mercoledì 12 gennaio 2011

Runaway Totem-"Ai Cancelli dell'Ombra"



L’occasione per scoprire il mondo di Runaway Totem è arrivata con l’ascolto dell’album “Ai Cancelli dell’Ombra”.

Questo uno stralcio del comunicato ufficiale:

Finalmente pubblicato il "live" dei RUNAWAY TOTEM, Primo Libro della Reminescenza, denominato “Ai Cancelli dell’Ombra”. Si tratta della registrazione dal vivo dell’ultimo concerto di Runaway Totem, tenutosi nel 1994 al Teatro Albatros di Genova. L’album è prodotto da Runaway Totem Records in coproduzione e collaborazione con Lizard Records e Andromeda Relix.

Non qualcosa di “fresco”, temporalmente parlando dunque, ma una chicca per amanti della musica rock (spero che questa “etichetta” mi sia concessa da Runaway Totem). Ma le coordinate spazio tempo sono importanti solo per la cronaca, per attribuire a una certa musica il periodo di creazione, e fornire una precisa connotazione storica. La Musica si eleva al di sopra di ogni cosa e chi la crea è una sorta di servitore che collabora alla realizzazione di un obiettivo superiore.
Il pensiero di Runaway Totem, nell’intervista a seguire, è spesso espresso in terza persona, come se esistesse una sorta di narratore che racconta dall’esterno qualcosa che però conosce molto da vicino. Il mio giudizio su questo album diventa insignificante e quasi inutile, perché le parole di Roberto Gottardi, "il narratore" del progetto di cui fa parte, descrivono un iter di oltre vent’anni di musica con un unico filo conduttore, linea guida su cui esiste una tappa tra le tante, ed è quella di “Ai Cancelli dell’Ombra”, che sembra spiegarsi da sola, parola dopo parola, concetto dopo concetto.
Ma il mio feeling non è stato influenzato dalle risposte che ho letto (anche se ho visitato il sito):

Semmai il Runaway pensiero raccontato nell’intervista ha confermato le mie prime impressioni.
La prima cosa che ho pensato è che essere presente, in quella occasione, deve essere stato davvero coinvolgente, un’esperienza totalizzante che, probabilmente, ha reso protagonisti anche gli spettatori. Se questo è quasi trasparente nei quarantacinque minuti… di suoni e sensazioni da ascolto, mi immagino cosa possa aver rappresentato la performance per i testimoni diretti.
Se dovessi dare un giudizio condensato in quattro sole parole, userei … “ energia allo stato puro”, a cui abbinerei il concetto di libertà. Libertà espressiva, di movimento, di riflessione.
Un voce “lirica” conduce verso mondi che non credo siano percepibili da tutti, perché i presupposti per apprezzare sono agli antipodi … conoscenza assoluta e incoscienza, condita da curiosità e libertà, quella a cui accennavo, appunto.
Ma la maggior parte dei fruitori di musica vive nel mezzo, galleggia su navi conosciute e confortanti, impaurita nell’osare. A turno siamo un po’ tutti così… poco ambiziosi, ma vale la pena lasciarsi andare, ogni tanto, facendosi condurre verso strade che non si conoscono, dove in fondo è meno importante chi guida rispetto alla bellezza delle cose che riusciremo a godere lungo il viaggio.
Ai Cancelli dell’Ombra” mi è sembrato un microcosmo musicale, significativo, e rappresentativo di un sistema molto più ampio che pare sia quello che scandisce il tempo di Runaway Totem.
Quale sia questo tempo lo si può dedurre dall’intervista a seguire.

L'INTERVISTA

Mi stupisco sempre quando vengo a conoscenza di gruppi come i Runaway Totem, che non conosco, seppur siano “al lavoro” da molto tempo. Al di là delle mie lacune, non credi che, in generale, manchi qualcosa dal punto di vista della pubblicizzazione e della piena visibilità dei musicisti un po’ più di settore?

La tua prima domanda è spigolosa e di difficile svolgimento. Per Runaway Totem la visibilità di se stesso, come soggetto musica, va di pari passo con il destino assegnatoli da una volontà indipendente dalle volontà di chicchessia. Premesso ciò dobbiamo dire, che più si entra in settori, in classificazioni musicali, e più si crea lo scollamento con il pubblico. Le pubblicazioni di settore hanno la ragione o il torto di far scappare o di far accorrere un pubblico abituato alle classificazioni. Diciamo che definire la musica è un torto che vien fatto nei suoi riguardi, catalogandola, chiudendola in recinti stretti e con confini ben delimitati essa è sminuita e svilita. La musica, non il musicista (cioè il tramite) è importante! Essa travalica il tempo. Un'opera di Debussy si può ascoltare, vedere in teatro; Zappa vive attraverso la sua opera. Perciò diciamo che mancano pubblicazioni senza etichette che diano una visibilità piena alle opere musicali.

Leggendo le note biografiche contenute nel sito ufficiale, è immediata l’impressione di trovarsi al cospetto di qualcosa che trascende l’elemento musica. Mi puoi delineare le linee guida del tuo/vostro progetto?

Premessa doverosa: “Runaway Totem esiste da sempre.
La storia e l’origine di Runaway Totem sono la storia e l’origine del Cosmo. Runaway Totem ha deciso di rendersi manifesto a questa realtà attraverso un linguaggio universale che, come la matematica, possa essere da tutti compreso: la Musica.
Gli Elementi che compongono Runaway Totem hanno preso possesso nel corso del tempo di differenti persone. E’ importante capire che il loro avvicendarsi non è dato da vicissitudini umane, ma è frutto della volontà di Runaway Totem. Ogni Elemento, ogni accadimento, è funzionale all’obiettivo che Runaway Totem si è dato. Ecco quindi che quando un Elemento se ne va, è perché ha esaurito la sua funzione in quel luogo ed in quel tempo. L’Elemento torna quindi al suo luogo d’origine, mentre la persona che lo ha ospitato non può far altro che seguire questi eventi, allontanandosi così dal gruppo. Gli Elementi di Runaway Totem ci sono da sempre e ci saranno per sempre: sia quelli già manifesti, sia quelli che ancora attendono il momento di fare la loro comparsa”. Premesso ciò si può capire che il progetto Runaway Totem travalica l'elemento uomo, anche se l'elemento uomo è importante essendo il tramite della musica. Il progetto è sviluppato in fasi. Ogni fase sviluppa delle sinfonie. Ogni sinfonia produce dei movimenti e così via fino alla singola nota. Alla fine tutto questo sviluppo porta ai lavori che abbiamo rilasciato. Facciamo degli esempi. La fase CRONOS ha portato alla sinfonia CICLI COSMICI divisa in tre movimenti che sono altrettanti album: “ANDROMEDA”, “TEP ZEPI (L'ERA DEGLI DEI)”, “PLEROMA”. La fase Nous alla prima sinfonia 4 ELEMENTI 5, I° movimento “ESAMERON”, II° movimento “MANU MENES”. La fase della reminescenza all'album “Ai cancelli dell'ombra”.

Ho ascoltato negli ultimi tempi molti album nuovi in cui ho trovato lavori complessi, articolati, dove si raccontano storie in musica, ma si abbinano altre forme d’arte, come il teatro, la pittura, mischiando moderno con mitologia, leggenda e storia. Ciò non accadeva nemmeno nei gloriosi tempi del prog e dei concept album, almeno non in queste dimensioni. Esistono nuove necessità, nuove esigenze che portano a cercare una proposta più completa?

Come già accennato precedentemente, per Runaway Totem è una necessità e un'esigenza esprimere il proprio linguaggio in forme comprensibili e universali. Completare con linguaggi e forme d'arte che vanno dalla mitologia fino al cinema rende l'opera più complessa, e allo stesso tempo più colta e porta nell'ascoltatore sensazioni nuove. Tutto questo è possibile se chi si pone all'ascolto lascia in soffitta i preconcetti,  apre i suoi sentimenti al nuovo sentire, anche se questo sentire esiste da sempre. Ricordarsi :“Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.

Ho ascoltato il vostro album dal vivo “Ai Cancelli dell’Ombra”, che nel sito è segnalato come vostro ultimo concerto, ma risale al 1994. Cosa rappresenta per te la performance live?

Con il concerto del 5 ottobre 1994 Runaway Totem ha deciso di entrare nell'ombra. Il primo libro della reminescenza documenta questo avvenimento. Adesso Runaway Totem è in una fase dove necessita di ultimare l'album “Le Roi du Monde”, il III° movimento della sinfonia “4 Elementi 5”; il rilascio è previsto per marzo 2011. Le performance live sono una nuova fase e prevederebbero il ritorno alla luce di Runaway Totem, e questa è un'eventualità che per adesso non è ancora percorribile, ma.... “mai dire mai”. La performance live è una fase totalmente diversa dal lavoro in studio, è come dire fare una performance teatrale e fare un film. Il live abbisogna di un'altro approccio, perché è importante coinvolgere il pubblico. Sicuramente per Runaway Totem è importante eseguire una performance che non ricalchi i lavori da studio, ma sia un nuovo capitolo. Detta più direttamente ”a un pittore si chiede di rieseguire live un dipinto già eseguito?”

Il concerto a cui accennavo si è svolto a Genova, città in cui lavora Black Widow, etichetta con cui avete lavorato. Black Widow, Lizard… come si è evoluta l’industria discografica italiana? Che spazio hanno e riescono a dare realtà di nicchia come quelle di Gasperini e Furlan?

Runaway Totem ha avuto l'onore di muovere i suoi primi passi discografici assieme ai primi passi da label di Black Widow nel 1993. Detto questo, realtà indipendenti come Lizard, Musea, Black Widow, Mellow e tante altre hanno svolto un lavoro incessante di talent scout con risultati artistici di gran livello, portando alla luce gruppi e sopratutto musica di qualità. Questo lavoro ha portato ad aprire degli spazi che purtroppo sono pertugi e non fiumi, questo non per demerito delle etichette. Fare un'analisi dei perché è difficile, entrano in causa molti fattori che ci porterebbero a discorsi commerciali, di musica da svago (da svago!!!!!), di business e tante altre schifezzzzz......non sono interessanti! Conosciamo molto bene Loris Furlan e possiamo dire che profonde un impegno e una passione encomiabili oltre a essere un buon amico; con Massimo Gasperini sono molti anni che non abbiamo contatti, ma ricordiamo che anche lui aveva una passione e una voglia di fare molto tenaci. Questo per dire che sono realtà molto importanti nel nostro panorama discografico e i loro sforzi sono costanti e lo spazio che si sono ritagliati è meritato. Noi da parte nostra abbiamo fondato la label “Runaway Totem Records” e collaboriamo con “Lizard”, “Musea”, “Andromeda Relix”.

Esiste un mondo musicale di impegno che fa capo al nord est italiano. E’ stato scritto un libro che, raccontando il passato, seziona la nostra penisola e attribuisce scuole musicali omogenee a seconda della regione. Credi esista una sorta di “aria magica”, che accomuna e contraddistingue artisti della stessa terra e la loro musica?

Come già detto in altre interviste: “La Busa” e cioè il triangolo “Torbole, Arco e Riva del Garda “(cittadine sulle sponde del lago di garda in provincia di Trento) è un posto magico. Storicamente hanno soggiornato scrittori del calibro di Goethe e Nietzsche, musicisti come Mozart, personaggi come il “conte Cagliostro”, residenza estiva degli Asburgo. Questa è la terra dove Runaway Totem si esprime. Nella sua espressione Runaway Totem è convinto che “l'aria magica” è indispensabile per creare un universo artistico che si scaglia verso il “mondo” senza paura. Se poi questo abbracci una regione omogenea, Runaway Totem ha grossi dubbi. Se per stessa terra si intende le zone limitrofe, allora la zona accomuna e contraddistingue gli artisti. Esempio calzante sono gli “Universal Totem Orchestra” che si esprimono nella stessa zona di Runaway Totem.

Sono contrario alla suddivisione della musica in categorie, ma resta sempre una facilitazione per chi curiosamente si avvicina a qualcosa di sconosciuto. E’ corretto inserire i Runaway Totem in piena area prog? E… mi dai una tua definizione di musica progressiva?

Definire la propria musica con degli aggettivi, dei sostantivi (prog, progmetal, zehul, rio, pop, rock, blues, classica, leggera, ecc...-) che racchiudano l'universo che scaturisce da essa, per Runaway Totem è limitativo. Questo non per voler essere pieni di prosopopea considerando la propria musica qualcosa di sommo, ma proprio per dar la possibilità all' ascoltatore di entrare in quell'universo personale che ogni persona crea ascoltando “musica”. Parlando più in generale, ogni compositore compone le proprie sensazioni intime, senza veli, denudando il “se” e portandolo così all'attenzione dell'ascoltatore, che potrà così recepirlo o no! Non vogliamo sembrare degli sprovveduti, sappiamo benissimo che la maggioranza dei compositori scrivono pezzi, brani, canzoni solo per una mera voglia di apparire, di vanagloria, di soldi e con questo modo di agire la “musica” ne soffre enormemente. Però viviamo nel mondo del consumo dove anche l' arte deve avere le sue etichette, per poter essere venduta. Così il fruitore di queste arti (musica, pittura, cinema, letteratura, ecc...) ha delle linee guida e non è costretto a costruirsi una cultura profonda e ampia (come sarebbe normale) per poter averne accesso; bisogna anche dire che così facendo l'arte diventa industria (in tutte le sue forme) e la fruibilità diventa il suo vate. Tutto questo per rispondere alla domanda e all'offerta del nostro mondo consumistico. Così facendo si può ben capire che l'arte (qualunque essa sia) non potrà esistere con questi presupposti!! Ritorniamo alla “musica” (con la M maiuscola e questo non per classificare la musica bella da quella brutta, quella vecchia da quella nuova,ecc... altrimenti anche qui ci troveremmo sempre nella stessa strana storia delle definizione). Etichettare le composizioni che vengono scritte, eseguite, cantate comporta uno svilimento del lavoro svolto. Preconfezionare, inscatolare (definirne i generi, i sottogeneri, i sottogeneri dei sottogeneri e chi ne ha più ne metta) le opere dell' ingegno umano ci sembra un torto e una mancanza di rispetto per quello che l'artista o gli artisti hanno fatto con tanta fatica. Con ciò vogliamo dire: ”Qualsiasi composizione merita rispetto non tanto perché è bella o è brutta ma perché è stata creata. Prima non esisteva, se non in sogno poi è stata portata alla conoscenza del mondo. L'artista per poter far questo è entrato in uno stato mentale particolare che lo ha elevato verso il Cielo”(che ne sia consapevole o no). Ascoltare senza dare giudizi, ascoltare ciò che viene proposto liberando il proprio “se” ascoltando quello che ci dice, lasciare che le frequenze si impadroniscano del nostro corpo per avere quelle vibrazioni e sensazioni che l'artista spera di poter far recepire (fosse anche schifo, rigetto, noia, paura, buio, tensione, insofferenza, nausea ma anche luce, potenza, gioia, ecc...). Con questo non vogliamo dire che non si debbano avere dei gusti personali. Sicuramente ogni persona ama di più una musica di un'altra, proprio perché la musica amata è più in correlazione con il suo spirito (il suo “se”) e non digerisce e non piace ciò che non è correlato con il suo “se”. Il concetto è :”Tutta l'arte è creazione” perciò ci vuole rispetto! Runaway Totem crede che nella creazione non ci siano delle cose belle o brutte, buone o cattive, grandi o piccole e via via in tutte le dualità cartesiane, ma ci siano lo “Yng e lo Yang” e cioè non la dualità, ma la compenetrazione. Tutto esiste perché il manifesto e il non-manifestato sono il tutto uno. Se non ci fosse il buio non ci sarebbe la luce (non come dualità), fanno parte dello stesso piano manifesto. Da questo piccolo scritto si può evincere che Runaway Totem non definisce la propria musica, men che meno quella di altri compositori. Runaway Totem lascia al libero arbitrio delle persone definire la propria musica. Runaway Totem pensa che la stampa, quella specializzata, sia libera di definire qualsiasi musica con dei generi, sottogeneri ecc, ecc..... prendendosi la responsabilità di quello che scrive e dice. In definitiva definire la musica è un atto libero di chiunque. Runaway Totem non definisce nessuna musica, ascolta e cerca di interiorizzarla, qualunque musica sia.”

La sperimentazione tecnico/strumentale fa parte del progredire delle necessità di un musicista, o è situazione soggettiva e non necessaria?

Sicuramente la sperimentazione in tutte le direzioni fa parte del musicista e questo lo porterà a progredire inevitabilmente che lo voglia o no. La sperimentazione più potente è quella interiore, porta l'artista ai confini dell'universo dove potrà riconoscere il suo microcosmo e rapportarlo al macrocosmo.

Mi piace scrivere, e ho appena terminato un racconto dove immagino la mia vita futura, alla fine del percorso terreno. In quel mondo, oltre alla vera pace, ritrovo tutti i miei miti musicali, non più irraggiungibili. Perché la musica è così importante, da rendere a volte una “specie di Dio” chi è in grado di crearla?

Come detto in una risposta precedente, qualsiasi composizione merita rispetto non tanto perché è bella o è brutta ma perché è stata creata. Prima non esisteva, se non in sogno poi è stata portata alla conoscenza del mondo. L'artista per poter far questo è entrato in uno stato mentale particolare che lo ha elevato verso il Cielo(che ne sia consapevole o no)”.Va da se che l'errore è credere che chi l'ha creata sia l'artista. Ricordiamo:”nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. La grandezza dell'artista è riuscire a connettersi! La musica sarà la vera protagonista! Athos anche a te capita di andare in un posto dell'universo e di immergerti con tutto te stesso, in quello che poi tu scriverai, che tu ne sia consapevole o no! Connettersi è il segreto!

Cosa significa la parola “futuro” per Runaway Totem?

Per Runaway Totem esiste il presente con la sua progettualità. Non si vive pensando al futuro altrimenti non vivi il presente, di conseguenza non vivi!

Dal primo album, "Trimegisto