venerdì 13 aprile 2012

Sursumcorda



“… e questi li conosci? Troppo bravi i Sursumcorda, se l'Italia fosse un Paese culturalmente e musicalmente normale sarebbero al top…” .
Questa affermazione, tendente all’assioma, mi è stata inviata senza preavviso, fuori da ogni contesto e senza nessuna motivazione, se non quella della voglia di condivisione  che colpisce noi amanti della musica di qualità. Certo, la mail mi è arrivata da personaggio autorevole, Loris Furlan della Lizard Records, un amico che, in un particolare attimo di serenità quotidiana, ha sentito il bisogno di esternare sentimenti fortissimi che, anche se mimetizzati tra le parole, hanno valenza enorme per chi ha l’abitudine a decodificare messaggi che potrebbero essere scambiati per retorici.
Ciò è bastato per gettare il seme della curiosità, e sono andato alla ricerca del mondo dei Sursumcorda.
Credo che l' intervista a seguire e il filmato annesso, possano dare un corretta immagine del progetto di questo sorprendente gruppo milanese, ma l’ascolto dell’ultimo album, il doppio CD La porta dietro la Cascata, e la visione del corto  “Francesco e Bjorn, mi induce a scrivere qualche riga di commento.
La musica dei Sursumcorda mi ha spiazzato, perché non sono riuscito a metterla in una delle tante caselle conosciute. Non sarebbe questo un fatto importante, non è necessario attribuire un genere ad ogni costo, ma quando ci si ritrova davanti a qualcosa che non si sa etichettare si ha l’impressione, quasi certezza, di avere scoperto il nuovo, e parlare di novità musicali positive è entusiasmante, e in questi casi uomini come Furlan-mi auguro ce ne siano molti-sentono il debordante bisogno di farlo sapere al mondo.
L’idea dei Sursumcorda profuma di cultura, valutazione che, se evidenziata, può essere associata a qualcosa di difficile da assimilare, allontanando a volte  l’uomo di passaggio, e anche a lui occorre cercare di arrivare. Ma è un rischio che va corso, perché la qualità ha un costo.
Un insieme di anime decide di unire gli intenti, con l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza, non intesa come virtuosismo tecnico, ma come elemento superiore in quanto capace di arrivare alla massima diffusione possibile, senza distinzione anagrafica e sociale. Per farlo si mischiano le competenze e le radici, le influenze e le necessità espressive, e il racconto del viaggio di una vita sarà il tema dominante.
Folk, jazz, cantautorato, rock… tutto al servizio del messaggio condiviso, cesellando ogni singolo momento con un tocco magico.
E nella trasformazione alchemica le arti si mischiano, la poesia si miscela alla musica, le immagini si materializzano e il racconto prende corpo, attraverso una lunga serie di strumenti acustici che garantiscono varietà e ricchezza espressiva.
Agglomerare fantastici musicisti è cosa estremamente semplice, almeno dal punto di vista della possibilità di scelta.
Al contrario è quasi impossibile far sì che una squadra funzioni come un orologio, perché di norma esiste sempre un obiettivo personale che si mischia  a quello del team, rendendo tutto complicato, e in questo mio giudizio la musica è assimilabile a qualsiasi altra rappresentazione del quotidiano.
Sursumcorda è una fantastica eccezione alla regola… questo è ciò che traspare da un’attenta lettura del loro lavoro, diviso tra concerti, studio e realizzazione di colonne sonore. Il più recente esempio di musica da film è ” Francesco e Bjorn”, commento musicale al corto incentrato sul problema dell’autismo e della comunicazione, recente vincitore  del primo premio come Miglior Colonna Sonora, Racconti Sociali 2011. 
Grande impegno sociale quindi per questa band che sembra sappia esprimere solo cose positive. E allora viene da chiedersi… “ ci sarà un trucco? Un tranello? Magari una inconfessabile voglia di Festival di Sanremo? Possibile così tanta perfezione?".
Ho guardato spezzoni di filmati live e ho sentito con attenzione il doppio CD, album costituito a tratti da musica e liriche, e da una lunga sezione strumentale, quella denominata “I Frattali”. Che dire… solo conferme, ed una grande voglia di riascoltare, diffondere il messaggio e sperare in un imminente ultimo test, quello della performance live.
La porta dietro la Cascata è un titolo che innesca interattività, che spinge a riflettere e a scatenare sensazioni multiple, dilatando spazi temporali e spaziali che si è soliti percorrere in lungo e in largo nel corso di  viaggi immaginari. Aggiungere la musica a tutto ciò significa accostarsi alla perfezione.
Emozionante.



L’INTERVISTA

La prima cosa che mi incuriosisce di un nuovo -per me- gruppo musicale, prima ancora di averlo ascoltato, è il nome, avendo nella testa che le scelte, anche quando appaiono casuali, hanno un legame, magari inconscio con la musica che si vuole proporre. Nel vostro caso il significato è chiaro, ma… è qualcosa su cui avete dovuto riflettere molto per associarlo alla vostra filosofia musicale e di vita?

Sursumcorda significa “su di corda”, “su con la vita” ha origine dal latino, è un motto che usavano i nostri padri per dire “stammi bene”, ci piaceva molto l'idea di avere un nome che comunicasse positività; “corda” significa anche “cuore”, il che riporta alla musica del sentimento, non dimentichiamo poi che le corde sono elemento fondamentale dei nostri strumenti.

Leggendo la biografia si apprende quale sia stata la vostra genesi, e l’immagine musicale che fornite ha qualcosa per me di antico, una sorta di  déjà vu. Ma… cosa è successo prima, e quale è stata la situazione che ha portato Giampiero “Nero” Sanzari e Piero Bruni in terre che un tempo avremmo definito lontane?

La smania di viaggiare ha sempre caratterizzato la vita dei Sursumcorda che hanno un trascorso da Buskers. Il tema del viaggio, inteso sia nel tempo che nello spazio, è spesso presente nelle nostre canzoni. La miscela di stili musicali diversi e di strumenti lontani sia geograficamente che temporalmente consente di ridurre qualsiasi distanza e aiuta la mente dell'ascoltatore a viaggiare con noi.

L’unione di più teste aumenta sempre le difficoltà del percorso, e di fatto molti progetti si interrompono- o molti obiettivi non vengono raggiunti- per l’incapacità di mettere a frutto le enorme potenzialità - pochi purtroppo lo sanno- del gioco di squadra. Nel vostro caso il collante è dichiarato, il linguaggio poetico, ma è sempre necessaria una personalità che faccia da traino, nel caso di un ensemble come il vostro, il leader musicale. Chi ha avuto… chi ha questo ruolo nei Sursumcorda?

L'organizzazione dei Sursumcorda è in effetti qualcosa che non si trova spesso, hai ragione dicendo che spesso gruppi senza capo né coda hanno vita breve. Nel nostro caso si è raggiunto un insolito equilibrio, ogni elemento si è ritagliato un ruolo in base alla proprie capacità (oltre quelle musicali), io personalmente sono una sorta di amministratore di un “condominio”. Le voci si ascoltano sempre tutte, questo alle volte rallenta il processo compositivo, ma il rispetto per il lavoro altrui rende tutto fattibile.

Sono entrato casualmente in contatto con il vostro mondo e sono rimasto… spiazzato, piacevolmente spiazzato. E’ lecito pensare, ad una certa età, di aver ascolto di tutto e di più, se si è appassionati di musica, e quando si scopre qualcosa che non trova paragoni nascono nuove speranze. Come definireste la vostra musica?

Intanto ti ringrazio per queste osservazioni, poi ti dico che noi stessi troviamo difficile inquadrare la nostra musica in un genere che esiste già, proprio per la particolare trasversalità che arriva in modo naturale negli stili che ciascuno di noi ha maturato nelle proprie dita. Spesso usiamo il termine eclettismo cantautorale o cantautorato eclettico ad evidenziare, come in architettura, uno stile che nasce dalla fusione di punti di vista diversi, che risulta essere gradevole perché segue un'armonia testuale.

Uno degli aspetti del vostro lavoro che mi tocca particolarmente è l’espressione attraverso arti diverse, nello specifico musica-immagine-poesia. L’esigenza di utilizzare alternative alla musica, che con essa convivano, è fatto che ritrovo ogni giorno nell’impegno di giovani gruppi che coltivano passioni diverse, attraverso le quali  si raccontano. Potrebbe essere questo il brand dei musicisti di questo inizio secolo?

Me lo auguro, nel senso che vedere la musica come un linguaggio tra i linguaggi è il presupposto per dare completezza a molte forme artistiche. Da anni portiamo avanti l'idea che la musica, avendo potenzialità “sinestetiche”, genera colori e immagini in chi l'ascolta. Questa importante peculiarità correttamente applicata alle arti visive rende il concetto artistico più forte e diretto.  

Per esprimere una musica di alto livello come la vostra è necessaria un’eccellenza tecnica o ci sono anche altre caratteristiche, un po’ lontane dal talento e della preparazione specifica sullo strumento, che possono rappresentare un buon ingrediente in funzione del risultato finale?

La tecnica è sicuramente importante, ma l'idea lo è ancora di più. Credo che il successo di un progetto musicale passi attraverso l'equilibrio tra razionalità e sogno,  tra idea e sua realizzabilità.

Separiamo la fase “forte, ma corto impatto” da quella “studio”. E’ possibile fare una sorta di comparazione tra la soddisfazione derivante da una performance live e la realizzazione di una colonna sonora?

Sono due fasi emozionali completamente diverse, dal mio punto di vista non sono comparabili, danno feedback completamente diversi. L'una però non può vivere senza l'altra. Dal vivo ad esempio prediligiamo necessariamente lo spettacolo, la dinamicità, questo porta spesso a sentirci dire che la nostra musica è migliore quando suonata dal vivo, probabilmente è solo un emozione diversa in chi ascolta.

Ho visto ” Francesco e Bjorn”, davvero toccante. Escludendo l’impegno personale che ognuno di voi può avere in ambito sociale, che cosa può fare concretamente la musica per favorire il cambiamento verso il miglioramento delle nostre vite?

Può fare molto, ma ognuno di noi può usare il proprio mestiere per fare del bene. La musica può stimolare e sensibilizzare su temi sociali da sola o associata alle immagini, se però fossi un falegname, probabilmente andrei in Africa a costruire capanne.

Il vostro ultimo album, presenta due CD, il secondo completamente strumentale. Qual è il significato di “Frattali” e, soprattutto, credete sia possibile passare dei messaggi attraverso musiche prive di liriche?

La musica senza testo può passare messaggi in un contesto più grande (in un opera ad esempio) ma in genere direi che trasmette per lo più sensazioni suscettibili di interpretazioni diverse. Il testo invece è meno interpretabile quindi diretto.  Durante la registrazioni abbiamo notato che i brani per effetto degli arrangiamenti, presentavano cellule armoniche che vivevano di vita propria anche se svincolate dal resto della canzone. Abbiamo allora deciso di tirarle fuori riarrangiando e rimixando. Le abbiamo chiamate frattali usando un'approssimazione di questo concetto che  nel nostro caso perde il senso geometrico: anziché essere “una piccola parte uguale al tutto” è  “una frazione indipendente che somiglia al tutto”.

Il titolo dell’album, “La porta dietro la Cascata”, regala immagini con cui si potrebbe scrivere  un libro, e forse un trattato di filosofia. Cosa c’è prima e dopo la  “porta della vostra cascata”?

Beh, no, non è un trattato di filosofia, noi siamo solo musicisti, abbiamo solo amalgamato una serie di concetti con testo e musica:  l'idea che infinitamente grande e infinitamente piccolo coincidano in un ambiente poetico (Infinito), l'idea di viaggio inteso come percorso, l'idea di non rimanere fermi di fronte alla maestosità  o alla bellezza ma di andare oltre assumendosi i rischi della profondità (la porta dietro la cascata). Tutti questi concetti ricorrono nei brani e sono legati tra loro. 

Nel nostro scambio di mail si è accennato alla crisi che stiamo vivendo. E’ possibile fare un bilancio dell’attuale business che ruota attorno alla musica, forse più legato all’evoluzione dei tempi che non al momento contingente?

Nel business musicale vedo una situazione caotica e stagnante che sta generando una rivoluzione dal basso, vuoi per la tecnologia , vuoi per la scarsa lungimiranza di chi ha tenuto le fila di questo mercato per lunghi anni. Molti bravi musicisti preferiscono sempre di più piccole realtà autogestite ai grandi contratti di una volta. Credo inoltre che la legge sull'editoria vada cambiata, attualizzata, va rivisto completamente il rapporto tra editore e autore che risulta fortemente sbilanciato.

Internet è un bene o un male per chi svolge il ruolo di musicista? Perché è quasi impossibile vivere di sola musica?

Internet è il risultato di un percorso umano. Come tutti gli strumenti non va demonizzato ma usato nel modo giusto perché è una risorsa. Il passaggio dalla musica solida alla musica liquida è un fenomeno irreversibile, passa attraverso un nuovo modo di ascoltare e di dare valore alla musica. E' sul valore della musica che si gioca tutto, sulla ricerca della qualità e dell'innovazione sia per chi compone che per chi ascolta a prescindere dalla sua perdita di fisicità.

E ora aprite il vocabolario dei sogni musicali, e scrivete cosa trovate in corrispondenza della voce “da realizzare entro il 2015.

Tra 1-2 mesi uscirà un disco strumentale dal titolo “Musica d'Acqua” contenente la colonna sonora di Francesco e Bjorn vincitrice del premio Raccorti Sociali e del premio Corto d'autore e altri brani composti per documentari d'arte, sociali e turistici. Entro la fine del 2012 sarà finito il nuovo CD di canzoni, speriamo di farlo uscire con i giusti partner che stiamo cercando proprio in questi giorni. Quest'anno usciranno anche alcuni spot e documentari dei quali abbiamo curato la sonorizzazione.

Maggiori informazioni sono fruibili al  link:



BIOGRAFIA
In un giorno piovoso, all'aperto, scarpe e vestiti fradici non aiutano certo a ripararsi dal freddo.  E' vero che è estate, ma pare che in agosto l' Irlanda sia il posto peggiore per viaggiare a piedi, senza soldi, con il solo peso di due chitarre classiche. Fradice.  In genere, dopo qualche arpeggio, le monetine emettono un rumore sordo che diventa piano piano più brillante in quel fondo di cappello di paglia. Oggi non succederà. Si parte. Si sa, accade sempre così: tutto in un giorno. Giampiero “Nero” Sanzari e Piero Bruni decidono di raccogliere tutto, è il momento di tornare a casa, tutte quelle canzoni che raccontano di prati percorsi a piedi nudi, di suole profumate d'asfalto, oggi possono raccontare di più.
La memoria torna a quei luoghi, a quei viaggi europei ricchi di incontri, ogni volta una storia nuova. Le barriere della lingua superate con la musica, quella musica che arriva dall'Italia, che sa di luoghi assolati perché, si diceva: “la musica è un linguaggio universale, unisce uomini, donne e bambini, non li divide mai.”  Presto, da questa convinzione, giunge inesorabile la domanda, insistente come la pioggia, una piacevole ossessione: “questa musica, nata dalla strada, può veramente elevarsi, arrivando ad un maggior numero di cuori?”. Nasce “L'Albero dei Bradipi”, i Sursumcorda hanno tutto da dimostrare: vengono chiamati a raccolta musicisti provenienti dal mondo classico, dal Jazz, dal Folk, dalla musica leggera e dalla musica etnica, al progetto partecipano dodici musicisti. Sembra difficile se non impossibile creare un unisono di mentalità così diverse, ma poi arriva in soccorso la poesia a far da collante. Il disco viene stampato e distribuito in America dalla Passion Records di Boston. Il linguaggio poetico risulta essere diretto, mai forbito, poesia e musica diventano un tutt'uno, rendendo più efficace la capacità sinestetica dello stile Sursumcorda: ascoltare significa anche vedere colori, sentire odori, sentire sapori.  L'ascoltatore con la musica può immaginare, quindi può viaggiare. Per rendere ancora più efficace questa possibilità si usano strumenti dalle timbriche differenti, spesso si accostano in modo atipico, ma seguendo sempre la poeticità del testo, la descrittività delle parole. Dopo l'Albero dei Bradipi alcuni produttori e registi notano nello stile Sursumcorda la caratteristica di essere “fuori dallo spazio e dal tempo”, vale a dire non connotabile, non geografico, in una parola: “trasversale”. Questa versatilità fa si che il gruppo componga sette colonne sonore per documentari di vario genere, dall'arte pittorica italiana a temi umanistici, sociali e di grande attualità.  Il gruppo Sursumcorda suona a Palazzo Reale nel giorno conclusivo della mostra sul Guercino, il primo passo è compiuto. Della vecchia formazione restano Giampiero “Nero” Sanzari (Chitarra Voce), Piero Bruni (Chitarra) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello) ai quali si aggiungono Fabio Carimati (Batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni). Inizia a prendere forma quello che sarà il nuovo doppio album: “La porta dietro la cascata”. Nasce “La porta dietro la Cascata ”.
Il desiderio di portare le proprie idee ad una migliore maturazione, si realizza con il contributo di Fausto Dasé e a Timur Semprini il disco doppio viene registrato negli studi dell'Accademia del Suono di Milano
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Prossimi appuntamenti

Sabato 14 aprile 2012
ore 22.00
Centrum Sete Sóis Sete Luas
Viale Rinaldo Piaggio, 82 
Pontedera (PI)

Prossimi appuntamenti dei Sursumcorda:

Mercoledì 25 aprile 2012
Festa della Liberazione
in Piazza Castello a Torino
 con Angelo Branduardi, Teresa De Sio, Paola Turci, Giorgio Conte, Peppe Voltarelli

Sabato 28 aprile 2012
ArciSvolta di Milano

Sabato 26 maggio
Milano Acoustic Festival alla Cascina Monlué