Di Silvana Aliotta e del Circus 2000 ho già scritto un pò
di tempo fa:
Ho un bellissimo
ricordo di Silvana, legato alla mia adolescenza, e quando ho scoperto che
potevo "parlare" con lei su FB, ne ho approfittato ponendo le mie
solite domande, e lei ha accettato con entusiasmo.
Nelle sue risposte
ritrovo parte del mio mondo e dei miei ricordi musicali e ... di vita.
Ringrazio
sentitamente Silvana, che sicuramente non riesce a immaginare il favore che mi
ha reso.
L'INTERVISTA
Su “Rockmap”,
l’ultimo libro di Riccardo Storti, il gruppo di cui hai fatto parte, il Circus
2000, è definito come la versione italiana dei Jefferson Airplane e tu, una via di
mezzo tra Janis Joplin e Grace Slick. Al di là del
piacere nell’essere paragonati a miti del rock, cosa pensi, a distanza di
lustri, della tua/vostra collocazione di allora?
I Jefferson
Airplane sono una bandiera, un gruppo storico che con altri grandi fanno parte
di un bagaglio musicale che ha sicuramente arricchito e stimolato l'anima
compositiva di molti musicisti come noi. A questo proposito colgo l'occasione
per fare una dichiarazione che ... forse, potrebbe sembrare incredibile: io i
Jefferson Airplane non li ascoltavo. Mi onora essere accostata a nomi come
quello di Janis Joplin o/e Grace Slick... credo sia un gran bel mix, ma penso
che in ambito artistico (e non solo) sia sempre una forzatura trovare una
definizione o comparazione, perché ognuno è un individuo a sé unico ed
irripetibile. Proprio perché ho vissuto in prima persona la nascita del gruppo,
posso dire che quello che ci univa era il desiderio di creare qualcosa di
assolutamente nostro, personale. I due Lp in inglese furono frutto di un grande
lavoro di studio sia individuale che collettivo che ci fece conoscere anche in
America, dove con mia grande sorpresa e gioia ho scoperto che un importante
critico musicale come Vernon Joynson, nel suo libro The Flashback del 1988, ci
ha incluso tra i gruppi italiani nella sezione della psichedelia USA.
Ho ancora indelebile
nella memoria la tua performance di Altare (1973), e l’immagine è
quella di una testa di riccioli che spuntano dietro alle percussioni. Cosa
significava essere la vocalist di un gruppo rock, negli anni 70, in Italia?
Ah che bel ricordo
che condividiamo! Non potrei mai dimenticare quel raduno, anche perché fu lì,
in quel di Altare che detti un taglio a certe scelte di vita che ormai mi
avevano stancato, come ad esempio l'hashish, per incominciare a godermi in
assoluta lucidità mentale ogni attimo della mia esistenza, la musica mi bastava
da sola per volare. Dire quel “no” fu per me una vittoria importante anche come
donna, davvero una grande conquista: come suonare le percussioni per
condividere con i miei compagni di viaggio non solo la parte vocale, ma anche
quella strumentale, sebbene considerassi la voce uno strumento. In quel periodo
ci si sentiva dei temerari e chiunque si impegnasse nel cambiamento lo era
veramente. Ancor di più questo valeva per le donne, mosche bianche in un mondo
in cui l'uomo aveva il predominio. Credo di poter dire che essere una vocalist
in quegli anni è stato un "privilegio”, perché l'originalità e la
sperimentazione erano ancora dei valori e i coraggiosi musicalmente parlando,
erano nella condizione di essere ascoltati. C'era dunque più rispetto e meno
pregiudizio, più curiosità per la musica e meno per l'apparenza, sebbene ci
fossero anche allora delle mode. Ah...quelle percussioni le custodisco
gelosamente insieme al gong, mentre i riccioli a volte riesco a domarli!
Perché la maggior
parte dei gruppi di quel periodo hanno avuto vita breve? Difficoltà tecniche,
relazionali, di mercato?
Ci furono
sicuramente difficoltà relazionali, ma più che altro con le case discografiche
che cominciarono a vedere un calo nelle loro vendite. Per cui coloro che
intendevano proseguire con il proprio genere dovevano avere la fortuna di
continuare ad essere appoggiati da un'etichetta discografica, oppure le
possibilità finanziarie per prodursi da soli.
La musica progressiva,
quella che più amo, ha avuto successo breve e anche ora che è tornata di moda
resta prodotto di nicchia. Perché si è passati rapidamente da Genesis, Gentle Giant, Yes, alla musica Punk?
Anche nella musica,
come in tutte le cose della vita ci sono cicli e ricicli, e dopo aver provato
ed elaborato determinate esperienze musicali, con il cambiamento generazionale,
l'uomo sente il bisogno di viverne o di inventarne altre. In riferimento al
Progressive, ecco che del sound più classico del rock sinfonico e fiabesco dei
Genesis, dell'ecletticità dei cambiamenti musicali dei Gentle Giant e dei
virtuosismi degli Yes, il punk contestò tutto, riportando la musica alla base
più grezza del rock, con brani brevi costruiti su tre accordi.
Cosa ha scatenato in
te la voglia di diventare musicista?
Secondo me ognuno
di noi nasce con particolari doti che lo contraddistinguono e che rimangono
latenti fino a quando qualcosa non le risveglia. A me questo è capitato presto,
all'età di nove anni, grazie a mia madre che assillata dalla mia continua
insistenza di voler fare danza classica, un giorno mi portò nella scuola di
danza di Gustav Gerhard, dove per una somiglianza... invece di danzare iniziai
a cantare imitando Betty Curtis e Caterina Valente in uno spettacolo per
bambini presentato da Emilio Fede ...e pensare che quando mi chiesero di far
sentire la mia voce corsi a nascondermi fra le braccia di mia madre dicendo:
" ma io sono stonata come una campana!". Ed eccomi qui, sempre più convinta
che il caso non esista, e che quello non fu altro che un mezzo per far
risvegliare in me quella dote, liberandola subito dalle sue catene.
Tutti quelli che si
avvicinano alla musica hanno un esempio da imitare, uno spirito guida. Qual è
stato il tuo?
Avendo iniziato da
bambina, di esempi da imitare ne ho avuti moltissimi e con loro sono cresciuta.
Tanto per cominciare, la grande Caterina Valente, un essere che tutti
dovrebbero conoscere, con una capacità e genialità musicale straordinaria. Poi
gli anni 60, i Beatles, i Rolling Stones, fino a quando una notte ascoltando
Radio Montecarlo non sentii “It's a man's world” e la voce di James Brown. A
quel punto mi si aprì una nuova finestra sul mondo con i grandi del rhythm
& blues, miti e maestri che andavano da Aretha Franklin ad Otis
Redding, più avanti Julie Driscoll e poi, ancora e ancora... e chi finisce mai
di imparare!?
Mi racconti un
episodio che ti è rimasto dentro, una conoscenza importante, un concerto che ha
lasciato il segno?
Molti sono gli
episodi che restano indelebili, ma la finale del II Festival d'Avanguardia e Nuove
Tendenze
fu per me una serata magica, indimenticabile. Quella sera avrei dovuto cantare
“Hey
man”,
ma preferii portare “Need”, perché mi dava modo di esprimermi meglio, e così in
accordo con i miei compagni, al Foro Italico, sotto il cielo stellato di Roma e
al cospetto di un pubblico meraviglioso, iniziammo emozionati la nostra
performance. Difficile che un artista possa asserire di essere assolutamente
soddisfatto della propria esibizione, ma quella volta per me andò così. Fu una
grande gioia vincere quel Festival, ma ancor di più il ricordo che ho sul
finale di Need, che va' ad libitum prima di chiudere con un violento colpo di
gong. Un ricordo vivissimo e preciso del silenzio che c'era su quella parte ad
libitum, tanto che mentre andavo verso il gong pensai che forse non eravamo
piaciuti... e invece l'attenzione era tale che solo alla fine di quel colpo di
gong arrivò un'ovazione. Ecco, questi sono ricordi indelebili, che valgono
mille vittorie, e ogni volta che ci penso ritorno sotto quel cielo stellato a
godermi un momento speciale della mia vita passata, che nessuno potrà mai
togliermi, ne cancellare.
Cosa propone oggi la
Torino musicale? Volti nuovi? Volti antichi ancora in corsa?
Bé, sinceramente su
questo non saprei dirti molto, anche perché sono stata assente dalla realtà
torinese per un po' di anni. Al mio rientro ho ripreso l'insegnamento
affiancando Valeria (mia figlia), anch'essa musicista ed insegnante di tecnica
vocale nella sua scuola di canto, il Vocalstudio di Torino. Devo dire però che
sono in contatto con moltissimi colleghi di quel periodo, che nel panorama
progressive vanno ancora alla grande e chissà che non nasca qualche
collaborazione. Poco tempo fa' ho incontrato Beppe Crovella, solista
dell'Hammond, grande tastierista degli Arti e Mestieri che continua con
successo i suoi concerti in giro per il mondo
Cosa si aspetta dal
futuro Silvana Aliotta?
Oh, davvero
moltissimo! Vedi, tu prima mi hai fatto una domanda riferita ad uno spirito
guida... ebbene, la mia carriera è stata un avvicendarsi di segni e di messaggi
premonitori, sparsi qua e là insistentemente, per portarmi in un piatto d'oro
questo futuro. Ogni canto, ogni parola andava verso una ricerca spirituale. Ci
ho messo quasi quarant'anni per arrivare a capire che in "Fuga
dall'involucro" (An escape from a box,) c'era un chiaro messaggio del mio
spirito per dirmi che quella farfalla ferma nell'angolo a destra della copertina
doveva riprendere a volare alta. Un risveglio avuto grazie all'incontro con
Swami Roberto, un Maestro spirituale, che con la sua luce sta portando
chiarezza nei cieli della mia mente. La mia energia oggi è stracarica di buone
cose da donare e di nuovi canti da cantare a chi come me, sente il bisogno di
condividere con le note l'universalità della propria anima.
Ah … un’ ultima cosa
… che fine ha fatto quella meravigliosa tenda rossa che avevate al Festival di
Altare … secoli fa?
Ma te la ricordi
ancora... pensa che non so neppure come arrivò... forse attraverso amici di
Gianni, dove sarà certamente ritornata. Io però voglio ricordarla ancora là, la
tenda rossa, su quei prati di Altare fra i mille colori dell'arcobaleno,
insieme alla musica, al suono dell'Aum, ai sorrisi, alla gioia e alle perline
colorate di tutti quei ragazzi di ieri e di oggi, che se vorranno potranno
ritrovarla per fermarsi a respirare una boccata d'aria pura. E visto che siamo
arrivati all'ultima domanda vorrei salutare chi mi ha seguito fin qui e
ringraziare te Athos, per questa intervista che ci ha fatto condividere tanti
bei ricordi, con la speranza di crearne di nuovi. A ben rivederci, Silvana
All’interno
dell’intervista esisteva originariamente una domanda riguardante la storia di
Silvana.
La inserisco alla
fine essendo una sorta di rapida biografia dell’artista.
Puoi sintetizzarmi le
tappe fondamentali che hanno caratterizzato la tua vita musicale, dagli anni 70
a oggi?
Un po’ di
cronologia da regalare alla storia.
Fine anni '60 incontro con i componenti dei Circus 2000 allo Swing Club di Torino, dove ci si esibiva anche per lunghi periodi facendo musica sperimentale basata sull'improvvisazione, e il lavoro come turnista per pubblicità o cover (Fiesta, cera Liù ecc...)
Fine anni '60 incontro con i componenti dei Circus 2000 allo Swing Club di Torino, dove ci si esibiva anche per lunghi periodi facendo musica sperimentale basata sull'improvvisazione, e il lavoro come turnista per pubblicità o cover (Fiesta, cera Liù ecc...)
Nel '71 si formano
i Circus 2000 dei quali sono vocalist e percussionista, esce il primo Lp
omonimo di rock progressive in lingua inglese, insieme a vari singoli cantati
anche in italiano.
“Regalami un sabato
sera”, scritta dal Maestro Gianni Ferrio, è la sigla finale di Teatro 10
(Canzonissima) in onda per quattordici puntate.
“Magic Bean” viene inserita all'interno del film “Torino Nera”.
Sempre con i Circus 2000 tutta la colonna sonora del film “Una vita lunga un giorno”, con Mino Reitano Philippe Leroy ed Ewa Aulin, con musiche scritte dal Maestro Pinuccio Pirazzoli.
“Magic Bean” viene inserita all'interno del film “Torino Nera”.
Sempre con i Circus 2000 tutta la colonna sonora del film “Una vita lunga un giorno”, con Mino Reitano Philippe Leroy ed Ewa Aulin, con musiche scritte dal Maestro Pinuccio Pirazzoli.
Spot televisivo
della Coca Cola.
Varie puntate del
“Bar degli amici” con Felice Andreasi.
L'intera colonna sonora deI “Marcovaldo” di Italo Calvino, interpretato da Nanni Loy, passato in tv in varie puntate, con musiche di Sergio Liberovici.
Interventi come vocalist con i Procession e Franco Simone; Edoardo Bennato come percussionista e corista, con il Banco del Mutuo Soccorso solo come percussionista.
1972 : Secondo album dei Circus 2000 dal titolo "An escape from a box" prodotto da Sandro Colombini. Con Need arriva la vittoria al II Festival d'Avanguardia e Nuove Tendenze. Poi 11° Cantagiro. Primi ospiti a “Senza Rete” tra i gruppi d'avanguardia, esibizione in live di “Hey man” insieme alla grande orchestra della Rai diretta dal Maestro Pino Calvi. Ospiti da Gianni Minà, Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Renzo Palmer Renato Rascel ecc...
L'intera colonna sonora deI “Marcovaldo” di Italo Calvino, interpretato da Nanni Loy, passato in tv in varie puntate, con musiche di Sergio Liberovici.
Interventi come vocalist con i Procession e Franco Simone; Edoardo Bennato come percussionista e corista, con il Banco del Mutuo Soccorso solo come percussionista.
1972 : Secondo album dei Circus 2000 dal titolo "An escape from a box" prodotto da Sandro Colombini. Con Need arriva la vittoria al II Festival d'Avanguardia e Nuove Tendenze. Poi 11° Cantagiro. Primi ospiti a “Senza Rete” tra i gruppi d'avanguardia, esibizione in live di “Hey man” insieme alla grande orchestra della Rai diretta dal Maestro Pino Calvi. Ospiti da Gianni Minà, Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Renzo Palmer Renato Rascel ecc...
Nel 1973 il gruppo
si scioglie e sempre alla Rifi mi viene offerto un contratto come Silvana dei
Circus 2000. Con “Bugie” partecipazione al Disco per l'estate. Incido “Madre”,
“Tempo di sole”, “Manie” (versione italiana di Long train running) ed una
versione di “Be my baby”, brano degli anni '60. Parallelamente con un mio coro
lavoro come turnista per i più importanti studi di registrazione e cantanti di
Milano, tra cui Mina, Celentano, Claudia Mori, Carrà, Dik Dik, Michele ecc...
Produco due brani composti e cantati da me con testi di Gianni Bianco, con il nome di Ben Norman " I got to be” e “Too may lovers"
1978 /79: formo il gruppo delle “Streghe” partecipando per quatordici puntate a “Secondo Voi” (Canzonissima.-Domenica in) trasmissione presentata da Pippo Baudo,
Esce il 45 giri “Don don baby” e “I feel it with love”.
Produco due brani composti e cantati da me con testi di Gianni Bianco, con il nome di Ben Norman " I got to be” e “Too may lovers"
1978 /79: formo il gruppo delle “Streghe” partecipando per quatordici puntate a “Secondo Voi” (Canzonissima.-Domenica in) trasmissione presentata da Pippo Baudo,
Esce il 45 giri “Don don baby” e “I feel it with love”.