamentali - e non è retorica - per la riuscita della
kermesse.
Mi
scuso anticipatamente per le dimenticanze e sono dispiaciuto che il GNU Quartet, un ensemble mostruoso che cercherò di conoscere meglio nei prossimi
giorni, sia presente solo nello stralcio legato a Federico Sirianni: fatto
indipendente dalla mia volontà.
Ho
ancora ben chiari i saluti finali, quelli dove Aldo De Scalzi, con le lacrime agli
occhi, ringraziava tutti e prometteva un futuro “vol. 2”, magari lontano da Genova: probabilmente
lui, che conosce ormai la formula magica, potrà compiere un altro miracolo
musicale, tra Trento a Messina, poco importa.