mercoledì 5 gennaio 2011

Fetish Calaveras


Nonostante Fetish Calaveras sia un gruppo della mia città, non avevo mai avuto l’opportunità di ascoltarli.
Per una casualità sono entrato in contatto con Mirco Gazzera, bassista della band.
Ho visto/ascoltato il loro ultimo video, inserito a fine post e il feeling iniziale, come spesso mi accade, mi ha portato ad approfondire.
A seguire una piccola biografia e un’intervista a Mirco, dove emergono alcuni particolari che forse possono essere il comune denominatore di tante storie di “idee e talento”, che faticano a trovare la giusta visibilità.
E che il 2011 possa portare qualcosa di nuovo!

BIOGRAFIA

Provenienti da Savona questi sei ragazzi in nero e rosa hanno all'attivo più di 300 concerti, suonati dal Giugno 2002 ad oggi nei Club e Festival più rinomati del nord Italia (Balla Coi Cinghiali edizioni 2003\04\05, Arezzo Wave Love Festival 2004, Goa Boa 2008, Fraskettando 2007, Hiroshima-TO, Thunderroad-Codevilla PV,Jubamboo-SV, Leoncavallo MI).
Il loro ITALIAN STYLE li contraddistingue tra le band del panorama emergente Ligure come una bomba esplosiva di rock'n'roll incontenibile ed irrefrenabile, grazie al mix magico delle esperienze musicali dei sei componenti, dal rock'n'roll allo ska, dal punk allo swing, tutto miscelato in un cocktail '50 vintage-new school, unico ed originale, tutto da ballare.
L'EP "La Muerte Trabaja Siempre" (5 tracks) è il risultato della prima giovinezza del gruppo, un misto di alternative rock e rock'n'roll, uscì nel 2003.
Il CD "Otra Vez..." uscito nel 2007 (13 tracks), più maturo ma ancora lontano dall'obiettivo attuale, è una raccolta dei brani più acclamati durante i live dal 2002 al 2006.
Solo per citare alcune importanti collaborazioni live: Tonino Carotone e gli Arpioni, The Hormonauts, Vallanzaska, Stiliti, Marco di Maggio Trio, Meganoidi, Pornoroviste, Alberto Camerini, e molti altri.
Nuovo Spettacolo 2010 e nuovo singolo Bigga Mouldah
Durante l'inverno 2009 la band ha messo a punto il nuovo spettacolo interamente in chiave swing'a'billy (rockabilly+swing) tutto da ballare, che si adatta ad ogni necessità (lo spettacolo varia dai 45 minuti alle 2 ore) presentato in anteprima, insieme al singolo Bigga Mouldah (4 traks, 3 inediti+1 live) ed al video relativo il 3 Aprile alle Scimmie di Milano
Lo spettacolo è un esplosione di rock'n'roll contaminato e rivisto attraverso un originale ITALIAN STYLE, e farcito di swing, psycho, punk....insomma due ore da brivido dove rimanere immobile è assolutamente impossibile!

LINE UP

Mr. Corto (Voce)
Kike (Chitarra e cori)
Mircus (Basso)
Alberto (Sax e cori)

Dead Meat Mariuoli(Tastiere)
Steve Ray Fruit (Batteria)




L’INTERVISTA

Pur essendo molto giovani la vostra avventura musicale è iniziata nove anni fa. Qual è stato il vostro iter evolutivo, sia dal punto di vista tecnico che da quello inerente al gusto musicale?
La risposta a questa domanda potrebbe esaurire da sola l’intervista! Andiamo con ordine. Il gruppo nasce nel 2002 da un’idea di Gabriele (alias Mr. Corto) e Michele (alias Kike) fondatori della band nella sua originaria formazione di quattro componenti. Inizialmente il gruppo non suonava un genere definito proponendo una scaletta di brani propri e cover derivanti da un mix tra lo ska, il reggae e il rock. Il frutto di questa prima fase del gruppo è l’EP “La muerte trabaja siempre”, inciso nel novembre 2003, nel quale il brano principale “La casetta in città” riassume perfettamente le influenze ska e rock del gruppo. Successivamente, complice alcuni cambiamenti nella line up della band, il gruppo ha iniziato ad orientarsi verso un genere più definito che ha caratterizzato il primo album dei Fetish Calaveras “Otra Vez”, 12 tracce incise nel corso 2006, che spaziano dalle sonorità messicane di “La muerte trabaja siempre” fino ai ritmi ballabili di “Non umani”. E’ con il periodo 2007-2010 che la band ha trovato finalmente la sua strada, musicalmente parlando, in un genere che noi definiamo “Swingabilly” che rappresenta una reinterpretazione in chiave moderna dei ritmi ballabili swing e rock’n’roll. Date un’ascoltata a “Bigga Mouldah”, l’ultimo nostro singolo, e capirete cosa intendiamo!

I cambi di line up avvenuti nel tempo fanno parte dell’evoluzione a cui accennavo o sono il frutto della difficoltà di trovare il corretto “gruppo di lavoro”?
Di entrambe le esigenze. Da un lato, l’evoluzione del genere proposto della band non è sempre stata condivisa da tutti i membri, con la conseguenza che nel tempo alcuni hanno lasciato il gruppo per unirsi ad altri progetti. Dall’altro, in nove anni il gruppo e i componenti sono “cresciuti” (o almeno si spera!), per questo motivo le esigenze della band e quelle personali dei componenti in alcuni casi non sono state più conciliabili. D’altronde il gruppo nel tempo è cresciuto anche in termini di componenti, dagli originari quattro agli attuali sei. E’ facile intuire che mettere d’accordo sei teste diventa complicato! In ogni caso, ogni persona che ha fatto parte della band ha fornito un proprio contributo che è rimasto nel “patrimonio musicale” dei Fetish Calaveras. Probabilmente il punto di forza della band è stato quello di essere riuscita sempre ad andare avanti, rinnovando la formazione quando è stato necessario.

Esistono dei punti di riferimento musicali comuni alla band… dei musicisti simbolo che vi guidano nelle vostre scelte?
Ogni componente viene da esperienze musicali anche molto diverse (dallo ska jamaicano, al blues, al funky fino ad arrivare alla musica medioevale), ma sicuramente ci unisce la passione per il rock’n’roll e lo swing ballabile. Artisti come gli Stray Cats, Fred Buscaglione, ma anche i più attuali Hormonauts rappresentano sicuramente un punto di riferimento per il nostro gruppo.

L’autoproduzione è spesso l’unica possibilità per mantenere il controllo totale del proprio “lavoro” e questo può essere il lato positivo della medaglia. La parte negativa riguarda la fatica della gestione e lo sforzo economico, che normalmente è accettabile quando ha forma di investimento e ha quindi un pay back. Qual è il vostro punto di vista?
Il lato positivo è sicuramente quello che hai appena citato. Autoprodursi significa prima di tutto non dover rendere conto a nessuno della propria musica, se non al pubblico che ti ascolta e questo, in un’epoca nella quale la musica è a dir poco “standardizzata”, rappresenta un aspetto importantissimo che tutela il vero lato artistico della musica. D’altra parte, il rovescio della medaglia è che lo sforzo economico, derivante dall’autoproduzione, è veramente notevole e nella stragrande maggioranza dei casi non porta a un ritorno, quantomeno in termini economici.

Internet è uno straordinario strumento di diffusione e questo vale a maggior ragione per la musica. Ma anche in questo caso ci sono aspetti negativi da evidenziare perché l’utilizzo gratuito penalizza le vendite. Quale sarebbe un giusto compromesso per poter “sopravvivere”, secondo voi?
Sicuramente un compromesso sarebbe la giusta soluzione. Se far pagare un cd 25 € è un vero e proprio sproposito, l’opportunità offerta da internet di reperire musica gratuitamente, da un lato permette a gruppi emergenti di farsi conoscere, ma dall’altro rende la produzione di un disco economicamente infattibile. Purtroppo, ci siamo resi conto personalmente che la gente non ha idea di quanto lavoro e di quanto denaro ci sia dietro ad un album di 10/12 tracce. Di conseguenza, non è disposta a pagare un prezzo equo per acquistare il prodotto. Probabilmente, la strada intrapresa da alcuni siti che permettono di scaricare musica, pagando un piccolo prezzo, è un buon compromesso tra le due esigenze.

Che tipo di interazione riuscite a stabilire col pubblico presente ai vostri concerti? Come vivete la performance live?
A questa domanda è veramente difficile dare una risposta a parole. Mettete insieme 6 tipi in camicia nera e cravatta rosa, dei pezzi che fondono insieme il rock’n’roll e lo swing e potete avere un’idea. A questo punto venite a uno dei nostri concerti per toccare con mano lo show. Vedrete che sappiamo fare muovere il fondoschiena anche del pubblico più pigro!!
Ho notato la cura con cui avete realizzato l’ultimo video, anch’esso autoprodotto. Cosa significa per voi “raccontare una storia” con questo formato? E’ solo un mezzo efficace per avere visibilità o è la necessità di esprimersi attraverso il sunto di arti diverse?
Entrambe le cose. Il video, nato inizialmente come strumento di marketing che promuoveva la band e i suoi brani, nel tempo ha aumentato moltissimo la sua importanza fino al punto che oggi alcuni video rimangono più impressi della canzone o del gruppo che promuovono. Ci sono dei video che, seppur nella brevità imposta dal formato, non hanno nulla a che invidiare a dei bei film. Tornando alla domanda, se diciamo che non di rado scriviamo le nostre canzoni, musica e testi, immaginandoci un personaggio o una determinata situazione, credo possa bastare per dire quant’è importante per noi fondere le diverse forme dell’arte.

Tornando indietro nel tempo, modifichereste qualcosa della strada intrapresa nove anni fa? Avete qualche rimpianto per una scelta che non avete potuto o voluto compiere?
Direi di no. Se abbiamo ottenuto delle soddisfazioni siamo contenti e cercheremo di averne tante altre, se abbiamo sbagliato qualcosa probabilmente quell’errore ha contribuito ad essere quello che siamo oggi. Non è per superbia, ma per noi è importante cercare di pensare sempre al domani!

C’è spazio nella vostra musica per la sperimentazione?
Se per sperimentazione intendi fare un genere diciamo “non convenzionale”, mischiando generi diversi e strumenti che apparterebbero a generi differenti direi proprio di sì!

Se poteste disegnare il vostro futuro musicale dei prossimi cinque anni, quale dovrebbe essere l’obiettivo minimo?
Con i tempi che corrono essere ancora vivi, nonostante l’arrivo dei maya sulla terra, le glaciazioni, etc. sarebbe già un buon risultato!. Scherzi a parte, l’auspicio è trovare in questi cinque anni qualcuno che creda nel nostro progetto e che ci aiuti a farlo crescere. D’altra parte, conoscendo la tempra del gruppo, sono sicuro che se questo non dovesse accadere tra 5 anni saremo ancora sul palco a divertirci e a far divertire il nostro pubblico.

DISPONIBILE SU YOU TUBE IL NUOVO VIDEO “BIGGA MOULDAH”
Michele Olmo
micolmo@tin.it
Tel.:348 7249305