Ho appena avuto l’opportunità
di partecipare alla presentazione di “Delitti Rock”, di Ezio Guaitamacchi.
Il web è pieno di
recensioni e commenti autorevoli e non potrei fornire valore aggiunto, ma mi
piace commentare a caldo eventi per me significativi.
Sarebbe opportuno
parlare di un libro dopo averlo letto, ma l’incontro in anteprima con
l’autore mi ha fornito gli elementi che … aspettavo.
I segreti, le
circostanze misteriose e tutto ciò che può essere considerato “noir”, affascina.
Nel caso delle rock
star, gli “addicted to music” come me cercano e trovano legami
con alcune tappe della propria vita, e l’interesse musicale si fonde con
momenti incancellabili di un periodo ormai lontano, temporalmente
parlando, ma sempre fresco grazie ad alcuni episodi che “ritornano” con
frequenza impressionante.
Alla domanda-ma
perché siamo così interessati alle morti “musicali?-, emersa
nell’occasione, ognuno può dare differenti interpretazioni, che vanno dalla
perdita “affettiva”del mito della nostra vita sino alla paura di non poter
godere mai più della sua musica.
Io ho colto come
significativo l’aneddoto di Guaitamacchi che ci ha raccontato il suo disprezzo
per quel povero barista milanese, che in una fredda mattina di inizio dicembre
gli comunicò la morte di Lennon, con il tono di chi chiede
un’ordinazione, senza emozione alcuna, così come fu doloroso per me,
quattordicenne con la testa appena riempita di Woodstock (il
movie), ricevere la notizia che Hendrix … non c’era più: era
una mattina di settembre, ero in vacanza in un paese delle Langhe, erano le 11
del mattino, c’era un sole accecante ed ero nella piazza principale del paese.
Dettagli inutili per chiunque, ma non per me.
L’ora passata
alla libreria Ubik di Savona, con l’autore coadiuvato da Ferdinando
Molteni e Alfa, ha permesso di anticipare una storia
inserita nel book, una vicenda che ha toccato particolarmente l’autore,dando
origine, di fatto, alla nascita del libro stesso.
E’ una vicenda che
non conoscevo nei particolari, anche se i macro avvenimenti erano noti.
Sto parlando dell’uccisione
di Lana
Clarkson per
opera di Phil
Spector,
personaggio di cui avevo parlato in un’altra occasione:
Sentiamo
l’accattivante racconto dalla voce di Ezio Guaitamacchi (alzare al max il
volume)
Questo “Delitto
Rock”, ha catalizzato l’interesse dei presenti, ma l’effetto domino provocato
dalla curiosità dei presenti ha permesso una navigazione ampia, tra morti
“uccisi” e altri “suicidati”, passando per quelli toccati dalla
fatalità: Lennon, Elvis, Hendrix, Joplin, Hutchence, Ray Vaughan, Jeff
Bukley.
Luigi Tenco è l’unico
personaggio italiano di cui si è parlato, e da quanto appreso nascerà presto un
testo di approfondimento a cura di Molteni e Alfa. Proprio mentre Ferdinando
svelava qualche inquietante particolare e Alfa regalava le sue suggestioni
notturne, la mia mente è scappata velocemente verso altri ricordi, altre
immagini, che di musicale non hanno proprio niente, ma che presentano alla
base un analogo percorso formativo.
Guaitamacchi, in “Figli
dei Fiori, Figli di Satana”, racconta di come avesse solo dodici anni
quando Charles Manson si avviava a diventare quel protagonista
negativo che tutti conoscono, eppure, anche a dodici anni si può restare
toccati per sempre da un episodio lontano migliaia di chilometri dalla nostra
vita.
Io di anni ne avevo
sette quando vidi in televisione la morte in bianco e nero di John
Kennedy e non la dimenticai più. Quando trentacinque anni dopo mi
ritrovai a Dallas per lavoro, passai il mio fine settimana in quella via,
in quel palazzo di sei piani, in quella stanza maledetta, apparentemente
intatta, e niente e nessuno mi avrebbe potuto portare via da Elm Street.
Ma allora non é solo
un questione di rock?
Il libro, di
consistenza e peso notevole, verrà inghiottito in poco tempo e alla fine avrò
altre storie da raccontare, agli altri e a me stesso.
Un mio ricordo della
“tragedia” Spector/Clarkson.