martedì 4 gennaio 2011

Mauro Delorenzi e il concerto del 17 dicembre...


Mauro Delorenzi, bassista degli OAK, mi ha inviato un prezioso resoconto riguardante il concerto del 17 dicembre, tenutosi a Roma.

Delle peripezie di David Jackson avevo già scritto:

http://athosenrile.blogspot.com/search/label/David%20Jackson-Natale%202010

E ora il racconto di Mauro

Se a una decina di giorni dal Natale in una casa qualunque, di un quartiere qualunque, di una città qualunque c’è in salone una nonna che, con la nipotina e qualche altro bambino, prepara il presepe, con tanto di muschio e cielo stellato, nessuno probabilmente si stupisce.

Se nell’ingresso della stessa casa c’è uno strano tipo con gli occhiali (Roberto Loreni) che, facendo passare i cavi tra montagne di cartapesta e stelle comete, armeggia con una telecamera tentando di realizzare impossibili collegamenti, qualcuno potrebbe cominciare a porsi qualche domanda.

Se quella telecamera è puntata su una stanza nella quale, maglietta variopinta a maniche corte e bicchierino di brandy a portata di mano, un certo Mr. Maartin Allcock, icona del rock, accorda una chitarra acustica, lo stupore diventa meraviglia.

E se, infine, altri quattro sedicenti musicisti ( Francesco De Renzi, Maurizio Di Vara, Mauro Delorenzi, Jerry Cutillo) si aggirano tra la cucina e il corridoio, preparando taglieri di salumi e stappando bottiglie di vino rosso…. beh allora o si telefona alla neuro o ci si rassegna all’evidenza: gli OAK sono al lavoro!

Questa volta l’occasione è di quelle ghiotte, mettere in funzione un’immaginaria macchina del tempo (il Time Generator) fondendo le sonorità siberiane di un CD appena sfornato (“Shaman feet”) con il sound intramontabile di mostri sacri del prog rock quali Jethro Tull e Van der Graaf Generator. C’è Maartin Allcock ed è in arrivo niente meno che David Jackson!! Il “programma” prevede addirittura la visione dello show sul web, in streaming, una vera novità per una serata di questo tipo!

Siamo solo all’antivigilia ma l’atmosfera, in barba alle temperature polari di questi giorni, è già calda.

Non sto qui a raccontare delle sorti dei salumi e del vino, delle corde della chitarra, del buon esito delle connessioni video ne dell’impeccabile realizzazione del presepe.

Si sa, il teatro dell’assurdo, con gli OAK, apre il sipario ben prima dell’inizio di un concerto, ed è proprio in quel misto di lucida follia, paradosso, musica a 360° gradi e buona cucina che questa stravagante ma esperta band riesce a dare il meglio di se.

Il tempo di una buona dormita ed è già domani. E’ora di correre all’aeroporto ad accogliere il mitico David, il Van Gogh del sax! L’aereo è in ritardo, io Jerry e Maartin ci aggiriamo nervosamente tra i tabelloni luminosi, sperando che non si faccia notte! Vedere David comparire al gate degli arrivi è già uno spettacolo. Quel distinto signore inglese dall’aria un po’ smarrita spinge un flight-case di proporzioni abnormi! Sembra essere arrivato volando sopra quello scatolone nero pieno di sassofoni e flauti!

Carichiamo lui e il suo prezioso bagaglio e via di corsa verso Roma.

Il tragitto offre l’occasione di conoscerci. Mi colpisce che lui si preoccupi quasi subito di memorizzare i nomi di tutti i musicisti che suoneranno nello show. Annota tutto su un quadernino con la cura di un ispettore di Scotland Yard!

Siamo diretti verso uno studio lontano dal traffico cittadino, per la prova generale.

Lì troveremo Maurizio e Francesco, gli altri membri della band e forse… anche Michele. Sì perché Michele, con tutti i suoi tamburi, tanto per conferire alla situazione quel giusto grado di suspense, è in viaggio da Bolzano e la neve sta bloccando lunghi tratti di autostrada!

Ma gli dei della buona musica sono dalla nostra parte. Non so come ma siamo al completo e la prova può cominciare.

Tento di suonare con il massimo scrupolo ma nello stesso tempo ascolto con attenzione la “messa a punto dello show”: mi incuriosisce non tanto la riproposizione dei brani tulliani, (pur incredibilmente arricchita dalla inconfondibile vena folk di Maartin), ai quali sono piacevolmente abituato, ma il fatto di cimentarci con l’oscuro universo dei VDGG!!

Darkness” inizia venendo fuori dal nulla e cresce sempre più prepotentemente, invadendo lo studio. I sax di David ruggiscono e tutta la band gli tiene testa. Persino l’imperfetta sonorità della sala sembra accrescere quel senso autenticamente vintage quasi indispensabile per la buona riuscita di un brano del genere. Il pezzo sfuma lentamente, scende un silenzio irreale: è David a romperlo con una fragorosa risata di compiacimento, “good sound, perfect!!!”.

Si festeggia con una pausa enogastronomica, dopo si suonerà addirittura meglio!!

Michele, straordinario drummer pugliese trapiantato a Bolzano, è troppo intriso di tedesco per ricordare anche l’inglese! “Che ha detto, che ha detto, che ha detto???!!” chiede insistentemente cercando di cogliere le reazioni degli illustri ospiti, mentre il sottoscritto fa finta di capire tutto ma ……..!!! A cogliere il senso di quanto si sta dicendo è anche l’anglosassone Francesco, dietro le sue aristocratiche tastiere, mentre il “comandante”, Maurizio, approfitta delle pause per sfoderare la sua inseparabile macchina fotografica.

Roberto, un vero link vivente, ci sta collegando con tutti i potenziali fans, svelando con la sua magica webcam anche i segreti delle prove.

Ma è già ora di passare al repertorio tratto dal nuovo CD “Shaman feet”. Arriva una Mirka Karakopoulos quasi surgelata, si susseguono incessanti Tjastushka, Koongoorei e un’ipnotica Christmas in the desert….

Ci sentiamo tutti trasportati in un universo parallelo, i frequentatori abituali dello studio, i tecnici e gli amici degli amici, fanno capolino da una vetrata per tentare di rubare qualche immagine e qualche nota.

Si vorrebbe non finire più ma domani c’è il concerto e il riposo dopo una giornata così intensa è prezioso!!

Si racconta che il “manzoniano” principe di Condé dormì profondamente la notte prima della battaglia di Rocroi. Non saprei dirvi se anche per gli OAK è stato così. Di certo, però, nonostante il freddo pungente e le atmosfere siberiane evocate dal repertorio, nessuno di noi avrebbe mai immaginato la neve a Roma l’indomani mattina!!

La città è bloccata, come si fa per stasera??!!!

Ma ci vuole ben altro per interrompere il tam tam dei nostri aficionados !!

La pioggia ben presto prende il posto della neve, abbiamo tutti teste e piedi bagnati ma siamo all’Antù con gli strumenti al completo. Un efficientissimo fonico (Claudio) lavora febbrilmente per mettere insieme le numerose “voci” che animeranno la serata, in cabina di regia Wazza e Roberto effettuano gli ultimi test per immagini e diretta streaming, nel backstage una delegazione di radio T.R.S. (Giampiero Frattali e Donald Mc Heyre) è già alle prese con le interviste.

Parlare dello show mi pare superfluo, lo avrete visto e ascoltato in diretta o in differita sul web, non spetta a me esprimere giudizi.

Lasciatemi dire, però, di un Maartin Allcock che, con rara autoironia, entra in scena con un cappello da Babbo Natale e del grido di David Jackson al termine di “Darkness” con il quale sottolinea: “Italy, Rome, you have a great band !”

Lasciatemi aggiungere dell’entusiasmo e della tenerezza con cui ancora David, dopo aver notato la presenza di molti bambini in sala (le Oak sisters dovevano distribuire gratuitamente il CD “Shaman feet” a tutti gli intervenuti) ha avuto il lampo di genio di coinvolgerli in un coro che avrebbe fatto da sottofondo ad una magica interpretazione di un “carol” natalizio.

Uno spettacolo nello spettacolo! I bimbi incantati così come gli spettatori, e lui a guidare la danza con sorprendente semplicità!

Lo show termina tra gli applausi e i complimenti dei presenti, irretiti dalle insolite sonorità con le quali decidiamo di chiudere la performance. I filmati alle spalle del gruppo, scelti con gusto e creatività da quel vecchio volpone di Wazza Kanazza, fanno il resto… Siamo tutti un po’ sospesi tra un rumore di carovane e i silenzi di terre addormentate…. ma è arrivato il momento di chiudere.

Mi trovo a ringraziare il mio amico Gabriele Zazzara, musicista pure lui, che con disponibilità ed efficienza si era prestato a fare da interprete tra David e i piccoli protagonisti improvvisati.

Il camerino è ormai quasi vuoto, resta proprio David a chiudere il suo gigantesco flight case con un malinconico ma fiducioso saluto ai suoi sax, “see you in England…”.

Se solo avesse immaginato quanto stava per accadere nei giorni successivi!!!

E siamo all’almanacco del giorno dopo.

Si uniscono a noi, in un giro notturno per i vicoli di Trastevere, “Little Mary” e Cristiano, due fans storici dei Jethro Tull, entrambi “malati” di Jethromania, come loro stessi confessano compiaciuti!

Sono entusiasti della presenza dei due “mostri sacri”: “Sono stati una rivelazione!!!” affermerà elettrizzato Cristiano.

Sono dei personaggi mitici che hanno già i loro fan club in tutti gli angoli del globo. Ma è inutile dire che di Maartin ho ammirato la caparbietà con la quale si è preso e continua a prendersi, grazie a un carattere baldanzoso ed eccezionalmente incrollabile e a un'incredibile capacità di riuscire brillantemente in tutto quello che fa, il meglio della vita, e poi quel suo disincanto da working class britannica, quella concretezza e quella schietta semplicità di chi ha visto tante cose e conosce e sa come va il mondo e ha imparato da solo come uscirne vivi. David lo lascio per ultimo, perchè mi ha quasi stregato. Per signorilità e tratto da "garbato signore inglese", ma anche perchè, con la sua dolcezza, ci ha raccontato due, tre cosette da far venire la pelle d'oca e che ancora adesso mi fanno sentire incredula al solo ripensarci!”scriverà il giorno dopo Little Mary in una mail di commento!

Effettivamente la pizza sui tavoli di marmo del vecchio “Obitorio”, la appassionata richiesta di autografi da parte di alcuni avventori, la passeggiata alla ricerca di birrerie degne di un vero inglese, Roma di notte, fredda ma incantevole… tutto è stato indimenticabile in questa appendice inaspettata.

Le due giornate successive ve le potrà narrare più dettagliatamente Jerry che ha seguito i nostri amici d’Albione come un ombra, rimanendovi incollato dal mercoledì 15 sino al lunedì 20 dicembre.

Vorrei infine ringraziare gli amici di questo magico gruppo e i nostri ospiti illustri, coloro, cioè, che sono stati capaci di regalarmi non soltanto momenti musicali fuori dalla routine di una band qualunque ma un “backstage” ricco di emozioni, umorismo, allegria…

Insomma felice di aver fatto per una volta il cronista: questa esperienza è stata certamente faticosa ma …. ne è valsa la pena!