Alcuni giorni fa ho pubblicato un post relativo a “Atto I”, primo lavoro musicale dei Plurima Mundi:
Mancava un mio commento, semplicemente per il fatto che non avevo
ancora ascoltato il CD.
Cerco di “raccontarlo” oggi, unendo una piccola intervista che
aiuta a inquadrare i musicisti.
Opera prima sì, ma realizzata da artisti esperti, capaci e
desiderosi di riassumere il proprio bagaglio personale mettendolo a
disposizione dei compagni di viaggio, con l’obiettivo di fornire un prodotto
raffinato e amalgamato, da inquadrare nella categoria delle “buona musica”.
Ne deriva una sorta di lavoro indirizzato a un pubblico di
nicchia, ma è mia opinione che quando si parla di musica di qualità, non si
possa prescindere dall’idea che il pubblico interessato sia una specie di
“creme”, voglioso di fare opera di selezione, non accontentandosi del facile
ascolto.
Ho sentito “Atto I” una prima volta senza leggere le note
riportate sul CD, e arrivato a “Aria”, quarto e ultimo brano, ho
riconosciuto immediatamente il timbro caratteristico della voce di Lino Vairetti.
Nel comunicato stampa era evidenziata la presenza dell’ospite
Lino, ma lo avevo dimenticato, e ritrovarlo all’improvviso in un brano “hors”
Osanna mi ha piacevolmente sorpreso, e ho collegato immediatamente il tutto
all’impegno che Vairetti mette nel diffondere e aiutare giovani artisti di
valore (Sophya Baccini docet).
E’ proprio a lui che ho domandato il significato di questa
partecipazione e un giudizio su Plurima Mundi.
"Che dire, conobbi Massimiliano Monopoli a
Napoli un paio di anni fa e mi parlò del suo amore per il rock progressivo e
del suo progetto discografico. Successivamente mi chiese d collaborare ad un
suo brano ed io con grande piacere ho accettato. Ho duettato con una voce
femminile (come avevo già fatto con Sophya Baccini) e la cosa mi ha molto
intrigato. All'inizio non avevo ben capito quali fossero le mie parti....poi
dopo una lunga telefonata con Massimiliano mi fu tutto chiaro. é un bel lavoro
ed io sono stato contento del risultato. Tra l'altro è una mia filosofia quella
di aiutare i giovani e lo faccio volentieri. I questi anni ho messo la mia voce
in molti brani di gruppi ed aristi più giovani, perchè meritano attenzione e
sono font di nuove e rinnovate energie".
Partiamo da un bonario aspetto …. negativo.
L’album è troppo breve, e in un attimo ci si ritrova alla fine dei
venticinque minuti di musica, un’enormità in caso di “noia da ascolto”, una
frazione di secondo quando c’è il totale gradimento.
Non ho idea di cosa spinga a fare un album pieno zeppo di materiale,
piuttosto che uno dal tempo concentrato, e visto che accennavo alla “qualità
musicale”, so bene che non la si produce a chili, ma il mio piccolo appunto è
legato al piacere con cui ho vissuto il primo ascolto.
Difficile trovare parole nuove, così come è impresa ardua quella
di “raccontare la musica”.
Partiamo dalla formazione e dai sei musicisti che la
compongono.
Massimiliano Monopoli: Violino; Grazia Maremonti: Voce; Massimo Bozza: Basso 6 corde; Vincenzo Zecca: Chitarra; Pierfrancesco Caramia:
Batteria; Francesco Pagliarulo:
Pianoforte
La musica è di Massimiliano Monopoli e i testi di Grazia Maremonti
La miscela proposta è davvero completa e appare il riassunto di
differenti esperienze musicali, riproposte in sonorità di cui non si conoscono
i confini.
Forse è questa la vera definizione di “Musica Progressiva”:
spaziare senza limiti, utilizzando tecnica e cuore, “skills” ed esperienze,
proponendo suoni che non hanno il business come obiettivo primario.
Sintomatico il primo brano, strumentale, “Ortus confusus”,
dove un’iniziale sognante musica da film viene avvicendata da una tarantella di
sapore mediterraneo. E poi tracce di Jazz e di fusion per terminare nel
classico, rimodernato.
In “Nei ricordi del tempo” entra in scena la voce di Grazia
Maremonti.
Un classico esempio di come un testo d’amore possa essere proposto
in modo elegante e non banale. Uno struggente riff di sottofondo e un
arrangiamento importante, mettono in evidenza un'estensione vocale non comune,
unita a una timbrica tipica del nostro patrimonio musicale.
L’impressione è che Grazia sappia rappresentare una specie di
”bridge” tra musica ricercata e necessità di mantenere un aggancio con la
cultura originale.
“Laboratorio 30” è il brano più lungo, nella miglior
tradizione prog.
Ancora un testo ricercato, con in evidenza il rapporto uomo/donna,
realtà/ finzione.
Le assonanze che d’istinto portano a comparare un a nuova musica
con qualcosa di conosciuto non mi hanno condotto a famosi modelli stranieri, ma
ho ritrovato passaggi di un prog italico antico, rimodernato secondo i gusti di
Plurima Mundi.
Fantastiche le “fughe vocali” di Grazia, che maschera e trasforma
in strumento vero e proprio una voce sorprendente.
In “Aria” arriva dunque il momento dell’ospite Vairetti,
che duetta con Grazia Maremonti.
Il commento poetico è incentrato sulla libertà e sulla sensazione
di leggerezza che spesso si trova al di fuori di un rapporto difficile o
logoro.
Ancora un grande arrangiamento, tra il classico e il rock, con il
violino di Monopoli davvero in evidenza.
Grandi artisti quindi, concentrati su un progetto comune, dove si
ha quasi la sensazione che tutto sia misurato, che il singolo musicista si
“affacci” al brano in punta di piedi, dosando il proprio “ingrediente”.
Questo “Atto I” non può restare figlio unico!
L'INTERVISTA
Nel comunicato stampa in mio possesso, relativo all’uscita di
“Atto I”, è evidenziato, “formazione dedita al miglior rock progressivo”. Non
credo che chi pianifica un progetto musicale, avendo dalla sua esperienza e
competenze, decida di “tuffarsi” in una categoria, appiccicandosi addosso
un’etichetta. La musica prog resta comunque, a mio giudizio, la parte nobile
della famiglia rock.
Vi sentite gratificati da questa collocazione? Vi riconoscete in
toto nella definizione iniziale? Questa “collocazione” è stata appiccicata al lavoro senza che
nessun di noi abbia mai detto una cosa simile. Ringraziamo comunque chi ha
scritto quella frase in quanto,forse, ci crede in grado di poter fare qualcosa
di buono. Essere definiti per forza in qualcosa è l'idea che può fare chi ha
ascoltato il cd per cui pieno rispetto di ciò che pensano gli altri.
La voce melodiosa e raffinata di Grazia Maremonti mi appare come
una sorta di “bridge” tra musica ricercata e cultura italica, tra tecnica compositiva
e tradizione etnica. E’ una chiave di lettura corretta?
Grazia ha una voce particolare con cui riesce a cantare un po'
tutto. In più avendo, frequentato la scuola di Mogol....hai dato una ottima
“lettura” della sua voce.
Esistono teorie e libri legati alla geografia della musica rock.
Se i Plurima Mundi vivessero( o fossero nati) in una regione del nord, “Atto I
“ sarebbe lo stesso?
Non lo possiamo sapere. In tutti i casi alcuni dei componenti
hanno girato molto, suonando, in Italia e all’ estero come Massimiliano
Monopoli, Vincenzo Zecca e Francesco Pagliarulo per cui , forse, delle
influenze varie hanno contribuito a fare qualcosa che non ci lega
necessariamente alla nostra zona geografica.
Ho letto di una vostra collaborazione con Richard Sinclair. L’ho
seguito pochi giorni fa a Savona, la mia città, e ho notato le difficoltà di
chi deve assecondare il suo genio e la sua flemma inglese. Le improvvisazioni,
le pause, il perdersi in dettagli che magari tali non sono, creano qualche
difficoltà a chi si propone con lui sul palco. Cosa è successo nel vostro caso?
Beh le difficoltà di chi ha contribuito a creare qualcosa in un
periodo storico che non c'è più fanno parte della vita. Lui è stato un grande
che, forse, va alla ricerca di qualcosa di attuale.
Qual è per voi la vera soddisfazione … la performance dal vivo o
l’album perfetto?
Non esiste la perfezione in nessuno dei due casi. Suonare dal
vivo regala delle sensazioni incredibili, tuttavia, diverse dall'incidere un
lavoro, però sono situazione che ben si collegano tra loro.
Arrivato all’ultima traccia del CD (senza aver ancora letto i
credits)ho riconosciuto una voce inconfondibile, quella di Lino Vairetti. Come
è nata la collaborazione?
Massimiliano stava suonando a Napoli ed ha conosciuto un
giornalista amante del progressive e, nell'attesa di salire sul palco, hanno
cominciato a palare di questo genere . Alla fine gli è stato consigliato di
mettersi in contatto con Lino, cosa che si è fatta subito ed è nata una
simpatica amicizia che ha avuto come bella conseguenza la sua partecipazione in
“Aria”, l'ultimo brano del cd.
Cosa c’è e cosa vorreste ci fosse nel futuro dei Plurima
Mundi?
Suonare, incidere mantenendo lo stesso tipo di entusiasmo e
allegria che ci accompagna quando stiamo insieme. Ognuno di noi ha le proprie
situazioni musicali ma quando ci riuniamo accade sempre qualcosa di magico che
ci accomuna. Finché permane quest'atmosfera faremo ciò che vorremo e potremo
farlo in piena umiltà.