"INTERVISTA A PINO SINNONE, BATTERISTA DEI TRIP NEGLI ALBUM "THE TRIP" E CARONTE"
Sto seguendo in
questi giorni Joe Vescovi su facebook, e sento nell’aria la possibilità di
qualche novità relativa ai Trip… mezze parole, spinte da parte di chi non può
dimenticare. Mi dai la tua versione? Dopo quasi 40 anni ti posso
dire che sono molto felice nell’ apprendere che c'è tanta richiesta per il
ritorno dei Trip. C'è stato un po' di movimento … chi voleva alla batteria Pino
Sinnone (componente storico del gruppo) e chi invece accettava senza fiatare la
scelta del trio. Certo, si tratta sono solo mezze parole perché ancora nulla è
definito e c'è stato solo l'incontro tra i tre.
Molto presto ci
sarà il meeting ufficiale con me, e solo in quel momento potremmo iniziare a
programmare.
I dischi dei Trip in
cui tu hai suonato fanno parte della storia del prog italico, ma anche in quel
periodo in cui quel tipo di musica era molto seguita le alternative non
mancavano, e fare musica pop avrebbe forse accorciato la strada di chi insegue
solo il successo (e quando si è giovani è solo un peccato veniale).
Cosa ha significato per te impegnarsi in una musica "difficile", non alla portata di tutti, impegnativa per chi l’ascolta e a maggior ragione per chi la suona? Direi che in quel tempo non potevamo prevedere che negli anni a venire ci sarebbe stato un grande interessamento intorno alla nostra musica, che in seguito è stata definita "prog". Eravamo seguiti sopratutto dal vivo, non si vendevano molti dischi … credo che si vendano molto più adesso di allora. Certo che le alternative non mancavano ed era molto evidente che le case discografiche erano soltanto interessate a fare soldi con le vendite di dischi di cantanti partecipanti al Festival di Sanremo.Vanno bene i peccati veniali! Non mi rendevo conto, allora, di fare musica difficile suonavo senza pensare a ciò che stavo proponendo.
Cosa ha significato per te impegnarsi in una musica "difficile", non alla portata di tutti, impegnativa per chi l’ascolta e a maggior ragione per chi la suona? Direi che in quel tempo non potevamo prevedere che negli anni a venire ci sarebbe stato un grande interessamento intorno alla nostra musica, che in seguito è stata definita "prog". Eravamo seguiti sopratutto dal vivo, non si vendevano molti dischi … credo che si vendano molto più adesso di allora. Certo che le alternative non mancavano ed era molto evidente che le case discografiche erano soltanto interessate a fare soldi con le vendite di dischi di cantanti partecipanti al Festival di Sanremo.Vanno bene i peccati veniali! Non mi rendevo conto, allora, di fare musica difficile suonavo senza pensare a ciò che stavo proponendo.
Ho sentito più volte
citare lo Scotch di Finale per i concerti dei Trip, New Trolls, Sistema, ecc.
Nello spazio di poco tempo quel luogo sarebbe diventato un must per i ragazzi
amanti della discoteca. Come ricordi quel momento di passaggio, o di
convivenza, tra la musica progressiva, molto seguita a inizio anni 70, e quella
figlia della "Febbre del sabato sera?" Beh, la musica
relativa alla "febbre del sabato sera" era "dance"per noi
che suonavamo musica da ascolto; come ho già detto non sapevamo che si
chiamasse musica progressive. La musica da discoteca era chiaramente per gli
amanti della vita del sabato sera; lo Scotch era sopratutto un punto di
incontro/scontro tra le compagini.
Esiste un musicista
italiano o straniero, che è stato per te un riferimento, da cui hai cercato di
"rubare" il più possibile? Ho imparato a suonare la batteria da un
imbianchino di Torino che faceva il musica da sala da ballo, tanghi, valzer,
cha cha cha, sambe, rumbe ecc. Poi ho sentito parlare di Gene Krupa, definito
il re dei batteristi degli anni 30. Non desidero dare l'impressione di essere
presuntuoso, ma sinceramente non mi sono mai inspirato a nessun batterista
anche perché tutti quelli che ascoltavo li trovavo bravissimi! Ho cercato
di darmi uno stile senza subire influenze esterne, nonostante la mia modesta
preparazione tecnica(solo 6 mesi)!
Mi racconti un
aneddoto, positivo o negativo, che ti è rimasto particolarmente impresso,
relativo al tuo percorso musicale? Suonavo in un locale, il "Flamingo" di
Laigueglia con il gruppo " Le teste dure". Un pomeriggio, mentre
stavamo provando è entrato William(Billy) Gray, e con la scusa di bersi una
birra si è fermato un pò ad ascoltare. Alla fine mi si è avvicinato facendomi i
complimenti e … stavo sprofondando... non mi sembrava vero che un musicista di
quel calibro mi notasse come batterista! Io mi sono sempre definito un modesto
batterista!!!
A tutti chiedo un
parere sul seguente argomento: da "bambini" ci siamo innamorati
follemente di canzoni straniere di cui non capivamo una parola. Quanto conta il
testo in un brano musicale? Quanto conta la musica? Non proprio da
bambini ma da adolescenti. Credo sia perché le canzoni straniere erano molto
orecchiabili, e pur non capendo le parole ne rimanevamo attratti; la musica si
sposava bene con il testo ... è quasi come dire che le parole sono state
adattate alla musica e la musica è stata adattata al testo, gioco di parole che
dovrebbe rendere il significato.
Il blues è un altro
tuo modo di esprimerti. Ti soddisfa maggiormente questa musica più
"sofferta", più sanguigna, rispetto ai tempi dispari usati nel
prog? Mi
soddisfa suonare entrambe le musiche. Attualmente mi capita di suonare con
qualche gruppo per divertimento e si fa un pò di tutto. Qualche tempo fa ho
anche suonato con un gruppo blues, ma la soddisfazione più grande l'ho avuta
suonando il prog e tempi dispari, quando seguivo quello che il cuore mi
suggeriva.
Vivere di musica non
è una cosa semplice e il talento, anche se grande, non autorizza
automaticamente a sognare il raggiungimento del traguardo. Cosa consiglieresti
a un quindicenne che ha una sola, grande passione, la batteria? Più che consiglio
gli darei un suggerimento: ” ama la musica, impegnati suona col cuore,
non ha molta importanza la tecnica che deve solo essere un mezzo per arrivare
ad esprimerti per il meglio; cerca di rimanere modesto e umile”. I sogni a
volte diventano realtà, ma è un pò come sognare di vincere al
"superenalotto"… il talento è una cosa innata, da sfruttare!
Ricordo di aver visto
i Trip a un festival, a Cisano sul Neva, luogo in cui avete lavorato molto. Che
ricordi hai di quel luogo, di quei momenti, della vita di giovani musicisti in
bilico tra la sperimentazione e la notorietà? Cisano sul Neva, è
una cittadina dove ci chiudevamo come fossimo in clausura. Joe componeva e
aveva le ispirazioni che poi si trasformavano in realtà, ma oltre alle prove
che facevamo ricordo pranzetti succulenti che ci preparava un certo Piero
Marino, nostro tecnico e mio amico di infanzia! Per quanto riguarda il festival
non posso dire perché non suonavo già più con i Trip ... c'era Furio. Eravamo
proprio in bilico, ma non ci rendevamo conto di essere vicini alla notorietà!
Qual è il treno che
ti è passato accanto e tu non sei riuscito o non ha voluto prendere? Se è
esistito, hai qualche rimpianto per non averlo afferrato al volo? Sì, un treno mi è
passato accanto, era il treno dei Pooh, ma io non ci sono voluto salire sopra
perché non mi piaceva la loro musica; l'unico rimpianto che posso avere è
quindi solo quello economico!
Trip o non Trip,
reunion o non reunion, qual è il futuro musicale che Pino Sinnone ha
pianificato? Beh ho ripreso le
bacchette in mano dopo averle appese al chiodo per 36 anni! Ora sto studiando
musica per batteria per passare la mia vecchiaia insegnando a chi vuole
avvicinarsi allo strumento(sono un autodidatta e da giovane ho preso solo 6
mesi di lezioni)... il resto verrà da sé!
La storia dei Trip
La discografia