“… e questi li conosci? Troppo bravi i Sursumcorda, se
l'Italia fosse un Paese culturalmente e musicalmente normale sarebbero al top…” .
Questa affermazione, tendente all’assioma, mi è stata
inviata senza preavviso, fuori da ogni contesto e senza nessuna motivazione, se
non quella della voglia di condivisione
che colpisce noi amanti della musica di qualità. Certo, la mail mi è
arrivata da personaggio autorevole, Loris
Furlan della Lizard Records, un amico che, in un particolare attimo di
serenità quotidiana, ha sentito il bisogno di esternare sentimenti fortissimi
che, anche se mimetizzati tra le parole, hanno valenza enorme per chi ha
l’abitudine a decodificare messaggi che potrebbero essere scambiati per
retorici.
Ciò è bastato per gettare il seme della curiosità, e
sono andato alla ricerca del mondo dei Sursumcorda.
Credo che l' intervista a seguire e il filmato
annesso, possano dare un corretta immagine del progetto di questo sorprendente
gruppo milanese, ma l’ascolto dell’ultimo album, il doppio CD “La porta dietro
la Cascata”, e la visione del corto “Francesco e Bjorn”,
mi induce a scrivere qualche riga di commento.
La musica dei Sursumcorda mi ha spiazzato, perché non
sono riuscito a metterla in una delle tante caselle conosciute. Non sarebbe
questo un fatto importante, non è necessario attribuire un genere ad ogni
costo, ma quando ci si ritrova davanti a qualcosa che non si sa etichettare si
ha l’impressione, quasi certezza, di avere scoperto il nuovo, e parlare di novità
musicali positive è entusiasmante, e in questi casi uomini come Furlan-mi
auguro ce ne siano molti-sentono il debordante bisogno di farlo sapere al
mondo.
L’idea dei Sursumcorda profuma di cultura, valutazione
che, se evidenziata, può essere associata a qualcosa di difficile da assimilare,
allontanando a volte l’uomo di
passaggio, e anche a lui occorre cercare di arrivare. Ma è un rischio che va
corso, perché la qualità ha un costo.
Un insieme di anime decide di unire gli intenti, con
l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza, non intesa come virtuosismo tecnico,
ma come elemento superiore in quanto capace di arrivare alla massima diffusione
possibile, senza distinzione anagrafica e sociale. Per farlo si mischiano le competenze
e le radici, le influenze e le necessità espressive, e il racconto del viaggio
di una vita sarà il tema dominante.
Folk, jazz, cantautorato, rock… tutto al servizio del
messaggio condiviso, cesellando ogni singolo momento con un tocco magico.
E nella trasformazione alchemica le arti si mischiano,
la poesia si miscela alla musica, le immagini si materializzano e il racconto
prende corpo, attraverso una lunga serie di strumenti acustici che garantiscono
varietà e ricchezza espressiva.
Agglomerare fantastici musicisti è cosa estremamente
semplice, almeno dal punto di vista della possibilità di scelta.
Al contrario è quasi impossibile far sì che una
squadra funzioni come un orologio, perché di norma esiste sempre un obiettivo
personale che si mischia a quello del
team, rendendo tutto complicato, e in questo mio giudizio la musica è
assimilabile a qualsiasi altra rappresentazione del quotidiano.
Sursumcorda è una fantastica eccezione alla regola…
questo è ciò che traspare da un’attenta lettura del loro lavoro, diviso tra
concerti, studio e realizzazione di colonne sonore. Il più recente esempio di
musica da film è ” Francesco e
Bjorn”, commento musicale al corto
incentrato sul problema dell’autismo e della comunicazione, recente vincitore del primo premio come Miglior Colonna Sonora, Racconti Sociali 2011.
Grande impegno sociale quindi per questa band che
sembra sappia esprimere solo cose positive. E allora viene da chiedersi… “ ci
sarà un trucco? Un tranello? Magari una inconfessabile voglia di Festival di
Sanremo? Possibile così tanta perfezione?".
Ho guardato spezzoni di filmati live e ho sentito con
attenzione il doppio CD, album costituito a tratti da musica e liriche, e da
una lunga sezione strumentale, quella denominata “I Frattali”. Che dire… solo conferme, ed una grande voglia di
riascoltare, diffondere il messaggio e sperare in un imminente ultimo test,
quello della performance live.
La
porta dietro la Cascata è un
titolo che innesca interattività, che spinge a riflettere e a scatenare
sensazioni multiple, dilatando spazi temporali e spaziali che si è soliti
percorrere in lungo e in largo nel corso di viaggi immaginari. Aggiungere la musica a
tutto ciò significa accostarsi alla perfezione.
Emozionante.
Emozionante.
L’INTERVISTA
La prima cosa che mi incuriosisce di un nuovo
-per me- gruppo musicale, prima ancora di averlo ascoltato, è il nome, avendo
nella testa che le scelte, anche quando appaiono casuali, hanno un legame,
magari inconscio con la musica che si vuole proporre. Nel vostro caso il
significato è chiaro, ma… è qualcosa su cui avete dovuto riflettere molto per
associarlo alla vostra filosofia musicale e di vita?
Sursumcorda
significa “su di corda”, “su con la vita” ha origine dal latino, è un motto che
usavano i nostri padri per dire “stammi bene”, ci piaceva molto l'idea di avere
un nome che comunicasse positività; “corda” significa anche “cuore”, il che
riporta alla musica del sentimento, non dimentichiamo poi che le corde sono
elemento fondamentale dei nostri strumenti.
Leggendo la biografia si apprende quale sia stata
la vostra genesi, e l’immagine musicale che fornite ha qualcosa per me di
antico, una sorta di déjà vu. Ma… cosa è
successo prima, e quale è stata la situazione che ha portato Giampiero “Nero”
Sanzari e Piero Bruni in terre che un tempo avremmo definito lontane?
La
smania di viaggiare ha sempre caratterizzato la vita dei Sursumcorda che hanno
un trascorso da Buskers. Il tema del viaggio, inteso sia nel tempo che nello
spazio, è spesso presente nelle nostre canzoni. La miscela di stili musicali
diversi e di strumenti lontani sia geograficamente che temporalmente consente
di ridurre qualsiasi distanza e aiuta la mente dell'ascoltatore a viaggiare con
noi.
L’unione di più teste aumenta sempre le
difficoltà del percorso, e di fatto molti progetti si interrompono- o molti
obiettivi non vengono raggiunti- per l’incapacità di mettere a frutto le enorme
potenzialità - pochi purtroppo lo sanno- del gioco di squadra. Nel vostro caso
il collante è dichiarato, il linguaggio poetico, ma è sempre necessaria una
personalità che faccia da traino, nel caso di un ensemble come il vostro, il
leader musicale. Chi ha avuto… chi ha questo ruolo nei Sursumcorda?
L'organizzazione
dei Sursumcorda è in effetti qualcosa che non si trova spesso, hai ragione
dicendo che spesso gruppi senza capo né coda hanno vita breve. Nel nostro caso
si è raggiunto un insolito equilibrio, ogni elemento si è ritagliato un ruolo
in base alla proprie capacità (oltre quelle musicali), io personalmente sono
una sorta di amministratore di un “condominio”. Le voci si ascoltano sempre
tutte, questo alle volte rallenta il processo compositivo, ma il rispetto per
il lavoro altrui rende tutto fattibile.
Sono entrato casualmente in contatto con il
vostro mondo e sono rimasto… spiazzato, piacevolmente spiazzato. E’ lecito
pensare, ad una certa età, di aver ascolto di tutto e di più, se si è
appassionati di musica, e quando si scopre qualcosa che non trova paragoni
nascono nuove speranze. Come definireste la vostra musica?
Intanto
ti ringrazio per queste osservazioni, poi ti dico che noi stessi troviamo
difficile inquadrare la nostra musica in un genere che esiste già, proprio per
la particolare trasversalità che arriva in modo naturale negli stili che
ciascuno di noi ha maturato nelle proprie dita. Spesso usiamo il termine
eclettismo cantautorale o cantautorato eclettico ad evidenziare, come in
architettura, uno stile che nasce dalla fusione di punti di vista diversi, che
risulta essere gradevole perché segue un'armonia testuale.
Uno degli aspetti del vostro lavoro che mi tocca
particolarmente è l’espressione attraverso arti diverse, nello specifico
musica-immagine-poesia. L’esigenza di utilizzare alternative alla musica, che
con essa convivano, è fatto che ritrovo ogni giorno nell’impegno di giovani
gruppi che coltivano passioni diverse, attraverso le quali si raccontano. Potrebbe essere questo il
brand dei musicisti di questo inizio secolo?
Me lo
auguro, nel senso che vedere la musica come un linguaggio tra i linguaggi è il
presupposto per dare completezza a molte forme artistiche. Da anni portiamo
avanti l'idea che la musica, avendo potenzialità “sinestetiche”, genera colori
e immagini in chi l'ascolta. Questa importante peculiarità correttamente
applicata alle arti visive rende il concetto artistico più forte e diretto.
Per esprimere una musica di alto livello come la
vostra è necessaria un’eccellenza tecnica o ci sono anche altre
caratteristiche, un po’ lontane dal talento e della preparazione specifica
sullo strumento, che possono rappresentare un buon ingrediente in funzione del
risultato finale?
La
tecnica è sicuramente importante, ma l'idea lo è ancora di più. Credo che il
successo di un progetto musicale passi attraverso l'equilibrio tra razionalità
e sogno, tra idea e sua realizzabilità.
Separiamo la fase “forte, ma corto impatto” da
quella “studio”. E’ possibile fare una sorta di comparazione tra la
soddisfazione derivante da una performance live e la realizzazione di una
colonna sonora?
Sono due
fasi emozionali completamente diverse, dal mio punto di vista non sono
comparabili, danno feedback completamente diversi. L'una però non può vivere
senza l'altra. Dal vivo ad esempio prediligiamo necessariamente lo spettacolo,
la dinamicità, questo porta spesso a sentirci dire che la nostra musica è
migliore quando suonata dal vivo, probabilmente è solo un emozione diversa in
chi ascolta.
Ho visto ” Francesco e Bjorn”, davvero toccante. Escludendo
l’impegno personale che ognuno di voi può avere in ambito sociale, che cosa può
fare concretamente la musica per favorire il cambiamento verso il miglioramento
delle nostre vite?
Può fare
molto, ma ognuno di noi può usare il proprio mestiere per fare del bene. La
musica può stimolare e sensibilizzare su temi sociali da sola o associata alle
immagini, se però fossi un falegname, probabilmente andrei in Africa a
costruire capanne.
Il vostro ultimo album, presenta due CD, il
secondo completamente strumentale. Qual è il significato di “Frattali” e,
soprattutto, credete sia possibile passare dei messaggi attraverso musiche
prive di liriche?
La musica senza testo può passare
messaggi in un contesto più grande (in un opera ad esempio) ma in genere direi
che trasmette per lo più sensazioni suscettibili di interpretazioni diverse. Il
testo invece è meno interpretabile quindi diretto. Durante
la registrazioni abbiamo notato che i brani per effetto degli arrangiamenti,
presentavano cellule armoniche che vivevano di vita propria anche se svincolate
dal resto della canzone. Abbiamo allora deciso di tirarle fuori riarrangiando e
rimixando. Le abbiamo chiamate frattali usando un'approssimazione di questo
concetto che nel nostro caso perde il
senso geometrico: anziché essere “una piccola parte uguale al tutto” è “una frazione indipendente che somiglia al
tutto”.
Il titolo dell’album, “La
porta dietro la Cascata”, regala immagini con cui si potrebbe scrivere un libro, e forse un trattato di filosofia.
Cosa c’è prima e dopo la “porta della
vostra cascata”?
Beh, no, non è un trattato di filosofia,
noi siamo solo musicisti, abbiamo solo amalgamato una serie di concetti con
testo e musica: l'idea che infinitamente
grande e infinitamente piccolo coincidano in un ambiente poetico (Infinito),
l'idea di viaggio inteso come percorso, l'idea di non rimanere fermi di fronte
alla maestosità o alla bellezza ma di
andare oltre assumendosi i rischi della profondità (la porta dietro la
cascata). Tutti questi concetti ricorrono nei brani e sono legati tra loro.
Nel
nostro scambio di mail si è accennato alla crisi che stiamo vivendo. E’
possibile fare un bilancio dell’attuale business che ruota attorno alla musica,
forse più legato all’evoluzione dei tempi che non al momento contingente?
Nel business musicale vedo una
situazione caotica e stagnante che sta generando una rivoluzione dal basso,
vuoi per la tecnologia , vuoi per la scarsa lungimiranza di chi ha tenuto le
fila di questo mercato per lunghi anni. Molti bravi musicisti preferiscono
sempre di più piccole realtà autogestite ai grandi contratti di una volta.
Credo inoltre che la legge sull'editoria vada cambiata, attualizzata, va
rivisto completamente il rapporto tra editore e autore che risulta fortemente
sbilanciato.
Internet
è un bene o un male per chi svolge il ruolo di musicista? Perché è quasi
impossibile vivere di sola musica?
Internet è il risultato di un
percorso umano. Come tutti gli strumenti non va demonizzato ma usato nel modo
giusto perché è una risorsa. Il passaggio dalla musica solida alla musica
liquida è un fenomeno irreversibile, passa attraverso un nuovo modo di
ascoltare e di dare valore alla musica. E' sul valore della musica che si gioca
tutto, sulla ricerca della qualità e dell'innovazione sia per chi compone che
per chi ascolta a prescindere dalla sua perdita di fisicità.
E ora
aprite il vocabolario dei sogni musicali, e scrivete cosa trovate in
corrispondenza della voce “da realizzare entro il 2015.
Tra 1-2 mesi uscirà un disco
strumentale dal titolo “Musica d'Acqua” contenente la colonna sonora di
Francesco e Bjorn vincitrice del premio Raccorti Sociali e del premio Corto
d'autore e altri brani composti per documentari d'arte, sociali e turistici.
Entro la fine del 2012 sarà finito il nuovo CD di canzoni, speriamo di farlo
uscire con i giusti partner che stiamo cercando proprio in questi giorni.
Quest'anno usciranno anche alcuni spot e documentari dei quali abbiamo curato
la sonorizzazione.
Maggiori
informazioni sono fruibili al link:
BIOGRAFIA
In un giorno piovoso, all'aperto, scarpe e vestiti fradici non aiutano
certo a ripararsi dal freddo. E' vero
che è estate, ma pare che in agosto l' Irlanda sia il posto peggiore per
viaggiare a piedi, senza soldi, con il solo peso di due chitarre classiche.
Fradice. In genere, dopo qualche
arpeggio, le monetine emettono un rumore sordo che diventa piano piano più
brillante in quel fondo di cappello di paglia. Oggi non succederà. Si parte. Si
sa, accade sempre così: tutto in un giorno. Giampiero “Nero” Sanzari e Piero
Bruni decidono di raccogliere tutto, è il momento di tornare a casa, tutte
quelle canzoni che raccontano di prati percorsi a piedi nudi, di suole
profumate d'asfalto, oggi possono raccontare di più.
La memoria torna a quei luoghi, a quei viaggi europei ricchi di incontri, ogni volta una storia nuova. Le barriere della lingua superate con la musica, quella musica che arriva dall'Italia, che sa di luoghi assolati perché, si diceva: “la musica è un linguaggio universale, unisce uomini, donne e bambini, non li divide mai.” Presto, da questa convinzione, giunge inesorabile la domanda, insistente come la pioggia, una piacevole ossessione: “questa musica, nata dalla strada, può veramente elevarsi, arrivando ad un maggior numero di cuori?”. Nasce “L'Albero dei Bradipi”, i Sursumcorda hanno tutto da dimostrare: vengono chiamati a raccolta musicisti provenienti dal mondo classico, dal Jazz, dal Folk, dalla musica leggera e dalla musica etnica, al progetto partecipano dodici musicisti. Sembra difficile se non impossibile creare un unisono di mentalità così diverse, ma poi arriva in soccorso la poesia a far da collante. Il disco viene stampato e distribuito in America dalla Passion Records di Boston. Il linguaggio poetico risulta essere diretto, mai forbito, poesia e musica diventano un tutt'uno, rendendo più efficace la capacità sinestetica dello stile Sursumcorda: ascoltare significa anche vedere colori, sentire odori, sentire sapori. L'ascoltatore con la musica può immaginare, quindi può viaggiare. Per rendere ancora più efficace questa possibilità si usano strumenti dalle timbriche differenti, spesso si accostano in modo atipico, ma seguendo sempre la poeticità del testo, la descrittività delle parole. Dopo l'Albero dei Bradipi alcuni produttori e registi notano nello stile Sursumcorda la caratteristica di essere “fuori dallo spazio e dal tempo”, vale a dire non connotabile, non geografico, in una parola: “trasversale”. Questa versatilità fa si che il gruppo componga sette colonne sonore per documentari di vario genere, dall'arte pittorica italiana a temi umanistici, sociali e di grande attualità. Il gruppo Sursumcorda suona a Palazzo Reale nel giorno conclusivo della mostra sul Guercino, il primo passo è compiuto. Della vecchia formazione restano Giampiero “Nero” Sanzari (Chitarra Voce), Piero Bruni (Chitarra) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello) ai quali si aggiungono Fabio Carimati (Batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni). Inizia a prendere forma quello che sarà il nuovo doppio album: “La porta dietro la cascata”. Nasce “La porta dietro la Cascata ”.
Il desiderio di portare le proprie idee ad una migliore maturazione, si realizza con il contributo di Fausto Dasé e a Timur Semprini il disco doppio viene registrato negli studi dell'Accademia del Suono di Milano.
La memoria torna a quei luoghi, a quei viaggi europei ricchi di incontri, ogni volta una storia nuova. Le barriere della lingua superate con la musica, quella musica che arriva dall'Italia, che sa di luoghi assolati perché, si diceva: “la musica è un linguaggio universale, unisce uomini, donne e bambini, non li divide mai.” Presto, da questa convinzione, giunge inesorabile la domanda, insistente come la pioggia, una piacevole ossessione: “questa musica, nata dalla strada, può veramente elevarsi, arrivando ad un maggior numero di cuori?”. Nasce “L'Albero dei Bradipi”, i Sursumcorda hanno tutto da dimostrare: vengono chiamati a raccolta musicisti provenienti dal mondo classico, dal Jazz, dal Folk, dalla musica leggera e dalla musica etnica, al progetto partecipano dodici musicisti. Sembra difficile se non impossibile creare un unisono di mentalità così diverse, ma poi arriva in soccorso la poesia a far da collante. Il disco viene stampato e distribuito in America dalla Passion Records di Boston. Il linguaggio poetico risulta essere diretto, mai forbito, poesia e musica diventano un tutt'uno, rendendo più efficace la capacità sinestetica dello stile Sursumcorda: ascoltare significa anche vedere colori, sentire odori, sentire sapori. L'ascoltatore con la musica può immaginare, quindi può viaggiare. Per rendere ancora più efficace questa possibilità si usano strumenti dalle timbriche differenti, spesso si accostano in modo atipico, ma seguendo sempre la poeticità del testo, la descrittività delle parole. Dopo l'Albero dei Bradipi alcuni produttori e registi notano nello stile Sursumcorda la caratteristica di essere “fuori dallo spazio e dal tempo”, vale a dire non connotabile, non geografico, in una parola: “trasversale”. Questa versatilità fa si che il gruppo componga sette colonne sonore per documentari di vario genere, dall'arte pittorica italiana a temi umanistici, sociali e di grande attualità. Il gruppo Sursumcorda suona a Palazzo Reale nel giorno conclusivo della mostra sul Guercino, il primo passo è compiuto. Della vecchia formazione restano Giampiero “Nero” Sanzari (Chitarra Voce), Piero Bruni (Chitarra) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello) ai quali si aggiungono Fabio Carimati (Batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni). Inizia a prendere forma quello che sarà il nuovo doppio album: “La porta dietro la cascata”. Nasce “La porta dietro la Cascata ”.
Il desiderio di portare le proprie idee ad una migliore maturazione, si realizza con il contributo di Fausto Dasé e a Timur Semprini il disco doppio viene registrato negli studi dell'Accademia del Suono di Milano.
Prossimi appuntamenti
Sabato 14 aprile 2012
ore 22.00
Centrum Sete Sóis Sete Luas
Viale Rinaldo Piaggio, 82
Pontedera (PI)
Prossimi appuntamenti dei Sursumcorda:
Mercoledì 25 aprile 2012
Festa della Liberazione
in Piazza Castello a Torino
con Angelo Branduardi, Teresa De Sio, Paola Turci, Giorgio Conte,
Peppe Voltarelli
Sabato 28 aprile 2012
ArciSvolta di Milano
Sabato 26 maggio
Milano Acoustic Festival alla Cascina Monlué