L’omaggio
odierno è dedicato ai Chicago.
Molti li
ricordano per essere diventati, negli anni , la dance-band romantica per
eccellenza, abili artigiani della melodia corale e dell'arrangiamento
rock-orchestrale.
In questo caso, i brani di riferimento a tutti conosciuti sono “Hard To Say I'm Sorry “, e ancor prima “If You Leave Me Now”.
In questo caso, i brani di riferimento a tutti conosciuti sono “Hard To Say I'm Sorry “, e ancor prima “If You Leave Me Now”.
Ma io li
ricordo per la miglior versione di “I’m A Man”, un pezzo su cui molti si
sono cimentati.
Nel ’70 possedevo il 45 giri che fondevo nel mangiadischi.
A me sembrava un pezzo rivoluzionario, con le percussioni in evidenza ed una voce fuori dal comune.
Lo propongo nel filmato a seguire.
Nel ’70 possedevo il 45 giri che fondevo nel mangiadischi.
A me sembrava un pezzo rivoluzionario, con le percussioni in evidenza ed una voce fuori dal comune.
Lo propongo nel filmato a seguire.
I Chicago
vennero alla luce durante la moda del "pop-jazz", scoperti dal
produttore James Guercio (a Los Angeles, non a Chicago), ma in realta` avevano
ben altro da dire. Formati nel 1968 con una formazione a sette (Terry Kath al
canto e alla chitarra, Peter Cetera al basso, Robert Lamm alle tastiere, Danny
Seraphine alla batteria, Walter Parazaider al sassofono, James Pankow al
trombone, Lee Loughnane alla tromba), il loro album di debutto, "Chicago
Transit Authority" era fortemente politicizzato e si
riallacciava ai movimenti di protesta di quegli anni .
Era anche
un album doppio di musica sperimentale, che fondeva jazz-rock, pop, swing,
hard-rock e acid-rock. Il disco sfodera la creativita` selvaggia dei capolavori
dell'epoca, anche se compressa in strutture piu` hard-rock, e persino
melodiche, che free-form.
Brillano anzi numeri nello stile orchestrale , ma fanno loro contraltare rhythm and blues travolgenti come .
Brillano anzi numeri nello stile orchestrale , ma fanno loro contraltare rhythm and blues travolgenti come .
Il secondo
album, "Chicago II" (Columbia, 1970), anch'esso doppio
(caso piu` unico che raro nella storia del rock), continuava gli esperimenti
con un balletto in sei movimenti, ma presentava anche un sound più accessibile
.
Continuando in quella schizofrenica missione, esce "Chicago III" (Columbia, 1971), sempre doppio, e ancora “ibrido”.
Continuando in quella schizofrenica missione, esce "Chicago III" (Columbia, 1971), sempre doppio, e ancora “ibrido”.
Piano piano
erano scomparse le velleità politiche di Robert Lamm (autore di gran parte del
primo materiale) e quelle sperimentali di Kath.
Chicago V
(Columbia, 1972), annovera il loro primo grande hit, "Saturday In The
Park", che sara` seguito da" Feelin' Stronger Every Day" e"
Just You 'n' Me", su VI (1973), "Wishing You Were Here" e"
Searchin' So Long", su VII (1974).
Il decimo
album getto` il saio e abbraccio` decisamente la ballata romantica con If You
Leave Me Now (1976), scritta da Cetera.
Dopo un
periodo di crisi seguito alla morte di Kath (vittima di una "Russian
roulette"), il gruppo si riprese sotto la guida del nuovo produttore David
Foster (che firmò anche molti dei loro hit) dando vita al periodo piu`
fortunato della propria carriera.
Cetera,
lasciato il gruppo nel 1985, diventerà anzi uno dei balladeer più gettonati
delle discoteche (Glory Of Love, 1986, Next Time I fall, 1986).
1 commento:
Con I'm A Man credo di aver consumato la puntina dei giradischi..ma a tutt'ora,il 45 giri della band dell'Illinois rimane l'unico disco dei Chicago in mio possesso.In seguito continuai ad ascoltarli..ma il loro sound si discostava troppo dalle mie preferenze e nulla risultò interessarmi particolarmente.
Per gli appassionati,da segnalare il tour mondiale dei Chicago che il 26 luglio suoneranno a Lucca,unica data italiana del loro tour.
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