Meno di un anno fa, era marzo, Jenny Sorrenti rispondeva così alla domanda conclusiva della mia intervista:
“Cosa ci regalerà il futuro di Jenny? Di sicuro c’è che il
mio settimo album (potrebbe uscire anche ad ottobre 2010) sarà un ritorno al
rock progressive, ma potrei anche essere di nuovo alla guida dei “Saint
Just”con una formazione totalmente nuova. Non dico altro.”
L’intero post (intervista interessante) è
visibile attraverso il seguente link:
Precedentemente avevo ricordato i Saint Just attraverso una antica recensione di Enzo Caffarelli per Ciao
2001:
Evidenzio tutto questo percorso perché
rappresenta una vita di suoni, una vita di “sacrifici”, un pezzo di storia di
quella che io chiamo musica “consistente”, che sa dare soddisfazione a chi la
compone ed esegue, coinvolgendo ascoltatori virtuosi e dall’animo sensibile.
Quel “non dico altro”, forse scaramantico,
nascondeva un progetto che è venuto prepotentemente a galla attraverso idee
nuove applicate a principi consolidati, dopo la ricerca dei giusti ingredienti
(musicisti).
Il disco appena uscito dei “Saint Just Again” si chiama “Prog Explosion” e già il titolo
fornisce tutti gli indizi sulla “materia”. Non ho scritto a caso “il disco”,
perché è il sostantivo che più si addice a certa musica, ma di fatto il vinile
è il primo formato utile per gli utenti, a cui naturalmente seguirà il CD.
Tutti i dettagli ( ed una biografia) si possono
apprendere dal comunicato stampa ufficiale:
Beh, cara Jenny, se questo è ciò che il tuo
gruppo può esprimere, non smettere mai più!
Sette brani variegati, dove i suoni vintage si
miscelano ad atmosfere sognanti e dove la voce di Jenny fa la differenza.
Troppo facile parlare bene di “una voce”, ce ne sono tante in giro, anche se
molte sono cloni dei cloni. Ma in un genere ben definito (e qui stiamo parlando
di musica progressiva), con canoni che non cambiano nel tempo, esistono
elementi distintivi da cui non si può prescindere. Parlo di un suono di chitarra
alla Howe, di un passaggio
di tastiera alla Emerson, di un giro di basso alla Squire. Non sono “quelli” che
determinano ciò che è o non è prog, ma caratterizzano un gruppo. E cosa meglio
della voce, anch’essa strumento, può segnare per sempre una storia musicale?
Jenny Sorrenti fa parte di quell’esiguo numero di
vocalist che sanno dare forma e sostanza a un progetto, a un gruppo di lavoro,
a un sogno.
Ho ascoltato con attenzione “Prog Explosion” e
anche adesso, mentre scrivo, ho nelle orecchie l’intimistico “Ad occhi aperti”…”It’s just your life… it’s just your soul…
it’s just your heart… it’s a just your mind… e alza gli occhi e guarda, se non
sai… apri il cuore e ascolta quel che sei…”
Le liriche, alternate tra inglese e italiano,
raccontano di sentimenti e di vicissitudini in cui chiunque potrebbe
ritrovarsi, perché sono i binari di vite comuni e “speciali”, accomunate sempre
da eventi più o meno voluti.
La musica dovrebbe colpire al primo impatto (a me
è successo così), almeno chi come me predilige un “contenitore” complesso, dove
il rock si mischia alla melodia e alla ricercatezza dei suoni.
L’utilizzo dell’Hammond (non se ne vedono più
molti sui palchi) contribuisce alla creazione di un sound di cui ci siamo
innamorati lustri fa, senza mai restar delusi. E poi le sovrapposizioni di voci
(in un caso con la partecipazione di Francesco
Di Giacomo) si accompagnano a una sezione ritmica contaminata da jazz ed
etnia e a trame di chitarra di
valenza assoluta.
La voce di Jenny è lo strumento per eccellenza, capace di essere parte di un’orchestra
o elemento naturale che si eleva per un attimo, giusto il tempo di regalarci
l’emozione da brivido.
Nella comunicazione ufficiale ho trovato la
seguente frase:”
… e
con il desiderio di credere che la musica può davvero migliorare la nostra
vita, l’ambiente che ci circonda, il nostro essere.”
La musica ha funzione terapeutica, ne sono certo,
anche se la sensibilità per poter ricevere “il dono” non è affare di tutti.
Certo è che l’impegno, la costanza e i risultati
di una vita possono essere un buon esempio. “Prog Explosion” non potrà certo deludere.