“Oddity” è l’album di esordio di Franck Carducci,
musicista francese, residente in Olanda e di origini italiane.
Quando ci si trova davanti a
musica con un marchio di fabbrica così “nobile”, si tende spesso a fare opera
di comparazione e ad esercitarsi con il “…
assomiglia a… mi ricorda i… è come se sentissi la…”, utilizzando il proprio
know how per stroncare o sminuire, magari tra le righe, un bel progetto
colpevole di possedere frammenti di passato, come se l’originalità prevedesse
l’uccisione di ogni traccia consolidata.
Io preferisco di gran lunga il
“… che fortuna ritrovare tracce di…”,
perché certa musica, scolpiamocelo nella testa a caratteri cubitali, è l’unica
in grado di dare emozioni attraverso l’unione di talento, tecnica, melodia e gusto.
Che cosa propone Carducci?
Musica sua, personalissima,
marcata pesantemente dal segno di un certo prog anni ’70, in particolare quello
dei Genesis. Basterebbe leggere attentamente le note di copertina per crearsi
una prima immagine: una bonus track dal titolo… “The Carpet Crawlers” e un brano in cui John Hackett, fratello di Steve,
suona il flauto; e dalle note biografiche si evince che è stato proprio l’ex
chitarrista dei Genesis che ha spinto Franck sulla strada dell’album
“solo”.
“Oddity” è un gran disco,
qualunque sia l’influenza che ne ha provocato la crescita. Come si può leggere nell’intervista a seguire, non si tratta di
un concept “volontario”, anche se al tirar delle somme si può ritrovare una
certa concettualità che lega brani, comunque creati in momenti differenti.
Si passa dalla suite lunga-15
minuti- al brano intimistico/melodico, sino alla contaminazione country e rock,
con l’utilizzo di strumenti di varia natura, in aggiunta a quelli più
tradizionali: parlo di flauto, violino, mandolino e mellotron (fu proprio Steve
Hackett a dichiarare che il prog non sarebbe esistito senza mellotron).
I temi pescano nella mitologia (Achilles) sino ad arrivare alle storie
spaziali di Kubrick (The Last Oddity),
passando per la saggezza orientale utilizzata da Harrison per i Beatles (The Eyes of Age).
E il tutto appare come un
prodotto di classe, estremamente piacevole, e decisamente alla portata di
tutti.
Incredibilmente bello l’artwork dell’italianissima Manuela Manbretti, riassunto dei
personaggi protagonisti dell’album, un’esplosione di colori e originalità che
non ha niente da invidiare all’opera di Roger Dean.
Tutto molto piacevole, e per la
verifica finale, la performance live, non ci sarà molto da aspettare, perché
appare quasi certa la presenza di Franck Carducci in tour nel nostro paese.
L’INTERVISTA
Ho letto qualcosa su come sei stato precoce dal punto di vista
musicale. Quale è stato il musicista o la band che ti realmente portato sulla
via della musica?
Sono cresciuto in una famiglia dove la musica era ed è uno stile di vita,
quindi direi che Gilles Carducci, mio
zio, e mio cugino Richard Vecchi, sono state le due persone che mi hanno
maggiormente influenzato, e trascinato
sul percorso musicale.
Se dovessi scegliere un album che ti ha cambiato la vita, cosa
potresti indicare?
Ce ne sono stati diversi, ma quello che realmente mi ha cambiato la mia vita,
e ha modificato il mio approccio verso
la musica, è certamente un album dei
Pink Floyd, "The Dark Side of the Moon", anche se non è il mio
album preferito in assoluto. Dopo
quell’ascolto le cose cambiarono realmente.
Suoni, canti, componi,
ma… qual è il ruolo che preferisci?
Se consideriamo il mio ruolo all’interno della band direi il basso, ma
quando sono solo preferisco suonare il pianoforte.
Cosa significa per te la
fase “studio” e quanto ami la performance live?
Lavorare in studio può essere difficile e certamente è molto faticoso;
occorre rimanere concentrati su ciò che si vuole raggiungere, non importa
quanto tempo ci vorrà (e se ne può impiegare molto!). Preferisco la performance
live, lì devi solo lasciarti andare e …
vedere cosa accade!
Come nasce la collaborazione con John Hackett?
Ho incontrato John nel 2010, periodo
in cui ho fatto da supporto a Steve Hackett nel corso di un suo tour, e nell’occasione mi disse che stava lavorando su del nuovo materiale.
Ne approfittai per raccontargli che io stavo pianificando la registrazione del
mio album solista e che avevo già delle demo di alcuni brani. Lui mi disse che
avrebbe voluto ascoltarli, e così glieli mandai, e dopo poco tempo mi propose
la sua partecipazione nel brano “Achilles” che gli era piaciuto molto.
Nell’insieme direi un processo molto naturale.
All’interno del tuo
album “Oddity” hai inserito “The Carpet Crawlers”. Dove nasce la voglia di fare
un omaggio ai Genesis?
Beh, questa è in realtà una bonus track , ed è stata registrata durante alcune sessioni in studio realizzate con la cantante francese Yanne Matis, pochi
anni fa Steve ha avuto occasione di ascoltarla e gli è piaciuta molto, perché abbiamo suonato
la “sua parte” utilizzando il violino, e quando fu composta ed inserita in “The Lamb…”, la chitarra fu idealizzata proprio come un
violino, di conseguenza ho pensato che sarebbe stato bello inserirla nell’album
come “brano aggiunto”.
Ho apprezzato molto l’art work
e la copertina che riporta alla simbologia dei vinili degli anni ’70.
Puoi spiegarne il significato?
E 'stata fatta dalla mia amica italiana Manuela Mambretti (che è mia vicino di casa qui ad Amsterdam). Lei e
suo marito (lui è di Genova) sono prog-rock fans.
Rappresenta in sostanza tutti i personaggi delle canzoni messi insieme in una scena che ha qualcosa di magico e misterioso. Così si potrebbe riconoscere, Achille, Alice e il Jabberwocky, o il Maggiore Tom perso nello spazio.
Rappresenta in sostanza tutti i personaggi delle canzoni messi insieme in una scena che ha qualcosa di magico e misterioso. Così si potrebbe riconoscere, Achille, Alice e il Jabberwocky, o il Maggiore Tom perso nello spazio.
Sono rimasto affascinato dalla frase
“I travelled the world. I
could be anyone, but without going anywhere I could be love everyone”. Non potrebbe essere
questo il bilancio di ogni uomo e di ogni donna?
Suppongo di sì, se la gente
potesse capire che amarsi è l'unica cosa che conta davvero. Questa frase è comunque tratta da una poesia cinese
inclusa nel "Tao Te Ching" e
utilizzata da George Harrison
per la canzone dei Beatles "The Inner Light.
”Oddity” si può
considerare un concept album?
Probabilmente no, perché le canzoni non
sono collegati tra loro e sono state scritte in momenti differenti della mia
vita. Tuttavia si può captare un tema ricorrente rappresentato dalla tristezza di
"Achille", che ritorna verso
la fine dell'album, nel brano “The Last Oddity”. Ma suppongo che tutto questo possa essere considerato più che altro
una sorta di tributo ai grandi concept
album del passato.
Che cosa c’è nel futuro di Franck
Carducci?
The ODDITY TOUR, si è svolto tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012,
periodo in cui abbiamo toccato Olanda,
Belgio e Germania, e ora stiamo ora
lavorando sulla pianificazione di un tour in Italia, dove l'album sta vendendo
molto bene (forse perché il mio nome è già famoso lì?). Nel frattempo, sono
stato impegnato sul progetto "The Rome pro(G)ject",
insieme a
Steve Hackett e a un sacco di altri
grandi nomi del prog-rock; inoltre stiamo anche preparando un fantastico
video-clip per la canzone "Alice",
per cercare di raggiungere un pubblico più ampio. Un sacco di gente mi
chiede se ho intenzione di fare un
secondo album, e ripongono in me molte
aspettative; questo comporterebbe un sacco di lavoro, ma sto cominciando a
considerare seriamente la cosa.
Distribuzione: Black Widow Records
ODDITY
Franck Carducci
Achilles 14:51
The Quind 09:23
The Eyes of Age 04:30
Alice’s Eerie Dream 11:50
The Last Oddity 10:17
The Carpet Crawlers 06:06
Alice’s Eerie Dream (radio edit) 03:59
The Quind 09:23
The Eyes of Age 04:30
Alice’s Eerie Dream 11:50
The Last Oddity 10:17
The Carpet Crawlers 06:06
Alice’s Eerie Dream (radio edit) 03:59
Franck Carducci: Basses,
Electric and Acoustic Guitars (6 and 12 strings), Melltron, Hammond Organ,
Piano, Lead and Classical Guitar, Tambourine, Synths, Mandolin, Tibetan Belss,
Handclaps. Lead and Backing Vocals.
John Hackett: Flute
Larry
Crockett on Drums
Yanne Matis on Vocals
Marianne Delphin on Vocals
Nicholas Gauthier on Vocals
Richard vecchi on Hammond
Organ, Piano and Lead Guitar
Phildas Bhakta on Drums
Niko Leroy on Hammond Organ
and Synth
Toff “crazy monk” on Drums
Fred Boisson on Bass
Vivika Sapari-Sudemäe on Violin
BIOGRAFIA
Franck Carducci è un polistrumentista (basso,
pianoforte, chitarra, batteria, ecc)
cresciuto in una famiglia dove la musica è uno stile di vita.
Franck produce la sua prima melodia sulla tastiera di un organo all'età di 5 anni e rimarrà per sempre legato a questo strumento, in particolare l’ Hammond B3.
Successivamente si avvicina alla chitarra, partecipando ad un master basato sul '' Rock 'n' Roll di Chuck Berry ed Elvis”, all’età 'di 11 anni.
A 14 anni, Franck scopre i Beatles e si unisce alla sua prima band rock.
Franck produce la sua prima melodia sulla tastiera di un organo all'età di 5 anni e rimarrà per sempre legato a questo strumento, in particolare l’ Hammond B3.
Successivamente si avvicina alla chitarra, partecipando ad un master basato sul '' Rock 'n' Roll di Chuck Berry ed Elvis”, all’età 'di 11 anni.
A 14 anni, Franck scopre i Beatles e si unisce alla sua prima band rock.
Si innamora letteralemente
dei Pink-Floyd dopo aver partecipato a
un loro concerto all'età di 15 anni. A poco a poco rivolge i propri
interessi verso una musica che, pur
essendo accessibile, è anche strutturalmente più complessa e con atmosfere variegate.
La scoperta dei Genesis all'età di 17 anni fa si che la music rock progressive entri stabilmente nel suo cuore e nella sua anima. Questa esperienza gli permette di definire i contorni della sua passione musicale, una miscela che sia molto rock e al contempo di atmosfera o psichedelica. In questo periodo acquista la sua prima chitarra 12 corde, strumento a cui è ancora molto affezionato.
La scoperta dei Genesis all'età di 17 anni fa si che la music rock progressive entri stabilmente nel suo cuore e nella sua anima. Questa esperienza gli permette di definire i contorni della sua passione musicale, una miscela che sia molto rock e al contempo di atmosfera o psichedelica. In questo periodo acquista la sua prima chitarra 12 corde, strumento a cui è ancora molto affezionato.
Nel progredire nella propria
esperienza musicale, Franck coglie l’occasione per imparare sia il basso che la
batteria, allargando e approfondendo
così la personale conoscenza dei vari
strumenti base di un gruppo rock
classico. Il culmine di queste esperienze gli dà la possibilità di esprimersi
come compositore. Franck Carducci non ha bisogno di uno strumento “primario”
per esprimersi; di solito suona il basso in varie band, perché , secondo
Franck, è quello “… lo strumento più interessante all'interno di una band, capace di
collegare ritmo e melodia ". Tra i 20 ei 30 anni ha suonato in più di 20
diverse band i cui generi spaziano dal folk al rock-song, al funk, al blues o alla country-music. Durante questo
periodo Franck è stato coinvolto nella registrazione di 15 album diversi, di
cui 2 con la francese Yanne Matis,
cantante folk con la quale ha suonato in
tutta Europa.
Questo tour ha visto Franck “aprire” per musicisti come Murray Head, Bill Wyman, e Albert Lee. Nel 2008, Franck si trasferisce ad Amsterdam dove si inserisce nella scena locale e si esibisce regolarmente nei club più famosi della città, entrando in diverse band con stili molto differenti tra loro. Nel 2010, si avvera un sogno: Franck apre un concerto per uno dei suoi eroi, Steve Hackett. Steve guarda il concerto dal backstage e ala fine lo raggiunge nel camerino e si congratula con lui, prima di presentare il proprio spettacolo. Alcuni giorni dopo Steve convincerà Franck di concentrarsi sulla produzione di un proprio album solista.
L'obiettivo è quello di produrre un album “personale” e sincero. E così nacque “Oddity”. L’album è incentrato sulla mescolanza di stili e suoni impregnati di Mellotron, di chitarre a 12 corde, di organo Hammond, e di molti altri dettagli importantissimi. Il disco conduce in un viaggio attraverso storie immaginarie personaggi improbabili, ispirati alla letteratura inglese e alla mitologia greca. Da Stanley Kubrick ai Beatles, Oddity propone un percorso attraverso la storia, fornendo un suono chiaro, omogeneo e moderno. La registrazione di questa opera è stata resa possibile grazie a una serie di amicizie musicali di Franck, tra cui "ospiti speciali" come John Hackett, Larry Crockett, Phildas & Bhakta e Yanne Matis. Questo album che, anche prima della sua uscita ufficiale è stato accolto con grande favore dalla critica, darà l'opportunità di condividere una filosofia musicale, lasciando agli ascoltatori il piacere di scoprire il mondo fantastico creato da Franck Carducci, un universo affascinante e inquietante, un luogo dove i sogni sono i re e le emozioni sono regine.
Questo tour ha visto Franck “aprire” per musicisti come Murray Head, Bill Wyman, e Albert Lee. Nel 2008, Franck si trasferisce ad Amsterdam dove si inserisce nella scena locale e si esibisce regolarmente nei club più famosi della città, entrando in diverse band con stili molto differenti tra loro. Nel 2010, si avvera un sogno: Franck apre un concerto per uno dei suoi eroi, Steve Hackett. Steve guarda il concerto dal backstage e ala fine lo raggiunge nel camerino e si congratula con lui, prima di presentare il proprio spettacolo. Alcuni giorni dopo Steve convincerà Franck di concentrarsi sulla produzione di un proprio album solista.
L'obiettivo è quello di produrre un album “personale” e sincero. E così nacque “Oddity”. L’album è incentrato sulla mescolanza di stili e suoni impregnati di Mellotron, di chitarre a 12 corde, di organo Hammond, e di molti altri dettagli importantissimi. Il disco conduce in un viaggio attraverso storie immaginarie personaggi improbabili, ispirati alla letteratura inglese e alla mitologia greca. Da Stanley Kubrick ai Beatles, Oddity propone un percorso attraverso la storia, fornendo un suono chiaro, omogeneo e moderno. La registrazione di questa opera è stata resa possibile grazie a una serie di amicizie musicali di Franck, tra cui "ospiti speciali" come John Hackett, Larry Crockett, Phildas & Bhakta e Yanne Matis. Questo album che, anche prima della sua uscita ufficiale è stato accolto con grande favore dalla critica, darà l'opportunità di condividere una filosofia musicale, lasciando agli ascoltatori il piacere di scoprire il mondo fantastico creato da Franck Carducci, un universo affascinante e inquietante, un luogo dove i sogni sono i re e le emozioni sono regine.