“Moon Road” è la più recente
produzione dei Mandolin’ Brothers, band italiana di
country folk blues, nell’occasione accompagnata da un considerevole numero di
importanti “amici” americani. Come sempre mi accade, la musica arriva un attimo
dopo, cioè quando il “contenitore” è stato visionato nei particolari. Parlo dell’artwork,
delle immagini, delle note e di ogni dettaglio… un vero peccato aver
accantonato il vinile e le sue fantastiche dimensioni! In questo caso c’è anche
varietà e sostanza, perché accanto al CD trova posto un DVD che, nell'occasione, non è l’arricchimento della parte audio con la sezione ”visual, ma è un
significativo racconto da ricordare, un viaggio in una terra che si identifica
sempre con uno stile di vita ben preciso. Una parte del filmato è una copia- mi
riferisco ovviamente solo all’oggetto- di quello che girai io nel 2007, quando mi
trovai in Mississippi: è testimoniato lo stupore provato a Graceland e quello
ancora più grande in Beale Street, la via dove lo stesso chitarrista, nello
spazio di un’ora, riesce a coprire tre ruoli diversi in tre palchi differenti,
una strada dove un riff musicale afferrato al volo da un paio di donne di
colore, può trascinarne altre cento in un ballo adimensionale e atemporale.
Questa comparazione mi serve solo per dare la giusta collocazione al DVD “USA
2010, non una replica dell’album versione live quindi, ma una storia quotidiana
e una dichiarazione d’amore, come potrebbe fare chiunque ami quei luoghi e
quella musica. Anche le pictures non lasciano indifferenti, e ciò che sembra la
fotografia dei film che vedevamo da bambini, è bene sottolinearlo, è l’assoluta
realtà, che varia ogni cinquanta chilometri negli stati del Nord America, e che
mischia inguardabili grattacieli a catapecchie trasportabili, ed è grande lo
stupore quando si realizza che tutto è realmente come ce lo avevano dipinto,
come lo avevamo immaginato.
La musica dei
Mandolin’ Brothers è la logica conseguenza di questa passione, di una
“malattia” che prende in modo totalizzante e non ti lascia mai più, e quasi ti
fa desiderare di cambiare il colore della pelle… se solo si potesse.
Sei sono i brani che
compongono “Moon Raod”.
Per la seconda volta
consecutiva(mi è accaduto con l’album di esordio dei Chemako), mi viene da
usare un aggettivo relativo alla proposta, che accomuna le sei tracce:
intimista.
Il significato che io
do al termine “intimista”, applicato alla musica, è quello di “espressione di
sentimenti e di emozioni”… sottovoce, qualunque siano i
watt egli strumenti utilizzati.
La voce di Jimmy
Ragazzon, di per se greve e caratteristica, pennella dolci
ballate e regala perle di saggezza, che culminano in ‘Another Kind ‘, unico brano tradotto in italiano
nel booklet, perché neanche una parola può essere fraintesa, perché la denuncia
e la speranza devono convivere ed essere condivise.
Trent’anni di lavoro
comune, di viaggi, concerti ed esperienze di vita portano alla maturazione
musicale e umana, perché è di quella che parlo, tralasciando l’ovvio talento e
le naturali skills, che do sempre per scontate quando si parla di musica di
qualità.
E quando sembra che
ogni spiraglio di luce ci sia rubato da una notte qualsiasi, che arriva con
asfissiante periodicità, ci sarà sempre un blues pronto a lenire il nostro dolore…
“… the sunlight fades away and I got the blues…” (‘49 Years’).
I “Friends” di Austin, Texas, sono …
Cody Braun, Merel Bregante, Cindy Cashdollar, Lynn
Daniel, Kenny Grimes, Doug Hudson, Carl Loschiavo.
L’INTERVISTA
Leggendo la vostra
biografia la prima nota che emerge è la… partenza, oltre 30 anni fa! Che cosa
vi ha portato sulla via della musica, del blues in particolare?
La grande passione per
la musica e per il Rock in particolare. Iniziando ad ascoltare Beatles, Stones, Dylan e da li
al Rock Blues di Allman Brothers, Canned Heath, Little Feat, Fabulous
Thunderbirs e quindi ai padri fondatori del Blues come Robert Johnson, Muddy
Waters, Lightning Hopkins, Little Walter, Howlin’ Wolf. Un tipico percorso “a
ritroso” verso le radici.
Un così lungo periodo
non può che testimoniare importanti cambiamenti personali. Se dovessi
sintetizzare l’iter evolutivo della tua/vostra musica, quali potrebbero essere
gli avvenimenti su cui focalizzarsi?
Direi
l’esordio come duo acustico di Country Blues e l’incontro con Fabio Treves; la
prima line up elettrica, il primo cd di pezzi nostri For Real (2001) e quindi
la svolta con il secondo album Still Got Dreams (2008) che ci ha dato nuova
linfa vitale e nuova energia positiva. Questo ci ha permesso di migliorare e di
arrivare fino ad oggi con 4 album pubblicati, uno in cantiere, 3 brevi tour
negli States e la costante attività live in Italia ed Europa. A questo
proposito a maggio saremo in Romania per la EUROPAfest 2012, cioè la vecchia
zona “oltre cortina” dove non abbiamo mai suonato.
La vostra carriera è
costellata di partecipazioni stratosferiche. Esiste un aneddoto significativo a
cui sei particolarmente legato e che ami raccontare nelle occasioni migliori?
Una
delle cose che mi ha fatto più piacere in assoluto, oltre ai complimenti
ricevuti da musicisti del calibro di Merel Bregante, Dave Alvin, Cindy
Cashdollar, 9 Below Zero ed altri, è stato il commento dello scafatissimo
fonico del BB King Blues Club di Memphis che, a fine concerto ci ha detto: “Not
bad for some white boys...”. Non lo dimenticherò mai.
Essere chiamati a
suonare blues in America, laddove tutto è nato, è roba per pochi eletti. Quale
è stata la chiave che ha permesso di aprire le porte del Texas?
Avevamo
già suonato in Florida nel 2008 e da tempo eravamo in contatto con Merel
Bregante, amico, produttore discografico e storico batterista di gruppi quali
Nitty Gritty Dirt Band, Loggins & Messina, Chris Hillman ecc. Dopo aver
partecipato all’ International Blues Challenge a Memphis, TN, siamo volati ad
Austin, TX, per registrare nel suo studio Moon Road ed avere il piacere di
incontrare e suonare con musicisti quali Cindy Cashdollar (Dylan, Van Morrison,
Ryan Adams), Cody Braun (Reckless Kelly) Lynn Daniel, Kenny Grimes ed altri. Davvero
un sogno realizzato.
Rimango in tema. Le
note biografiche relative ai M.B. mi hanno suggerito subito due immagini, la
prima è legata al vostro soggiorno ad Austin, che ho collegato immediatamente a
Janis, e poi Beale St, dove sono stato, e dove ho potuto assaporare il vero
spirito del blues suonato in Mississippi. Che tipo di sogno è stato il vostro?
Ci si può abituare a queste situazioni?
Difficile
farci l’abitudine perché sono occasioni piuttosto rare, e sarebbe inoltre
“pericoloso” per la nostra sanità mentale... In USA abbiamo ricevuto una
calorosa accoglienza e continui stimoli positivi dal pubblico e indistintamente
da tutti i musicisti che abbiamo conosciuto. In particolare l’uso di 2
strumenti tipicamente Italiani quali la fisarmonica ed il mandolino, impiegati
nel Blues o nella Roots music, hanno incuriosito ed intrigato sia gli addetti
ai lavori che il pubblico.
Una domanda più
tecnico/culturale. Sino al 2009 ho considerato il mandolino uno strumento
specifico per situazioni e luoghi della nostra terra. Dopo un approfondimento
personale ho abbandonato l’immagine che molti hanno-quella del “mandolino,
pizza e Napoli-” , e ho potuto apprezzarne l’uso in altri settori musicali, dal
classico, al rock e al blues, rilevando una versatilità che non immaginavo.
Cosa rappresenta per te il mandolino, dal punto di vista musicale e non?
E’ uno strumento molto
versatile che viene dalla tradizione italiana ma che è stato molto impiegato
nella Folk music tradizionale anglosassone. Alcuni virtuosi di questo strumento
come Norman Blake o David Grissman sono Americani ed hanno studiato e ripreso
le ballate tradizionali degli Appalachi e di altre zone degli States,
rivisitando canzoni popolari originarie della vecchia Europa. Lo stesso
discorso vale anche per il Regno Unito e la musica Folk o Folk rock di quei
paesi, con gruppi quali Fairport Convention, Pentangle, Pogues ed altri. Senza
contare la musica Balcanica e dell’est europeo.
Il vostro progetto
prevede performance acustiche ed elettriche. Quali sono le peculiarità di
entrambi i set?
Con
la formazione elettrica il nostro spettacolo è composto per almeno il 75% da
musica nostra ed il resto da arrangiamenti di brani di autori più o meno
conosciuti, dalla tradizione del Blues alla musica cantautorale. Nel set
acustico, rivisitiamo maggiormente la tradizione Country Blues, ma con molti
brani nostri e varie situazioni a 2, 3 o 4 musicisti e con vari strumenti. Ci
divertiamo, e speriamo sia lo stesso per chi ci ascolta, con entrambe le
formazioni.
Che
valore ha per te Moon Road, oltre la musica… un episodio del vostro percorso o
un importante bilancio di vita?
Direi
un insieme di cose. Nel senso che è stata una tappa importantissima della
nostra carriera, che solo pochi anni prima avremmo solo sognato, ed anche un
momento di riflessione sui risultati raggiunti singolarmente e dalla band nel
suo insieme. Comunque un ulteriore stimolo ad andare avanti, soprattutto dopo i
sacrifici fatti ed i consensi ricevuti.
Abbinato al CD c’è un
DVD che immortala frammenti del vostro viaggio negli States. Recentemente ho
trovato una sezione video nell’album di esordio dei Chemako (in cui tu sei
presente), e precedentemente mi era capitato di vedere il bellissimo movie di
Palladino nell’album di Fabrizio Poggi. Pensi che la parte visuale della musica
sia ormai un aspetto da cui non si può prescindere?
A
mio parere è importante ma non indispensabile. La musica viene dall’anima e
dovrebbe riuscire da sola a comunicare sentimenti, idee, passione e stimolare a
pensare, reagire, conoscere e ad essere sempre curiosi. Certo la parte visuale
è anch’essa importante, ma credo che abbia la sua massima rilevanza ai
concerti, dove il contatto con il pubblico non ha (o non dovrebbe avere) alcun
tipo di filtro. Spesso i video sono solo degli insulsi mezzi di promozione
commerciale. Gli esempi che hai citato sono cronache di viaggio, ricordi e
testimonianze di esperienze che, per quanto ci riguarda, vorremmo conservare
nella nostra memoria e nei nostri cuori il più a lungo possibile.
Nel tuo vocabolario
dei desideri, cosa sta scritto alla voce… “ progetto da realizzare il più
velocemente possibile?”
Sicuramente
il nuovo album al quale stiamo lavorando, che ci sta dando ottime sensazioni e
che sarà composto quasi totalmente da composizioni originali. Come sempre sarà
un lavoro collettivo che coinvolgerà tutta la band e, probabilmente, qualche
ospite inaspettato...
Un
ultima cosa… dimenticavo… esiste un tuo mito, un musicista che ti ha
particolarmente influenzato e che ha costituito un esempio da seguire, e ti ha
accompagnato in tutti questi anni di attività?
Certo:
Bob Dylan.
La formazione comprende:
ELECTRIC BAND
JIMMY RAGAZZON: voce, harp e chitarra ac.
PAOLO CANEVARI: chitarre, National Steel
MARCO ROVINO: mandolino, chitarre , voce
RICCARDO MACCABRUNI: fisarmonica, tastiere, voce
JOE BARRECA: basso elettrico e contrabbasso
DANIELE NEGRO: batteria e percussioni
ACOUSTIC QUARTET
JIMMY RAGAZZON: voce, harp, chitarra ac.
MARCO ROVINO: mandolino, chitarre, voce
RICCARDO MACCABRUNI:fisarmonica, piano, voce
JOE BARRECA: basso el. e contrabbasso
Per saperne di più…
BIOGRAFIA MANDOLIN’ BROTHERS
L’esordio della band risale al settembre 1979, quando Jimmy Ragazzon e Paolo
Canevari si esibiscono in duo acustico di country blues, come supporter della
Treves Blues Band. Nel 1981 la prima formazione elettrica, con basso e
batteria, vede il gruppo impegnato nel riprendere classici del rock blues. Agli
inizi degli anni ’90, dopo diverse esperienze e relativi cambi di line up,
l’introduzione della fisarmonica, delle tastiere (piano ed organo) ed il
reinserimento del mandolino (questa volta elettrificato) avvicinano la band a
sonorità roots rock. I suoni sono più variegati: dal border messicano, allo
swamp rock della Louisiana, alle ballate cantautorali, senza mai dimenticare le
radici blues.
I concerti si basano
su brani originali alternati a cover, sempre rivisitate e reinterpretate in
modo molto personale. Il gruppo si propone anche in formazione acustica ridotta
(quartetto) con uno spettacolo altrettanto coinvolgente.
In trent’anni di attività,
i Mandolin’ Brothers collezionano centinaia di concerti nel circuito dei clubs
italiani, alcuni tour in Svizzera e nel sud della Francia e la costante
partecipazione a diversi rock and blues festival Europei. Nel corso degli anni
hanno collaborato con alcuni personaggi dell’area blues quali abio Treves,
Maurizio “Gnola” Glielmo, Paolo Bonfanti, Arthur Miles, Beppe Gambetta, Mike
Cooper, Andy J. Forest, Dave Alvin Band (Blaster), Eliott Murphy, Alvin Lee
(Ten Years After), Mighty Sam McClain, Pierre Bensusan, Nine Below Zero, Popa
Chubby, John Mooney, Sandra Hall, Eric Bibb, Sean Carney Band, Sarah Pierce
Band, Eric Hanke, Cindy Cashdollar, Cody Braun (Reckless Kelly). Nel 2001
pubblicano il primo cd “FOR REAL” (Studiottanta Fortuna Records) che riceve
ottime recensioni dalle riviste specializzate e dai siti musicali.
Nel gennaio 2007 i
Mandolin’ Brothers vengono invitati negli Stati Uniti, per alcuni concerti al
Broward Center For The Performing Arts ed al China White di Fort Lauderdale in
Florida, USA. Nel 2008 pubblicano “STILL GOT DREAMS” prodotto da Massimo
Visentin (sound engineer con Paolo Conte) anch’esso molto ben recensito dalla
stampa specializzata e giudicato 4° miglior album rock italiano, dalla rivista
Roots Highway.
Nel marzo 2009 la band
si è recata ad Austin, Texas , dove ha suonato (Waterloo Ice House) e
registrato alcuni nuovi brani nello studio di Merel Bregante (storico
batterista di Loggins & Messina, Nitty Gritty Dirt Band, Chris Hillman
ecc.) con la partecipazione dello stesso Bregante, Kenny Grimes, Dough Hudson,
Carl Loschiavo (Sarah Pierce Band), Lynn Daniel e di Cindy Cashdollar (Bob
Dylan, Van Morrison ecc.) e Cody Braun (Reckless Kelly). Nel novembre 2009
pubblicano “30 LIVES!” registrato allo Spazio Musica di Pavia, il live album
per celebrare i primi 30 anni di storia della band, con i suoni, le atmosfere e
le buone vibrazioni dei loro concerti, votato 4° miglior album rock dell’anno
dal pool dei lettori del Buscadero. Nel luglio 2009 i Mandolin’ Bros. hanno
vinto le selezioni per l’ I.B.C. (International Blues Challenge) ed hanno
suonato, con grande successo di pubblico e critica, al New Daisy Theater ed al
BB King Blues Club in Beale St. a Memphis,TN, nel gennaio 2010. Nel dicembre
2010 viene pubblicato il nuovo cd/dvd “MOON ROAD – USA 2010”, registrato ad
Austin, TX, con brani inediti, alcuni ospiti illustri e le immagini del loro
tour negli States., con il montaggio del regista Piergiorgio Gay (Niente
Paura-Festival del Cinema diVenezia 2010).
La rivista “Chitarre”
dedica uno speciale a Paolo Canevari e ai Mandolin’ Brothers nel numero di
febbraio 2011.